Mercoledì 28
ottobre a Bergamo nel magazzino di Brignano della ex-Kuehne Nagel, è iniziato
lo sciopero della logistica che è proseguito nei giorni successivi nel resto
del paese, dimostrando quanto questo settore composto in prevalenza da
lavoratori immigrati costituisca oggi la parte viva della lotta di classe in
Italia. In questi magazzini dove si movimentano milioni di merci per la grande
distribuzione i lavoratori hanno incrociato le braccia per ottenere migliori
condizioni salariali e normative e un contratto nazionale degno di questo nome
per tutti. Ma è contro il sistema neo-schiavista delle cooperative, sistema che
le norme governative come il jobsact vogliono estendere a tutto il mondo del
lavoro, su cui bisogna unire le lotte delle logistiche come parte della lotta
più generale per abbattere il sistema dei padroni fondato sullo sfruttamento e
la repressione dei diritti dei lavoratori. un sistema legittimato anche dai
sindacati cgil-cisl-uil, attraverso il contratto nazionale dove non esistono
clausole di salvaguardia nei cambi appalto e dove l'utilizzo sistematico di
appalti e subappalti, serve per mantenere ricattati e senza diritti i
lavoratori, che possono essere sostituiti da altri attraverso il cambio della
cooperativa.
La
mobilitazione nel magazzino di Brignano, è iniziata perché i lavoratori
vogliono garanzie sul posto di lavoro e non vogliono essere buttati fuori dopo
che per anni sono stati spremuti. Hanno deciso di iniziare nella forma di
assemblea permanente all'interno del magazzino che si è protratta dalla mattina
di mercoledì 28 fino alle 20, resistendo alle pressioni indebite di
responsabili e carabinieri per farli desistere dalla protesta, quando
l'intervento della prefettura ha portato ad un primo risultato di far sedere al
tavolo la società subentrante KAMILA (società con capitale sociale di 10mila
euro costituita per il 55% da Agora (proprietario delle merci) e dal 45% da una
società di ITALTRANS grosso gruppo logistico nazionale) che fino a quel giorno
non voleva come interlocutore lo slai cobas, nonostante avesse rilevato dal 14
settembre attraverso la cessione di ramo d'azienda le attività di movimentazione
dei colli dalla kuehne nagel.
Dopo l'incontro al prefetto, che ha visto il tentativo fallito da parte della CGIL di sedersi al tavolo con la scusa di avere 1 iscritto, contro i 180 dello slai cobas, i lavoratori hanno deciso di mantenere aperto lo stato di agitazione in quanto questo tavolo ha avuto solo il merito di smascherare le contraddizzioni esistenti in questi appalti, infatti: da un lato Kamila non vuole riconoscere lo slai cobas dicendo che non sono i suoi lavoratori, ma dall'altro è lei che decide come si lavora all'interno del magazzino in quanto da precise disposizioni alla cooperativa su come si deve lavorare…...
Nessun commento:
Posta un commento