La legge 231 del 2012, la cosiddetta "salva-Ilva", è costituzionale. Lo ha deciso la Corte Costituzionale, che ha dichiarato in parte inammissibili in parte infondate le questioni di legittimità sollevate dal Gip e dal Tribunale di Taranto sulla legge salva-Ilva.
La nota della Consulta: la legge non viola i parametri della Costituzione
«La Corte costituzionale, all'esito dell'udienza pubblica e della camera di consiglio in data odierna relativamente ai procedimenti promossi dal Giudice per le indagini preliminari e dal Tribunale di Taranto» sulla cosiddetta legge salva-Ilva - si legge nel comunicato della Corte - «ha ritenuto in parte inammissibili e in parte non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli artt. 1 e 3 del decreto-legge n. 207 del 2012, convertito dalla legge n. 231 del 2012». «La decisione - continua la nota - è stata deliberata, tra l'altro, in base alla considerazione che le norme censurate non violano i parametri costituzionali evocati in quanto non influiscono sull'accertamento delle eventuali responsabilità derivanti dall'inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell'autorizzazione integrata ambientale riesaminata, nei confronti della quale, in quanto atto amministrativo, sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall'ordinamento».
La Corte Costituzionale: la 231/12 non incide sul procedimento penale
«La Corte ha, altresì, ritenuto - conclude la nota - che le norme censurate non hanno alcuna incidenza sull'accertamento delle responsabilità nell'ambito del procedimento penale in corso davanti all'autorità giudiziaria di Taranto».
Il procuratore di Taranto: le sentenze della Consulta si rispettano
«Le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano e non si commentano». Lo dice all'Ansa il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, riferendosi alla sentenza della Consulta che ha dichiarato costituzionale la legge 231 "salva Ilva".
Il ministro Clini: questa decisione impegna tutti sul risanamento
«La decisione della consulta - ha affermato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - impegna tutti a proseguire con rigore e rapidità nel programma per il risanamento ambientale dell'Ilva di Taranto: per prima l'azienda e poi tutte le amministrazione pubbliche, compreso il ministero dell'ambiente». Secondo Clini «la sfida della compatiblità tra salute, ambiente e lavoro si può vincere ha bisogno del contributo leale e dell'impegno di tutti».
La legge 231 del 2012, la cosiddetta "salva-Ilva", è costituzionale. Lo ha deciso la Corte Costituzionale, che ha dichiarato in parte inammissibili in parte infondate le questioni di legittimità sollevate dal Gip e dal Tribunale di Taranto sulla legge salva-Ilva.
La nota della Consulta: la legge non viola i parametri della Costituzione
«La Corte costituzionale, all'esito dell'udienza pubblica e della camera di consiglio in data odierna relativamente ai procedimenti promossi dal Giudice per le indagini preliminari e dal Tribunale di Taranto» sulla cosiddetta legge salva-Ilva - si legge nel comunicato della Corte - «ha ritenuto in parte inammissibili e in parte non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli artt. 1 e 3 del decreto-legge n. 207 del 2012, convertito dalla legge n. 231 del 2012». «La decisione - continua la nota - è stata deliberata, tra l'altro, in base alla considerazione che le norme censurate non violano i parametri costituzionali evocati in quanto non influiscono sull'accertamento delle eventuali responsabilità derivanti dall'inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell'autorizzazione integrata ambientale riesaminata, nei confronti della quale, in quanto atto amministrativo, sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall'ordinamento».
La Corte Costituzionale: la 231/12 non incide sul procedimento penale
«La Corte ha, altresì, ritenuto - conclude la nota - che le norme censurate non hanno alcuna incidenza sull'accertamento delle responsabilità nell'ambito del procedimento penale in corso davanti all'autorità giudiziaria di Taranto».
«La Corte ha, altresì, ritenuto - conclude la nota - che le norme censurate non hanno alcuna incidenza sull'accertamento delle responsabilità nell'ambito del procedimento penale in corso davanti all'autorità giudiziaria di Taranto».
Il procuratore di Taranto: le sentenze della Consulta si rispettano
«Le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano e non si commentano». Lo dice all'Ansa il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, riferendosi alla sentenza della Consulta che ha dichiarato costituzionale la legge 231 "salva Ilva".
«Le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano e non si commentano». Lo dice all'Ansa il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, riferendosi alla sentenza della Consulta che ha dichiarato costituzionale la legge 231 "salva Ilva".
Il ministro Clini: questa decisione impegna tutti sul risanamento
«La decisione della consulta - ha affermato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - impegna tutti a proseguire con rigore e rapidità nel programma per il risanamento ambientale dell'Ilva di Taranto: per prima l'azienda e poi tutte le amministrazione pubbliche, compreso il ministero dell'ambiente». Secondo Clini «la sfida della compatiblità tra salute, ambiente e lavoro si può vincere ha bisogno del contributo leale e dell'impegno di tutti».
«La decisione della consulta - ha affermato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - impegna tutti a proseguire con rigore e rapidità nel programma per il risanamento ambientale dell'Ilva di Taranto: per prima l'azienda e poi tutte le amministrazione pubbliche, compreso il ministero dell'ambiente». Secondo Clini «la sfida della compatiblità tra salute, ambiente e lavoro si può vincere ha bisogno del contributo leale e dell'impegno di tutti».
È partito lo scorso luglio il lungo conflitto sull'Ilva che vede contrapposti da un lato i magistrati di Taranto che hanno disposto il sequestro di parte degli impianti e dei beni prodotti dallo stabilimento tarantino e dall'altro il governo e il parlamento che con la legge salva-Ilva hanno di fatto superato quel provvedimento per evitare il blocco dell'attività del siderurgico.
Queste le principali tappe della vicenda.
- 26 luglio 2012: su richiesta della Procura, il gip di Taranto dispone il sequestro preventivo, senza facoltà d'uso, degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva, nominando quattro custodi giudiziari. Otto le persone arrestate, tra le quali Emilio Riva, il figlio Nicola e l'ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso
- 26 novembre 2012: scatta una seconda ondata di arresti sulla base dell'inchiesta per disastro ambientale e di un'altra parallela chiamata 'Ambiente svendutò. Sei le persone arrestate. Il gip fa sequestrare il prodotto finito e semilavorato giacente sulle banchine perchè ottenuto utilizzando gli impianti che erano sotto sequestro (1,8 mln di tonnellate di acciaio per un valore di un miliardo di euro)
- 3 dicembre 2012: il governo emana il decreto legge 207 che autorizza l'Ilva a produrre e reimmette l'azienda nel possesso dei beni, nonostante i decreti di sequestro.
- 5 dicembre: la Procura restituisce gli impianti ma dà parere negativo sulla restituzione dei prodotti e rimanda la decisione al gip
- 11 dicembre 2012: il gip Todisco rigetta l'istanza di dissequestro dell'Ilva, la merce sulle banchine non può essere movimentata
- 20 dicembre 2012: il decreto legge del 3 dicembre viene convertito con modificazioni nella legge 231 cosiddetta salva Ilva che entrerà in vigore il 4 gennaio successivo. L'Ilva viene autorizzata a commercializzare i prodotti finiti e semilavorati che erano stati posti sotto sequestro
- 31 dicembre 2012: viene depositato alla Consulta il ricorso della procura di Taranto per conflitto di attribuzione nei confronti del governo sul decreto poi convertito nella legge 231. Successivamente la procura presenta ricorso per conflitto di attribuzione anche contro la legge di conversione
- 15 gennaio 2013: i giudici del Tribunale di Taranto sollevano dubbi di costituzionalità sulla legge e in particolare sull'art.3 che consente all'Ilva di commercializzare i prodotti finiti e semilavorati posti sotto sequestro
- 22 gennaio 2013: anche il gip del Tribunale di Taranto, accogliendo la richiesta della Procura, solleva la questione di legittimità costituzionale della legge 231 'Salva Ilvà e invia gli atti alla Consulta. In particolare, dice il gip, con gli articoli 1 e 3, la legge si pone "in stridente contrasto con il principio costituzionale della separazione tra i poteri dello Stato".
- 13 feb 2013: La Consulta giudica non ammissibili i due ricorsi sul conflitto di attribuzione presentati dalla procura in quanto superati dalla questione di illegittimità costituzionale sulla legge posta prima dal Tribunale e poi dal gip.
- 9 aprile 2013: la Consulta decide sulle due questioni di illegittimità.
- 26 novembre 2012: scatta una seconda ondata di arresti sulla base dell'inchiesta per disastro ambientale e di un'altra parallela chiamata 'Ambiente svendutò. Sei le persone arrestate. Il gip fa sequestrare il prodotto finito e semilavorato giacente sulle banchine perchè ottenuto utilizzando gli impianti che erano sotto sequestro (1,8 mln di tonnellate di acciaio per un valore di un miliardo di euro)
- 3 dicembre 2012: il governo emana il decreto legge 207 che autorizza l'Ilva a produrre e reimmette l'azienda nel possesso dei beni, nonostante i decreti di sequestro.
- 5 dicembre: la Procura restituisce gli impianti ma dà parere negativo sulla restituzione dei prodotti e rimanda la decisione al gip
- 11 dicembre 2012: il gip Todisco rigetta l'istanza di dissequestro dell'Ilva, la merce sulle banchine non può essere movimentata
- 20 dicembre 2012: il decreto legge del 3 dicembre viene convertito con modificazioni nella legge 231 cosiddetta salva Ilva che entrerà in vigore il 4 gennaio successivo. L'Ilva viene autorizzata a commercializzare i prodotti finiti e semilavorati che erano stati posti sotto sequestro
- 31 dicembre 2012: viene depositato alla Consulta il ricorso della procura di Taranto per conflitto di attribuzione nei confronti del governo sul decreto poi convertito nella legge 231. Successivamente la procura presenta ricorso per conflitto di attribuzione anche contro la legge di conversione
- 15 gennaio 2013: i giudici del Tribunale di Taranto sollevano dubbi di costituzionalità sulla legge e in particolare sull'art.3 che consente all'Ilva di commercializzare i prodotti finiti e semilavorati posti sotto sequestro
- 22 gennaio 2013: anche il gip del Tribunale di Taranto, accogliendo la richiesta della Procura, solleva la questione di legittimità costituzionale della legge 231 'Salva Ilvà e invia gli atti alla Consulta. In particolare, dice il gip, con gli articoli 1 e 3, la legge si pone "in stridente contrasto con il principio costituzionale della separazione tra i poteri dello Stato".
- 13 feb 2013: La Consulta giudica non ammissibili i due ricorsi sul conflitto di attribuzione presentati dalla procura in quanto superati dalla questione di illegittimità costituzionale sulla legge posta prima dal Tribunale e poi dal gip.
- 9 aprile 2013: la Consulta decide sulle due questioni di illegittimità.
Nessun commento:
Posta un commento