giovedì 14 settembre 2023

14 settembre - Il G20 in India: che cosa è stato/ L'india di Modi/ la guerra popolare in India/Meloni e l'India - Testo della Controinformazione operaia ORE 12 del 13/9

 

I vertici dei paesi imperialisti e dei loro alleati sono sempre espressione, insieme, di collusione e contesa e oggi si muovono all'interno dello scenario della crisi economica mondiale, comprensiva della crisi climatica e della corrispondente tendenza alla guerra inter-imperialista.

Tutti i vertici, quindi, dei capi di stato e di governo - quelli oggi raccolti nel G20 - contengono la collusione e la contesa.

Il vertice svoltosi in India il 9-10 settembre è stato esemplare sotto questo punto di vista. I paesi imperialisti e innanzitutto le potenze imperialiste, Stati Uniti da un lato, Russia e Cina dall'altro - all'interno di questi, il blocco dei paesi imperialisti alleati legati agli Stati Uniti, tra cui l'Italia - in questo vertice hanno steso una Risoluzione comune sull'Ucraina, una risoluzione generica, voluta soprattutto dal premier indiano che ospitava il vertice, che voleva uscire con un cosiddetto “successo”, per coprire il problema che il vertice aveva al suo interno in maniera evidente, come riflesso della contesa inter-imperialista mondiale: vale a dire le assenze di Putin e di Xi Jinping, il premier cinese.

Modi ha tagliato fuori l'Ucraina non facendola partecipare al vertice perché evidentemente questo tipo di presenza guerrafondaia, nettamente schierata a sostegno dell'intensificazione della guerra e legata strettamente all'imperialismo americano, avrebbe portato a una rottura sia prima del vertice sia

durante il vertice e Modi, che in questa fase sta cercando di affermare il suo ruolo internazionale, evidentemente non avrebbe potuto reggere né sul piano internazionale né sul piano interno la portata di un vertice che fosse finito con una spaccatura frontale, con l'assenza e l’abbandono di esso, che la presenza del cane guerrafondaio di stampo nazista, Zelensky, comportava.

La venuta meno della presenza di Zelensky ha permesso una Risoluzione che, come tutte le risoluzioni di questi vertici, sostanzialmente segnano il punto pubblico di espressione ma sono tirabili da ciascun lato da parte tutte le forze che erano in campo.

Questa Risoluzione riprende genericamente i principi dell'ONU che condannano le invasioni territoriali ma sostanzialmente non smentiscono le ragioni delle potenze imperialiste in corso e della stessa Russia che, pur operando con un invasione di stampo imperialista e di carattere neozarista, rivendica la risposta alla provocazione occidentale Ucraina, all’accerchiamento della Russia voluto dalle potenze imperialiste, con in prima fila Zelensky, e rivendica le aspirazioni di parte delle popolazioni della Crimea e del Donbass di essere parte della Russia, in una situazione in cui essere parte della Crimea ha voluto significare massacri, repressione e repressione da parte del regime di Zelensky.

Una Risoluzione che ripercorre sostanzialmente nel primo punto il piano cinese e di conseguenza non poteva scontentare la Cina che tende a proporsi come potenza di pace, sapendo che questa è un'arma nella contesa con l'imperialismo americano e i suoi alleati ed è anche un punto possibile di riferimento per i paesi non formalmente alleati, compresi quelli divenuti molto importanti, raccolti nel cosiddetto Brics.

Una Risoluzione che ha lasciato tutto uguale e che subito è stata usata dall'imperialismo americano in senso soprattutto anticinese. Perché questo è l'altro elemento in questo vertice: valorizzare l'India ma in funzione anti-cinese, dargli un peso nel mondo e nei vertici ma in funzione anti-cinese; e nello stesso tempo evitare l'asse dei paesi considerati intermedi - e in particolare quelli del Brics e buona parte dei paesi del "Terzo mondo", per usare una formula non del tutto esatta in questo momento.

L'obiettivo è di isolare la Cina e di sconfiggere militarmente la Russia. L'isolamento della Cina è parte di una nuova aggressione imperialista inevitabile che prenda a pretesto la vicenda di Taiwan - che è parte integrante della Cina, e questo lo sancisce l'ONU innanzitutto - che possa accendere focolai di tensione di una guerra ancora più devastante di quella dell'Ucraina nello scenario asiatico e del Pacifico.

Come si sa, gli Stati Uniti sono attivi in questa politica: sono passati da Nuova Delhi al Vietnam, anche qui con lo scopo di accendere la contesa Vietnam-Cina, armare il Vietnam, considerato il possibile sbocco delle questioni della presenza delle multinazionali nello scenario asiatico, puntando - e gli Stati Uniti lo fanno apertamente - a spostare la presenza delle multinazionali presenti in Cina nel vicino Vietnam, dove peraltro le condizioni salariali e normative dei lavoratori sono ancora peggiori.

E questo quindi in funzione anti-cinese.

Quindi non un vertice di pace. Parlano di pace ma praticano la guerra.

In questo vertice un altro passo è stato fatto secondo questa logica e l’apparente collusione cela la guerra tra banditi che sta attraversando il mondo, che ha al suo epicentro l'Ucraina e si estende in tutti gli scenari del mondo e che ha un'altra sede della grande contesa nel Pacifico in funzione anti-cinese.

Un vertice quindi che parla di pace ma lavora per la guerra, lavora sul piano globale, non soltanto sul problema delle armi - e qui è in atto un gigantesco mercato delle armi a cui nessuno si vuole sottrarre, perché il massiccio armamento dell'India, come potenza concorrente alla Cina e autonoma dalla Russia, è frutto di accordi mai raggiunti prima, enormi, con gli Stati Uniti col recente viaggio di Modi negli Stati Uniti, con la Francia che ha interesse a condurre i suoi interessi specifici nel quadro dell'Alleanza targata genericamente NATO e con la Germania e la stessa Italia che, come socio minore, coltiva l'ambizione di poter essere anche nello scenario del Pacifico - anche sul piano della partecipazione al grande bottino che si disputa nel quadro dell'ascesa dell'India, divenuto oggi il primo paese del mondo per popolazione, superando la Cina, e che vuole colmare il distacco economico dalla Cina con il sostegno dell'imperialismo che permetta all'India di arrivare in tutti gli scenari del mondo.

Al di là della Risoluzione sulla guerra c'è l'obiettivo dell'accordo per la via concorrenziale con la Via della Seta, grande iniziativa economica di proiezione di stampo imperialista ma dentro le materiali contraddizioni del sistema imperialista mondiale e della sua crisi economica, che ha pur sempre il suo epicentro nella potenza imperialista maggiore, gli Stati Uniti, che la scaricano sugli altri paesi mentre disputano la contesa con Russia e Cina, la scaricano nello scenario dell’Europa che viene a essere il concentrato di recessione/inflazione e contesa sui mercati.

Una via alternativa alla Via della Seta: questo era l'obiettivo esplicito degli Stati Uniti e questo obiettivo è forse l'unico che ha fatto dei reali passi avanti in questa occasione.

Il nuovo corridoio, che ha al centro il rapporto India/Medio Oriente, dà molto potere all'india e dà possibilità all'India di contendere lo scenario - anche economico - alla Cina e alla sua Via della Seta; un corridoio che da Mumbai va a Dubai, a Riad, ad Haifa, al Pireo, all'Europa, eccetera.

Un corridoio che ha un altro grande interlocutore che è l'Arabia Saudita. In questo senso il rapporto India/Medio Oriente, con il ruolo della Arabia Saudita – e di conseguenza Israele, Giordania - è l'arma quasi tecnica delle vie dei trasporti che possano permettere l'indebolimento effettivo della Via della Seta.

Su tutto il resto il vertice ha consumato l'aria fritta, tra banchetti, bilaterali, baci e abbracci, sotto la regia odiosa di Modi che ha trasformato questo vertice in una parata nazionalista di stampo medievale, fino a proporre il cambio del nome dell'India, Bharat, una carnevalata che vuole resuscitare l'antica India dietro le vesti di moderna espansione economica.

Bisognava partecipare a questo carnevale, e tutti i paesi presenti, con volto sorridente, hanno partecipato a tutte le cerimonie kitch che, oltre ad offendere i livelli di civiltà raggiunti, post-medievali, anche nell'universo asiatico, sono serviti a consolidare la posizione di Modi non solo sul piano internazionale, dove contano i soldi e le armi, i mercati, i profitti, quanto sul piano nazionale, perché in nome di questa nuova India neo-medioevale in realtà Modi vuole consolidare il suo regime, un regime che è una prigione dei popoli che contiene al suo interno l'oppressione dei popoli, l'ultra sfruttamento del proletariato indiano e l'attacco frontale alle masse povere delle campagne, ai contadini.

Sapete tutti che in India c'è stato il più grande movimento di protesta dei contadini proprio contro Modi, e tutte le attività post grande movimento di proteste sono state un misto di repressione di stampo anche genocida e di recupero del lato neo-feudale del mondo delle campagne, che poi è al servizio solo ed esclusivamente delle multinazionali indiane, nel quadro del mercato delle multinazionali imperialiste su scala mondiale.

Quindi questa glorificazione che anche la stampa occidentale, in maniera servile e pelosa, ha fatto dell'India di Modi è parte dell'operazione vertice G20: attacco della Via della Seta e quindi acutizzazione delle contraddizioni interimperialiste, dello scontro interimperialista e della guerra commerciale come via d'uscita, dentro la crisi mondiale e la glorificazione di Modi per farne perno di “ascesa dell'India” e nazionalismo; ma, come dicono esattamente i compagni indiani, Modi è un servo dei servi, un servo più grande dell'imperialismo mondiale che lavora per conto di chi domina realmente il mondo che, con buona pace di Modi, non è lui e né tuttora la sua India.


In questo contesto è molto importante pensare che questo vertice, all'apparenza una cerimonia a metà tra cerimonia religiosa e festa paesana, ha avuto come risvolto una massiccia repressione, una militarizzazione di tutti i territori, il proseguimento della guerra contro il popolo. Modi è specialista in queste guerre contro il popolo e attraverso diverse operazioni punta all’annientamento delle lotte del popolo e soprattutto del cuore di esse: la guerra di popolo guidata dal Partito Comunista maoista che lotta contro il regime di Modi per liberare le masse indiane, per dare al proletariato indiano - uno dei più grandi proletariati del mondo, in ascesa anch'esso come numero e come importanza mondiale - il potere politico di cambiare l'India e farne un paese di Nuova Democrazia prima, di Socialismo dopo, un vero baluardo della lotta dei popoli che ricordi la Cina di Mao e, ancor prima, il grande messaggio della Rivoluzione d’ Ottobre.

Quindi è inutile che i giornali nascondino questa realtà, questa realtà è l'unica speranza non solo per i proletari e le masse indiane ma l'unica speranza nel mondo di contrastare il G20, le potenze imperialiste, i vertici dei banditi che, in nome dei profitti, creano miseria, fascismo, guerre, repressione, oppressione, barbarie. Questo mondo che deve essere spazzato via dalla lotta unitaria dei proletari e dei popoli di tutto il mondo, dal proletariato dei paesi industriali ai proletari, alle masse povere ipersfruttate dei paesi oppressi dall'imperialismo, attraverso la via della Rivoluzione che i compagni indiani indicano - e non hanno mancato nei giorni del vertice di indicare con azioni militari, con la mobilitazione delle masse.

Proprio oggi si celebra in India la giornata nazionale per la difesa dei diritti dei prigionieri politici, perché i prigionieri politici fanno dell'India il più grande carcere del mondo, in cui ci sono operai, proletari, intellettuali, studenti, appartenenti alle minoranze, tante tante donne, torturate e violentate. Oggi è la giornata di Solidarietà con i prigionieri politici in India e del saluto riconoscente che tutte le forze comuniste, rivoluzionarie, proletarie, antimperialiste, democratiche, lanciano a questo baluardo della lotta di Liberazione nel cuore del paese che ha organizzato questo G20.

Poche parole per parlare dell'Italia.

La Meloni, questa servetta in servizio permanente effettivo che solo i giornali italiani fanno grande - soprattutto quelli della sua parte - anche lì è stata trattata come l'ultima arrivata e non certo perché è l'ultima arrivata al governo, ma perché il suo peso personale e politico è espresso dalla miseria politica e umana che rappresenta la stessa Meloni.

Tutti i giornali hanno notato che nel comunicato dopo il vertice la Meloni non è stata citata da Biden. Quando si tratta di accoglierla, accondiscendente, come una serva sempre d'accordo, per Biden la Meloni conta. Quando si tratta di valutare il risultato di questo vertice: la Meloni, chi? Questo è.

Altro che nazionalismo. La nazione, la nazione, no: come i servi, come i fasci di sempre, i servi dei nazisti della seconda guerra mondiale, e ora i servi al governo che dicono sì a prescindere agli interessi dell'imperialismo americano e cercano in questo di ritagliarsi le briciole per soddisfare gli appetiti della borghesia italiana e della sua parte più stracciona e parassitaria.

Il vertice quindi è stato l'ennesima dimostrazione che il governo italiano è parte integrante dell'Alleanza guerrafondaia imperialista, è dentro l’esclusivo dominio principale dell'economia americana e viene usata anche come "cavallo di Troia" all'interno delle contraddizioni tra gli Stati Uniti e gli altri paesi. E in questo senso dice sì a tutti.

Meloni è la prima che si è presentata con tanto di vestito “all'indiana”, come quelle invitate imbucate che cercano in qualche maniera di far bella figura lisciando chi li ha invitati.

L'Italia ne esce da questo vertice ancor peggio di come è entrata, ancor peggio, guardando le cose dal punto di vista dei proletari e delle masse popolari.

Un vertice che non permetterà certo all'Italia di uscire dalla crisi che produce disoccupazione, inflazione, carovita, attacco alla sanità, peggioramento di tutti gli standard dei servizi sociali e perfino dei livelli di civiltà.

Un vertice che alimenta la guerra, che dice chiaro che per partecipare alla grande spartizione che la guerra dovrebbe originare bisogna intanto mettere armi, armi, armi e finalizzare la nostra economia ad un'economia di guerra, in cui gli unici profitti li fanno le grandi multinazionali dell'energia e della guerra. Altro che colpire gli extra profitti! Mentre per le masse ci deve stare la benzina a oltre 2 euro come simbolo, con l'odio delle masse italiane che si vedono tagliare perfino il reddito di cittadinanza, i quattro soldi per uscire dalla povertà, mentre devono leggere tranquillamente che la Difesa ha speso 4 miliardi in più per le armi, come ordinario, perché i conti veri della Difesa vengono difficilmente resi noti da quella specie di consulenti o ragionieri dell'industria bellica che costituiscono di solito i ministri della Difesa e che hanno in Crosetto un rappresentante perfino spudorato, lurido, dove lurido non è solamente solo la persona, è la sostanza, la sporcizia di un sistema sporco; che è un sistema capitalista e imperialista basato sulle leggi del profitto e dello sfruttamento, tracciate e analizzate da tempo dai Maestri del movimento operaio, e che oggi si esprime nella sua veste stracciona - e non solo perché si tratta dell'ultima delle potenze imperialiste in campo ma quanto perché è stracciona, è da barboni - con tutto il rispetto per i barboni - lo stile di presenza anche in questi vertici dell'attuale governo.

Come conclusione anche dal G20 vengono le parole d'ordine: lottare contro la guerra imperialista, lottare contro la crisi mondiale - anche climatica - in cui i padroni e i ricchi si arricchiscono sempre più e i poveri sono sempre più poveri, mentre l'umanità marcia inarrestabilmente non verso la fine del mondo della crisi climatica ma, purtroppo, verso la grande tragedia di una possibile terza guerra mondiale a cui opporre la lotta rivoluzionaria dei popoli.

Nessuno pensasse di difendere il salario, il lavoro, senza cogliere la sostanza del mondo in cui questi esistono e che non è possibile difendere il lavoro e il salario se non combattiamo questo mondo, i suoi padroni, i suoi governi.

E soprattutto li dobbiamo combattere nel nostro paese perché il modo per servire il mondo è rovesciare il governo del proprio paese e quindi indicare una strada, unirsi a chi lo sta rovesciando ed oggi, in particolare, ai compagni dell'India del Partito Comunista maoista che guidano la più grande la lotta armata e guerra di popolo che c'è attualmente nel mondo.

Anche se su questo non c'è soltanto il silenzio della stampa borghese ma anche quello dei miserabili: la falsa sinistra e i gruppi opportunisti, i cosiddetti antagonisti che chiudono gli occhi su quello che avviene realmente nel mondo per coltivare illusioni piccolo borghesi, sia quando si parla di “desiderio di pace” e di “benessere universale” del mondo pacifista, sia quando si propaganda una rivoluzione impossibile, individualista, anarco-antagonista che non mette al centro i proletari e i popoli, ma se stessi.

E “se stessi” è poca cosa contro il mostro imperialista.

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