martedì 31 dicembre 2024

Cisl - avanza il colletaralismo con padroni e governo in chiave neocorporativa e moderno fascista

 Sbarra lascia la Cisl. È Fumarola la designata alla successione

dalla stampa

 Il segretario intende rispettare il limite dei 65 anni, età che preclude la permanenza alla segreteria

Luigi Sbarra (in foto) lascerà, dopo quattro anni, il suo ruolo di segretario generale della Cisl l'anno prossimo. «Rispetterò lo statuto onorando le regole, come è giusto che sia», ha dichiarato ieri in un'intervista ad Avvenire. A febbraio 2025 compirà 65 anni, età che preclude - secondo le regole che si è dato il sindacato di Via Po - la possibilità di far parte delle segreterie locali e nazionali (pensionati esclusi). Si tratta di una norma introdotta dal suo predecessore Annamaria Furlan, uscita a 62 anni perché pensionanda del settore postale, e alla quale Sbarra non intende derogare. Il passaggio, tuttavia, avverrà nel solco della continuità. Nell'intervista il segretario uscente ha praticamente designato il successore nel segretario generale aggiunto Daniela Fumarola. «Penso che - ha detto - abbia il profilo giusto per guidare la Cisl nei prossimi anni con responsabilità, autorevolezza, pragmatismo, autonomia dalla politica, concretezza». L'iter sarà avviato già a gennaio e si concluderà con il congresso della prossima estate anche se sarà il consiglio generale a individuare il nuovo leader cislino. Fumarola ha 58 anni, è nata a Taranto ed è laureata in scienze sociologiche alla Cattolica di Milano. Il suo impegno sindacale è iniziato nel 1987 nella Fisba Cisl, la federazione degli operai agricoli (oggi Fai), la stessa da cui proviene Sbarra. La sua carriera è proseguita fino a raggiungere la segreteria generale della Puglia, un ruolo nel quale si è distinta per non aver ceduto alle pressioni generalizzate per la deindustrializzazione dell'ex Ilva di Taranto.

lunedì 30 dicembre 2024

31 dicembre - Incidente sul lavoro a Ghislarengo: operaio muore folgorato dalla corrente elettrica

 

La vittima è un uomo di 51 anni del Novarese: stava effettuando la manutenzione in un’azienda chiusa

Andrea Zanello

Tragico incidente sul lavoro a Ghislarengo. Un uomo di 51 anni, dipendente di una ditta esterna, è morto folgorato dalla corrente elettrica mentre eseguiva una manutenzione in un capannone chiuso. L’operaio, originario del Novarese, è deceduto all’ospedale, dove era stato ricoverato nella mattinata di oggi, lunedì 30. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. 

Ancora tre morti sul lavoro ieri 30 dicembre 

Marco Bergamaschi è morto fulminato in un capannone, non era un dipendente ma un esterno, aveva 51 anni. La seconda vittima è un rider pakistano di 41 anni morto in un incidente a Milano ieri sera alle 20 travolto mentre portava cibo in bocicletta. la terza vittima in itinere, come il 25/30% dei morti ogni anno: tra questi tante donne 

Carlo Soricelli


domenica 29 dicembre 2024

30 dicembre - ASILI: LOTTA A TARANTO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE

 

Noi abbiamo subito detto la nostra posizione; 

siamo nettamente contrari alla privatizzazione degli asili. Sappiamo sulla nostra
pelle cosa significa la gestione dei servizi ai privati che hanno solo un'unica
logica: sfruttare al massimo le lavoratrici, i lavoratori, minimi salari, taglio
dei costi su sicurezza, attrezzature, per ricavare il massimo utile
Noi da tempo chiedevamo la internalizzazione del servizio e delle lavoratrici
dell'ausiliariato-pulizie , ora invece il Comune ha deciso la privatizzazione
dell'intero servizio degli asili.
Siamo uniti e solidali con la protesta dei genitori e delle educatrici - nel
 prossimo futuro dobbiamo unirci nelle iniziative di protesta e di lotta 
(potevamo farlo anche il 27/28 come da me suggerito). La nostra presenza è 
necessaria sia per portare le nostre rivendicazioni sia per evitare che di
 questa battaglia si approprino i partiti dell'amministrazione comunale e la
 portino avanti solo i sindacati confederali; quindi per affermare nella lotta 
l'autonomia dei lavoratori da altri interessi ambigui.
Istiamo facendo girare un video perché mostra chiaramente l'arroganza del 
sindaco Melucci, la sua distanza dalla realtà degli asili e del personale che 
vi lavora ai limiti del disprezzo, chiamando la giusta protesta di genitori e 
educatrici come espressione di "piccoli gruppi già noti...".
Nello stesso tempo dobbiamo denunciare l'atteggiamento, silenzio connivente 
dell'assessora Simili, questa piccola donna che, a quanto pare, non ha nemmeno
il coraggio di presentarsi in consiglio (anche al consiglio monotematico era
assente) - per questo non ci incontra, che ci deve dire...?
Ma anche disprezziamo l'atteggiamento di Stellato che da un lato dice che non
era d'accordo con la privatizzazione degli asili, ma dall'altro poi vota questa
privatizzazione; si tratta di personaggi squallidi che hanno interesse solo a
conservare la loro poltrona.
Comunque, non dobbiamo dare per chiusa la partita. Diciamo questo ai genitori,
alle educatrici nei nostri asili.
Questa decisione di privatizzazione deve essere ritirata!
Questo è inaccettabile e non lo permetteremo!
Ma chiaramente serve di più, che questa amministrazione comunale, il sindaco 
Melucci vada via, perchè su tutto (condizione dei lavoratori, situazione della
raccolta differenziata, situazione generale della città) si dimostra contro le 
vere necessità - amnche i soldi trovati per dare un anno di lavoro precario ai 
lavoratori dei vari servizi comulali, soldi presi da fonmdi per gli eventi 
dimostra che anche con questa assurda decisione, si dimostra quello che abbiamo
da tempo denunciato: l'amministrazione Melucci non ha mai all'OdG la condizione
dei tanti lavoratori, lavoratrici degli appalti comunali di Taranto. Per eventi,
strutture turistiche, ecc. ci sono soldi, per il lavoro, per migliorare la 
condizione ultra misera e precaria delle lavoratrici ausiliariato-pulizie non 
ci sono mai. Ora si passa addirittura ad affidare ai privati la gestione degli 
asili; privati che avrebbero un solo interesse: fare utili sulla pelle delle 
lavoratrici, tutte, con rischio non solo di peggiorare ulteriormente le attuali 
già brutte condizioni di lavoro, ma anche di tagli ai posti di lavoro.
Sarà perchè in pentola bolle questo grave piano che l'amministrazione Melucci 
non ha mai risposto alle richieste di incontri, alle richieste di miglioramento 
delle condizioni lavorative fatte in questi mesi dalle lavoratrici e lavoratori 
dell'ausiliariato-pulizie dello Slai Cobas e Usb, che hanno fatto nelle scorse 
settimane, mesi ben 4 scioperi, assemblee, denunce al consiglio comunale 
monotematico, e che sono tuttora in stato di agitazione. 
La privatizzazione sarebbe anche un grave danno per la qualità dei servizi resi 
ai bambini e per i genitori che sicuramente vedrebbero le rette aumentare di molto.
Sia chiaro che non accetteremmo neanche una divisione tra i 9 asili, per cui 
alcuni verrebbero privatizzati e altri resterebbero pubblici; significherebbe 
di fatto una divisione anche per i bambini, per le famiglie, e per le lavoratrici
e lavoratori.
Gli asili nido sono un servizio pubblico centrale, per i bambini, per le donne, 
e tale devono restare!

Lavoratrici asili Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto 29 dicembre

sabato 28 dicembre 2024

29 dicembre - TURCHIA info

 da operai contro

OPERAI TURCHI

NONOSTANTE IL DIVIETO DI SCIOPERO EMANATO DAL GOVERNO GLI OPERAI DI ALCUNE FABBRICHE NON SI ARRENDONO E NON FERMANO LO SCIOPERO CHIEDENDO AUMENTI SALARIALI FINO AL 125%.

Alla Scheineder Eletricity e alla Hitachi gli operai metalmeccanici continuano lo sciopero!

17 dicembre 2024 Le azioni di sciopero dei metalmeccanici turchi presso importanti aziende, tra cui GE Grid Solutions, Hitachi Electric, Schneider Electric e Arıtaş, sono state interrotte a seguito di un decreto presidenziale che vieta gli scioperi per motivi di sicurezza nazionale. IndustriALL Global Union e industriAll Europe condannano il divieto che colpisce dieci fabbriche in quattro aziende e sollecitano i datori di lavoro a non onorare questo attacco alla democrazia e ai diritti fondamentali dei lavoratori.

L'azione sindacale, organizzata dal Birlesik Metal-Is (United Metalworkers' Union), è iniziata il 4 dicembre negli stabilimenti Hitachi di Kartal, Tuzla, Dilovasi e Dudullu. Il 13 dicembre, lo sciopero si è esteso alle fabbriche di GE Grid Solutions, Hitachi Electric, Schneider Electric e Arıtaş. Circa 2.000 lavoratori, tutti membri del Birlesik Metal-Is, hanno partecipato per chiedere aumenti salariali in linea con l'impennata dell'inflazione in Turchia.

Le trattative con la federazione dei datori di lavoro MESS si erano interrotte dopo che la direzione aveva offerto un aumento salariale del 40 percento, una proposta ritenuta insufficiente, in quanto avrebbe lasciato i lavoratori a guadagnare al di sotto della soglia di povertà. Il sindacato, al contrario, aveva chiesto un aumento del 125 percento per compensare le perdite salariali reali e garantire un salario dignitoso ai suoi membri.

Il 13 dicembre, il governo turco ha emesso un decreto che rinviava gli scioperi di 60 giorni, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Secondo la legislazione turca, una volta rinviato uno sciopero, ai lavoratori viene di fatto impedito di riprendere la loro azione, poiché le controversie devono poi procedere con l'arbitrato obbligatorio.

Il sindacato contesta fermamente la legittimità della giustificazione del governo. I luoghi di lavoro interessati producono trasformatori esclusivamente per l'esportazione, senza rappresentare alcun rischio percepibile per la sicurezza nazionale. "Le fabbriche di produzione di trasformatori non possono violare la sicurezza nazionale", ha affermato un rappresentante del sindacato.

Secondo il sindacato, la dirigenza locale ha inviato messaggi ai lavoratori in sciopero, dicendo loro di tornare al lavoro. Si dice anche che le forze di polizia siano state invitate nei luoghi di lavoro per spaventare i lavoratori e impedire loro di agire in modo sindacale, e si dice anche che i lavoratori in sciopero ricevano minacce di rappresaglie con licenziamenti se non tornano al lavoro.

Atle Høie e Judith Kirton-Darling, segretari generali di IndustriALL Global e industriAll Europe, invitano i datori di lavoro a rispettare i diritti dei lavoratori e ad astenersi dall'applicare il divieto.

“È evidente che la legislazione viene utilizzata in modo improprio per minare il diritto di sciopero in Turchia”,

Nella lettera si afferma che sono state evidenziate le precedenti sentenze della Corte costituzionale turca e dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) che affermano il diritto di sciopero come diritto fondamentale del lavoro.

"Questo è totalmente inaccettabile. I lavoratori meritano salari equi e dignitosi e il diritto alla contrattazione collettiva deve essere rispettato. Siamo al fianco dei lavoratori turchi e dei loro sindacati in questa lotta".


martedì 24 dicembre 2024

25 dicembre - info: BRESCIA: MIGLIAIA DI PERSONE IN CASSA INTEGRAZIONE NEL SETTORE METALMECCANICO

 da radio onda d'urto

Festività di fine anno amare per migliaia di dipendenti di numerose fabbriche bresciane.

La Cassa integrazione, solo nel settore metalmeccanico, interessa più di 16mila addetti in quasi 300 aziende.

La più grande è l’Iveco di via Volturno, dove la fermata di due settimane prevista per Natale verrà prolungata di due settimane di cassa integrazione per 1.600 lavoratrici e lavoratori.

Ci sono poi le situazioni più difficili come la Stanadyne di Castenedolo che all’inizio di dicembre è stata messa ufficialmente in liquidazione e ora Confindustria Brescia ha il mandato di cercare un compratore che tuteli i posti di lavoro.

Lo sciopero nei vari reparti è terminato il 20 dicembre: in queste due settimane di chiusura i lavoratori e le lavoratrici continueranno a monitorare la situazione ai cancelli per evitare che dai magazzini esca qualsiasi cosa.

Una vicenda, quella della Stanadyne, esemplificativa del rischio che si corre quando le proprietà sono di fondi (in questo caso Usa) che possono decidere il futuro di chi lavora semplicemente…spostando una bandierina su una mappa.

Ai nostri microfoni un aggiornamento sulla situazione con Barbara Basile della segreteria della Fiom, unico sindacato presente in azienda, di Brescia. Ascolta o scarica

24 dicembre - VIGILIA DI NATALE, ENNESIMA MORTE OPERAIA: Milano, operaio dell'Amsa muore in via Zama: è rimasto schiacciato tra il suo camion e un'auto

 

di Redazione Milano

La vittima si chiamava Maurizio Mazzeo, aveva 52 anni e viveva a Cernusco sul Naviglio. L'operaio era appena sceso dal mezzo che ha improvvisamente cominciato a muoversi, investendolo Un operaio dell'Amsa è morto a Milano nell'impianto di incenerimento dei rifiuti di via Zama. Sarebbe rimasto schiacciato tra il suo camion e un'auto parcheggiata. La vittima si chiamava Maurizio Mazzeo, aveva 52 anni e viveva a Cernusco sul Naviglio. Il tragico incidente è avvenuto a pochi metri dall'ingresso dello stabilimento della società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani a Milano. Sul posto ci sono i soccorritori del 118, la polizia e i vigili del fuoco di Milano. Stando ad una primissima ricostruzione, l'operaio è stato travolto dal camion che aveva appena parcheggiato. Il mezzo si sarebbe mosso improvvisamente, schiacciando il 55enne contro un'auto in sosta. «Amsa esprime profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Maurizio
Mazzeo»
, ha scritto in l'azienda in una nota, sottolineando di aver «da subito assicurato la massima collaborazione alle autorità competenti per stabilire le cause di quanto accaduto». 


SE SIETE CONTRO SALVINI SONO CONTENTO, SONO CON VOI... L’ESEMPIO DEGLI OPERAI IN LOTTA E’ FORZA DI CAMBIAMENTO

 

Belgravia, fascismo padronale e condizione simili al lavoro dei campi dentro la fabbrica.

Ieri un nuovo sciopero degli operai Belgravia, finito con una nuova irruzione dentro il centro commerciale Due Torri dove si trova uno degli importanti clienti Esselunga.

Dentro il centro commerciale l’impatto degli operai in sciopero con la massa popolare che affollava i corridoi è stato sostanzialmente positivo

qualcuno accettava volentieri i volantini, perché erano d’accordo con noi, se voi andate contro Salvini siamo contenti, siamo con voi’; qualcuno rifiutava, come il fascismo, e qui c’è tanto fascismo, ma se sono persone oneste, lavoratori normali come noi, earno d’accordo con noi’; Qualcuno era anche felice di prendere il volantino, vuol dire che quello che stiamo facendo è una bella lotta’

Diverse anche le testmonianze di vicinanza alla causa del popolo palestinese.

Il vigilante che ha cercato di mettersi in mostra provando a strappare il megafono, mollando il colpo davanti ai lavoratori, ha confermato come il nero governo Meloni/Salvini sia un pericoloso richiamo per ogni genere di topi di fogna. Lo sciopero è scattato per rispondere alla repressione padronale diretta contro i lavoratori che scioperano, per piegarli, per dividerli dal sindacato. Al centro anche le rivendicazioni per gli aumenti salariali, il rientro dei lavoratori precari, per la salute e la sicurezza. L’applicazione del contratto agricolo alla fabbrica condiziona e peggiora il lavoro operaio alle linee di produzione nello stabilimento, con la cosiddetta stagionalità dei contadini e con una paga più bassa di quella dei contratti industriali. Anche dentro queste fabbriche serve guardare quando governo e stampa amica e non, esaltano i dati occupazionali: assunzioni precarie per 6, 8, 16 anni filati sempre agli stessi operai, per una fabbrica in continuo sviluppo, il raddoppio dei capannoni, 300.000 euro solo l’anno scorso dal PNRR per rinnovare le linee di produzione industriali, ma gli operai vengono chiamati contadini e la precarietà e’ coercizione alla sottomissione. Gli operai, durante la giornata di sciopero e manifestazione hanno rivendicato lavoro non guerra, solidarizzato con il popolo palestinese, per la fine del genocidio, per fine dell’occupazione Israeliana, perché la lotta per il lavoro è contro gli stessi padroni imperialisti che opprimono i popoli. Hanno portato la denuncia contro il governo Meloni e la manovra economica che investe negli negli armamenti, finanzia le aziende, lasciando le briciole per i servizi sociali, scuola, casa, il lavoro, la sanità pubblica... tutti buoni motivi che chiamano alla rivolta sociale.

nei video alcuni momenti della protesta dentro il centro commerciale

https://drive.google.com/file/d/19EEZ9v-6V8Ith0b4MZUz5fOj1cnVnElY/view?usp=sharing

https://drive.google.com/file/d/19T6ypp9VDzOnOLIxZfKOChGxZ2OkiuTz/view?usp=sharing

domenica 22 dicembre 2024

22 dicembre - PROCESSO SOLVAY: info stampa

 

Udienza preliminare per il processo a due manager dell'ex Solvay

I due ex direttori di Solvay sono accusati dalla Procura di aver omesso di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione

20.12 ore 14:22. Si è tornati in aula oggi 20 dicembre per il processo Solvay quando le parti civili dovrebbero chiedere la citazione del responsabile civile.

Processo ex Solvay

L’ultima udienza per la vicenda Solvay era stata il 27 settembre, quando erano cambiati gli avvocati della difesa dei due ex direttori dello stabilimento per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per disastro colposo, a difenderli ora sono l’avvocato Riccardo Lucev e Guido Carlo Alleva. Il Giudice Andrea Perelli aveva ammesso all’udienza quasi 300 tra cittadini, associazioni comuni e Regione.

I due ex direttori di Solvay, Stefano Bigini e Andrea Diotto, sono accusati dalla Procura di aver omesso di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione, dopo la condanna nel primo processo che risale a dieci anni fa nei confronti di quelli che in quel momento erano i responsabili dello stabilimento di Spinetta. Per la multinazionale l’accusa è invece quella di illecito amministrativo.

IL PICCOLO (ALESSANDRIA)

Caso Solvay: la società apre alla trattativa per il risarcimento delle parti civili

L’udienza di questa mattina davanti al Gup è stata rinviata al 26 giugno. Sotto accusa per disastro ambientale colposo due ex dirigenti

ALESSANDRIA – Caso Solvay: l’udienza preliminare di questa mattina è durata poco più di mezz’ora. Poi il rinvio al 26 giugno. Il motivo? È in corso una trattativa di risarcimento tra la società e le parti civili (oltre trecento). Due ex dirigenti sono accusati di disastro ambientale colposo.

ALESSANDRIA - Lo scorso dicembre, la Procura della Repubblica di Alessandria aveva chiuso l’inchiesta contro la Solvay di Spinetta Marengo…

Quanto discusso oggi riguarda esclusivamente gli aspetti civilistici del processo – ha dichiarato l’avvocato Giulio Ponzanelli, che rappresenta il responsabile civile (Solvay) – È volontà della Società intraprendere un percorso che consenta di risolvere concordemente con le parti civili quanto ancora si frappone ad un rapporto sereno tra la Società e il territorio‘.

Una svolta

Siamo di fronte a una svolta? A un cambio di passo?

Per gli avvocati Vittorio Spallasso, Laura Pianezza e Greta Accatino ‘è un ottimo punto di partenza, soprattutto nell’ottica della tutela dell’ambiente e della salute delle persone‘. L’avvocato Spallasso ha dato il via a quello che poi è divenuto il procedimento penale con l’esposto firmato dal  WWF nel giugno 2020. I tre legali assistono anche un centinaio di Spinettesi.

Gli avvocati Giuseppe Lanzavecchia, Davide Daghino e Fabiana Rovegno assistono decine di spinettesi costituiti parte civile: ‘Sono iniziate delle trattative a seguito della nuova impostazione tecnica dei difensori della Solvay; è stato aperto un tavolo di trattative con l’auspicio da entrambe le parti di riuscire arrivare  a un completo risultato nell’interesse della collettività. Certamente non è solo un problema di risarcimento danni, ma è necessario un concreto impegno a risanare l’ambiente in modo particolare per quanto riguarda le acque e l’aria intorno allo stabilimento’.




sabato 21 dicembre 2024

21 dicembre - ATTACCO CONTINUO DI VALDITARA AI LAVORATORI, PRECARI E NON, DELLA SCUOLA: Il Ministro dell’Istruzione falcia i precari più anziani nel Concorso Scuola 2024

 

di Patrick Boylan

Licenziare lavoratori con molta anzianità, per sostituirli poi con giovani senza esperienza ma “meno costosi”, è una vecchia pratica antisindacale del peggiore padronato. Ora a farlo è il Ministro dell’Istruzione e del Merito (MIM). Con un espediente, il leghista Valditara ha mandato a casa una parte notevole degli insegnanti precari con più anzianità di servizio, candidati al Concorso Scuola 2024 appena concluso, dichiarando invece meritevoli di una cattedra stabile, candidati più giovani, con meno esperienza e voti più bassi agli esami, ma che hanno partecipato per un anno al Servizio Civile Universale (SCU) ai sensi della legge 74 del 21 giugno 2023.

Ma come mai i precari più anziani, sapendo che il SCU costituiva un titolo preferenziale al Concorso per ben il 15% dei posti disponibili, non hanno svolto quell’anno di servizio presso la Protezione Civile o presso altri enti dello Stato? Bastavano 5 ore al giorno per 8 mesi, meno ore ogni giorno se il partecipante prestava servizio anche l’estate. Il motivo è semplice: non era materialmente possibile farlo. Infatti, l’intervallo tra l’entrata in vigore della legge e la scadenza per partecipare al concorso è stato meno di un anno. Inoltre, per partecipare al SCU, bisogna avere meno di 28 anni. In altre parole, i precari più anziani non avevano nessuna possibilità di acquisire il titolo preferenziale.

E’ stata chiaramente una trappola, dunque, usata per poter “scremare”, tra i candidati al Concorso Scuola 2024, migliaia di candidati più anziani i quali, pur con voti assai più alti agli esami e diversi anni di esperienza, si sono visti passare davanti quei giovani meno preparati e con voti più bassi ma che potevano vantare un anno di SCU. Giovani che, soprattutto, graveranno meno sul bilancio ministeriale.

Un gruppo di insegnanti precari esclusi dal concorso si è mobilitato per contestare il colpo di mano. Ha lanciato una petizione diretta al MIM, ai Sindacati scuola e alla Comunità Europea (infatti, i soldi per pagare gli stipendi dei vincitori del concorso scuola sono del PNRR). Attualmente gli insegnanti stanno studiando una azione legale da usare come estrema ratio. Chiedono almeno l’istituzione di una graduatoria di merito, in cui inserire tutti coloro che hanno riportato un punteggio superiore al settanta nel concorso appena concluso.

Richiesta che il MIM dovrebbe avere ogni interesse ad accogliere – tanto più che, dopo il suo severo monito del 2013 andato a vuoto, la Commissione Europea ha, lo scorso ottobre, deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per il suo reiterato utilizzo abusivo del precariato nella Scuola. Infatti, l’Italia non ha mai recepito la direttiva europea 70 del 1999, che prevede la stabilizzazione dei precari in ogni settore della pubblica amministrazione e che nega la possibilità di reiterare i contratti a tempo determinato per oltre 36 mesi. Nel lungo arco di tempo in cui i concorsi pubblici non sono stati organizzati con la frequenza che la legge 270 del 1982 prevedeva (ogni due anni), molti precari hanno maturato diversi anni di servizio. Adesso vengono falciati.


21 dicembre - LE FERROVIE DI SALVINI, CHE PRECETTA E ATTACCA IL DIRITTO DI SCIOPERO, UN COSTANTE PERICOLO PER I LAVORATORI....una denuncia

 

di Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione

Il 18 dicembre 2024 c’è stato un ennesimo incidente su un cantiere nella DOIT di Bologna (per DOIT si intende il perimetro territoriale attribuito, per gestione e responsabilità, alla città di riferimento. Di solito coincide con la regione, ma in alcuni casi i confini possono essere anche più ampi). Capiremo di preciso cosa è accaduto, ma è evidente che la responsabilità di quanto è successo è da ricercarsi nelle condizioni in cui i lavoratori, siano essi dipendenti di ditte appaltatrici o ferrovieri, sono costretti ad operare. Ormai da quando è partito il processo riorganizzativo ogni limite è stato superato; l’impunità garantita ad RFI sta producendo quello che da un anno denunciamo e ci chiediamo come mai sia così difficile, per l’informazione, gli organi di controllo e chi dovrebbe essere preposto a garantire un sistema ferroviario sicuro per lavoratori e utenti, fare quanto serve perché ciò abbia la dovuta attenzione. In questo caso le condizioni climatiche hanno sicuramente avuto un ruolo determinante; eseguire manovre con una fittissima nebbia che impedisce la visibilità getta le basi perché incidenti come questi avvengano. Iconico l’incidente avvenuto a S. Giorgio di Piano dove, in quel caso, un lavoratore è morto durante un’attività effettuata sotto un diluvio. Questo tipo di lavori non può essere fatto con condizioni ambientali avverse perché il rischio aumenta a dismisura. Tutti lo sanno e chi lo permette lo fa con leggerezza perchè nella “repubblica delle banane” non si paga mai un prezzo; la colpa è sempre di chi si fa male e se muore è anche più facile sostenerlo: della responsabilità oggettiva di chi ti mette in quelle condizioni a lavorare nessuno ne parla, e conseguentemente anche la ricerca del contesto in cui si generano i possibili errori è, quando va bene, superficiale, altrimenti viene addirittura anche ignorato del tutto. La strafottenza che la dirigenza dimostra è palese a chi vuole vederla.

21 dicembre - QUANDO LOTTANO, OGNI TANTO, GLI OPERAI VINCONO: Gli operai di Forlì occupano la fabbrica e vincono la vertenza

 

Lavoravano per 12 ore al giorno percependo uno stipendio adeguato a otto ore lavorative, privati di qualsiasi livello di sicurezza e l’alloggio previsto in realtà coincide con lo stesso capannone senza riscaldamento con i materassi buttati a terra. Gli operai hanno bloccato lo stabilimento di mobili e allestito un presidio davanti all’azienda.

da Radio Blackout

La vertenza che vede protagonisti gli operai pakistani reclutati a Prato da una ditta, la Sofalegname, che produce mobili imbottiti a Forlì è stata seguita dal sindacato sociale Sudd Cobas, di seguito un commento del compagno che abbiamo intervistato:

“Questi lavoratori già li conoscevamo in parte. Sono condizioni simili a quelle che troviamo spesso nel settore tessile. Le premesse sono le medesime: i migranti che hanno bisogno di lavorare sono più ricattabili soprattutto se sono senza permesso di soggiorno. Si sono poi rivolti al sindacato per rivendicare condizioni adeguate sia sul piano del salario sia per le ore di lavoro ma anche per la sistemazione.”

Si è trattato della prima esperienza di lotta del sindacato fuori dalla regione e quello che nasce da questa esperienza è un seme che si spera possa germogliare anche sul territorio di Forlì perché ogni sciopero può e deve influenzare un altro sciopero, propagando la pratica di lotta. In questo momento i profitti si alzano ma non esiste alcun adeguamento dei salari mentre il costo della vita aumenta, la vertenza però è stata vinta e gli operai hanno ottenuto di lavorare meno e guadagnare di più, gli è stata riconosciuta la 13esima, la mutua e le ferie. Lo slogan 8×5 non è solo uno slogan ma un obiettivo da praticare!


 intervista di un operaio 

Gli ‘schiavi dei divani’ raccontano la lotta per i loro diritti: “Turni da 12 ore, promesse tradite e insulti. È stata dura, ma abbiamo vinto”

Nel racconto di Ghoulam e Noor, nomi di fantasia, i mesi di orari massacranti, condizioni di vita disagevoli e un clima di abusi verbali e psicologici

di Flora Alfiero | 21 Dicembre 2024 

“Prima lavoravamo 12 ore al giorno senza riposo e dormivamo all’interno della fabbrica, senza elettricità, senza acqua, senza alcun servizio. Le condizioni erano insostenibili”. Ghoulam è uno degli ‘schiavi dei divani’, che nelle scorse settimane hanno scioperato dopo mesi in una situazione ben oltre i minimi della decenza fino a ottenere una revisione del contratto e una situazione abitativa più dignitosa. Insieme a un suo collega ha deciso di raccontare a Ilfattoquotidiano.it cosa accadeva nella fabbrica di Forlì, a patto di mantenerne l’anonimato. Ne viene fuori un racconto fatto di turni massacranti, promesse mai mantenute e un clima di abusi verbali e psicologici. Molti dei lavoratori sono di origine pakistana e sono tutti impiegati presso Sofalegname srl ma di fatto operavano per Gruppo8, un’azienda con sede nella città romagnola.

21 dicembre - info: OPERAI CINESI IN LOTTA PER DIRITTI E SALARIO

 da operai contro

18 dicembre 2024, a Baotou, Mongolia Interna. gli operai della Daqo New Energy sono scesi in piazza per rivendicare i loro diritti e i salari arretrati. 11 dicembre, Dongguan, Guangdong. Il proprietario dell'industria calzaturiera Yichang è scappato, gli operai hanno bloccato la strada per chiedere il loro salario non corrisposto. 17 dicembre, Shangai. I dipendenti della Jiyue Automobile continuano a chiedere i salari non corrisposti ( Fonte China Labour Bullettin)

Link ai video https://x.com/whyyoutouzhele/status/1869386123262439731

venerdì 20 dicembre 2024

20 dicembre - Sul piano Stellantis - dalle "promesse" di governo e padrone alla realtà

(Dal responsabile Slai Cobas sc per il gruppo Stellantis)

Sul piano Stellantis che il Ceo JP Imparato, responsabile europeo del gruppo ha presentato al Mimit, il tavolo ministeriale, davanti ai ministri Urso Giorgetti Calderone e ai sindacati, il quotidiano ‘Il Messaggero’ scrive significativamente:

Il governo e Stellantis depongono le armi. Il primo intervento di Jean Philippe Imparato al Ministero delle Imprese è stato soddisfacente ed a chiudere il tavolo sulla multinazionale transatlantica è stato lo stesso padrone di casa, il ministro Adolfo Urso che ha seguito la vicenda dichiarando che non avrebbe fatto sconti. Il rappresentate dell’esecutivo voleva un nuovo piano ed impegni precisi e il manager di origini italiane è riuscito a centrare l’obiettivo. «Questa è una giornata importante, così è stata definita da tutti gli attori - ha spiegato Urso - Importante per l’auto italiana, per l’industria e per i lavoratori. Avevamo chiesto a Stellantis di confrontarsi su un piano industriale assertivo con investimenti, ricerca e sviluppo, modelli e piattaforme per i siti italiani e garanzia dei livelli occupazionale. E responsabilità nel governare la transizione del comparto auto italiano, indotto e filiera». 

 

Due miliardi di investimenti più sei miliardi di acquisti dai diversi fornitori, per incrementare la produzione Stellantis negli stabilimenti italiani di city car e modelli ibridi collocati in tutte le fabbriche del gruppo, con la messa in opera delle piattaforme STLA modulari che sulle catene di montaggio permettono di gestire la produzione di più modelli, con la piattaforma large, a Cassino, la medium a Melfi e, annunciata a sorpresa, la piattaforma small a Pomigliano per le vetture piccole a produzione di massa, il polo del lusso concentrato a Modena.

Questa l’esposizione di JP Imparato per Stellantis al tavolo ministeriale. Ma appunto questa è la versione padronale che i problemi non li chiude ma li apre.

Il governo parla della fine di un conflitto. Non può che riferirsi alla recente e a suo modo inevitabile fase polemica, persino per il governo, dei "lasciamo fare ai padroni che producono", sollevata verso

Stellantis dopo il clamore, provocato nell’acuirsi della crisi con effetti ancora più pesanti per l’occupazione dei lavoratori, delle dimissioni di Tavares e della sua liquidazione milionaria. Quanto fatto dal governo in precedenza non si era distaccato nella sostanza dalla programmatica dichiarazione di via libera a Confindustria fatta personalmente dalla Meloni al suo insediamento.

Quindi questa pace fatta tra Stellantis e governo Meloni, è al servizio di Stellantis, ne rappresenta una copertura governativa al piano padronale, ma vuole parlare al paese, rassicurare le masse del buon governo. Suona ancor più come un messaggio rivolto ai lavoratori per oscurare tutti i punti critici di quanto presentato da Imparato, per indurli ad aspettarne fiduciosi, al lavoro o in cassa integrazione, gli sviluppi del piano.

Senza ostacolarlo, senza pensare a riprendere la spinta dello sciopero di gruppo del 20 ottobre.

Ma questo è appunto il piano padronale per governare e scaricare la crisi ora, per ‘gestire’ i lavoratori. Lasciato a se stesso è tutt’altro che concreto, è lontano dal rispondere ai bisogni e agli interessi della classe operaia, dei lavoratori degli stabilimenti del Gruppo e dell’indotto.

Per quanto riguarda la difesa del salario, ad esempio, esso è già ridotto dalla cassa integrazione e il piano prevede tempi lunghi per la ripresa delle produzioni, quindi un ulteriore utilizzo massiccio della cassa integrazione che colpirà ancora la paga dei lavoratori.

E poi ci sono le reali prospettive di quanto annunciato, di quanto Stellantis realizzerà nel futuro per gli stabilimenti di Mirafiori, Melfi, Cassino, Atessa, Pomigliano, Modena e quindi del peso effettivo che queste fabbriche avranno nei piani del Gruppo.

Perchè la storia dei piani industriali ridotti a promesse mancate accompagna la produzione di Fiat, FCA, Stellantis passando per la roboante "Fabbrica Italia" di Marchionne, annunciata nel 2010 con il classico stile dei due tempi: una produzione dichiarata per 1.650.000 vetture entro il 2014 a condizione di una ristrutturazione immediata dei diritti dei lavoratori.

Che non va letta come la versione facile di una situazione complessa. Le dinamiche che hanno attraversato e modificato il settore auto fino a ridurre pesantemente il numero degli operai occupati e ad azzerare praticamente il rapporto di forza degli operai a livello di Gruppo, meritano di essere adeguatamente approfondite, così come di sintetizzare tutti gli elementi necessari allo scontro di oggi.

Questo è un primo quadro di una prospettiva industriale al tempo della crisi internazionale del settore auto.

Abbiamo la cronaca infinita di questi decenni fino a quella del 27 marzo 24: "… dopo i 2000 esuberi annunciati ieri, oggi altre 1550 uscite concentrate negli stabilimenti del sud, con il benestare di un pezzo del sindacato. La Fiom anche questa volta non ha firmato. Tra ieri e oggi sono state annunciate oltre 3500 uscite volontarie incentivate. Quelle di oggi sono prevalentemente negli stabilimenti di Melfi, Pomigliano d’Arco, Termoli. Quelle di Ieri tra Mirafiori (il 10% della forza lavoro rimasta) e Cassino. Un programma per dimezzare la produzione in Italia che arriva nel deserto di politica industriale del governo. Verso lo spostamento all’estero della produzione, i profitti record e gli utili distribuiti agli azionisti...".

E sono gli stessi operai, tra i pochi in fabbrica in queste settimane a Mirafiori, che a caldo commentano in questo modo:

stanno continuando sulla falsa riga di Tavares che dichiarava non chiuderemo stabilimenti, produrremo nuovi modelli, faremo investimenti, ecc…’

non servono i commenti al momento, sono vecchie promesse, aspettiamo i fatti adesso, sperando che le istituzioni continuino a spingere l’azienda ad azioni concrete’

‘… portano due macchine, non sono molte, poi continua la cig per un anno, poi ci sarà sta 500 elettrica che dicono che non va, chi è che la compra, poi la 500 normale anche quella uguale…'

'non so ma per me non bastano due macchine. Ne hanno portato 7 a Melfi, ma i trasfertisti che sono qua mi dicono che hanno portato macchine che costano care e che così non ci saranno i numeri... e poi non è bello avere ancora questa cig'.

'Dalla Lear sentiamo che non porteranno nuovi sedili, che fine farà?'

'Al cambio elettrico lavoriamo e facciamo 20 turni senza pausa mensa, l’hanno tolta, la mensa è lontana e ci danno sempre un sacchetto, lasciamo le macchine fuori ci sono problemi di parcheggio...'

'non hanno fatto niente, solo due cambi da 10 minuti, è poco perché è diventata una vera linea, anche se i lavori sono più leggeri devi sempre stare in piedi e attaccata, e poi hanno obbligato al turno di notte, e tante non hanno potuto farlo e hanno rinunciato…'

Imparato non parla di un piano di difesa ma di sviluppo. Chiama il governo a fare la sua parte, subito dice che non si scherza con le sanzioni europee previste per il 2025, che imporrebbero di portare dal 12 al 21% le auto elettriche vendute, e per allinearsi agli altri costruttori annuncia il rientro in ACEA. Trovando nelle dichiarazioni governative di Urso sintonia tanto che ora anche Elkann in questo clima favorevole dice ‘andrò in Parlamento a rispondere’.

Sul piano sindacale Fiom Uil Fim dopo la loro presenza per niente critica al tavolo hanno rilasciato dichiarazioni caute sulle prospettive delle promesse, in continuità con la linea sindacale concertativa tenuta di tutti questi anni.

Ma utile riprendere una dichiarazione di Marchionne e Elkann ci arriva dal 14 settembre del 2012:

...Il progetto "Fabbrica Italia" non è mai stato un piano finanziario, ma l’espressione di un indirizzo strategico che Fiat intende seguire ed ha il significato e lo scopo di esprimere l’impegno di Fiat a risolvere le problematiche che interessano i suoi siti industriali italiani e contribuire allo sviluppo delle potenzialità industriali del Paese. Fiat ha sempre indicato con estrema chiarezza che sono condizioni imprescindibili per il raggiungimento di tale risultato, il concorso di tutte le componenti sociali, sindacati ed istituzioni, nell’assicurare la governabilità dei siti produttivi e l’attuazione degli accordi che garantiscono adeguata flessibilità operativa.
Fiat, come ogni suo concorrente, riesamina continuamente i propri piani ed ha la necessità di poterli adeguare alle condizioni del mercato, per replicare alle azioni e posizioni adottate dagli altri produttori ed ai più vari fattori che possono influenzare e condizionare la loro attuazione e ed il loro successo finale. Le assunzioni su cui si basano i piani di Fiat sono di natura generale e non hanno un livello di dettaglio tale da consentire, attraverso la verifica del grado di attuazione di uno specifico target, il riscontro continuo e sistematico del grado di avanzamento di Fabbrica Italia. (…)'

In altre parole sono i padroni che affermano che i loro piani non sono credibili nel senso scientifico del termine, perchè a prescindere saranno adeguati ‘al mercato’, ovvero alle condizioni più adatte a garantire il massimo profitto a seconda della evoluzione generale della situazione di crisi o di sviluppo/ristrutturazione verso aree anche internazionali che possano garantire condizioni migliori di sfruttamento a seconda della situazione specifica, stabilimento per stabilimento, compresa la composizione della classe operaia. A seconda dei piani finanziari del Gruppo, come ha dimostrato il periodo appena trascorso di Stellantis, alla ricerca di profitti negli investimenti finanziari, riducendo la parte produttiva.

E' a questi piani che i padroni nel loro insieme chiedono ai lavoratori, attraverso le loro organizzazioni sindacali, il consenso, la pace sociale in fabbrica, la cessazione del conflitto, e ad aspettare le trattative dove il limite è dato da quanto di volta in volta i padroni sono disposti ad offrire. E affrontare le crisi stabilimento per stabilimento come fatto finora dai sindacati confederali è il primo gradino dell’adesione a questa visione aziendalista.

Anche le chiare parole delle operaie di Mirafiori oggi ci parlano di questo: il lavoro che c’è e che ci sarà dopo le ristrutturazioni delle nuove piattaforme alzerà lo sfruttamento (vedi già da oggi peggioramento pause, mensa, notte); la produzione dei cambi elettrici è a ciclo continuo data l’importanza per tutti i modelli ma migliaia di operai sono in cassa fino all’estate prossima, nel silenzio sindacale che allarga così la separazione e la solidarietà di classe tra i lavoratori, alimentando la fiducia mal riposta sulle pressioni del governo verso le scelte produttive del Gruppo nel nostro paese.

Lo abbiamo già scritto, il lavoratori e nello specifico i lavoratori del settore auto, in Italia il Gruppo Stellantis e tutto l’indotto che ha raggiunto una notevole dimensione, devono riprendere la via dello sciopero generale di settore del 20 di ottobre, lavorando per abbattere le barriere tra stabilimenti, per una mobilitazione autonoma da padroni e governo, che riunisca gli operai attorno ad una piattaforma che metta al centro salario, lavoro, sicurezza, l’integrazione al 100% della cassa integrazione, la riduzione di orario a parità di salario. Per avere un peso come classe operai, di fronte al mutare degli scenari degli interessi dei padroni.





20 dicembre - da tarantocontro: Asili nido - “Il Comune vuole affidarli tutti ai privati” - GIU' LE MANI DAGLI ASILI PUBBBLICI!

Invece che internalizzazione, come da tempo richiesto dalle lavoratrici dell'ausiliariato-pulizie dello Slai Cobas - (richiesta ritenuta legittima anche dal vice prefetto nel 2020; e nel 2022 una mozione votata a maggioranza del consiglio comunale decise di avviare una verifica di percorso di internalizzazione degli asili) ) - il Comune vuole andare, si parla già dal prossimo anno, verso la privatizzazione dei 9 asili-nido di Taranto. 

Questo è inaccettabile e non lo permetteremo!

Anche con questa assurda decisione, si dimostra quello che abbiamo da tempo denunciato: l'amministrazione Melucci non ha mai all'OdG la condizione dei tanti lavoratori, lavoratrici degli appalti comunali di Taranto. Per eventi, strutture turistiche, ecc. ci sono soldi, per il lavoro, per migliorare la condizione ultra misera e precaria delle lavoratrici ausiliariato-pulizie non ci sono mai. Ora si passa addirittura ad affidare ai privati la gestione degli asili; privati che avrebbero un solo interesse: fare utili sulla pelle delle lavoratrici, tutte, con rischio non solo di peggiorare ulteriormente le attuali già brutte condizioni di lavoro, ma anche di tagli ai posti di lavoro.

Sarà perchè in pentola bolle questo grave piano che l'amministrazione Melucci non ha mai risposto alle richieste di incontri, alle richieste di miglioramento delle condizioni lavorative fatte in questi mesi dalle lavoratrici e lavoratori dell'ausiliariato-pulizie dello Slai cobas e Usb, che hanno fatto nelle scorse settimane, mesi ben 4 scioperi, assemblee, denunce al consiglio comunale monotematico, e che sono tuttora in stato di agitazione.  

La privatizzazione sarebbe anche un grave danno per la qualità dei servizi resi ai bambini e per i genitori che sicuramente vedrebbero le rette aumentare di molto.

Sia chiaro che non accetteremmo neanche una divisione tra i 9 asili, per cui alcuni verrebbero privatizzati e altri resterebbero pubblici; significherebbe di fatto una divisione anche per i bambini, per le famiglie, e per le lavoratrici e lavoratori.

Gli asili nido sono un servizio pubblico centrale, per i bambini, per le donne, e tale devono restare!

Ringraziamo Luca Contrario per aver subito denunciato questa squallida manovra, e diciamo a tutti i consiglieri di metterci la faccia e opporsi.

*****

"Luca Contrario, denuncia l’esternalizzazione a privati dei servizi di gestione di tutti i nove complessi scolastici. La novità sarebbe emersa ieri, durante una riunione in commissione bilancio.

Alcuni commenti, sperando che le denunce non restino sui social 

ma si trasformino in azioni concrete e partecipate di lotta  


 

20 dicembre - STRAGE CONTINUA: giovedì 19 dicembre 2024 Anche ieri 5 morti sui luoghi di lavoro

 da C. Soricelli

Sono stati 5 ieri i morti sui luoghi di lavoro. Ecco chi sono. Nel porto di genova è morto giovanni Macciò travolto alle tre di notte nel porto di Genova schiacciato da una ralla in manovra. nel cagliaritano è morto Stefano Deiana di 57 anni: è rimasto schiacciato contro un muroda un camion sfrenato. In provincia di Salerno è morto Domenico Postiglione di 36 anni. Ma ci sono altre due morti "atipiche",che stanno a ricordarci che il lavoro può essere pericoloso per tutte le professioni. chiara Moscati era una psicologa di 26 anni, lavorava per una cooperativa, col furgone stava andando da un paziente quando è stata investita da un camion, la dinamica dell'incidente sono ancora poco chiare, L'altra morte atipica è quella dell'insegnante di 39 anni Davide Benetti, portava in gita scolastica i suoi ragazzi, visitando un edificio e affacciandosi al balcone, questo è rollato, è morto dopo 10 giorni di agonia. In questo preciso momento siamo a 1436 morti complessivi e di questi 1023 sui luoghi di lavoro

giovedì 19 dicembre 2024

19 dicembre - info Amazon USA: INIZIATO IL PIÙ GRANDE SCIOPERO NEL GRUPPO

 


19 dicembre - info solidale STELLANTIS CASSINO: il tribunale di Cassino respinge il ricorso contro il licenziamento di D. Fantasia

 


19 dicembre - dal blog tarantocontro: Il processo "Ambiente svenduto" resta a Potenza - Ma, per favore, non si dica che non è un processo politico a favore del sistema dei padroni!

Purtroppo noi dello Slai Cobas non ce ne meravigliamo - Il Codacons ha voluto fare un ricorso inutile avventurista e demagogico.

Ma non si dica che valgono di più dei cavilli giuridici della giustizia per migliaia di operai e cittadini dei quartieri inquinati. 


Nel libro che abbiamo preparato sulle principali udienze del processo di 1° grado si dimostra ampiamente, anche dalle stesse dichiarazioni degli avvocati dei Riva e complici, che il processo era ed è politico, che la sentenza di annullamento di 7 anni di processo rimane un grande favore a Riva e complici e un ulteriore schiaffo agli operai e popolazione. 

Ma, come abbiamo detto dal primo momento, nessuno si illuda, non finisce qui... 

 


mercoledì 18 dicembre 2024

18 dicembre - Ancora una morte operaia a Genova - "basta morti sul lavoro! ci siamo rotti il ca..o” - Operai protestano per davvero

"Parliamo di sicurezza solo quando ci sono i morti", in strada la protesta dei lavoratori portuali.

"Siamo a parlare di sicurezza quando per l'ennesima volta un lavoratore ha perso la vita e non tornerà a casa". Esplode la protesta dei lavoratori a Genova dopo l'infortunio mortale al terminal di Pra'. Parlano di "situazione inaccettabile" e di allarmi inascoltati, bloccato il traffico davanti a uno dei varchi di accesso al porto.

Operaio morto al porto di Genova, la rabbia dei lavoratori: “Ci siamo rotti, non puoi uscire di casa e non tornare più dalla famiglia”

Striscioni e blocchi sul lungomare, monta la protesta di sindacati e operai: «Manca la prevenzione, troppi morti»

Uno striscione bianco con scritto "basta morti sul lavoro! ci siamo rotti il ca..o” e i new jersey di un vicino cantiere a bloccare lungomare Canepa a Genova. È questa la protesta dei lavoratori portuali che dopo l'incidente mortale della scorsa notte al porto hanno deciso di scioperare per 24 ore e si sono radunati davanti al varco Etiopia del porto di Genova. La rabbia dei lavoratori è alta: «Non puoi uscire di casa e non tornare più dalla tua famiglia, è inaccettabile», dicono i colleghi della vittima. Il traffico è bloccato nel ponente e le ripercussioni si sono subito estese a tutto il resto della città, con code su tutto il nodo autostradale di Genova e gravi disagi in particolare al casello di Genova Ovest e dell'aeroporto.

La rabbia, dopo l’ennesimo morto sul lavoro, diventa incontenibile. Così, stamani, davanti al porto, è scattato subito lo sciopero. «Ancora una volta si parla di sicurezza quando c'è un morto, non è più possibile fare così. Sì, è veramente uno stillicidio in tutta Italia e continua questa drammatica conta. Purtroppo adesso è toccato al porto di Genova e siamo qui in blocco. Abbiamo proclamato 24 ore di sciopero, vogliamo capire cosa è successo, vogliamo verificare, vogliamo che non succeda più e che si facciano tutti gli interventi necessari per evitare queste tragedie». Così Roberto Gulli, segretario generale Uil Trasporti di Liguria, commenta la tragedia nel porto di Genova presso il varco Etiopia dove questa mattina è morto Giovanni Battista Macciò, di Castiglione Chiavarese. L’uomo è morto schiacciato contro un container. E allora, davanti ai cancelli il tam tam è stato immediato. «Che cosa si può fare? Che cosa si deve fare oggi? Sicuramente ci vuole una maggiore attenzione da parte di tutti e bisogna creare tutte quelle procedure, tutte quelle istruzioni che possono mitigare al massimo queste situazioni" ha aggiunto.

Il tema della prevenzione ignorata

«La prevenzione passa dalla formazione, quindi dagli investimenti. Noi sono anni che cerchiamo di fare il possibile per ottenere un sostegno anche economico per far sì che la gente sappia come comportarsi in difficoltà, in situazioni di pericolo. Purtroppo siamo ancora carenti. Si investe troppo poco» dicono ancora i sindacati. «Una persona che esce per andare a lavorare, per portare il pane alla famiglia, che non possa tornare a casa è veramente una tragedia immane. Noi lo abbiamo sempre posto quale primo dei punti fondamentali del nostro lavoro, il nostro obiettivo, è arrivare ad incidenza zero. Sappiamo che è utopia, ma noi ci proviamo e continueremo a lottare per ottenere dei risultati che possano un giorno dire abbiamo salvato anche una sola vita» ha aggiunto Mauro Scognamillo, segretario generale Fit Cisl Liguria. «Ancora una volta si deve parlare di sicurezza sul lavoro quando c'è un incidente mortale, non è possibile andare avanti così. Nella domanda ci sarebbe già la risposta. Siamo alle soglie del 2025, siamo nello stesso luogo dove nel 2007 dopo 5 giorni di rabbia e disperazione su questo varco è nata una legge nazionale sulla rappresentanza, la sicurezza, di cui faccio parte anch'io, che sono gli RLS di sito, ma questo non credo sia il il tema. Ho compiuto 57 anni ad ottobre, quando ho parlato del 2007 fai i due conti eravamo tutti molto più giovani ed eravamo al 32esimo morto su questo varco. Ovviamente senza pensare a quello che è stata la dinamica sulla quale ci sono indagini, ovviamente ma le problematiche sono quelle, una forte produttività, una spinta a fare forse velocemente» ha detto Luca Franza, coordinatore delegati compagnia RLS di sito del porto.