LA DISOCCUPAZIONE FA BENE AI CAPITALISTI E IL GOVERNO
LA USA PER DIFENDERE LA RIPRESA DEI PROFITTI DEI PADRONI
In questi giorni vengono sciorinati i dati - non sulla ripresa dell'occupazione, come imperterriti sostengono il Min.Poletti e Renzi, stravolgendo e interpretando a loro uso e consumo le cifre - ma sul calo dell'occupazione e sull'aumento della disoccupazione.
Sono calati gli occupati di 22 mila unità rispetto a maggio 2015, e di 40 mila unità su base tendenziale, giugno 2014. Il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare, arrivando al 12,7%. Aumentano chi cerca lavoro ma non lo trova, una tendenza spinta dalle donne. Gli uomini che invece hanno smesso di cercare un’occupazione sono aumentati.
Il calo
dell’occupazione registrato a giugno riguarda i più giovani. Come scrive Istat,
“ il numero di giovani disoccupati aumenta su base mensile (+5,2%, pari a
+34 mila). L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei
giovani della stessa classe di età è pari all’11,5% (cioè poco più di un
giovane su 10 è disoccupato). A questi dati si è aggiunto il quadro fornito dal
rapporto 2015 dello Svimez che dà del sud uno scenario di "sottosviluppo
permanente", “il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora
in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977. E
i più penalizzati sono donne e giovani. L’Italia nel suo
complesso è stato il Paese con meno crescita dell’area euro a 18. Nel
Mezzogiorno è a rischio povertà una persona su tre. Lo
scorso anno infatti quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila
euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Per la prima volta si è
andati sotto quota 6 milioni di occupati, tornando indietro ai livelli
di quasi quarant’anni fa. Il tasso di disoccupazione arriva nel 2014 al 12,7%
in Italia, quale media tra il 9,5% del Centro-Nord e il 20,5% del
Sud. Nel 2014 il Sud ha perso 45 mila posti di lavoro. Al
Sud lavora solo una donna su cinque. E' occupato solo il 35,6 per
cento. E le giovani donne under 34 si fermano al 20,8 per cento.
Per quello che riguarda i giovani Svimez parla che il Sud
negli anni 2008-2014 ha perso 622 mila posti di lavoro tra gli under 34
(-31,9%) con un tasso di disoccupazione under 24 che raggiunge il 56%.
A parte il governo
Renzi che nasconde questi dati (da farci rimpiangere Berlusconi...), il
problema è che nel sistema del capitale al danno della mancata occupazione o
perdita di migliaia di posti di lavoro, si aggiunge l'uso che viene fatto della
disoccupazione. Da un lato il governo, nel nome di combattere la
disoccupazione, ha dato soldi, sgravi alle aziende, ha aperto con il jobs act
un'autostrada ai padroni per una forza lavoro precaria a vita, sempre sotto
licenziamento, e da utilizzare in violazione degli stessi contratti nazionali,
demansionata, e ora prepara un attacco al diritto di sciopero e ai diritti
sindacali, all'organizzazione sindacale, per rendere i lavoratori al massimo
subordinati alle politiche aziendali. Dall'altra le aziende, la confindustria
usa la disoccupazione per imporre ai lavoratori occupati il ricatto di
condizioni contrattuali capestro, per togliere soldi dal salario (come l'ultimo
accordo alla Bridgestone di Bari), per fare accordi di contratti di
solidarietà, cig, di taglio dei diritti.
Come viene
spiegato nell'"ABC del comunismo": "L'esistenza di questa
riserva industriale e la continua disoccupazione permettono ai capitalisti di
accentuare la dipendenza e l'oppressione della classe operaia... anche i
disoccupati servono al capitale come sferza che incita i ritardatari. [...]
Quindi,
tutto questi periodici dibattiti, indagini, articoli di stampa sulla
disoccupazione nascondono un fatto semplice e strutturale nel sistema
capitalista:
la disoccupazione serve, permette ai padroni di tagliare il costo del lavoro, di avere manodopera a buon mercato a disposizione solo e quando serve per i suoi profitti (vedi la Fca di Marchionne), per poi ributtarla via quando non serve più.
la disoccupazione serve, permette ai padroni di tagliare il costo del lavoro, di avere manodopera a buon mercato a disposizione solo e quando serve per i suoi profitti (vedi la Fca di Marchionne), per poi ributtarla via quando non serve più.
Quindi,
tutti questi "signori" che alzano a volte alte grida, non ridurranno
mai la disoccupazione, figurarsi eliminarla.
La lotta per
il lavoro, dei disoccupati, degli operai per difendere il posto di lavoro,
possibilmente uniti, deve servire non solo per difendersi - sempre più
difficile - ma per rovesciare questo sistema che si regge anche sulla
disoccupazione
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