sabato 29 maggio 2021

GASER: SEI ORE DI TRATTATIVA HANNO MOSTRATO IL VERO VOLTO DELL’AZIENDA AGLI OPERAI

 


LA LUNGA TRATTATIVA A METÀ DI UNA SETTIMANA DI SCIOPERI, NON È BASTATA A TROVARE UN ACCORDO SINDACALE PER IL RIENTRO DEI LAVORATORI LASCIATI SENZA CONTRATTO, PER UNA GARANZIA AI MOLTI PRECARI IN FABBRICA; PER UN AUMENTO SALARIALE UGUALE PER TUTTI E IL GIUSTO INQUADRAMENTO PER GLI OPERAI CHE SONO CARICATI DI RESPONSABILITÀ SULLE LINEE; SUGLI INTERVENTI NECESSARI PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA TRA LE LINEE DI ZINCATURA.

E COME IL CLICHÉ DI UN FILM WESTERN, CHE NELLA SCENA MADRE FA ARRIVARE IL VOLO DEGLI AVVOLTOI, SULLA GASER HANNO COMINCIATO A GIRARE FIOM/opposizione E FIM

 Cronaca dallo sciopero

Una lotta coraggiosa e per certi versi rara, di giovani operai che hanno detto basta al ricatto dei contratti precari e in questo sciopero per il rientro in fabbrica dei compagni di lavoro, pur consapevoli di poter pagare un prezzo, vedono il loro ‘riscatto’, sostenuti da chi ha già vissuto questa selezione (tirocinio,

precario, tempo indeterminato) e finalmente, invece di dire come spesso sentiamo in altre grosse fabbriche ‘prima è toccato a me adesso che tocchi a loro!’, si sono schierati e lottano uniti, anche per il salario giustamente, ma principalmente per conquistarsi dignità e rispetto.

Una lotta che non può essere ignorata, serve dare sostegno, prenderla d’esempio nelle grandi fabbriche, dove l’entrata e l’uscita degli operai precari è diventato un fatto normale, ritenuto inevitabile, o come dicono i delegati confederali ‘l’azienda lo può fare...’!

Una lotta che ha posto al centro la questione della salute e sicurezza in fabbrica, e sulla spinta delle mobilitazioni e degli esposti, ha costretto l’azienda alla difensiva, attuando miglioramenti immediati all’ambiente, non ancora sufficienti, ma dimostrando che senza la discesa in campo degli operai, non si puo’ parlare di sicurezza.

Una lotta che con la contestazione dei tirocini a 5/600 euro dei richiedenti asilo, denuncia come siano i padroni a sfruttare la necessità di un documento per gli immigrati, e si colloca nella mobilitazione generale per il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati.

Più di trenta gli operai in sciopero, presidi alla fabbrica, iniziata una campagna di solidarietà in diverse fabbriche metalmeccaniche della zona, che comunque continuerà; giorno per giorno le decisioni collettive per la continuazione o meno dello sciopero e sul programma della giornata seguente (in questo l’art stampa che segue contiene alcune imprecisioni ma restituisce bene l’idea della fabbrica e della mobilitazione)

Evidenti le ripercussioni produttive per lo sciopero, tra la fila di cassoni del materiale da lavorare che all’esterno si allunga e gli inevitabili disguidi produttivi; tra le contraddizioni che si aprono tra gli operai crumiri che hanno aiutato l’azienda a far uscire un po di materiale e la direzione, tempestata di lamentele ‘perchè non ce la fanno più a reggere questi ritmi di lavoro… E si capisce , si tratta di figure intermedie che mal sopportano la fatica e l’umiliazione di essere visti a fare li duro lavoro degli operai di carico scarico delle barre; o degli operai inviati dalla consorella Ossido Duro di Rozzano, abituati a caricare una barra ogni due/tre ore nel processo di nichelatura, quando a Caravaggio nella zincatura le barre entrano senza mai fermarsi!

Perchè a Caravaggio il lavoro è pesante e deve essere fatto velocemente, e caricare/scaricare 5/600 pezzi piccoli su di un telaio in pochi minuti, o i grandi pezzi pesanti, a ciclo continuo, spacca la schiena!


Mercoledì arriva la richiesta di incontro dall’azienda, l’assemblea decide una delegazione di sei operai, tra fissi e precari per la trattativa del giorno dopo e la tenuta dello sciopero.

L’azienda al netto delle sei lunghe ore, non cerca nemmeno di comporre un possibile accordo, anche le mezze proposte vengono rimangiate pochi minuti dopo.

Ha puntato tutto sulla disfatta della delegazione, ma in realtà gli operai hanno visto il vero volto della direzione e incalzano, ribattono decisi con le loro obiezioni o proposte.

Gli argomenti usati dalla direzione per convincere gli operai a ritirarsi e rientrare al lavoro sono stati dei più classici:

lo scontro serve solo al sindacato a voi danneggia,

facciamo un accordo tra noi o tramite un altro sindacato

la produzione sta calando, non abbiamo visibilità per far rientrare tre lavoratori

se andiamo in crisi dobbiamo aprire la cassa integrazione anche per voi

è vero che abbiamo lavorato molto ma anche con pochi margini di profitto, la zincatura non paga molto, questo o quel cliente lo dobbiamo mantenere anche ‘in perdita’

abbiamo fatto molto per l’ambiente in fabbrica siamo in regola e certificati...

Gli operai non hanno perso un colpo, dimostrando di conoscere bene la fabbrica e il loro lavoro.

E qui entra la frustrazione, di chi non è abituato a sentirsi contestare o tenere testa per mezz’ora da un operaio in un serrato confronto: cosa ne sai tu? (sulla produzione e fatturati), decido io per le assunzioni, tu non puoi dirmi chi prendere, se faccio entrare loro domani non sono più libero di lasciare a cassa altri, abbiamo bisogno di flessibilità, hanno vent’anni cosa pretendono… fino allo sbotto finale, ‘entrano solo se lasciate lo Slai Cobas’.

Una sicurezza che appare in contraddizione con la condizione reale della fabbrica, prossima al giro di boa del fatturato di fine maggio, e che dopo mesi e mesi di record economici dovrà presentare i nuovi conti alla capogruppo…

Una fiducia nella possibilità di recuperare la situazione che appoggia anche sulla prossima entrata in scena (praticamente inesistenti fino a pochi giorni fa) di Fiom e Fim annunciata durante l’incontro. La direzione si è rivolta alle sigle ‘ufficiali e fidate’ per aprire una trattativa sul ‘premio di produttività’, ovvero contrattare un ulteriore amento dei carichi di lavoro, ancora più barre, ancora più pezzi… per pochi spiccioli indefiniti e naturalmente per gestire l’elezione della Rsu che metta ordine in fabbrica...

Ancora un esempio di come il peso delle grandi organizzazioni sindacali confederali centrato sui loro accordi con confindustria, sia trascinato nello scontro a difesa dei padroni, per una via che appare meno cruenta delle altre forme, ma che è repressione e ugualmente chiede risposte sul campo, unità delle lotte, un fronte unico di classe



Nessun commento:

Posta un commento