venerdì 15 settembre 2023

15 settembre - Parte un grande sciopero generale dell'industria dell'auto negli USA, compreso nel gruppo Stellantis – Ci vorrebbe nel bostro paese uno sciopero così. Far sentire solidarietà e unità dei lavoratori dagli stabilimenti italiani

 

Prime informazioni da diverse fonti

Negli Stati Uniti è iniziato lo sciopero di lavoratrici e lavoratori del sindacato United auto workers (Uaw) contro Ford, General motors (Gm) e Stellantis. Chiamate anche Big three, i tre marchi rappresentano circa il 40% delle vendite di auto negli Usa.

Circa 13mila lavoratrici e lavoratori hanno incrociato le braccia per ottenere aumenti salariali e più diritti da Ford, General motors e Stellantis

 

I lavoratori dell'industria dell'auto in sciopero

La mobilitazione

A partire dalla mezzanotte statunitense (più o meno le sei italiane), circa 13mila lavoratori hanno incrociato le braccia per lo Stand up strike, la nuova strategia di lotta inaugurata dal sindacato. Per ora, a fermarsi saranno i dipendenti di tre grandi stabilimenti: quello di General motors a Wentzville, in Missouri, il Ford Bronco nel Michigan e lo stabilimento Jeep di Stellantis a Toledo, in Ohio. Lo sciopero prevede che, dopo questa iniziale mobilitazione, altri stabilimenti potranno essere chiamati a turno per dare il loro contributo nella protesta.

La Cnn spiega che per la prima volta uno sciopero guidato dal sindacato Uaw, nato nel 1935 e con più di 400mila iscritti, colpisce contemporaneamente gli stabilimenti di tutte e tre le grandi industrie dell’auto. L’annuncio della mobilitazione è arrivato con lo scoccare della mezzanotte di giovedì 14 settembre, quando è scaduto il contratto collettivo di lavoratrici e lavoratori degli stabilimenti.

Dopo il fallimento del tentativo di trovare all'ultimo minuto un accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, il leader del maggiore sindacato che li raccoglie, lo United Auto Workers aveva annunciato lo sciopero. "Colpiremo tutti e tre i Big Three contemporaneamente". Lo sciopero avviene in uno stabilimento di ciascuna delle tre principali case automobilistiche: uno stabilimento GM a Wentzville, Missouri; una struttura Stellantis a Toledo, Ohio; e uno stabilimento Ford a Wayne, Michigan, ma solo per le operazioni di assemblaggio finale e verniciatura.

Da tempo il sindacato ha avviato le trattative con i vertici delle aziende, ma non si è arrivati a un accordo. Nell’ambito dei negoziati, due giorni fa Ford ha messo sul piatto un’offerta che considerava "storicamente generosa, con significativi aumenti salariali”, ma che è stata rigettata perché non in linea con le richieste del sindacato.

Le richieste del sindacato

Le richieste vertono sull’investimento di parte dei grandi guadagni delle Big three (21 miliardi nei

primi sei mesi del 2023 e 250 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni) in misure in grado di migliorare la qualità della vita di lavoratrici e lavoratori. Aumenti salariali “a due cifre” (circa il 40%) in quattro anni, contro il 10% proposto dalle aziende, così da poter adeguare gli stipendi sull’aumento dell’inflazione; aumenti delle pensioni; turni meno massacranti. “Lavoriamo 60, 70, 80 ore a settimana solo per sbarcare il lunario. Questa non è vita. È ora di cambiare”, si legge nel manifesto delle rivendicazioni sindacali.

Inoltre, lavoratrici e lavoratori chiedono la reintegrazione di alcuni diritti persi durante gli anni della grande crisi delle industrie automobilistiche del 2007-2009, quando anche i sindacati fecero un passo indietro su alcune concessioni per permettere agli impianti di rimanere aperti. Oggi la situazione è cambiata. “Profitti record equivalgono a contratti record”, ha affermato il presidente di Uaw Fain, che nel video di lancio della mobilitazione ha detto: “Il nostro fine non è scioperare ma negoziare un contratto. Questo è un momento decisivo per la nostra generazione”.

La replica delle aziende

Ford si è detta impegnata a raggiungere un accordo che "premi i nostri dipendenti e protegga la capacità di Ford di investire nel futuro". Gm si è detta delusa dallo sciopero e ha aggiunto che continuerà "a contrattare in buona fede". Stellantis da parte sua ha annunciato che adotterà "decisioni strutturali adeguate per proteggere le operazioni in Nord America"

di Roberto Festa | 15 Settembre 2023

  •   cronaca dal Il fatto quotidiano

Alle 23.59 di giovedì i lavoratori di tre stabilimenti automobilistici del Midwest hanno deposto gli attrezzi, abbandonato le macchine e sono usciti dalle sale, organizzando i primi picchetti. È iniziata così l’azione sindacale più ambiziosa degli ultimi decenni, quella guidata da United Automobile Workers (U.A.W., il maggiore sindacato dei lavoratori dell’auto) contro Ford, General Motors e Stellantis, casa madre di Chrysler. Lo sciopero, il primo in cui le tre aziende di Detroit sono prese di mira in contemporanea, è scattato dopo mesi di negoziati che non hanno portato a un nuovo contratto. “Questo è il nostro momento decisivo”, ha detto in una diretta streaming giovedì sera Shawn Fain, il presidente di U.A.W entrato in carica quest’anno.

L’interruzione del lavoro riguarda al momento tre stabilimenti: uno della General Motors a Wentzville, Missouri; uno Stellantis a Toledo, Ohio; uno di assemblaggio Ford a Wayne, Michigan. Qui vengono prodotti alcuni dei veicoli più popolari delle “Big Three”. Dallo stabilimento di Wentzville escono la GMC Canyon e la Colorado; da quello Stellantis di Toledo la Jeep Gladiator e la Wrangler; da quello di Wayne il Ford Bronco e il pick-up Ranger. I lavoratori coinvolti sono per ora circa 12.700, una piccola parte dei circa 150mila iscritti al sindacato. “Ma siamo pronti ad allargare gli attacchi oltre gli obiettivi iniziali” ha detto Fain. La novità della protesta sta proprio nell’azione coordinata. In 88 anni di vita, il sindacato ha indetto diversi scioperi, ma sempre rivolti contro un singolo produttore di automobili; solo in casi isolati la sospensione del lavoro si è protratta per più settimane (per esempio, gli stabilimenti General Motors sono rimasti inattivi per 40 giorni nel 2019). In questo caso, appunto, si pensa di poter andare avanti con iniziative comuni anche per settimane: costringendo le case automobilistiche a fermare la produzione in altri siti e colpendo le economie locali nelle città industriali del Midwest.

Altre informazioni

...Il sindacato, sotto la spinta operaia, ha chiesto inizialmente un aumento del 46% della retribuzione generale ridotta in questi ultimi giorni a circa il 35% in quattro anni, un aumento che farebbe salire un operaio di alto livello dagli attuali 32 dollari l’ora a circa 40 dollari. Inoltre, la UAW ha chiesto la fine dei due livelli di retribuzione che penalizzano gli operai assunti dopo il 2007, una settimana di 32 ore fermo restando la retribuzione sulle 40 ore, il ripristino dei tradizionali piani pensioni a benefici definiti con contributi del datore di lavoro e l’abolizione dei piani 401 (k) per i neoassunti (piani che invece prevedono integrazioni da parte del lavoratore) e un ritorno degli aumenti salariali legati al costo della vita. Per anni, gli operai hanno dovuto rinunciare agli aumenti salariali generali e agli aumenti salariali legati al costo della vita per aiutare, a detta del sindacato, le aziende a contenere i costi. Anche se gli addetti all’assemblaggio con un livello più alto guadagnano 32 dollari l’ora e i lavoratori a tempo pieno quest’anno hanno ricevuto assegni per la partecipazione agli utili che vanno dai 9.716 dollari della Ford ai 14.760 dollari della Stellantis, i lavoratori temporanei partono da poco meno di 17 dollari orari.
Negli ultimi dieci anni le tre case automobilistiche più importanti di Detroit hanno fatto registrare profitti notevoli e complessivamente hanno ottenuto un utile netto di 164 miliardi di dollari, di cui 20 miliardi quest’anno e gli amministratori delegati di tutte e tre le principali case automobilistiche guadagnano milioni di compensi ogni anno.
I sindacati, incalzati dagli operai che vedono il proprio salario assottigliarsi sempre di più, sono stati costretti a richiedere aumenti salariali consistenti fino ad ora, anche se si notano segnali di cedimento. La differenza rispetto ai sindacati firmatutto italiani comunque è notevole già nell’impostazione della vertenza. Non si parte dalle necessità delle aziende né si modellano le richieste su quanto potrebbe concedere il datore di lavoro, ma viene avanzata una richiesta definita che parte dalle esigenze operaie. Il sindacato UAW parte da una posizione di vantaggio e la forza gli viene dai 146.000 operai che con uno sciopero organizzato sono in grado di paralizzare la produzione. Sam Fiorani, analista di AutoForecast Solutions, una società di consulenza, ha affermato che le case automobilistiche avevano circa 1,96 milioni di veicoli a disposizione alla fine di luglio, prima della pandemia, quella cifra raggiungeva i 4 milioni, per cui “Un’interruzione del lavoro di tre settimane o più drenerebbe rapidamente l’eccesso di offerta, aumentando i prezzi dei veicoli e spingendo le vendite di marchi non sindacalizzati”.
Le case automobilistiche di Detroit rappresentano circa la metà del mercato automobilistico totale degli Stati Uniti ed uno sciopero può creare danni ingenti all’economia. Uno sciopero di diversi giorni potrebbe costare alle case automobilistiche diversi miliardi di dollari, basta tener presente che in uno sciopero di 40 giorni, della UAW nel 2019, la sola GM ha perso 3,6 miliardi di dollari.
Le aziende possono avere le spalle forti quanto vogliono, se gli operai possono resistere in uno sciopero di più giorni sostenuti dalle casse del sindacato, ed attualmente la UAW dispone di un fondo per lo sciopero di circa 830 milioni di dollari, non c’è partita, in questo braccio di ferro gli operai possono vincere. La UAW ha dichiarato che GM e Ford propongono ciascuna aumenti del 10% della retribuzione oraria nei prossimi quattro anni, mentre Stellantis, che produce automobili sul mercato statunitense con i marchi Jeep, Ram, Dodge e Chrysler , offre aumenti del 14,5%. Nei commenti rivolti ai membri del sindacato, Fain ha definito tali offerte “offensive”, visti i considerevoli aumenti dei profitti delle case automobilistiche negli ultimi anni.
da operai contro
S. C.


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