Dopo l’introduzione dei voucher con la legge di bilancio, nei prossimi giorni il governo Meloni si appresta a fare altri favori ai padroni liberandoli dai “vincoli” che erano posti ai contratti a termine, vincoli spesso imposti anche da sentenze di tribunale e perfino dalla Corte costituzionale che “è già intervenuta sul Jobs Act di Renzi, per invitare il Parlamento a legiferare in modo più favorevole ai lavoratori per quanto riguarda i risarcimenti nei casi di licenziamenti senza giusta causa.” come riporta il Manifesto del 25 scorso. È chiaro che i “risarcimenti” sono stati introdotti per attutire i colpi dei licenziamenti, ma non hanno risarcito e non possono risarcire un operaio o una operaia che perde il lavoro! Le nuove norme sui contratti a termine dovrebbero essere varate “entro l’inizio di febbraio: via il limite di 12 mesi per i contratti a tempo senza causali, l’ipotesi è tornare a 36 mesi, come ai tempi del governo Renzi e del ministro Poletti. Con la possibilità di ulteriori 12 mesi da affidare ai contratti collettivi. Si allargheranno anche le causali per i rinnovi, che oggi sono legati sostanzialmente alla sostituzione di lavoratori e incrementi temporanei dell’attività.” Alle normali obiezioni che con queste norme si aggrava la precarietà già estesa, visto che in Italia ci sono ufficialmente oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori in queste condizioni, si affretta a rispondere la ministra del lavoro (della precarietà e della disoccupazione) Elvira Calderone che bacchetta, per giunta! “«Basta considerare la flessibilità solo in chiave negativa, il contratto a termine non è di per sé una forma di precarizzazione»” e di che, se no? qui la ministra dimostra anche perdita di capacità logica! Ma in realtà, la logica è giusta, è quella del capitalismo-imperialismo. “… sembra di tornare alle narrazioni dei tempi della Leopolda. – dice il quotidiano - Senza tenere conto del fatto che, nel 2021 (secondo i dati del rapporto Inapp), solo il 14,8% dei nuovi contratti di lavoro era a tempo indeterminato, mentre il 69,8% era a termine. Numeri che hanno spinto gli stessi autori del rapporto definire il mercato del lavoro italiano «intrappolato nella precarietà».” Segue un piccolo elenco di dichiarazioni dei sindacati confederali, di fatto al servizio del Capitale, che si lamentano e invitano il governo a ripensarci, a discutere, discutere… È invece, necessario passare ai fatti! Lavoratrici e lavoratori, a “tempo indeterminato” o precari, si devono organizzare, a fronte di questi continui attacchi, e unire le lotte contro padroni e i loro governi.
Anche la lotta contro la precarietà sarà argomento dell’Assemblea Proletaria Anticapitalista che si terrà a Roma il 18 febbraio prossimo dalle 10,30 alle 18,30 presso lo Spazio Occupato Metropoliz, di Via Prenestina 913
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