mercoledì 28 marzo 2012

FIAT/OPERAIE "Niente premi di produzione solo perché siamo donne”

Il fascismo padronale targato Fiat per le operaie unisce agli attacchi
generali, forme odiose di attacco ai diritti, di peggioramento delle 
condizioni
di lavoro come donne, discriminazione oggettiva oltre che soggettiva, 
maggiore
oppressione generale.

E' necessario non solo chiedere un intervento ad un governo e a una Ministra
Fornero che ben sappiamo essere sostenitori del piano Marchionne, ma 
costruire
una lotta che veda protagoniste le operaie che subiscono questo doppio
attacco.

Alla Fiat molte operaie sono state in prima fila a dire no al piano 
Marchionne
- scontrandosi con azienda e capi, ma anche spesso respingendo pressioni di
mariti e famiglia affinché non si esponessero - perché anche questa, come 
hanno
detto alcune operaie, è una lotta per la dignità!
Questa lotta, che si può concretizzare in uno sciopero delle donne
lavoratrici, parte dalla Fiat ma interessa tutte le lavoratrici che 
subiscono
l'intreccio dell'azione dei padroni e dell'azione del governo (vedi 
pensioni,
estensione della precarizzazione, ecc.), che oggi rischiano di essere le 
prime
ad essere mandate a casa se passa l'eliminazione dell'art.18 e della cigs

(premessa tratta dal foglio a cura delle compagne del movimento femminista
proletario rivoluzionario Marzo 2012)

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dal www.ilfattoquotidiano.it

Sono più di mille, lavorano alla Ferrari, alla Maserati e alla Cnh. Sono le
operaie e le impiegate modenesi del gruppo Fiat, che da gennaio stanno 
portando
avanti la lotta per il diritto alla maternità. Sì, perché con il contratto
separato approvato a fine anno, per ognuna di loro avere un figlio significa
anche rischiare di perdere il premio di produttività di 600 euro. “Un 
accordo
che discrimina” è la denuncia della Fiom Modena.Il contratto estende a tutti
gli stabilimenti del gruppo torinese il “modello Pomigliano” e prevede che 
il
“premio straordinario 2012”, pari a 600 euro, vada solo a chi, nei primi sei
mesi dell’anno, ha lavorato almeno 870 ore. Non una semplice dicitura
contrattuale, se si considera che dal conteggio vengono esclusi, tra le 
altre
cose, malattia, pausa pranzo ma, soprattutto, tutti gli impegni legati alla
maternità e alla paternità. Detto in altre parole, perdono il diritto a
percepire il premio 2012 le lavoratrici, ma anche i lavoratori, che si
assentano per il periodo di congedo obbligatorio e quello sotto ispettorato,
per il riposo dovuto all’allattamento, per i congedi parentali, per la 
malattia
di un figlio, e per i permessi previsti dalla legge 104 per l’assistenza ai
disabili. Una beffa per le madri, che si trovano in un posizione molto più
svantaggiosa rispetto a quella dei loro colleghi uomini. “Ciò che è previsto
nel contratto – afferma Giordano Fiorani, segretario provinciale della Fiom 
di
Modena – utilizza dei parametri discriminatori”.Per questo a febbraio, dopo 
una
campagna di sensibilizzazione tra le lavoratrici Fiat, grazie alla quale 
sono
state raccolte 205 firme a sostegno della causa, le iscritte alla Fiom si 
sono
armate di carta e penna e hanno inviato una lettera al ministro del Lavoro 
Elsa
Fornero. «Noi donne – si legge – abbiamo una ragione in più per voler
cancellare quell’accordo, perché in esso sono contenute norme gravemente
discriminatorie, lesive della legislazione vigente e dei principi di parità,
sanciti dalla Costituzione Italiana e riaffermati dalle normative 
europee».Ad
alzare la voce sono state anche le lavoratrici di Modena. Nella provincia
emiliana il gruppo Fiat infatti vanta una folta rappresentanza: due
stabilimenti di Cnh, uno della Maserati e uno della Ferrari, per un totale 
di
oltre 5000 dipendenti, di cui il 20% è donna. Tra le operaie metalmeccaniche
(in misura minore) e le impiegate dello stabilimento di Cnh di San Matteo, 
le
lavoratrici degli stabilimenti modenesi del gruppo che oggi si battono per
avere uguali diritti sono circa un migliaio. “Non accettiamo questa
discriminazione – commenta Paola Gherpelli, ex delegata Fiom alla Cnh San
Matteo – perché una donna che vuole diventare madre deve rinunciare a questi
600 euro?”Lo scorso 8 marzo, in occasione della tradizionale festa della 
donna,
le impiegate della Cnh, che fa parte del gruppo Fiat Industrial, hanno 
deciso
di accompagnare alla mimosa un volantino con le ragioni della loro protesta 
e
il parere del ministro. «La risposta alla nostra lettera – va avanti 
Gherpelli
– è stata breve ma è arrivata tempestivamente. Il ministro ha detto di
comprende la nostra situazione e ci ha assicurato che avrebbe parlato con 
chi
di dovere della questione. Ora ci aspettiamo che mantenga la parola data”.
Intanto, oltre a quello di alcune senatori, tra cui i bolognesi Rita Ghedini 
e
Paolo Nerozzi, le lavoratrici della Fiat hanno incassato la solidarietà del
consiglio provinciale di Bologna, che ha dato il via libera a un ordine del
giorno che invita la giunta di palazzo Malvezzi ad impegnarsi nella lotta 
per
le pari opportunità.

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