venerdì 5 ottobre 2012

ilva una giornata piena quella di ieri


1°fatto

L'INCIDENTE NEL REPARTO SOTTO SEQUESTRO

Un operaio dell'Ilva, Giuseppe Raho di 34 anni, ha subito ustioni di primo
grado in seguito allo scoppio

delle scorie incandescenti di un contenitore denominato 'paiola',
all'interno del reparto Grf (Gestione rottami ferrosi), uno di quelli
sottoposti a sequestro dalla magistratura. Lo scoppio è avvenuto in un
reparto dove la pulizia dalle scorie di convertitori e siviere avviene
utilizzando martelli pneumatici particolari con i quali gli operatori
frantumano le scorie che, durante il processo di lavorazione, si
solidificano all'interno dei grandi contenitori usati nel ciclo
siderurgico.E' successo che un blocco di ghisa solidificato solo in parte è
caduto

durante le operazioni in una pozza d'acqua rimasta sul selciato che per
prassi viene bagnato in continuazione. L'uomo, investito dalle scorie mentre
era a bordo di una escavatrice (i frammenti hanno rotto i vetri del mezzo),
è stato soccorso e medicato nell'infermeria dello stabilimento. Le sue
condizioni non sarebbero gravi, ha una prognosi di otto giorni per ustioni
al torace e al polso. Nel reparto Grf, secondo fonti sindacali, era in corso
un'operazione di svuotamento del grosso contenitore (la paiola) delle scorie
prodotte dall'Acciaieria 2 nei processi di formazione delle bramme. Le
scorie sono scoppiate a contatto con il terreno umido, schizzando in varie
direzioni.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva denuncia come  le condizioni
di sicurezza dei reparti - compresi quelli sequestrati - restano gravi e che
l'attuale contesa che mette a rischio di chiusura la fabbrica oscura lo

scontro necessario in fabbrica sui singoli problemi che toccano la sicurezza
e la condizione dei lavoratori.

Gli aziendalisti sono schierati con Riva e quindi minimizzano i problemi di
sicurezza esistenti in fabbrica, mettondovi la sordina. - poi ci sono parti
del comitato liberi e pensanti che fanno molta denuncia dell'inquinamento e
di Riva ma disertano lo
scontro reale in fabbrica contro padron Riva, scontro che domanda un
sindacato di classe, di cui solo la linea dello slai cobas è strumento e
garanzia, dato che esso conduce da sempre questo scontro sia pure con poca
forza all'interno e fronteggiando l'azione congiunta di padron Riva,
sindacati e opportunisti volta a isolarlo e a ridimensionarne il peso e la
presenza.

2°fatto

IN AULA PER OMICIDIO COLPOSO -

A Taranto, nelle aule del tribunale, il via al processo che ha acceso la
luce sulla scomparsa di lavoratori che

avrebbero contratto malattie letali per il contatto con l'amianto. Alla
sbarra 29 imputati chiamati a rispondere della malattia professionale che ha
stroncato le vite di 15 lavoratori. Nell'elenco degli imputati ci sono

Emilio Riva che benché non sia più presidente operativo del gruppo ne resta
tuttavia il massimo rappresentante, suo figlio Fabio, il direttore dello
stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, e poi i diversi dirigenti che
hanno gestito il passaggio del siderurgico dalla gestione pubblica (Finsider

e Partecipazioni Statali) a quella privata, avvenuta nel 1995 con la vendita
dell'Ilva a Riva da parte dell'Iri. Tra i rinviati a giudizio c'è anche
Giorgio Zappa, già direttore generale di Finmeccanica, in forza all'Ilva

pubblica dal 1988 al 1993 quale vice prima e direttore generale poi. Per
tutti gli imputati è stato ipotizzato il disastro colposo e l'omissione
dolosa di cautele sul luogo di lavoro.

LE ACCUSE - I dirigenti dello stabilmento, si legge negli atti d'accusa,
"omettevano nell'esercizio ovvero nella direzione dell'impresa, nell'ambito
delle rispettive attribuzioni e competenze, di adottare cautele che secondo
l'esperienza e la tecnica sarebbero state necessarie a tutelare l'integrità
fisica dei prestatori di lavoro, in particolare impianti di aspirazione
nonché sistemi di abbattimenti delle polveri-fibre contenenti amianto idonei
a salvaguardare l'ambiente di lavoro dall'aggressione del suddetto materiale
cancerogeno, nonché omettevano di far eseguire in luoghi separati le
lavorazioni afferenti al rischio di inalazione delle polveri-fibre di
amianto, unitamente ad altre adeguate misure di prevenzione ambientali e
personali atte a ridurre la concentrazione e la diffusione delle
polveri-fibre di amianto generatesi durante le lavorazioni a tutela dei

lavoratori dipendenti dello stabilimento Ilva ripetutamente esposti ad
amianto durante lo svolgimento di attività lavorative".

Questo importante procedimento che finalmente giunge a processo, iniziato da

un giudice oggi morto, il giud. Pesiri, ha visto lo Slai cobas per il
sindacato di classe e l'Ispettorato del lavoro collaborare attivamente
all'inchiesta nell'individuazione dei responsabili. E' un processo giusto
perchè mette sotto accusa tutto l'establishment del siderurgico, quando era
a partecipazione statale, come quando dal '95 esso è divenuto proprietà di
Riva, tutti i morti di amianto e le malattie professionali ad esso connesse
sono originate nel periodo precedente a Riva anche se la presenza di amianto
in Ilva è continuata anche nel periodo di Riva.

3°fatto

OK DEL SENATO, BONIFICHE PER LEGGE

Il Senato, con 247 sì e 20 no, ha approvato in via definitiva il decreto
sull' Ilva. Il provvedimento che reca disposizioni urgenti per il
risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio di Taranto, è
convertito definitivamente in legge. Solo la Lega ha votato contro. In ballo
ci sono 396 milioni di euro, 120 dei quali messi a disposizione dalla
Regione Puglia. Il maxi stanziamento è previsto per una serie di interventi
di bonifica nella disastrata area tarantina, ma anche per spingere il
rilancio industriale con particolare attenzione allo sviluppo del porto
mercantile.

Questo provvedimento è un vero bluff di governo, Regione, enti locali e
sindacati confederali, dato che la cifra è assolutamente truccata e
insufficiente. Truccata perchè include 196 milioni di euro stanziati per il

porto, che quindi non c'entrano nulla con l'Ilva e l'emergenza ambientale e
le bonifiche.

GLI OPERAI SCENDONO DAI CAMINI - Gli operai dell'Ilva che da otto giorni
protestavano sulCamino E312 e sull'Altoforno 5, a sessanta metri di altezza,
hanno sospeso l'agitazione dopo un incontro con il prefetto di Taranto,
Claudio Sammartino, avvenuto ai piedi del Camino. "E' stato un incontro
molto proficuo - ha detto uno di loro Michelangelo Campo - e il prefetto ha
detto che si farà portavoce delle nostre istanze con gli altri organi
istituzionali". All'incontro ha partecipato anche il presidente dell'Ilva,
Bruno Ferrante.

Finalmente, questa protesta è stata sempre sotto l'egida degli aziendalisti
e si è svolta con il sostegno dell'entourage aziendale.Queste proteste non
sono quelle giuste in questa fase.

Servono scioperi unitari e blocchi della fabbrica e della città per
difendere realmente lavoro e salute.

LA NUOVA DENUNCIA

Ma non è tutto. E' stata depositata oggi alla cancelleria penale del
tribunale di Taranto la prima denuncia con la richiesta di contestazione del
reato di omicidio volontario con dolo eventuale nei confronti dei legali
rappresentanti dell'Ilva già coinvolti nell'inchiesta per disastro
ambientale. A presentarla è stato l'avvocato

Giuseppe Lecce del foro di Taranto, per conto della figlia di un ex
dipendente comunale che ha lavorato con mansioni da giardiniere per 30 anni
in un vivaio in contrada 'Taranto Croce' (nei pressi dell'ex ospedale

Testa), ed è morto nel 2006 a causa di un melanoma. Si tratta dello stesso
legale che guida la class action dei cittadini

Si tratta in realtà di un'azione pubblicitaria e di sciacallaggio da parte
dell'avvocato.

Lo Slai cobas sta sollecitando la Rete per la sicurezza ad assumere un
impegno giudiziario e di mobilitazione per la costituzione di parte civile e
le cause di risarcimento necessarie agli operai e ai cittadini di di Tamburi
enei prossimi giorni proporrà la sua iniziativa autorganizzata e di massa
sull'argomento, prendendo ad esempio le cause Thyssen ed Eternit a cui
abbiamo attivamente partecipato.




slai cobas taranto tel 347-1102638

caso ilva a roma

COMUNICATO RADIO STAMPA - E' CONFERMATA PER IL 6 OTTOBRE 2012 A ROMA, la
riunione della RETE NAZIONALE
SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, DALLE 10 ALLE 15, A VIA TUSCOLANA 9 C/O SEDE
UNICOBAS.
La riunione è aperta a tutti-e, con particolare riguardo ai delegati e
delegate di posto di lavoro (Rsa, RSU)
e agli RLS, ma possono partecipare singoli lavoratori e lavoratrici,
pensionati, studenti, collettivi strudenteschi,
comitati di cittadini e cittadine...
ricordiamo a tutti-e invito e ORDINE DEL GIORNO
   relazione taranto su questione Ilva di Taranto
   con proposta  iniziativa nazionale (manifestazione o
convegno) a Taranto (si propone 3 o 4 novembre)
-  la lotta attuale contro le morti sul lavoro e le nuove iniziative
della RETE su scala nazionale
- INFORMAZIONI SU MODIFICHE IN PEGGIO TESTO UNICO SULLA SICUREZZA
PREVISTE NEL DECRETO SEMPLIFICAZIONI BIS DI MONTI....
 questione aggiornamento nome, struttura,bollettino, rapprorti
con tutte le realtà operanti su scala nazionale su salute e sicurezza in
fabbrica e sul territorio
le strutture e le situazioni collettive e individuali della rete nazionale

comitato5aprile.lavorosicuro@gmail.com,
bastamortesullavoro@gmail.com,

Nessun commento:

Posta un commento