Il Comune di Roma mette il
bavaglio agli insegnanti: “No interviste ai giornalisti”
Il Segretario di stampa romana Lazzaro Pappagallo: “Se
non si riesce a intervenire direttamente sui giornalisti, si cerca di bloccare
le fonti da cui provengono notizie e commenti". Ma dal Campidoglio:
"Siamo stati fraintesi"
È un vero e proprio bavaglio agli insegnanti
comunali. Se la sua nascita risale al dicembre 2013, i suoi effetti sono sempre
più evidenti da qualche settimana, per la precisione dal 22 aprile, da quando
cioè l’amministrazione guidata da Ignazio Marino ha inoltrato una
circolare agli educatori. Non è espressamente vietato parlare con i giornalisti.
La questione è molto più sottile. I dipendenti comunali (insegnanti inclusi)
devono infatti – per contratto – tenere uno “stile di comportamento consono al
prestigio di Roma e alla sua funzione di Capitale della Repubblica”. E non
solo. Devono anche assumere “comportamenti tali da stabilire un rapporto di
fiducia tra i cittadini e l’amministrazione”. Infine, il dipendente deve
“astenersi da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti
dell’amministrazione”. In sostanza, si sta vietando ogni contatto con i
giornalisti, comprese le comunicazioni con sms, chat, social network, email e
foto. E per chi trasgredisce è previsto un provvedimento disciplinare. La
circolare dell’amministrazione comunale di Roma è rivolta al personale
educativo e scolastico stipendiato dal Comune: parliamo di migliaia
d’insegnanti delle scuole materne e degli asili nido che devono
obbedire alle direttive destinate ai dipendenti comunali. Tutto nasce dal
braccio di ferro sindacale in atto sul nuovo contratto di lavoro: alcune
maestre ed educatrici, infatti, hanno rilasciato dichiarazioni ai mezzi
d’informazione e l’amministrazione capitolina non ha gradito. Il direttore del
dipartimento servizi educativi e scolastici ha scritto una circolare
riservata, destinata ai direttori di tutti i Municipi romani, specificando
quale sia il comportamento che le maestre devono mantenere. “La trattativa –
scrive il direttore Mariarosa Turchi – ha avuto fasi alterne, anche con momenti
critici, nei rapporti tra Amministrazione e personale”. E aggiunge: “In tale
contesto si è avuto modo di evidenziare il comportamento di alcune insegnanti
ed educatrici non consono a quanto previsto dal ‘codice di comportamento
del personale capitolino’”. E ancora: “Si sono a volte registrate anche
sugli organi di stampa, atteggiamenti e dichiarazioni, da parte di insegnanti
ed educatrici, le quali hanno fornito, sia agli stessi media sia ai genitori
dei piccoli utenti, informazioni non corrette circa l’applicazione dei
nuovi istituti contrattuali”. Se non bastasse, il direttore del dipartimento
rileva che “detto personale ha utilizzato i mass media per porre all’attenzione
dell’opinione pubblica i propri censurabili comportamenti, non solo fornendo
dichiarazioni ai giornali, ma anche inviando foto e utilizzando altri più
moderni mezzi di comunicazione”. Ma a chi spetta stabilire se le dichiarazioni
degli educatori siano state scorrette, offensive, censurabili?
Di certo c’è che le prossime polemiche sul rinnovo del contatto risulteranno
censurate, perché gli insegnanti in questione non potranno discuterne con i
mezzi d’informazione, non potranno criticare liberamente, a meno di non
rischiare un provvedimento disciplinare per aver violato il dovere di mantenere
il “prestigio” della Capitale, o aver incrinato il “rapporto di fiducia” tra
amministrazione e cittadini, o peggio per aver “offeso” Roma. Tra l’altro – conclude
la circolare -“occorre vigilare sull’osservanza delle norme regolamentari” la
cui violazione “è fonte di responsabilità accertata all’esito del relativo
procedimento disciplinare”. Contro la circolare del Comune si schiera il
Segretario di stampa romana Lazzaro Pappagallo: “Se non si riesce a
intervenire direttamente sui giornalisti, si cerca di bloccare le fonti da cui
provengono notizie e commenti. Piuttosto che cercare di interrompere il flusso
di informazioni, minacciando sanzioni disciplinari, il comune potrebbe onorare
il prestigio della Capitale, garantendo trasparenza e pluralismo dei
comportamenti anche quando non si traducono nel pensiero unico”. Nel
frattempo l’amministrazione romana denuncia di essere stata “fraintesa”
e specifica che la circolare non intende “sollecitare specifici interventi
sanzionatori e/o disciplinari nei confronti del personale educativo e
scolastico”. Piuttosto, chiarisce che il comportamento riguarda tutti i
dipendenti comunali, insegnanti inclusi. In sostanza, resta esattamente sulla
stessa posizione: la circolare suona come un’intimidazione e un bavaglio per
molti maestri che, raccolti nel comitato romano “Cuoritaliani”, si sono dati
appuntamento il 9 maggio sotto il Campidoglio per chiederne il ritiro.
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