venerdì 1 giugno 2012

assemblea naz. RSU: mozione conclusiva e nostro primo commento



L' assemblea convocata da RSU e RSA a Roma il 26 maggio ha raccolto la 
spinta di chi sta lottando contro l'aggressione scatenata dal governo verso 
il mondo del lavoro. Ma siamo soprattutto indignati per la rassegnazione o, 
perfino, l'assenso con cui le direzioni confederali CGIL, CISL e UIL hanno 
accompagnato e favorito questa aggressione.

L'Assemblea condivide quanto proposto nella relazione e raccoglie le 
indicazioni e i contributi emersi dal dibattito.....

Le pensioni sono in via di essere ridotte a sussidi di sopravvivenza e l'età 
di quiescenza è stata portata a livelli inediti in Europa.

Centinaia di migliaia di lavoratori messi fuori dalle aziende con accordi 
spesso ricattatori vengono messi in condizione di non avere più né un 
salario, né una pensione, né un ammortizzatore sociale.

I salari sono fermi da almeno 20 anni, mentre i prezzi galoppano. I 
contratti nazionali sanciscono la riduzione delle retribuzioni, l'aumento 
degli orari di fatto e la regola delle deroghe.

La precarietà è diventata la forma generalizzata di assunzione: un esercito 
di milioni di giovani vive quotidianamente senza diritti e nell'incertezza 
più totale sul proprio futuro.

La disoccupazione tocca livelli inediti ed è destinata a crescere 
ulteriormente, per la chiusura di tante fabbriche ma anche attraverso la 
drastica riduzione dell'occupazione nel pubblico impiego.

I servizi sono stati privatizzati, peggiorandone la qualità e aumentandone i 
costi per l'utenza, mentre si faceva cassa sui diritti e sulle retribuzioni 
degli addetti.

Il padrone sceglie i sindacati da legittimare, mentre gli altri in 
particolare FIOM e sindacati di base, vengono cacciati dalla porta delle 
aziende.

Infine l'articolo 18, quella norma che giusto 42 anni fa ha posto un limite 
all'arbitrio e all'autoritarismo padronali, è in procinto di essere 
cancellata, sopprimendo la funzione deterrente della reintegra e 
ripristinando l'effetto intimidatorio della minaccia di licenziamento contro 
chi si attiva politicamente o sindacalmente o contro chi, comunque, ha un 
comportamento non gradito al padrone e ai capi.

In queste settimane in molte aziende c'è stata una massiccia reazione contro 
questo stravolgimento dell'articolo 18, con fermate, scioperi, picchettaggi, 
blocchi stradali e manifestazioni. Ma se stessimo all'azione del 
sindacalismo confederale di CGIL CISL e UIL tutto ciò sta passando senza una 
resistenza degna di questo nome o addirittura con un vero e proprio 
consenso, in nome della governabilità e della nuova "unità nazionale" che 
sostiene il governo dei "tecnici" diretta emanazione della Bce, dell' Unione 
Europea e del Fondo monetario internazionale, della Confindustria e del 
sistema bancario italiano. Noi non ci riconosciamo in questa unita' 
nazionale ma anzi ci battiamo per cacciare il governo Monti Fornero.

Il movimento di lotta nelle fabbriche e nei posti di lavoro a cui anche 
molti dei delegati e delle delegate qui presenti hanno dato vita nei giorni 
scorsi deve continuare, con l'obiettivo di impedire la trasformazione in 
legge del disegno Fornero. Siamo disponibili a valutare e sostenere ogni 
iniziativa di mobilitazione che persegua gli stessi obiettivi.

Ma questa mobilitazione dovrà rimettere in campo non solo la difesa dell'articolo 
18 e la sua estensione ai milioni di lavoratrici e di lavoratori che non ne 
sono tutelati (i precari e i dipendenti delle piccole aziende), ma anche una 
piattaforma complessiva, per invertire la tendenza a far pagare la crisi ai 
lavoratori e alle classi popolari. intendiamo elaborare questa piattaforma 
in maniera compiuta in un prossimo appuntamento assembleare analogo a 
questo. In ogni caso gia' da oggi proponiamo alcuni punti irrinunciabili:

- Il blocco dei licenziamenti;

- Il rinnovo di tutti i contratti attraverso piattaforme costruite con la 
partecipazione democratica dei lavoratori;

- La riduzione degli orari di lavoro a parità di salario;

- Un aumento dei salari e delle pensioni generalizzato e consistente;

- Il ripristino di una scala mobile dei salari e delle pensioni per 
tutelarli dalla nuova inflazione;

- La riconquista del pensionamento di vecchiaia a 60 anni di importo 
adeguato;

- No ai fondi pensione privati La definitiva abolizione di tutte le forme 
contrattuali precarie;

- Il blocco delle privatizzazioni e la ripubblicizzazione dei servizi gia' 
privatizzati;

- Una politica fiscale di forti sgravi sul lavoro dipendente e sulle 
pensioni compensati dall'aumento della progressività delle aliquote e da una 
patrimoniale sulle rendite e sulle ricchezze;

- Il diritto al reddito, alla casa e alla gratuita' di tutti i servizi 
pubblici per precari e disoccupati;

- La elezione libera dei propri rappresentanti sindacali, senza alcuna 
limitazione da parte del padrone e senza riserva per nessuno;

- Abolizione della Bossi/Fini e uguali diritti per i migranti.

Si tratta delle rivendicazioni minime e essenziali per preservare livelli di 
vita e di dignità basilari in un paese civile. Se sembrano incompatibili con 
il pagamento del debito, diciamo: è il debito che non va pagato.

Per questi motivi, e per difendere l'articolo 18 nel suo valore di fondo e 
nella sua essenza simbolica, noi invitiamo tutte le RSU, le RSA, le 
organizzazioni e le aree sindacali che condividono queste esigenze a 
organizzare nelle prossime giornate dell'8 e del 9 giugno momenti di lotta: 
fermate, scioperi, azioni di protesta, presidi.

Indiciamo per il pomeriggio dell'8 maggio, a partire dalle 16,00 a piazza 
Montecitorio un presidio della Camera dei deputati che sta dibattendo del 
futuro dei nostri diritti.

Invitiamo tutte e tutti, RSU, RSA, organizzazioni e aree sindacali a rendere 
permanente la lotta anche nei giorni successivi, fino all'ultimo giorno 
utile per impedire l'approvazione parlamentare della controriforma Fornero e 
ancora oltre nei prossimi mesi.

Le conclusioni dell'assemblea nazionale dei delegati di base riunitasi a 
Roma il 26 maggio appaiono chiaramente più deboli rispetto ai contenuti 
dell'appello di convocazione.

L'assemblea doveva raccogliere la sfida lanciata da questo governo e 
indicare la strada per  fargli pagare caro il costo dell'attacco che sta 
portando avanti ai lavoratori,precari,disoccupati, dare gambe concrete all' 
organizzazione di uno lsciopero generale dal basso, che andasse più avanti 
rispetto allo sciopero del 27 gennaio; cominciare a porre con chiarezza e 
decisione le basi programmatiche e organizzative per unire le realtà del 
sindacalismo di base e di classe.

La mozione finale parla invece e ancora di un generico sostegno alle 
mobilitazioni già in atto, da la sua adesione- naturalmente necessaria, ai 
due "momenti di lotta" del 8 e 9 giugno che sono insufficienti come assedio 
ai palazzi del potere e rimanda la costruzione di una piattaforma generale a 
una prossima assemblea!

Sono intervenuti molti delegati di base, sia operai (Ancona, Fiat Cassino) 
che del pubblico impiego, lavoratori licenziati come Quaglietti, De Angelis 
e Antonini, precari, studenti, immigrati, dirigenti sindacali fiom come 
Cremaschi e Bellavita, Leonardi dell'usb. Tutti all'attacco di Monti, della 
Cgil, tutti per  lanciare l'appello per uno sciopero generale vero,tutti per 
fare come la rivolta in Grecia (lo stesso Cremaschi e un operaio usb di 
Cassino) ma il tutto viene rimandato all' organizzare in autunno una 
manifestazione perchè adesso la rassegnazione è forte ( affermato in 
particolare da Leonardi dirigenete nazionale della usb).

A tirare le fila di questa assemblea di base sono stati proprio le due 
realtà sindacali, usb e fiom/rete28aprile, più interessati a "tenere conto 
di equilibri diversi" che a rappresentare e organizzare in forme autonome e 
determinate da questi equilibri la spinta alla rivolta operaia e sociale e 
all'unità dei sindacati di base e conflittuali che viene da molte realtà di 
lavoratori



Occorre intensificare e sviluppare unità e lotta nelle fabbriche ,sui posti 
di lavoro per dare una
forma organizzata e programmatica alla ricostruzione dal basso del sindacato 
di classe e di massa e a promuovere un movimento reale di lotta operaia e 
proletaria contro i padroni e il governo Monti

contro l'attacco ai salari, alle pensioni, contro la 'riforma del lavoro' e 
l'attacco all'art.18
per il lavoro e il salario garantito a lavoratori, precari, disoccupati
per la sicurezza e la difesa della salute sui posti di lavoro e sul 
territorio
per l'unità operai italiani-operai immigrati contro schiavismo e razzismo
per uno sciopero generale per rovesciare il governo Monti e ogni governo dei 
padroni
per un sindacato di classe nelle mani dei lavoratori
il potere deve essere operaio !

slai cobas per il sindacato di classe

coordinamento nazionale

27 maggio 2012


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