venerdì 16 novembre 2012

Docente precario si suicida a Napoli


COMUNICATO DI PRECARI UNITI CONTRO I TAGLI 
Movimento nazionale per la scuola

E' morto suicida un professore precario della scuola a Napoli

L’accanimento del mondo politico contro la scuola statale e in particolare contro i precari, umiliati, dopo i tagli feroci, da un concorso grottesco, e minacciati di definitivo licenziamento dall’ipotesi di aumento a 24 ore dell’orario di cattedra, avanzata nel decreto di “stabilità”, in spregio alla contrattazione democratica, ha generato un senso di avvilimento e di prostrazione cui la classe docente, offesa nelle sue prerogative e delusa nelle sue aspettative, sta reagendo con fermezza.

Purtroppo a volte la solidarietà e la consapevolezza di lottare per la salvaguardia di principi costituzionali irrinunciabili non bastano ad esorcizzare l’angoscia.
Carmine Cerbera, insegnante precario napoletano di 48 anni e padre di due figli, è tra quegli eterni supplenti mortificati ed esasperati che si sono lasciati sopraffare dallo sgomento e dal senso di impotenza che attanagliano in questo momento la Scuola, aggredita e vessata dallo sprezzante governo “tecnico” e vittima, per di più, delle speculazioni elettoralistiche di quei partiti che ne stanno ignobilmente avallando le inique deliberazioni (PD, PDL, UDC).

Questo nostro caro e sensibile collega ieri si è tolto la vita, lasciando nella costernazione i parenti e i compagni con cui lottava per il diritto ad un lavoro stabile e dignitoso. E' stato il gesto di un uomo in preda ad una disperazione giustificabile e ben nota a chi è condannato alla precarietà, una disperazione imputabile a tutte quelle forze politiche che, sorde alla denuncia e alle richieste dei docenti, si trastullano con consultazioni stucchevoli e confronti narcisistici tra aspiranti leader del nulla, che incarnano un disperante vuoto di idee e di ideali, professando ipocritamente una finta partecipazione alla rabbia e al dolore di chi rischia l’estromissione dal mondo del lavoro dopo decenni di attesa e di formazione (mentre intanto danno il loro benestare a un piano anticrisi che stronca i precari e premia gli evasori!) e propinano ai cittadinI la stessa ricetta neoliberista che ha portato il paese sull’orlo del tracollo e che impone la fine dello stato sociale, la soppressione dei diritti, la cancellazione delle tutele conquistate con fatica e sacrificio.

La morte paradossale di Carmine, docente precarizzato di Storia dell’Arte indotto al suicidio nel paese che detiene il 70% del patrimonio artistico e archeologico mondiale, è il più eloquente segnale della decadenza civile e culturale d’Italia, ed è il contrassegno più evidente del fallimento della politica dei tagli selvaggi, che riduce drammaticamente gli orizzonti di migliaia di docenti coscienziosi e impegnati, indegnamente rappresentati e trattati, dal governo dei “professori-tecnici” e dei partiti che li sostengono, come manovalanza inutile e parassitaria.

I Precari Uniti contro i Tagli, profondamente scossi ma nient’affatto sorpresi dal gesto estremo ed emblematico del loro Collega, defunzionalizzato a partire dalla riduzione drastica delle ore destinate alle discipline che con passione insegnava, dopo essersi brillantemente laureato all’Accademia di Belle Arti, comprendono appieno, pur non potendo emotivamente ed umanamente approvarlo, il messaggio trasmesso da Carmine, che ha voluto rimarcare e additare l’interdipendenza di vita e dignità professionale, equiparando la negazione del lavoro stabile e garantito alla rapina dei presupposti essenziali del vivere stesso.

Nel nome e in memoria del Collega, ucciso dall’estenuazione, dal lento logorio mentale e coscienziale che consuma il lavoratore privo di certezze, i Precari Uniti, nel chiedere nuovamente le dimissioni del ministro Profumo e del governo tutto, dichiarano che proseguiranno con rinnovata forza la loro azione di protesta contro provvedimenti insopportabilmente punitivi e ulteriormente penalizzanti, e annunciano che porteranno in tutte le piazze il loro grido di rabbia anche per quest’assurda ed evitabile morte, rivendicando il diritto al lavoro, rimarcando la centralità dell’istruzione pubblica e riconquistando per sé e per gli studenti, tra cui ci sono anche i figli di Carmine, oggi straziati dal dolore, la speranza di un domani plausibile, in un paese finalmente “normalizzato”.

PRECARI UNITI CONTRO I TAGLI ALLA SCUOLA --
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Suicida il prof precario a 50 anni
«Ministro, stai distruggendo il mio futuro»

Struggente addio su Facebook della figlia al padre:
«Papà io ti aspetterò per sempre»




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Immagine di repertorio. Un professore ed i suoi studenti
di Marco Di Caterino
CASANDRINO - La vita con il lavoro precario è appesa a un filo. Sempre più sottile. Sconfortato e depresso perché sulla soglia dei cinquant’anni era ancora un docente precario, preoccupato per una vita senza più un futuro lavorativo, si è tolto la vita con una coltellata alla gola nel bagno della sua abitazione.

C. C., 48 anni, di Casandrino, docente di Arte, è morto dissanguato, nonostante che sia stato soccorso dalla moglie prima e dal personale del 118 poi. Una fine tragica. Assurda. Appena dieci giorni fa, il ventidue ottobre, C. aveva scritto sulla sua pagina di Facebook: «Oggi dovrei essere gioioso perché ho conseguito la laurea specialistica. Ma sono triste perché il ministro Profumo ci sta distruggendo il futuro..... siamo precari a vita, ammettendo di essere fortunati».


E i colleghi e gli amici lo avevano sommerso di auguri e congratulazioni. Invitandolo ad avere fiducia nel futuro. Quella frase, sembrava solo l’amaro commento di chi, come tanti, in quella che viene definita la mezza età, non ha ancora trovato la sicurezza di un posto di lavoro fisso e continuato. Invece, in quelle pochissime righe, una sorta di testamento – denuncia c’era tutto il dolore e la disperazione repressa.

Nascosta a tutti. Anche alla moglie e alle figlie (la più grande, sullo stesso social forum, ha postato uno struggente: «Papà, io ti aspetto ancora e per sempre»). Si sentiva sconfitto dalla vita. Da settembre aspettava. Come negli ultimi venti anni. La chiamata per un incarico. Che non è mai arrivata. Era stato a scuola, a trovare gli ex colleghi. Si era lamentato per la proposta del ministro Profumo, di elevare a 24 ore settimanali l’orario di servizio dei docenti.

Un gigantesco colpo di spugna, che avrebbe cancellato all’istante ventimila tra incaricati annuali e supplenti. Sulla rete è scattata la protesta dei docenti precari. Commenti di fuoco. E disperati. Intrisi di paura per chi, come C. C., si era visto sbattere la porta in faccia, dalla politica del risparmio a tutti i costi. L’altra mattina, dopo aver abbozzato l’ultimo quadro (una croce sormontata dalla scritta del suo nome, e contornata dalle lettere alfa e omega) alle sette si è chiuso a chiave in bagno.

Li si è consumata la tragedia di questa povera vita, sul filo tagliente di un coltello. Un colpo secco. Che ha reciso di netto carotide e giugulare. Il docente si è consegnato alla morte, stramazzando sul pavimento. Il tonfo ha richiamato l’attenzione della moglie, che intuendo qualcosa, ha tentato di forzare la serratura. Ha chiesto aiuto ai vicini che sono riusciti con una spallata ad aprire la porta. La moglie ha tentato di arrestare la devastante emorragia, in attesa dell’arrivo dei sanitari del 118. La vita precaria di C. è finita sotto l’urlo della sirena dell’ambulanza a metà strada tra Casandrino e l’ospedale di Giugliano.

Sul posto sono giunti gli agenti del commissariato di Frattamaggiore, diretto dal vice questore Angelo Lamanna. La moglie ha confermato agli investigatori i tormenti del marito, che agli stessi familiari e agli amici, sembravano solo un aspetto «fisiologico» della vita precaria. E invece, erano colpi tremendi e mortali, per chi cercava nel lavoro, dignità, sicurezza, e un futuro meno nero. 
Sabato 03 Novembre 2012 - 10:52    Ultimo aggiornamento: 11:14



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