Slai Cobas per il sindacato di classe - Cronache e immagini dai Cantieri navali di Palermo - Dall'appalto Ilva Taranto - Dalla Tenaris Bergamo del 19
Palermo
- 19 settembre al turno mattutino ai Cantieri navali
il flusso degli operai è stato più folto e abbiamo potuto fare un
buon volantinaggio del volantino fronte retro con riportato l'appello
dei sindacati palestinesi che sono finiti in breve tempo, solo
pochissimi operai non l'hanno preso e si sono fatti buoni capannelli
con gruppi di operai che hanno ascoltato esprimendo condivisione
sulla questione del genocidio da fermare e del massacro che sta
avvenendo in Palestina ma anche sul governo che mette sempre più
soldi per i piani di riarmo ponendo la necessità dello sciopero
generale ... molti operai hanno saputo da noi che ieri c'era lo
sciopero di 4 ore indetto da Fiom/Cgil dicendo che non sapevano nulla
e chiedevano a noi la modalità dello sciopero; un iscritto Fiom si
giustificava sul fatto che gli operai in generale non partecipano e
non è facile; noi gli abbiamo detto che proprio questo deve essere
invece il lavoro che si deve fare verso gli operai, che certamente è
difficile ma va fatto.
Attorno alla fabbrica abbiamo messo
pannelli e locandine.
A Palermo non vi è stata manifestazione Cgil che è stata a Catania dove c'era Landini
Per Taranto - Leggi post info del 20 settembre su questo blog: https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/09/pc-21-settembre-scioperi-dei-lavoratori.html
Ascolta gli interventi all'appalto Ilva a ORE 12 Controinformazione Rossoperai su questo blog -https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/09/pc-16-settembre-ore-12_19.html
Da Tenari Dalmine - vedi post su questo blog del 20 settembre https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/09/alle-fabbriche-per-la-palestina.html
Noi
dello Slai Cobas sc, come gran parte del sindacalismo di base, da
tempo siamo al fianco del popolo palestinese nel nostro paese e
animiamo manifestazioni, iniziative, denunce, per esprimere
solidarietà e sostegno e per denunciare il ruolo di complicità,
appoggio che l'imperialismo e il nostro governo hanno nel genocidio
in atto.
Per questo siamo intimamente legati alle
organizzazioni palestinesi nel nostro paese che stanno facendo di
tutto perché il popolo italiano in generale comprenda tutto questo e
scenda in campo a loro fianco in questa battaglia che è politica,
sociale, ma che è anche di civiltà e di umanità, e che mette in
luce come da una parte stanno gli Stati, i governi con le loro
guerre, genocidi, repressione, piani di morte e distruzione e
dall'altro stanno le istanze dei proletari e dei popoli che vogliono
un mondo in cui tutto questo venga cancellato.
Le
fabbriche, gli operai delle grandi fabbriche, l'universo dei
lavoratori metalmeccanici hanno fatto finora poco o niente su questo.
Non c'è giustificazione rispetto a questo silenzio della classe
operaia.
Sicuramente la condizione nelle fabbriche resta
abbastanza grave sul piano dei salari, delle condizioni di lavoro,
della difesa del posto di lavoro e c'è il dramma dei morti sul
lavoro, ma non riuscire a produrre un movimento reale che esprima la
solidarietà a fronte a quello che sta avvenendo in Palestina è una
macchia per i proletari, per la classe operaia del nostro Paese. In
questo senso ogni segnale che si muove in questa direzione solidale
lo salutiamo e lo sosteniamo.
Il 19 settembre abbiamo aderito, partecipato allo sciopero di 4 ore, che in alcune realtà è stato esteso a 8 ore, proclamato dalla FIOM all'interno di una campagna e di un'iniziativa presa dalla CGIL in generale che però non è quella dello sciopero generale né quello dello sciopero in tutti i posti di lavoro ma ancora una volta di iniziative essenzialmente verso le Istituzioni del sabato che non hanno altro senso che pura testimonianza.
Lo sciopero è importante e deve essere l'inizio; così come importante è lo sciopero indetto da alcuni sindacati di base di lunedì 22 settembre contro il genocidio e la deportazione, a sostegno della lodevole iniziativa per rompere l'assedio, far arrivare aiuti umanitarie rappresentata dalla Flottilla, dalle navi che stanno cercando di raggiungere Gaza.
Tutti questi scioperi domandano un vero sciopero generale, perché di fronte a questioni che riguardano i destini di un popolo, che rappresentano alla fine i destini dell'intera umanità, di fronte a un sistema che marcia verso la guerra e vuol riempire il mondo di crimini in nome delle leggi del Capitale e del profitto, i lavoratori devono svolgere un ruolo di prima linea.
Su questo però la chiarezza deve ancora venire. Occorre andare a fondo sulle ragioni di questo massacro, di questo genocidio, occorre comprendere che esso è il cuore, l'epicentro di una situazione mondiale che richiede ben altro che scioperi di solidarietà e di testimonianza. Per fermare la guerra, i genocidi e la ricaduta sulla vita dei proletari e delle masse popolari ci vuole ben più di un sciopero generale anche se senza lo sciopero generale questo “di più” non potrà venire.





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