mercoledì 9 novembre 2022

9 novembre - MORIRE DI LAVORO, OGNI GIORNO: ITALIANI E MIGRANTI

 

articoli di Carlo Soricelli e di Vito Totire

RISPETTATELI: IL LORO SANGUE è ROSSO COME IL NOSTRO; SONO MAROCCHINI, ROMENI, FILIPPINI, TUNISINI, ALBANESI, SUDAMERICANI, INDIANI, EGIZIANI, PAKISTANI e di tante altre nazioni che muoiono sul lavoro in Italia. Un morto su sette per “infortuni” è straniero

di Carlo Soricelli (*)

Sono andato a controllare, un morto su sette sui luoghi di lavoro che muore per infortuni è straniero, un tributo elevatissimo di sangue che viene pagato per il nostro benessere. Fanno i lavori più umili e pericolosi che gli italiani non fanno più. Sono oltre 5 milioni gli stranieri che vivono in Italia. Vengono da tutti i continenti. I nostri giovani e non solo, per sfuggire a queste tragedie, fuggono di loro volta in altrettanti, più di 5 milioni gli italiani che vanno all’estero, tantissimi dal sud ma non solo: acculturati non ci stanno a fare questa vita di stenti, di essere sfruttati nei campi, nei cantieri, nelle piccole e piccolissime fabbriche. Mi tornano in mente anche i 5 pakistani che all’alba da Torino stavano andando a lavorare in Lombardia. Un’immigrazione e un’emigrazione che sta cambiando il volto del nostro Paese. Non guardateli male, abbiate rispetto, non fate crescere i loro figli nell’odio per il nostro Paese, Del resto cosa sarebbe Bologna oggi senza l’apporto di noi meridionali? Avrebbe meno di 50000 mila abitanti, e di sicuro non è peggio degli anni sessanta, prima dell’arrivo in massa dal sud. Sarà lo stesso con i nuovi arrivati se non faremo l’errore dei francesi che ha relegato nelle banlieue. Non dico come Papa Giovanni “date loro una carezza” ma almeno non dategli pugni e abbiate rispetto per loro.

(*) Carlo Soricelli è il curatore dell’«Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro» – http://cadutisullavoro.blogspot.it

Nicoletta Palladini, Mostapha El Miski, Francesco P: la strage sul lavoro continua!

di Vito Totire (**)

Con rabbia, amarezza, rammarico ma anche con senso di impotenza dobbiamo constatare che la strage sul lavoro continua; in poche ore tre morti ma anche tanti gravi eventi non immediatamente mortali in prognosi riservata.

Non è possibile fare una classifica di gravità…

Ancora una volta arriviamo il “giorno dopo” e siamo costretto a fare osservazioni “a distanza” non senza aver constatato che le misure adottate dal governo Draghi non paiono aver posto alcun freno alla grave sequenza di morti. Si muore ancora per rischi persino facili da prevedere e monitorare e che ciononostante non paiono essere stati scalfiti né dal labile incremento di sanzioni né dal rafforzamento degli organi ispettivi (limitato peraltro, per ragioni non condivisibili, all’Ispettorato del lavoro quando sarebbe stato congruo e necessario un potenziamento anche della USL). Cosa è successo si intravede dalle pur scarne cronache giornalistiche :

  • A Borgonovo (PC) la vittima è Nicoletta Palladini di 50 anni; operaia, da decenni, della locale VETRERIA, addetta al turno di notte; alcune fonti hanno ritenuto di precisare che Nicoletta aveva fatto i necessari corsi di formazione; si vedrà; ora è evidente che la sicurezza debba essere garantita notte e giorno e che le macchine debbano avere una “sicurezza intrinseca” fatta anche di regolari manutenzioni, che metta al riparo anche da eventuali defaillances nella capacità individuale di vigilanza in turni di lavoro non fisiologici come quello notturno; il lavoro notturno non è solo “antibiologico” e fonte di distress psicosociale ma è anche classificato dalla IARC come fattore di rischio “probabilmente cancerogeno”. Dunque è necessaria in Italia e nel mondo una radicale bonifica tesa a limitare il lavoro notturno alle situazioni nelle quali è effettivamente indispensabile, evitando di abusarne in chiave prettamente economicistica e produttivistica anche e soprattutto in questa fase di “crisi energetica” in cui alcune menti ch si credono geniali stanno pensando di imporre ai lavoratori ulteriori forme di costrittività a riguardo dell’orario di lavoro. E’ evidente che seguiremo le indagini ; ALTRETTANTO OVVIO E’ CHE ABBIAMO SOSTENUTO MORALMENTE LO SCIOPERO INDETTO DAI SINDACATI PER L’8 NOVEMBRE. MA COGLIAMO L’OCCASIONE , COME ABBIAMO FATTO NEL CORSO DI UN RECENTE SCIOPERO ALLA PIAGGIO DI PONTEDERA, DI PROPORRE CHE :

  • LO SCIOPERO INDETTO PER RAGIONI DI SICUREZZA IN PARTICOLARE DOPO EVENTI GRAVI COME QUELLO CHE SI E’ VERIFICATO A BORGONOVO E NEL CASO IN CUI ALLA BASE DELLA DINAMICA SI RAVVISI UNA VIOLAZIONE DELLE NORME DI PREVENZIONE , NON COMPORTI UNA PENALIZZAZIONE SALARIALE PER I LAVORATORI !

  • Proposta che potrà essere difficile da comprendere per il ceto politico e per le istituzioni ma che ci pare socialmente ed eticamente fondata ! Una proposta che non è correlata tanto alla difficoltà di arrivare a fine mese ma a una questione di principio: i lavoratori non devono mai pagare per la bonifica dei rischi di morte! Fra le altre contraddizioni dobbiamo sottolineare, con un interrogativo, una questione: stante le carenze di organico e il rallentamento delle attività ispettive causa covid che livelli di vigilanza sono stati garantiti e si intendono garantire in futuro sul lavoro di notte ? La domanda ci pare oscillare fra il retorico e il “dito nella piaga”

  • Evento mortale in provincia di Torino nella azienda «Alessio Tubi» di La Loggia: Mostapha El Miski un lavoratore nato in Marocco che le cronache definiscono “interinale” è rimasto schiacciato sotto una catasta di tubi caduta da un carro ponte; il rapporto lavoro interinale-formazione-esposizione a rischio ha nessi eziologici evidenti in materia di danni alla salute operaia

  • Ancora: a Casal di Principe un operaio di 49 anni (le cronache parlano di Francesco P.) è caduto per il cedimento di un tetto; fattore di rischio persino ovvio correlato a una erronea valutazione della capacità portante del piano di calpestio.

Come si può osservare si è trattato di eventi correlati a rischi ben conosciuti e non difficili da prevenire. Ogni evento è connotato da particolari varianti ma la sostanza è quella di sempre: l’ipotesi auto assolutoria del cosiddetto “errore umano” pare ancora una volta non significativa (si vedranno le indagini, un processo condotto con criteri aprioristici sarebbe sbagliato) mentre l’elemento determinante verosimilmente può essere stato l’omissione di misure di prevenzione spesso semplici e, a volte, neppure particolarmente onerose ancorché comunque obbligatorie.

Il nostro stato d’animo non si limita ad “accusare gli altri”.

Ognuno ha la sua parte di responsabilità. La nostra è di essere partiti da buone intenzioni e intuizioni (“arrivare il giorno prima”) ma di non aver fatto ancora i passi necessari per diffondere in tutto il Paese la «Rete lavoro sicuro» che abbiamo fondato a Modena il 26 maggio 2022.

Dobbiamo andare avanti, creando il massimo di sinergie possibili, sul percorso che abbiamo delineato.

IL LAVORO DELLE DONNE E DEGLI UOMINI DEVE ESSERE OCCASIONE DI REDDITO, DI DIGNITA’ E DI BENESSERE NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE E NON CAUSA DI MORTE E MALATTIA.

(**) Vito Totire è portavoce della «RETE NAZIONALE LAVORO SICURO»


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