martedì 23 dicembre 2014

29 novembre: I padroni sono sempre ASSASSINI, non solo per l'insicurezza sul lavoro ma anche quando licenziano

Livorno, vertenza Cooplat: tenta suicidio dopo preavviso licenziamento

Questo è solo l'ultimo episodio legato al caso della ditta che gestisce il servizio di spazzamento delle strade. L'appalto scadrà tra due mesi. Venerdì in consiglio comunale è scoppiata l'ennesima protesta. "La giunta ci prende in giro", ma il sindaco Nogarin replica: "Stiamo facendo il massimo"


“Basta, salgo sul tetto e mi getto giù”. Dopo aver ricevuto il preavviso di licenziamento ha minacciato di lasciarsi cadere dal tetto del Comune di Livorno se non avesse ottenuto garanzie sul futuro della propria ditta. Soltanto dopo tre ore di tensione e apprensione una 52enne, monoreddito con due figli, è stata convinta a scendere e poi portata al pronto soccorso per accertamenti. “Sta un po’ meglio, ma è ovviamente molto stanca” riferisce in serata il segretario provinciale Fp-Cgil Giovanni Golino. Sia il sindacalista che il sindaco Filippo Nogarin hanno seguito il caso dai primi minuti: “Le abbiamo parlato dalla finestra vicina – racconta il primo cittadino – cercando di calmarla”.
Questo è solo l’ultimo drammatico episodio legato alla vertenza Cooplat, ditta che gestisce per conto di Aamps (100% in mano al Comune) il servizio di spazzamento delle strade. L’appalto scadrà tra due mesi e nelle ore scorse i 78 dipendenti della cooperativa hanno ricevuto una lettera con cui si preannuncia il licenziamento a partire appunto dal prossimo 31 gennaio (“solo un atto formalmente dovuto” ha rassicurato Nogarin). Venerdì in consiglio comunale è scoppiata l’ennesima protesta. “La giunta ci prende in giro” è il ritornello. “Stiamo facendo il massimo” ha controbattuto Nogarin.
La protesta annunciata si è però arricchita di un capitolo imprevisto. Intorno alle 15 la 52enne ha infatti salito le scale di Palazzo civico fino al terzo piano per raggiungere un tetto interno che si affaccia su una chiostra e ha minacciato di gettarsi giù. Appena appresa la notizia i colleghi si sono radunati davanti alla sede del Comune. “Mi ha chiamato al cellulare, dicendomi solo che si sarebbe gettata giù dal tetto” riferisce il collega Luca Lombardi. Al centro della questione il rinnovo dell’appalto: i lavoratori chiedono che nel nuovo bando siano garantite le stesse condizioni attuali, ossia quelle garantite dal contratto nazionale Fise (1300 euro mensili per 36 ore settimanali più quattordicesima). Il bando scritto da Aamps (offerte da presentare entro il prossimo 5 dicembre) prevede una clausola di salvaguardia per tutti i 78 dipendenti ma non il mantenimento del contratto in questione. Soltanto Cooplat avrebbe l’obbligo di garantire il Fise: gli altri soggetti interessati al bando potrebbero invece proporre altre soluzioni. “Evidente alterazione della concorrenza” sostiene Cooplat che quindi si è appellata al Tar (camera di consiglio il 10 dicembre). La donna salita sul tetto ha chiesto che il bando sia riscritto affinché tutti i soggetti in gara siano costretti a applicare il Fise. Il timore dei lavoratori è infatti che un vincitore diverso da Cooplat possa applicare contratti più penalizzanti come ad esempio il Multiservizi: “Perderemo 300 euro al mese”.
Gli spazzini accusano Comune e Aamps: “4 mesi di sole promesse” afferma Ivo Palestri. Silvia Di Fraia e Anna Goti puntano invece il dito contro l’atteggiamento di Nogarin: “Appena saputo che la nostra collega era salita sul tetto il sindaco ha fatto uscire tutti noi lavoratori e i giornalisti presenti, sostenendeno che era in atto un vero e proprio attacco mediatico”. Anche i consiglieri d’opposizione come Marco Cannito (Cittàdiversa), Monica Ria (Pd) e Andrea Raspanti (Buongiorno Livorno) attaccano la giunta. “No alla deregolamentazione: chiunque vinca la gara deve assicurare il Fise” scandisce l’ex segretario del Pd Jari De Filicaia. Il prossimo tavolo tra azienda, istituzioni e sindacati è in programma per lunedì. Nogarin in serata ribadisce però che il bando non potrà essere modificato: “Siamo costretti da ragioni tecniche: ci esporremmo in caso contrario a un elevato rischio di ricorso”. Il sindaco infine chiarisce: “Ho chiesto a dipendenti e giornalisti di uscire dai saloni del Comune per tutelare la donna stessa. Ci siamo trovati davanti a una situazione estremamente delicata: la tensione e la pressione non avrebbero permesso di agire nel migliore dei modi per salvare la lavoratrice”.
di David Evangelisti | 29 novembre 2014


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