- il processo ilva è seguito nei
vari aspetti dal blog tarantocontro
- pubblicheremo i vari pezzi a
poco a poco
cominciamo
dal resoconto dall'interno
di Margherita Calderazzi rappresentante come parte civile dello slai cobas per il sindacato e di classe e militante di proletari comunisti
di Margherita Calderazzi rappresentante come parte civile dello slai cobas per il sindacato e di classe e militante di proletari comunisti
- Dopo la morte di
Nicola D'Arcante, le denunce, l'I...
- La Fiom vuole
mobilitare gli operai Ilva per difen...
- I Liberi e Pensanti
prima svitano i bulloni e poi ...
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costituisce al processo Ilva e chiede...
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ridono...
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RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E...
- Resoconto
dall'interno del processo Ilva
- ..
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perfetta..." - Dal nuovo Dossier Ilva...
- Il processo Ilva non
s'ha da fare... 19 giugno pos...
Ieri un
presidio con grandi striscioni e cartelli organizzato dallo Slai cobas per il
sindacato di classe, con la presenza di una rappresentanza dal nord e dalla
Sicilia della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e
territori, ha “accolto” l'inizio del processo Ilva.
“Dedicato a
Claudio, Francesco, Ciro, Nicola...”, “Giustizia per i nostri morti”, “Padroni
in galera – operai in fabbrica” - questo è stato il messaggio del presidio,
insieme alla forte denuncia del sistema Riva e dei governi che difendono i
profitti padronali sulla pelle e la vita degli operai e della popolazione.
Solo lo Slai
cobas ieri c'era a manifestare. Il fatto che nessun altra realtà né sindacale,
né ambientalista, né 'Liberi e pensanti', abbiano organizzato nulla è dovuto ad
una linea, confermata poi in alcune discussioni all'interno durante il
processo, che sostiene direttamente o comunque accetta la logica del
“silenzio”, del “non disturbare il manovratore” (i giudici), del mostrare una
“città tranquilla, che non protesta”, per non dare alibi agli avvocati dei Riva
che hanno presentata istanza di trasferimento del processo da Taranto.
Una scelta
sbagliatissima che invece di fare di questo processo un “processo popolare” in
cui i nostri morti “vivano” e gli operai e i cittadini siano loro i protagonisti,
delegano di fatto la “giustizia” ai giudici e alle loro norme e codicilli, ai
passaggi farraginosi, lunghi e burocratici - di cui già ieri si è visto un
esempio lampante. Una scelta, quindi, suicida, perchè se questo processo, il
suo percorso, deve dipendere solo dalla bontà dei magistrati, abbiamo già
perso.
Appena si
sono avvicinati all'ingresso della Caserma dei Vigili del fuoco (dove si teneva
il processo) l'avvocato Bonetto di Torino, legale insieme ad altri avvocati di
Taranto per le parti civili dello Slai cobas, e la coordinatrice Calderazzi
Margherita, si è visto subito e sentito un preoccupato movimento della Digos
per la presenza della coordinatrice, a cui è seguita una mal digerita sorpresa
e un comico imbarazzo quando hanno dovuto prendere atto che la coordinatrice
(“quella che spesso fa iniziative di protesta”) era legittimata ad entrare,
perchè parte civile per lo slai cobas.
All'interno
le presenze erano principalmente di avvocati, oltre un centinaio per gli imputati,
più quelli delle parti civile. Un “mercato” affollato di avvocati di grido, o
di avvocaticchi che cercano il loro momento di scena e che, per “andare sul
sicuro”, concentrano le parti civili solo su persone morte o ultramalate, su
condomini.
L'avvocato
Nevoli, sia del Usb che del Comitato Liberi e pensanti, ha contestato la nostra
linea della costituzione di parte civile che mette al centro la questione del
“pericolo certo” per cui anche chi non è malato ma sta a rischio perchè operaio
dell'Ilva o abitante dei Tamburi o lavoratore e operatore al Cimitero (abbiamo
concentrato in questi settori le parti civili), può presentarsi. Questa, tra
l'altro, abbiamo detto, è la linea dell'inchiesta Todisco e della stessa
Procura e discende dalla positiva esperienza Eternit. Questa è la linea
corretta, rispetto all'andazzo di avvocati e avvocaticchi che si vanno a
cercare il morto o l'ammalato.
Consideriamo
invece sbagliata e debole la costituzione come associazioni di USB e Liberi e
pensanti, è troppo poco il tempo della loro esistenza (poco più di un anno e
mezzo), perchè possano essere legittimate ad essere riconosciute come realtà
impegnate sul tema della salute e sicurezza. I Liberi e pensanti poi rispetto
alla fabbrica teorizzano addirittura il non impegno perchè l'Ilva deve solo
chiudere. Inoltre, è sbagliata l'idea che le organizzazioni sostituiscano il
protagonismo dei lavoratori e della gente al processo.
Prima dell'inizio del processo, durante le due lunghe pause di “ritiro del giudice”, parlando con Ranieri, il portavoce dei Liberi e Pensanti, abbiamo criticato i suoi discorsi disfattisti, che alimentano solo sfiducia e pessimismo tra gli operai. Discorsi sul fatto che non c'era nessuna realtà fuori dal processo – quando questo non era vero: c'era il presidio dello slai cobas e della Rete! E I Liberi e pensanti, come altre forze, hanno scelto volutamente di non esserci!; sul fatto che "la città non risponde", che i “tarantini vengono al concerto ma qui non ci sono” - quando la concezione e la pratica dei Liberi e pensanti è fino in fondo causa e parte di questo problema; sul fatto che gli operai dell'Ilva sarebbero una massa di pecoroni, ignoranti – discorsi di bassa macellazione, che vogliono trovare facile consenso, quando proprio i Liberi e Pensanti e i loro principali rappresentanti, operai dell'Ilva, teorizzano che in fabbrica non serve l'organizzazione degli operai, la battaglia sindacale di classe. Lo slai cobas per il sindacato di classe ha anche ieri attaccato queste posizioni che fanno il gioco di chi vuole gli operai impotenti; gli operai quando si organizzano come classe sono invece una forza, mentre senza organizzazione non esistono, e gli operai organizzati sono e possono essere il cuore, l'avanguardia di tutta la città. E questo lo ha dimostrato lo stesso Ranieri (ricordato ieri da lui stesso) che, durante il brevissimo periodo in cui è stato iscritto allo Slai cobas, lui organizzò tra i suoi compagni operai al porto il rifiuto a partecipare alla marcia aziendale pilotata del 30 marzo del 2012; una iniziativa importante, controcorrente, una linea che poteva e doveva continuare; ma che invece fu da lui subito abbandonata arrivando poi a “sputare sentenze” sugli stessi operai.
Ora anche perchè e come si sta in questo processo è una linea di demarcazione. Ieri è stato dimostrato che senza costituire centinaia e centinaia di parti civili “la citta non risponde”.
Prima dell'inizio del processo, durante le due lunghe pause di “ritiro del giudice”, parlando con Ranieri, il portavoce dei Liberi e Pensanti, abbiamo criticato i suoi discorsi disfattisti, che alimentano solo sfiducia e pessimismo tra gli operai. Discorsi sul fatto che non c'era nessuna realtà fuori dal processo – quando questo non era vero: c'era il presidio dello slai cobas e della Rete! E I Liberi e pensanti, come altre forze, hanno scelto volutamente di non esserci!; sul fatto che "la città non risponde", che i “tarantini vengono al concerto ma qui non ci sono” - quando la concezione e la pratica dei Liberi e pensanti è fino in fondo causa e parte di questo problema; sul fatto che gli operai dell'Ilva sarebbero una massa di pecoroni, ignoranti – discorsi di bassa macellazione, che vogliono trovare facile consenso, quando proprio i Liberi e Pensanti e i loro principali rappresentanti, operai dell'Ilva, teorizzano che in fabbrica non serve l'organizzazione degli operai, la battaglia sindacale di classe. Lo slai cobas per il sindacato di classe ha anche ieri attaccato queste posizioni che fanno il gioco di chi vuole gli operai impotenti; gli operai quando si organizzano come classe sono invece una forza, mentre senza organizzazione non esistono, e gli operai organizzati sono e possono essere il cuore, l'avanguardia di tutta la città. E questo lo ha dimostrato lo stesso Ranieri (ricordato ieri da lui stesso) che, durante il brevissimo periodo in cui è stato iscritto allo Slai cobas, lui organizzò tra i suoi compagni operai al porto il rifiuto a partecipare alla marcia aziendale pilotata del 30 marzo del 2012; una iniziativa importante, controcorrente, una linea che poteva e doveva continuare; ma che invece fu da lui subito abbandonata arrivando poi a “sputare sentenze” sugli stessi operai.
Ora anche perchè e come si sta in questo processo è una linea di demarcazione. Ieri è stato dimostrato che senza costituire centinaia e centinaia di parti civili “la citta non risponde”.
La Cgil e la
Fiom ieri hanno fatto la loro presenza ipocrita in pompa magna: è sceso
Landini, si è rivisto Rappa, poi Gino D'Isabella, e l'imbarazzante Stefanelli.
Tutti entrati in gruppo per mostrarsi alle telecamere. Questi hanno avviato
all'ultimo momento una raccolta di costituzioni di operai (cosa per lo meno
sospetta, è stata la costituzione di parti civili dello Slai cobas a metterli
in allarme?), e in un'unica costituzione presentano CGIL, Fiom e 160 operai. Se
teniamo conto che lo Slai cobas presenta circa 100 parti civili, si tratta per
tutto il mega apparato di Cgil, Fiom, di numeri decisamente scarsi.
Ma la prima
preoccupazione dell'Avv. Del Vecchio della Cgil/Fiom è stata quella di dirci
che “non era il caso di mettere gli striscioni...”, almeno fino a quando la
Cassazione non si pronuncia.
La nostra
risposta è stata che semmai sono purtroppo troppo pochi gli operai e cittadini
che si fanno sentire e che su questo la Fiom è un ostacolo tra i lavoratori;
che lasciare in pace la Magistratura è la via per perdere; che tanti altri
processi, invece, hanno dimostrato il contrario: dal processo Eternit (a cui ad
ogni udienza partecipavano migliaia di lavoratori e familiari e vi erano
presidi fuori dal tribunale), al processo Thyssen (in cui sempre vi erano
manifestazioni fuori dal tribunale, molte organizzate dalla rete per la
sicurezza), agli stessi processi a Taranto “ex Nuova Siet” contro l'Ilva, sulla
Palazzina Laf, ecc. - questa presenza di lavoratori, presidi ai processi ha
eccome positivamente influenzato le sentenze di condanne dei padroni, hanno
fanno trovare ai giudici la strada per darle.
Noi useremo
questo tempo prima della prossima udienza perchè gli operai e gli abitanti dei
tamburi siano ancora più numerosi sia dentro l'aula che fuori del processo.
Senza il presidio dello Slai cobas e della Rete questo processo sarebbe stato
solo una vicenda giudiziaria.
Ma la
realtà, sentendo alcuni legali, che molti di questi, anche avvocati delle parti
civili, danno già per molto probabile il trasferimento del processo Ilva da
Taranto e non ne sono affatto dispiaciuti, considerandolo anch'essi legittimo.
A questi abbiamo risposto a “muso duro” che con questa logica anche tanti altri
processi dovrebbero essere spostati: i processi per mafia non potrebbero essere
fatti a Palermo, e così via; così come è pericoloso il discorso che i giudici
potrebbero aver subito effetti negativi dall'inquinamento e quindi non essere
imparziali, perchè con questo stesso discorso si finisce per mettere “sotto
processo” l'ideologia, le concezioni politiche di un giudice... E quindi si fa
di fatto il discorso alla Berlusconi, che i padroni, gli imputati si devono scegliere
città e giudici...
La realtà,
abbiamo denunciato, che se questo processo si sposta, vuol dire solo che non lo
si vuole fare seriamente o che lo si vuole fare per assolvere i Riva e gli
altri imputati. Proprio le 190 pagine di motivazioni dell'istanza di
ricusazione, dicono uno per uno i motivi per cui questo processo si deve fare a
Taranto e perchè noi dobbiamo trasformarlo in una battaglia che deve e può
finire male per Riva e complici.
La giornata
di ieri ha confermato che affidare burocraticamente un processo a un giudice di
turno è assurdo. Lo ha dimostrato la gestione approssimativa delle notifiche,
che fino al giorno prima si confermava essere andate tutte a buon fine e poi al
processo viene fuori che 5 erano irregolari.
Lo ha
dimostrato la “dimenticanza” della prossima scadenza dei termini di custodia
cautelare di alcuni imputati; con conseguenze anche per la presentazione delle
parti civili.
Lo ha
dimostrato la prima decisione della giudice Gilli, per cui, chi voleva...
poteva procedere comunque con il deposito puramente tecnico delle costituzioni
di parti civili senza presentarne le motivazioni e senza contraddittorio – a
questo la maggiorparte dei legali si è opposta.
Tra gli
avvocati dello Slai cobas a questo punto vi è stata una discussione per
decidere la soluzione più giusta: depositare subito nel modo indicato dalla
Gilli le nostre parti civile, mentre altri le avrebbero presentate alla seconda
udienza, poteva dare un vantaggio alle controparti; nello stesso tempo,
presentarle dopo non ci poneva subito come parte protagonista nel processo;
decidere che alcuni nostri avvocati le presentavano, mentre altri attendevano
la nuova udienza; presentare subito la costituzione dello Slai cobas e dopo
quella delle parti civili di lavoratori e cittadini...
Lo Slai
cobas a questo punto ha posto alcuni punti fermi: la presentazione e i tempi
della stessa dovevano tenere in considerazione soprattutto il messaggio
politico verso i lavoratori e i cittadini; le parti civili dovevano essere
presentate tutte insieme; la presentazione dello Slai cobas avviene insieme a
quella dei lavoratori e abitanti dei Tamburi, perchè lo slai cobas ha lavorato
e lavora soprattutto per la presentazione associata di operai Ilva, lavoratori
cimiteriali e abitanti dei Tamburi, che con la loro presenza nel processo
devono far sentire il “fiato sul collo” fin dentro l'aula. La presentazione
dello slai cobas è opportuna e necessaria (oltre che chiaramente legittima
perchè è dal 1993 che lavora in Ilva e in città con una montagna di iniziative,
la cui documentazione riempirebbe tutta una stanza) per poter stare anche
all'interno dell'aula processuale e svolgere una funzione orientativa e
unificante sia verso le nostre parti civili che verso il pool di nostri
avvocati. Per questo non poteva essere accettabile presentare lo slai cobas in
un momento diverso dagli altri lavoratori.
Il nostro
“pool di avvocati” ha ben funzionato in maniera collettiva. Gli avvocati di
Taranto riconoscono l'esperienza di riferimento del processo Eternit di Torino
dell'Avv. Bonetto, si consultano e tengono conto di quello che dice e decide lo
slai cobas. In particolare, comprendono che noi siamo portatori di una doppia
esigenza, quella legale (che deve essere fatta bene perchè vogliamo che tutte
le nostre parti civili siano accolte) e quella sindacale-politica che va oltre
e non si fa “incatenare” dalle sole questioni tecnico-legali, ma tiene conto
dell'importanza di questa battaglia per i lavoratori e la popolazione di
Taranto.
La questione
dei tempi di presentazione delle parti civili è stata sciolta, dalla stessa
giudice che, andata finalmente a leggersi gli articoli di legge, ha deciso che
tutto veniva sospeso (anche la scadenza dei termini di custodia cautelare), e
si rinviavano le presentazioni delle parti civili nei modi dovuti, alla prossima
udienza che sarà il 16 settembre.
Ma questo
processo ha anche subito mostrato il rischio di diventare un circo, con tempi
inimmaginabili. Solo per fare l'appello degli imputati, con i relativi
avvocati, ci sono voluti quasi 2 ore. E il problema si presenterà ancora di più
nelle prossime udienze, in cui dovranno essere chiamate anche le parti civili.
Male anche
la gestione e l'organizzazione della struttura dei Vigili del fuoco: utilizzata
solo mezza palestra, poche sedie con tante persone costrette a stare in piedi,
niente aria condizionata, anche l'acqua e il mini bar è stato messo solo dopo
alcune ore.
Chiaramente
vi erano decine e decine di giornalisti e operatori tv nazionali e locali, che
dopo un po' sono stati messi fuori anche dall'anticamera dell'aula processuale.
Questi giornalisti puntavano ovviamente ad intervistare i grossi nomi. Ma
alcuni hanno intervistato l'Avv. Bonetto, la rappresentante dello Slai cobas e
soprattutto i rappresentanti della Rete nazionale per la sicurezza presenti al
presidio.
PROSSIMO
APPUNTAMENTO PROCESSUALE: 16 SETTEMBRE.
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