Bergamo, sindacalista
denuncia: “Preso a sprangate per le proteste che porto avanti”
È l’alba
dello scorso sabato, in un paesino vicino Bergamo. Marian Botta,
magazziniere di origini rumene, entra in auto per andare al lavoro, insieme a
sua moglie. Entrambi sono impiegati nel magazzino Kuehne Nagel di Brignano
Gera d’Adda, e Marian, in particolare, è un delegato del sindacato Slai
Cobas, cui è iscritta la gran parte dei 230 operai del sito logistico. Poco
prima di partire, la coppia vede avvicinarsi tre uomini – di cui due a volto
coperto – che spaccano il vetro dal lato del conducente. Afferrano Marian, lo
trascinano fuori dall’abitacolo e lo picchiano selvaggiamente. Le urla
della moglie richiamano l’attenzione dei vicini che mettono in fuga i tre
uomini. Il sindacalista resta a terra con la gamba gonfia e il corpo pieno di contusioni
ed escoriazioni. Questa la ricostruzione che Botta ha rilasciato a ilfattoquotidiano.it,
spiegando che “si tratta dell’ennesimo pestaggio a danno di un sindacalista del
settore logistico, che negli ultimi anni è stato scosso da picchetti, scioperi
e vertenze molto aspre, soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna. Lo
scopo – sottolinea – è impedirmi di tornare al lavoro”. Anche due anni fa
Marian è stato minacciato sotto casa con un’arma da fuoco. “Sono convinto che
si tratti di un avvertimento legato alla mia attività sindacale”
sostiene Marian che aggiunge: “Prima che arrivasse il sindacato avevamo delle buste
paga del tutto irregolari, senza ferie, malattia o Tfr. A volte si
lavorava quattro ore, altre volte 17 ore, in base ai carichi di merce. Ci
trattavano come degli schiavi. In passato mi è stato persino offerto del
denaro, per smettere di fare il sindacalista. Ovviamente, ho sempre rifiutato”,
conclude Botta di Maria Elena Scandagliato
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