martedì 23 dicembre 2014

3 dicembre: Il governo Renzi, chiede la fiducia sul Jobs Act - manifestazione a Roma, cariche della polizia

#3Dic, in corteo a Roma: fermiamo il Jobs Act!

(da infoaut aggiornamento ore 15.30): 
Il corteo bloccato su largo Argentina è stato più volte caricato a freddo dalla polizia. Diversi feriti, due manifestanti sono stati fermati. Dopo le cariche il corteo si è ricompattato e ha raggiunto il Colosseo per aspettare i fermati, rilasciati entrambi poco fa.
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Oggi con il voto di fiducia al Senato
si conclude l'iter di approvazione del Jobs Act, che sancirà definitivamente lo smantellamento di ogni forma di tutela o diritto sul lavoro, spianando la strada a precarietà selvaggia e sfruttamento per fette sempre più ampie di lavoratori.
Da questa mattina a Roma studenti, precari, movimenti per il diritto all'abitare si stanno mobilitando per raggiungere il Senato e femare l'approvazione del Jobs Act. Un corteo si è mosso dal Colosseo risalendo da via dei Fori Imperiali e raggiungere Sant'Andrea della Valle dove si trova il Senato. Cortei spontanei sono partiti anche dalle diverse scuole superiori che in questi giorni sono state occupate contro "la buona scuola" e il Jobs Act.
Intorno alle 13 la manifestazione ha raggiunto il Senato, che è stato bersagliato con un lancio di uova. Poco dopo la polizia, che da questa mattina sta militarizzando la capitale, ha bloccato e chiuso il corteo su largo Argentina. I manifestanti hanno tentato di forzare il blocco, ricevendo una carica della polizia.

(da contropiano)
Oggi in Senato il governo chiede di votare la fiducia – praticamente una delega in bianco – al Jobs Act. Si tratta della destrutturazione più profonda delle tutele sul lavoro che un governo abbia realizzato negli ultimi venti anni. Ci avevano provato i governi della destra senza riuscirci, ci avevano provato i governi di centro-sinistra ma fino ad un certo punto, ci avevano provato i governi “tecnici” imposti dagli apparanti dirigenti di Bruxelles e Francoforte e adesso vogliono tutto.
Approvare questo provvedimento rade a zero le tutele minime di chi ancora ha un lavoro contrattualizzato a livello nazionale e spiana la strada per l’abbassamento generale dei diritti di tutti i lavoratori, precari o stabili che siano, giovani o vecchi. Ma soprattutto spiana la strada alla fine dei contratti nazionali per separare i lavoratori ognuno nella propria azienda senza più elementi comuni che li rendono più forti sul piano collettivo. Tutto questo era scritto nero su bianco nella lettera del 5 agosto 2011 vergata dai governatori della Banca Centrale Europea, Trichet e Draghi, e che si è configurata come il diktat intorno al quale si sono conformate le misure adottate dai governi Berlusconi, Monti,  Letta ed infine Renzi.

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