venerdì 25 aprile 2014

25 aprile: Basta impunità per i padroni assassini! Dal presidio della Rete alla Cassazione a Roma per la sentenza Thyssen

Noi non dimentichiamo!
Non accetteremo colpi di spugna! Nessuna impunità per i padroni assassini della Thyssenkrupp!

Siamo qui per dirlo forte.
Con queste parole gridate al microfono di fronte alla Cassazione di Piazza Cavour a Roma, si è aperto stamattina il presidio indetto in occasione della sentenza del processo Thyssenkrupp.
Un presidio indetto dalla Rete Nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori che ha raccolto l’appello di familiari e operai della Thyssen, portando delegazioni del comitato 5 aprile di Roma, altre delegazioni da Taranto, Milano, Ravenna, L’Aquila. Erano presenti delegazioni di associazioni di familiari e altri comitati di vittime da lavoro e nocività venute da Torino, Casale Monferrato, Viareggio, Taranto, organizzazioni sindacali di base, USB, SLAI COBAS per il sindacato di classe, USI, della Cgil di Torino, e l’Associazione Esposti Amianto.
Udienza dopo udienza, la Rete ha seguito tutto lo svolgimento dei processi come parte della guerra di classe tra operai e padroni, presenziando e dando sistematica controinformazione delle varie udienze in primo grado e in appello, organizzato manifestazioni e presidi.
La mobilitazione permanente ai processi ha portato a ottenere una condanna senza precedenti, fino ad oggi, per i responsabili della strage dei sette operai bruciati vivi nell’incendio alla linea 5 dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino il 7 dicembre 2007. Senza precedenti era stata anche l’imputazione per padroni e dirigenti della fabbrica, omicidio volontario, per la deliberata e dolosa inosservanza delle procedure e norme di sicurezza in uno stabilimento che ormai avevano già deciso chiudere e che è costata la vita degli operai.
L’imputazione era poi stata derubricata in appello a omicidio colposo, con sensibile riduzione delle pene. Oggi la Cassazione si pronuncerà sui ricorsi sia della procura di Torino che della difesa. Una pronuncia che avrà certamente un peso sullo sviluppo ed esito dei prossimi processi e può essere un segnale di continuità nell’impunità dei padroni assassini o di una parziale inversione di tendenza. Mentre al microfono si alternavano gli interventi dei compagni della Rete, le tante troupe dei telegiornali hanno seguito con collegamenti frequenti la giornata. Gli interventi hanno rinnovato le denuncia di un sistema che produce morte non per fatalità, ma per profitto. di una sostanziale impunità di cui godono nelle aule dei Tribunali i padroni Questi interventi hanno ricostruito le fasi della vicenda mentre, contemporaneamente, all’interno del Tribunale si susseguivano le interminabili arringhe degli avvocati degli imputati che hanno dilatato i tempi per la riunione dei giudici in camera di consiglio. Il “microfono aperto” in piazza ha denunciato l’infame provocazione di uno degli imputati riportate dal quotidiano on line La Repubblica preoccupato di finire in galera e non potere così vedere crescere la propria nipotina! Infine sono stati anticipati i prossimi passi della lotta contro i padroni assassini. Primi fra tutti una nuova mobilitazione per la prossima pronuncia della Cassazione per il processo Eternit, già calendarizzata in maggio, e, ancora più importante, la campagna per una costituzione popolare di parte civile al processo contro Padron Riva, che inizia a Taranto il prossimo 19 giugno. Su questo c’è da registrare l’interesse a prendere parte in qualche modo alla mobilitazione di alcuni familiari degli operai Thyssen e dell’associazione esposti amianto di Casale Monferrato. A metà pomeriggio, arrivano le prime notizie dall’aula. La Procura generale, che in cassazione è l’equivalente della pubblica accusa negli altri gradi di giudizio, non raccoglie le ragioni del ricorso della Procura di Torino e conferma la derubricazione del reato da omicidio volontario a colposo. Inoltre, la stessa Procura Generale accoglie il ricorso della difesa e chiede la revoca della provisionale a favore di Medicina Democratica, ultima parte civile rimasta. La cosa non fa certo ben sperare. Mentre scriviamo i giudici sono ancora in camera di consiglio (vi sono entrati alle 19.30) e si vocifera del rischio di un rinvio della sentenza.


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