giovedì 21 settembre 2023

21 settembre - I segnali generali del grande sciopero degli operai negli Usa delle fabbriche dell'auto, tra cui la Stellantis - Da Controinformazione rossoperaia del 20/9

 

La classe operaia è una classe internazionale e quindi ogni lotta che riguarda la classe operaia in uno dei paesi del mondo interessa gli operai di tutto il mondo e in qualche misura dà il segnale dell'internazionalità del proletariato da un lato e della lotta comune contro i padroni del mondo dall’altro, in particolare i padroni delle fabbriche nel mondo. 

Questo è ancora più vero nelle grandi multinazionali. In questo senso lo sciopero realizzatosi, e tuttora in corso, negli Stati Uniti è uno sciopero di importanza mondiale.

Tutte le fabbriche automobilistiche, comprese General Motors, Ford, Stellantis, sono entrate in sciopero. Per la prima volta questo sciopero, recentemente, almeno negli ultimi anni, riguarda tutte le fabbriche dell'auto negli Stati Uniti. Altre volte vi sono stati scioperi - anche duri e prolungati - negli Stati Uniti ma hanno riguardato uno o l'altro dei grandi gruppi e questo alla fine ha pesato nel risultato di questo sciopero. 

Le questioni importanti in questo sciopero sono due: la piattaforma, che è una piattaforma molto avanzata - non solo negli Stati Uniti, dove in generale la classe operaia sta meglio dato lo sviluppo disuguale del capitalismo e dell'imperialismo su scala mondiale, ma anche in Europa

dove le condizioni degli operai dei paesi imperialisti sono migliori di quelli dei paesi di nuovo sviluppo capitalista, e della condizione operaia di tre quarti del mondo dove domina l'imperialismo e il capitalismo da esso prodotto e gestito da governi al servizio dell'imperialismo.  

Però questo lo sciopero come quello in corso negli Stati Uniti è un segnale importante negli Stati Uniti e da un'indicazione importante agli operai, innanzitutto delle grandi fabbriche dell'auto presenti in tutto il mondo - in Italia innanzitutto il gruppo Stellatis - e in secondo luogo all'intera classe operaia anche degli altri comparti industriali.

Guardiamo, quindi, alla piattaforma, alle rivendicazioni: aumenti della paga oraria del 40% in 4 anni da aggiungere alla scala mobile contro l'inflazione. 

Voi pensate quanto sarebbe importante e quanto è generale questa situazione, lì dove l'abbassamento selvaggio dei salari prodotto della crisi economica scaricata sui lavoratori si è unita alla debolezza dell'opposizione operaia, per la collaborazione dei sindacati maggioritari confederali con i padroni che ha portato a un netto peggioramento dei salari in tutte le grandi fabbriche, per non parlare di quello che succede nelle medie, nelle piccole, di quello che succede in altri settori di iper-sfruttamento e schiavismo, basti pensare alla logistica, al bracciantato agricolo, all'arcipelago della precarietà fatto di call center, riders, eccetera. 

Ogni tanto ci sono dei calcoli che ci dicono che abbiamo perso 5 mila euro di salario all'anno negli ultimi dieci anni e poi è sotto gli occhi di tutti oggi che mentre i prezzi aumentano, il carovita raggiunge livelli stratosferici il costo dell'energia, dettato anche dall'influenza della guerra, i salari siano stati taglieggiati, salari peraltro abbassati dalla cassa integrazione permanente nelle grandi fabbriche, compreso nel gruppo dell'auto della Stellantis.

In questo contesto il 40% di aumento in quattro anni è una cifra ragionevole per difendere il salario dei lavoratori, cifra non certo coperta dai rinnovi contrattuali fatti a perdere e influenzati dalla concertazione tra padroni e sindacati che non ha mai smesso anche quando sono cambiati i governi e le fasi economiche all'interno del paese.

Il ripristino della scala mobile contro l’inflazione è una rivendicazione generale Tutti capiamo che togliere la scala mobile, lungi dall’avere permesso ai lavoratori una dialettica nei contratti, nella contrattazione, ha significato che i lavoratori hanno sistematicamente perso, non recuperato, gli aumenti dell'inflazione e del carovita.


L'altra grande rivendicazione è la riduzione a 32 ore della settimana lavorativa, a parità di paga. In fase di crisi e di attacco all’occupazione la riduzione dell'orario di lavoro, del “lavorare meno lavorare tutti” è un'arma indispensabile dei lavoratori per mantenere l'esercito del lavoro, migliorare le condizioni in una situazione in cui i padroni la vogliono in qualche maniera peggiorare. 

Gli operai americani parlano di 32 ore. Questa rivendicazione deve essere internazionale, la lotta generale per le 8 ore è stata uno dei più grandi fenomeni della storia del movimento operaio e della classe operaia, ha costituito una conquista nello scontro tra padroni e governo da un lato e lavoratori dall’altro nel sistema capitalistico.

Pensate quanto è importante all'interno del nostro paese che in grandi gruppi come la Stellantis o in grandi gruppi come quelli della siderurgia partisse una rivendicazione seria di riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga.


Altri elementi sono importanti– e peraltro molto i sentiti dagli operai americani - e riguardano i miglioramenti delle coperture assistenziali e pensionistiche, maggiori garanzie a protezione del posto di lavoro e la cancellazione delle differenze di salario. Le differenze di salario sono l'arma tradizionale del padrone per dividere la classe operaia, è uno degli strumenti che permette di legare una fetta di operai - non solo di aristocrazia operaia ma anche settori di lavoratori - al padrone e lasciare invece in una situazione di peggioramento generale gli altri operai e soprattutto i nuovi assunti.

Attualmente nelle fabbriche auto negli Usa vengono dati 17 dollari l'ora ai nuovi assunti che devono lavorare otto anni per raggiungere i 32 dollari del salario massimo; queste divisioni erano state accettate dagli stessi sindacati che oggi hanno dichiarato questo sciopero. 


Il significato di queste piattaforma è importante, al di là dell'esito - certamente noi auguriamo che gli operai vincano negli Stati Uniti. Aver lanciato questa piattaforma da un’àncora utile e necessaria a tutte le lotte nelle grandi fabbriche e nei grandi gruppi, perché ci si possa legare a rivendicazioni che sono di carattere generale, internazionale.

Ci dicono sempre che siamo in un mondo globalizzato, ci dicono sempre che c'è la concorrenza internazionale, quello che non ci dicono che in questa concorrenza internazionale aumenta il divario tra ricchi e poveri e tra padroni e operai. I padroni agiscono su scala mondiale come un'unica classe, i governi si allineano agli interessi di questa unica classe, mentre gli operai non hanno un’ ancoraggio di questo genere. Ed è certamente a questo ancoraggio che bisogna guardare, piuttosto che alla vita spicciola che è fatta di tante piccole rivendicazioni e piccole problematiche, che chiaramente sempre vanno seguite, ma oggi, in tempi di crisi, i lavoratori devono agire come classe internazionale e unirsi sulla base di rivendicazioni internazionali. 


L'altra questione molto importante in questo sciopero sono le forme di lotta. 

La tradizione del movimento operaio è cambiata: un tempo il movimento operaio in Italia non aveva nulla da imparare, l’Autunno caldo sta lì a testimoniarlo, in quella grande stagione gli operai in Italia sono stati in grado di animare e ottenere conquiste serie e per un certo periodo anche durature - poi logorate dall'attacco dei padroni.

Il modo per come è organizzato lo sciopero fa sì che gli operai e operaie vengano mobilitati per tappe: prima i lavoratori nelle fabbriche in cui c’è più produzione e che in qualche maniera stanno tirando - perché sempre, anche in uno stesso comparto produttivo, ci sono fabbriche che tirano e fabbriche in crisi - e poi via via lo sciopero viene generizzato a tutti gli interi stabilimenti.

Questa forma di lotta permette di colpire il padrone laddove ha più interesse che si lavori, e favorisce in qualche maniera la continuità e la tenuta del movimento sindacale.


Da questo sciopero vengono anche importanti segnali del clima presente che è bene non trascurare perché ci permette di capire che la lotta trasforma gli operai. Gli operai visti tutti i giorni sembrano una massa di pecore allineata spesso al padrone e sempre in difesa, però quando scioperano le cose cambiano. Le forme di lotta: ci sono immagini di forti picchetti, pieni di entusiasmo, con massiccia adesione degli operai e delle operaie. Non solo, cresce la solidarietà: a dimostrazione che gli operai quando lottano ottengono la solidarietà - in questo caso, per esempio, dei camionisti che non hanno voluto forzare i picchetti per entrare in fabbrica, come spesso avviene in queste situazioni. Così come va segnalata l'apertura mentale dei lavoratori che, di fronte a questi scioperi, portano all'interno una denuncia più generale e questo li spinge a guardare all'esterno della fabbrica e alla volontà di trasformarla, e anche una visione internazionale, gli operai in lotta sono più sensibili al sentimento di solidarietà, nello sciopero si sono espressi sentimenti di solidarietà con i lavoratori del Messico in cui si dice: “fanno il nostro stesso  lavoro e sono pagati una miseria”. Ecco, la lotta permette effettivamente di guardare all'unità della classe operaia a livello internazionale, sia nei paesi imperialisti e capitalisti sia al super-sfruttamento, al limite dello schiavismo, degli operai dei paesi dipendenti dall’imperialiamo. 

La coscienza operaia. Gli operai dicono: “we are making history today, baby”,“stiamo facendo la storia” ed è in questi casi che la classe operaia appare come effettivamente forza motrice della storia della lotta di classe, è in questi casi che la classe operaia influenza le direzioni sindacali che anche in America non sono certo il meglio che i lavoratori vorrebbero, è in questi casi che i lavoratori si concepiscono come classe. “Questa è una battaglia della classe operaia contro i ricchi” si dice in queste manifestazioni.


Dobbiamo guardare a tutto questo e guardare ai segnali che ci sono nel nostro paese.

Il segnale più significativo - guardando solo al settore dell'auto – è quello che viene dal gruppo Stellatis. Qui ciò che è significativo, e che a noi interessa, sono gli scioperi spontanei che hanno riguardato Pomigliano innanzitutto, recentemente anche la Stellantis di Melfi contro i carichi di lavoro, in particolare. Sappiamo che per bloccare un gruppo come quello della Stellantis ci vuole uno sciopero di tutti gli operai degli stabilimenti e sappiamo quanto è pesante il tentativo dei padroni di mettere operai contro operai, come dei sindacati di legarsi al padrone e dividersi tra di loro, in questo senso sono anche importanti gli scioperi iniziati in queste fabbriche come esempio e segnale per tutti gli altri stabilimenti.

Dello sciopero alla Stellantis di Melfi abbiamo già parlato e rimandiamo ad altri testi.

In questa occasione vi è stato uno sciopero di otto ore che ha toccato tutto lo stabilimento e in forme differenziate, indetto da tutti i sindacati, sia quelli firmatari di accordi-bidone con i padroni, sia dalla Fiom che in parte viene tenuta fuori dai tavoli che contano e che sta cercando di mantenere il suo peso tra i lavoratori – ma più che altro, tranne che a Pomigliano, attraverso una raccolta firme, che ci sembra comunque una forma inadeguata di lotta rispetto agli attacchi dei padroni.

Lo sciopero alla Stellantis è andato bene. Ma che significa “andato bene”? I lavoratori sono rimasti a casa; ma 2000 di loro stavano già a casa, indipendentemente dallo sciopero, quindi non è un segnale di ripresa effettiva della lotta operaia. Certo sappiamo che la ripresa effettiva della lotta operaia non avviene dall'oggi al domani né può affidarsi agli scioperi spontanei che possono avvenire in un singolo comparto e in un singolo reparto o per una singola rivendicazione, però è importante che comunque lo sciopero sia all'ordine del giorno. 

Sulla piattaforma esiste un divario grande tra le richieste che vanno facendo i sindacati, non solo alla Direzione Stellantis ma innanzitutto al governo, ricevendo niente sostanzialmente, e le rivendicazioni che si collegano all'effettiva condizione operaia e alla necessità di contrastare i piani di ristrutturazione, fatti di taglio dell'occupazione, cassa integrazione permanente, trasferimenti dagli stabilimenti - vedi da Melfi a Pomigliano.

Ma comunque questi scioperi della Stellantis aprono una strada verso un vero sciopero. 

Bisogna riprovarci a mobilitare una fetta di questa classe operaia in occasione dello sciopero del 20 che sarà sì uno sciopero di minoranza, ma perlomeno è garantito che le rivendicazioni saranno classiste e combattive e speriamo che, soprattutto per quello che riguarda le rivendicazioni generali che vengono dal grande movimento di sciopero degli Stati Uniti, possono trovare più spazio all'interno dei lavoratori.


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