sabato 22 maggio 2021

22 maggio - SOLIDARIETÀ CONTRO LA REPRESSIONE

 

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe esprime la massima denuncia per quanto avvenuto a Roma e la massima solidarietà con i lavoratori della Fedex e i disoccupati del 7 novembre

E' divenuto ben chiaro che Governo Draghi e ministro Georgetti sono solidamente al fianco dei padroni della Fedex per piegare la lotta tenace e combattiva dei lavoratori.

La via scelta è quella della repressione che colpisca questa lotta come paradigma di tutte le lotte dei lavoratori che non siano conciliabili con il sindacalismo confederale complice.

Avviene anche in altri posti di lavoro vedi a Taranto nei confronti dei licenziamenti repressivi dell'Arcelor Mittal oggi Acciaierie d'Italia.

Stiamo informando correttamente i lavoratori degli avvenimenti di Roma e stiamo verificando con loro come organizzare la partecipazione a una risposta comune generale.

Pensiamo a una assemblea nazionale in presenza  che proporremmo per il 19 giugno a Milano e una  eventuale manifestazione nazionale entro lo stesso mese.

Slai Cobas per il sindacato di classe

Coordinamento Nazionale

22 maggio 2021



SULLA REALE DINAMICA DEGLI SCONTRI A ROMA

E SUI VERI MOTIVI ALLA BASE DELLA PROTESTA

La manifestazione indetta oggi (venerdì) a Roma dal SI Cobas presso Montecitorio è si è caratterizzata fin dal principio da un sentimento diffuso di rabbia nei confronti del governo Draghi, in particolare del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Il motivo di questa rabbia è da ricercarsi nel silenzio omertoso del MISE sulla vertenza FedEx, sulla chiusura dell’hub di Piacenza, sulle centinaia di posti di lavoro messi a repentaglio dalla multinazionale americana con il suo progetto di internalizzazione-truffa, e sullo squallido gioco di sponda tra padroni e triplice confederale, che ha lo scopo di cancellare gli accordi di secondo livello strappati negli scorsi anni dal SI Cobas e di eliminare la presenza del sindacalismo combattivo in tutta la filiera.

DAL MISE 2 MESI DI SILENZI

Fin dal momento della chiusura unilaterale del sito di Piacenza a fine marzo, con 280 lavoratori e relative famiglie finite per strada, il SI Cobas ha accompagnato alle azioni di sciopero e di lotta sui luoghi di lavoro la richiesta di un intervento immediato dei Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico al fine di aprire un tavolo istituzionale tra le parti. Da 2 mesi chiediamo che il Mise ci convochi, senza esito alcuno. È per questo motivo che già lo scorso 4 maggio il SI Cobas i disoccupati “7 novembre” e i lavoratori della manutenzione stradale occuparono il Nazareno, riuscendo ad aprire una prima interlocuzione col Ministro Orlando, il quale in tale occasione, pur dando sfoggio dell’ consueta attitudine dei politici al gioco dello scaricabarile, si impegnò a sollecitare un interessamento del dicastero di Giancarlo Giorgetti sulla vertenza FedEx. Nel corso di queste due settimane, così come avvenuto per due mesi, non vi è stata alcuna risposta ufficiale da parte del Mise alle nostre richieste d’incontro. Al contrario, siamo venuti a conoscenza del fatto che il ministro Giorgetti nelle scorse ore avrebbe incontrato in gran segreto i vertici di FedEx, che quest’ultima avrebbe confermato anche al MISE la sua volontà di procedere al piano di licenziamenti di massa, mascherato abilmente dietro il fumo negli occhi dell’internalizzazione-truffa, e che il Ministero avrebbe garantito ai padroni americani di non volere “interferire” in alcun modo nella vicenda. Un tale accordo segreto sulla pelle di migliaia di lavoratori sarebbe tanto più grave se si tiene conto che negli scorsi giorni più di 170 addetti del sito FedEx di Bologna, tutti aderenti al SI Cobas, hanno manifestato la loro indisponibilità ad accettare accordi-capestro sottoscritti dai padroni con sindacati di comodo (Cgil-Cisl-Uil) che non hanno iscritti e quindi sono privi della benché minima titolarità a trattare a nome dei lavoratori, e che nonostante ciò vogliono imporre la firma di accordi tombali con le ditte appaltatrici uscenti in cambio dell’assunzione alle dipendenze di Fedex, con un chiaro metodo estorsivo. Proprio nelle stesse ore in cui eravamo in piazza, due nuovi colpi di mano venivano messi a segno dai padroni con la complicità, rispettivamente, dei sindacati confederali e del governo: da un lato la stipula del nuovo CCNL Trasporto Merci e Logistica, nel quale si barattano forti peggioramenti nelle condizioni normative dei lavoratori con una manciata di aumenti salariali da fame; dall’altro il colpo di spugna del governo sui subappalti inserito del Decreto Semplificazioni, che di fatto legalizza le forme più brutali di sfruttamento, di caporalato e di abusi nel settore degli appalti pubblici. La natura di classe e filopadronale delle istituzioni “democratiche” non è mai apparsa tanto chiara come nel caso del governissimo di Mario Draghi.

I FATTI DI PIAZZA COLONNA

A fronte di questa manifesta complicità del MISE con FedEx e con i loro immancabili soci in affari di Filt-Cgil, Fit-Cisl e UIL trasporti, nella mattinata di venerdì i lavoratori sono giunti nella capitale con delegazioni dei magazzini di Piacenza, Milano, Torino, Bologna, Roma, Caserta e Napoli, muovendosi in corteo da piazza Barberini a Montecitorio e decisi a vendere cara la pelle. Dopo oltre un’ora e mezza di inutile attesa in piazza Montecitorio, abbiamo deciso di spostare la protesta fuori a Palazzo Chigi, e a fronte della superblindatura di forze dell’ordine attorno al fortino di Mario Draghi, al solo fine di evitare un confronto diretto con le forze dell’ordine, abbiamo cercato di rimetterci in corteo in direzione del MISE. In quel preciso momento la Questura di Roma, con un’azione repentina, ha avuto la brillante idea di sbarrare la strada al corteo finendo per alimentare ulteriormente una tensione già chiara e palpabile tra i lavoratori FedEx e tra le realtà di lotta scese in piazza al loro fianco: su tutte i disoccupati “7 novembre”, giunti a Roma per sollecitare la convocazione di un tavolo interistituzionale per la loro vertenza, e i lavoratori del Porto di Napoli che da anni sono bersagliati da licenziamenti e atti di arbitrio di ogni tipo da parte del fronte padronale dei Terminalisti. Di fronte agli spintoni e all’aggressività delle forze dell’ordine, i lavoratori, i disoccupati e i solidali hanno scelto, legittimamente, di non arretrare e non abbassare la testa, e ciò ha portato agli scontri, sfociati nel ferimento e nel fermo di almeno 7 manifestanti tra lavoratori e solidali, gran parte dei quali colpiti da manganellate alla testa. Il governo Draghi e il ministro Giorgetti sono dunque gli unici responsabili delle tensioni avvenute nei pressi di palazzo Chigi. Se lorsignori credono di intimidirci e di tapparci la bocca a colpi di manganello, sappiano che hanno fatto male i conti, perché evidentemente non conoscono la storia del movimento dei lavoratori della logistica: un movimento che da 10 anni lotta a testa alta fuori ai cancelli dei magazzini dovendo fare i conti non solo con i padroni, ma anche con quel sistema delle cooperative e del caporalato che nella gran parte dei casi vede il protagonismo diretto di mafia, camorra e ‘ndrangheta, sapientemente occultati nelle filiere dello sfruttamento operaio grazie alle connivenze e alle complicità delle istituzioni nazionali e locali. In questi anni non siamo mai arretrati di fronte all’arroganza padronale, anche quando questa ha usato la criminalità organizzata contro i lavoratori: non lo faremo neanche di fronte alla complicità dello Stato e di quelle istituzioni che finora non hanno mosso mai un dito contro il sistema di illegalità e di malaffare che ha governato il settore trasporto merci e logistica, e che è stato fermato solo grazie alle lotte portate avanti dal SI Cobas. Invitiamo la stampa a rettificare la cronaca degli incidenti, in quanto nessun carabiniere è stato aggredito e ferito dai manifestanti, i quali si sono limitati all’esercizio legittimo dell’autodifesa della manifestazione dall’aggressione delle forze dell’ordine al servizio di Draghi, di Giorgetti e della FedEx, e che al contrario hanno rimediato ben 7 manifestanti feriti sotto i colpi dei manganelli della Questura di Roma.Precisiamo inoltre che la manifestazione aveva come scopo principale un incontro con il MISE nella persona del ministro Giorgetti sul tema della vertenza Fedex, e non col Ministro Orlando come erroneamente riportato da alcune testate.

Comunichiamo infine che a seguito del perdurante silenzio del MISE, il SI Cobas proseguirà ad oltranza lo stato di agitazione nazionale su tutta la filiera FedEx e preparerà a breve una manifestazione nazionale contro il governo Draghi e la sua sfacciata complicità coi piani padronali fondati su licenziamenti di massa e supersfruttamento.

A riprova di quanto affermiamo, riproduciamo copia delle PEC inviate al MISE a partire dal mese di marzo, tutte senza risposta:

https://www.facebook.com/sicobas.lavoratoriautorganizzati.9/photos/pcb.1538185113046847/1538185003046858/

GIÙ LE MANI DAI LAVORATORI

SOLO LA LOTTA PAGA

UNITI SI VINCE

SI Cobas


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