“Perché l’Eternit fuori dal Tff?”
L’assessore
Parigi: “Mancanza deludente”. La direttrice Martini: “Scegliamo noi”
04/12/2015
emanuela
minucci
«Il film “Un posto sicuro” è puro cinema di denuncia
sociale, una vicenda in cui si respira l’orrore causato dall’incuria di pochi a
danno di molti. Un film che non racconta soltanto il caso Eternit (la fabbrica
di amianto di Casale Monferrato), ma anche il riavvicinamento emozionale di un
figlio a un padre e viceversa, mentre la malattia si fa drammaticamente spazio».
Una delle tante critiche - scelta a caso sul web - sulla Gomorra dell’Eternit scritta come opera prima da Marco D’Amore e uscito da qualche giorno nelle sale. Un film che vede la regia di Francesco Ghiaccio e che un signore come il sindaco Fassino ha commentato così: «É un dovere per tutti sostenere film come questo: si tratta di un atto di forte denuncia e un forte messaggio di rivincita verso una tragedia che ha sconvolto la vita di una intera comunità».
Una delle tante critiche - scelta a caso sul web - sulla Gomorra dell’Eternit scritta come opera prima da Marco D’Amore e uscito da qualche giorno nelle sale. Un film che vede la regia di Francesco Ghiaccio e che un signore come il sindaco Fassino ha commentato così: «É un dovere per tutti sostenere film come questo: si tratta di un atto di forte denuncia e un forte messaggio di rivincita verso una tragedia che ha sconvolto la vita di una intera comunità».
Solo «Festa mobile»
Si tratta insomma di un film che racconta una tragedia
prima che nazionale, piemontese, di indiscusso impegno civico, ma che non ha
ottenuto la possibilità di entrare nè in concorso a Venezia nè a quel Torino
Film Festival che dista davvero pochi chilometri da Casale. É vero, il Tff ha
respiro internazionale, ma intanto a qualcuno - in primis agli autori e alla
produzione del film - la cosa non è andata giù. Come all’assessore alla Cultura
della Regione Antonella Parigi: «É un film commovente e importante. Al di là
del messaggio profondo che trasmette, porta valore alla nostra Regione tanto in
termini culturali quanto sotto il profilo turistico. Trovo quanto meno strano
che il Torino Film Festival lo abbia ignorato». E siamo al punto. Girata la
questione alla direttrice del Torino Film Festival, Emanuela Martini, lei
chiarisce immediatamente il metodo utilizzato per la selezione: «Ho avuto uno
scambio di mail con Marco D’Amore datato primo agosto, io e i miei curatori
abbiamo subito ritenuto il film adatto ad essere inserito nel Tff nella sezione
“Festa Mobile”. Poi mi è stato detto che volevano farlo uscire ad ottobre e a
quel punto non abbiamo più insistito». Ma alla domanda se forse non meritasse
di entrare in concorso, la Martini risponde tranchant: «Sulle decisioni della direzione
artistica credo che nessuno possa discutere: ce ne assumiamo la responsabilità,
ma, ribadisco è una scelta solo nostra».
«Qualcosa in più»
Resta un fatto però che sia gli autori sia la
produzione del film aspirassero proprio a quel «qualcosa in più» rispetto a
«Festa Mobile», vale a dire a entrare nella rosa dei film in gara. «Anche
soprattutto in forza dei commenti lusinghieri che abbiamo ricevuto in questi
primi giorni - ha dichiarato ieri il produttore Fabrizio Donvito - il
comportamento del Tff ci ha deluso: il nostro è un film da molti ritenuto
azzeccato e di forte valore civile». Ancora più forte l’amarezza del regista
Francesco Ghiaccio: «Non abbiamo volutamente fatto polemica durante il Festival
solo dopo l’uscita del film e i commenti positivi della critica, alla luce di
questa pagella, la bocciatura del Festival ci appare una discriminazione
incomprensibile». Infine il commento di Fip (Film Investimenti Piemonte): «Una
grande occasione persa - dice l’ad Paolo Tenna - resta l’orgoglio di presentare
“Un posto sicuro” perché a 14 mesi dal suo concepimento rappresenta anche per
Film Commission un raro esempio di lavoro sul territorio che dopo aver generato
ricaduta e visibilità, si è avvalso di tax credit etico».
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