Il Punto sugli appalti...
ottobre 22, 2021
Da tempo in Parlamento si parla di riforma degli appalti che poi riguardano tanto il sistema pubblico quanto quello privato. Nella Legge delega in Parlamento non si comprende se l'obiettivo è andare verso il rafforzamento delle clausole sociali o se invece si lascerà ampia facoltà di scelta ai committenti . Eliminare l'obbligo delle clausole sociali sarebbe nefasto dando la possibilità ad aziende e cooperative di ridurre la forza lavoro, il monte ore e i salari alimentando la giungla. Qualcuno come l'Anac ha parlato di rafforzare la Banca dati dell'Autorità «per monitorare i contratti collettivi usati nei subappalti, in modo da evitare il dumping contrattuale di chi si aggiudica le gare violando le regole»
Siamo certi che alla fine prevarrà la logica di conservare le clausole sociali ma nei soliti termini generici e facilmente aggirabili nel nome dell'autonomia di impresa, al contrario servirebbero regole assai diverse, paletti invalicabili a tutela dei salari e dei posti di lavoro. Non serve solo monitorare i contratti collettivi usati nei subappalti per scongiurare il dumping contrattuale di chi si aggiudica le gare violando le regole esistenti, noi crediamo che serva invece una norma per assicurare gli stessi contratti applicati dalla committenza. Facciamo un esempio: se un Ente locale aggiudica un appalto dove si applica il ccnl multiservizi e cooperative sociali sanciamo una perdita salariale e l'aumento della settimana lavorativa, si risparmia solo sul costo della forza lavoro. Dal 1° novembre prossimo intanto entra in vigore la nuova disciplina del subappalto, secondo le previsioni contenute nel Decreto legge 77/2021 (convertito nella legge 198/2021), Viene individuato il limite del 50% del valore del contratto di appalto quale percentuale massima delle prestazioni da svolgere in subappalto, le norme europee vanno decisamente verso il potenziamento del subappalto che da sempre rappresenta un danno per i lavoratori e le lavoratrici e solo un vantaggio per i datori.
Ci sono ben due pronunce della Corte di Giustizia Ue per favorire l'ampliamento del subappalto, le nuove normative italiane recepiscono i dettami di Bruxelles prevedendo il divieto di subappaltare la totalità dei lavori, il divieto di subappaltare la prevalente esecuzione delle lavorazioni guardando in sostanza ai soli appalti di lavoro e non quelli per servizi e forniture varie, infine il divieto di subappaltare la prevalente esecuzione dei contratti che prevedono una elevata intensità di manodopera.
Non ci sembra che queste decisioni vadano verso la effettiva tutela della forza lavoro, si vieta il subappalto del 100 per cento delle prestazioni ma in sostanza si rafforza il ricorso al subappalto che genera disuguaglianza salariale, sfruttamento e deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Ci sono limiti nel ricorso al subappalto ma assai poche tutele per la forza lavoro e fin troppa discrezionalità della stazione appaltante, anche la tutela delle condizioni di lavoro e di sicurezza ci sembrano del tutto generiche e insufficienti resta tuttavia l'esigenza di prevenire il rischio di infiltrazioni criminali nei subappalti, in ogni caso se sappiamo che il problema è rappresentato dal subappalto in quanto tale e le norme europee ne prevedono un sostanziale rafforzamento. In teoria la stazione appaltante deve sempre valutare le caratteristiche tecniche dell'appalto e a tutela della sicurezza del lavoro e per scongiurare i pericoli di infiltrazione mafiosa ma per quanto importanti questi elementi non rappresentano una effettiva tutela per la forza lavoro. Con il 50% dell'importo del contratto di appalto da dare in subappalto per noi si spiana la strada alla liberalizzazione totale del subappalto, le discrezionalità previste sulla carta per il committente potrebbero essere smontate in nome della libera concorrenza e dalla autonomia di impresa che con la difesa dei salari e dei contratti in essere ha poco da spartire. C'è invece una novità interessante in vigore dal prossimo 1 novembre ossia la responsabilità solidale dell'appaltatore e del subappaltatore nei confronti della stazione appaltante ma temiamo che questo dispositivo possa essere indebolito in corso d'opera visto che i controlli rimandano alla presenza di personale con competenze e numeri adeguati a questo sistema di controlli. E tutti conosciamo le carenze di personale nella Pa. Di certo se il subappaltatore deve garantire per le prestazioni rese gli stessi standard qualitativi e prestazionali previsti nel contratto di appalto e riconoscere ai propri lavoratori un trattamento economico e normativo non inferiore a quello garantito dall'appaltatore, significa che l'applicazione di contratti sfavorevoli potrebbe essere scongiurata ma anche in questo caso solo in termini teorici e non fattuali.
Pianeta pensioni
ottobre 24, 2021
Draghi: «Quota 100 non verrà rinnovata, assicurare gradualità nel passaggio alla normalità» La dote salirà a 2,5 miliardi. Sul Pnrr: «Nessun ritardo, in arrivo decreto per rimuovere gli impedimenti»
Il Governo Draghi è stato chiaro fin dal suo insediamento: avrebbero messo mano al Reddito di cittadinanza e alla pensioni per ridimensionare il primo e ristabilire un progressivo e rapido ritorno alla Legge Fornero.
Se Rdc e pensioni rappresentano, al pari del welfare e degli ammortizzatori sociali, elementi salienti della iniziativa sindacale, dovremmo stabilire quali siano gli obiettivi da perseguire e per noi la cancellazione della Legge Fornero un reddito minimo e un salario minimo lo sono.
Il Governo ha detto che sarebbe sua intenzione stabilire due scaglioni per il prossimo biennio, 102 e 104 (sommatoria degli anni contributivi e dell'età anagrafica) per tornare nel 2024 alla Riforma Fornero.
Se l'età pensionabile non è aumentata , con la riduzione dell'aspettativa di vita non diminuisce e resta invariata.
Gli scaloni consentirebbero l'anticipo previdenziale per meno di 20 mila lavoratori\trici nei prossimi 2 anni, scaloni pensati ad arte per ridurre i costi di una parziale deroga alla Fornero.
La richiesta sindacale di una nuova legge previdenziale è caduta nel dimenticatoio a conferma che il sostegno di Cgil Cisl Uil al Governo Draghi è servito per ripristinare i licenziamenti collettivi ma non per ottenere sostanziali miglioramenti delle retribuzioni e delle condizioni di vita della classe lavoratrice, un bilancio impietoso ma incontrovertibile a conferma di come questo Esecutivo si muova in coerenza con i dettami della Troika.
Il ritorno alla normalità per Draghi significa restituire piena forza e agibilità alle regole di contenimento della spesa pubblica e previdenziale, sgravi fiscali alle imprese e potere assoluto alle stesse, poi ben vengano protocolli inutili con il sindacato ma senza concertare con lo stesso le politiche richieste dall'UE.
I partiti in maggioranza intanto riservano il solito teatrino, quanto resta del Mov5 Stelle in difesa del Reddito di cittadinanza, la Lega che chiede la cancellazione o il drastico ridimensionamento del Reddito per uno scalone pluriennale a quota 100. Si prefigura l'ennesimo scontro tra poveri, la miseria dilagante delle famiglie in contrapposizione ai pensionati, argomenti alla fine funzionali ai dettami delle imprese che rivendicano meno tasse, aiuti statali e un ricambio generazionale pagato dai contribuenti per sostituire la vecchia manodopera con quella nuova assunta attraverso contratti precari e mal pagati
Il compromesso all'orizzonte potrebbe presentare varie facce, ad esempio c'è chi rivendica un ampliamento della Ape sociale rinunciando ad ogni rivendicazione contro la Legge Fornero, ci sono quelli disposti a sacrificare le famiglie in miseria per accontentare un pezzo di elettorato prossimo alla pensione, altri ancora che vogliono evitare interventi in materia di previdenza, lavoro e welfare per portare a casa la salvaguardia parziale del Reddito di cittadinanza. Tutte queste proposte si muovono nell'alveo delle compatibilità con i dettami di Bruxelles e con i dettami padronali, una proposta complessiva necessiterebbe politiche aggressive contro le delocalizzazioni, il trasferimento dei capitali all'estero e la rottura con le regole della cosiddetta "stabilità finanziaria".
Qualunque sia il compromesso nella prossima manovra economica Governativa la merce di scambio potrebbe danneggiare sempre e comunque la classe lavoratrice o con il ripristino della Fornero, pru graduale ma comunque rapido, o attaccando il potere di acquisto di salari e pensioni rafforzando sanità e previdenza integrative a mero discapito di sanità e previdenza pubblica.
La manovra di Bilancio presenta cifre al vaglio di Bruxelles che intanto ha già inviato a Draghi le sue indicazioni che saranno rispettate alla lettera, i soldi sono pochi e non basteranno per sostenere il reddito, gli ammortizzatori sociali e le pensioni, del potenziamento degli investimenti in sanità e istruzione si è persa traccia da mesi, per questo possiamo già parlare dell'ennesimo compromesso a perdere, chi vuole andare in pensione prima di quanto la Fornero consentirebbe lo farà a suo rischio e pericolo e con forti decurtazioni dell futuro assegno previdenziale, i fondi destinati al Reddito saranno ridimensionati nonostante le famiglie povere siano quasi raddoppiate nei due anni pandemici.
E sullo sfondo già intravediamo gli esuberi e i tagli ai posti di lavoro in nome della ripartenza e della transizione ecologica , scenari già ben definiti rispetto ai quali la ricerca di una intesa tra sindacati rappresentativi e Governo produrrà la classica riduzione del danno che poi riduzione non sarà.
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