Gli 80 euro di Renzi? Uno spot elettorale, parola di
Squinzi!
Queste sono
le parole dette ad un giornalista del Corriere della Sera ieri, dal presidente
della Confindustria Squinzi, come riportato dal sole 24 ore di oggi: “Uno spot
elettorale, è stata la domanda dell’intervistatore, Dario Di Vico, del Corriere
della Sera: “Accetto – ha risposto Squinzi – ma non mi sono azzardato
ad avanzare alcun tipo di critica perché ritenevo che un risultato
importante per l’Europa fosse fondamentale in questo momento della vita del
paese. Ho compreso la necessità del governo di bloccare un voto
antieuropeo”.
È molto
comprensivo Squinzi che certo avrebbe preferito un altro abbassamento delle
tasse ai padroni e soprattutto del “costo del lavoro”: “un intervento sull’Irap
per abbassare il costo del lavoro avrebbe dato un risultato sicuramente più
forte se non nell’immediato, nel medio termine…”.
Ma
l’“investimento su Renzi” vale il gioco. Renzi però, è sì veloce, ma deve fare
ancora più in fretta
“Ora grazie
alla legittimazione ottenuta alle europee [bella legittimazione quella ottenuta
con il “voto di scambio”!!!] ‘e con la voglia di fare che traspare da un
esecutivo che sembra pieno di energia, deve mettere mano alle riforme e alla
semplificazione del paese, è un dovere ineludibile cui non si può sottrarre’.
Solo se l’Italia cambia, semplificando “balzelli e orpelli” si potrà consentire
“alle nostre aziende di investire”.
E “Tra le
riforme, occorre rivedere “profondamente” le relazioni industriali”. Non gli
basta ancora la “libertà di fare profitti” come ha ricordato il ministro Guidi
e ha ripetuto il presidente dei giovani industriali, non serve cancellare di
fatto tutti i residui diritti dei lavoratori: “Il contratto a tempo
indeterminato deve essere competitivo, con tutte le flessibilità in entrata,
in uscita e nel corso del lavoro. [Per non sbagliare ci ha messo tutte le
flessibilità cioè tutti i licenziamenti possibili]. Ognuno sa quanto è
difficile spostare un lavoratore da una posizione all’altra”.
A Squinzi
non piace, per raggiungere lo stesso obbiettivo, la via traversa, quella per
esempio che si era inventata il governo, con il suo “esperto” del lavoro Pietro
Ichino, e cioè, “la formula del contratto a tutele crescenti”. E anzi, aggiunge
che è “Un ragionamento tutto da fare, insieme alle politiche attive e passive
del lavoro: la cassa in deroga o straordinaria che si prolunga per anni “non
deve più esistere, sono disincentivi a ritrovare una nuova possibilità di
lavoro”.
I padroni
delle aziende (e anche del governo) grandi, come Squinzi, o piccoli come Marco
Gay, hanno le idee fin troppo chiare. Il loro “mondiale” anche nel campo della
“crisi” se lo stanno giocando bene; per la risposta adeguata la palla è sempre
più nel campo del proletariato.
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