lunedì 21 aprile 2014

20 aprile: Tra l'illusione di riformare dall'interno e becero opportunismo


Redazione di Operai Contro,
si conclude con un nulla di fatto il congresso Fiom. (…)
Chi si attendeva ulteriori e clamorosi sviluppi dello scontro Landini-Camusso si è dovuto accontentare di qualche scintilla. Entrambi hanno, pur senza concessione alcuna sul giudizio di merito e di metodo, sull’accordo del 10 gennaio, evitato accuratamente l’incidente, la rottura insanabile. Era la prima volta dopo la firma del testo unico che Susanna Camusso partecipava ad un’assise Fiom di tali dimensioni. Eppure nonostante le pesanti critiche contro la sua gestione che hanno trovato spazio in tutti gli attivi Fiom ad ogni livello, nonostante l’assemblea dei delegati autoconvocati contro l’accordo,l’intervento della segretaria generale è stata accolto con qualche timido fischio subito subissato dal quasi unanime applauso, peraltro incitato a gran voce dalla burocrazia sindacale. La dimostrazione che il processo di progressivo ingoio dell’ennesimo rospo da parte del corpo largo della Fiom avanza inesorabilmente in assenza di una linea nettamente alternativa. Eppure nella sua lunga introduzione Landini ha contestato duramente le pratiche della segreteria nazionale Cgil, sino a definire un’operazione truffaldina la gestione dei dati congressuali. Da quel punto di vista Landini non ha lesinato critiche, anche aspre, alla Cgil, alla sua crisi, al processo di degenerazione del sindacalismo confederale.
Tuttavia la questione di fondo era e resta irrisolta: la Fiom sta dentro o fuori il quadro del 10 gennaio?
A questa domanda il congresso non ha risposto. Ad oggi il punto principale di scontro residuo sembra legato alla consultazione svolta sul testo unico. La Camusso ha chiesto nuovamente a Landini, al termine del suo intervento, se la Fiom consegnerà o meno il dato del voto degli iscritti scorporato da quello dei non iscritti. Cioè se la Fiom consentirà di chiudere la consultazione confederale o meno.
Se questo resta l’unica, per quanto dura, divergenza in campo è evidente che è destinata a risolversi a breve senza clamore alcuno. La stessa più volte annunciata operazione tesa a modificare lo statuto Fiom per rendere impraticabili gli aspetti più deleteri del Testo Unico è saltata nella notte.
Un brutto segnale che indica la ritrosia ad andare sino in fondo nella contrarietà alle scelte della confederazione.
L’epilogo sul terreno delle scelte concrete è del tutto simile a quello di tutte le altre categorie.
L’inutilità e l’opacità della discussione nei congressi ad ogni livello è in realtà l’unico tratto unificante del 17° congresso della Cgil. Non vi è una riflessione rigorosa e di bilancio dell’iniziativa sostenuta in rapporto alle condizioni dei lavoratori. Non si è definito un piano di lavoro tale da ordinare tutte le iniziative del prossimo periodo. Non c’è un’iniziativa di lotta. In sostanza si riafferma da una parte l’incapacità della Cgil e dall’altra la richiesta alla politica di intervenire. In questo senso se da Landini per Susanna Camusso c’è la critica esplicita, per Renzi c’è l’attenuazione, la minimizzazione della portata dei suoi primi atti di governo, tra cui il Jobs Act, e di quelli preannunciati. Una strizzatina d’occhio al nuovismo rottamatore di Renzi, in funzione tutta interna alla discussione in Cgil, che non promette nulla di buono. I tre documenti conclusivi, Uno di Landini, uno dei Camussiani raccolti intorno a Venturi e quello del Sindacato è un’altra cosa presentato da Bellavita sono l’esito scontato di un congresso che non ha voluto discutere davvero, né scegliere. Le tre liste alternative per la costruzione del Comitato Centrale hanno raccolto il voto della quasi totalità dei delegati eletti. A Landini è stata assegnata una maggioranza molto ampia, pari a circa il 75% , avendo inglobato diversi pezzi del vecchio schieramento Epifaniano. Schieramento che conseguentemente si riduce al 17%, mentre la nostra area congressuale conferma la percentuale 7,19%,ottenuta nelle assemblee di base.
Risultato sacrificato, parimenti a quello che è successo nel resto della confederazione, da numeri di
partecipazione clamorosamente alti: Taranto, Ferrara, Salerno e molti altri, vanno tutti oltre l’80% di voti rispetto agli iscritti. Ovviamente tutti territori in cui è stata presente una sola mozione (…) Così come deciso dal coordinamento del documento Il sindacato è un’altra cosa non abbiamo sottoscritto il verbale della Commissione verifica poteri e abbiamo consegnato una nostra dichiarazione che ne spiegava le ragioni. Il comitato centrale eletto è di 181 componenti, di cui 13 espressione del documento alternativo. In tutti gli organismi collaterali al Comitato centrale è presente un nostro compagno o una nostra compagna. Al congresso nazionale Cgil sono stati eletti due compagni. Abbiamo presentato diversi ordini del giorno in aggiunta al documento conclusivo alternativo a quello di Landini.
L’ordine del giorno presentato da Marco Arturi e dai compagni di Torino in solidarietà al movimento NO TAV ( 58 voti) e contro la repressione ha visto la presentazione di un altro ordine del giorno in contrapposizione da parte della Fiom di Torino (512) che, pur riconfermando l’adesione al movimento, si distingue su forme di lotta e legalità. La proposta di mobilitazione generale contro la legge Fornero che ha animato tante discussioni dalle assemblee di base in su ha raccolto 83 voti a favore contro il parere della segreteria nazionale Fiom che ha avuto la meglio con 513 No. L’apoteosi dei No alle nostre proposte si è raggiunto tuttavia sulla richiesta di dimissioni di Susanna Camusso e di tutta la segreteria nazionale Cgil rispetto al Testo Unico. E’ intervenuto Landini a sostenere la sua assoluta contrarietà con l’invito perentorio alla sala : “ va respinto con vigore” . Solo 62 voti a favore della richiesta e 620 voti contro. Un po’ pochino per essere il congresso Fiom. L’unico odg proposto da noi e assunto riguarda il sostegno della Fiom alla denuncia, da parte dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici, del Governo Italiano alla Commissione Europea per violazione della norma comunitaria compiuta con il decreto denominato Jobs act. Susanna Camusso ha infine nel Comitato centrale appena eletto.
UN DELEGATO FIOM


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