Oggi riprende a Potenza il processo “Ambiente svenduto”, l’udienza preliminare.
Ricordiamo il processo di 1° grado è stato annullato per un'interpretazione formale, ma gli imputati non sono stati assolti, nessuno ha detto che la famiglia Riva non ha commesso tutti i fatti accertati in quei sette anni, espressione di un capitalismo feroce, che in nome di un profitto criminale ha fatto guadagni enormi. La famiglia Riva avrebbe potuto mettere a norma due volte l'impianto per quanto ha guadagnato.
Un sistema criminale a tutti i livelli, che ha agito non solo nei confronti degli operai in modo diretto, sfruttandoli al massimo, mettendo in piedi storie come quella della palazzina Laf, che ha di fatto creato il reato di mobbing. Le pagine della sentenza infatti sono terribili quando parlano degli infortuni mortali, infortuni non casuali, o frutto di incidenti involontari, ma omicidi. Un esempio sono le testimonianze per l'omicidio di Marsella, al Mof, quando gli operai in modo struggente dicono di fronte al giudice che quel lavoro noi lo facevamo prima sempre in due, poi un accordo sindacale ha fatto sì che quel lavoro lo deve fare solo una persona. E' chiaro che se un lavoro è fatto prima in due poi in uno succederà qualcosa, e infatti è successo.
In questo processo di Potenza, a causa delle complicazione per la presentazione delle parti civili portata dalla riforma Cartabia, ma anche per una sorta di disillusione verso la giustizia dopo tutto quello che è successo, si è passati da 1500 a circa 400 parti civili.
Sono, come era prevedibile, nuovamente partite tutta la raffica di opposizioni da parte degli avvocati degli imputati; l'avvocato della famiglia Riva ha presentato un testo di 350 pagine contestando le costituzioni di tutte le parti civili, perché il processo se lo vogliono fare da soli, senza nessuno che li contesti. Le opposizioni però sono tutte state rigettate dal giudice.
Ma incombono le prescrizioni, che non coinvolgeranno i reati più gravi, quindi i reati ambientali, perché per la decorrenza servono 30 anni, però sicuramente ha avvantaggiato chi è imputato di altri reati minori.
Il processo Ilva è il simbolo di quello che fa il capitalismo nella sua parte peggiore. La questione dell'ILVA continua ad essere, anche oggi, una lezione su che cosa è il capitalismo. Anche oggi tutta la questione si pone sempre nella trappola della contraddizione lavoro e salute. Ma non è questa la contrapposizione giusta, perché se mettiamo sempre in contrapposizione lavoro e salute ne andranno di mezzo sempre la classe operaria, i lavoratori e i cittadini. La contrapposizione giusta è profitto da un lato e lavoro e salute dall’altro, perché per fare più profitto inevitabilmente devi inquinare e devi sfruttare i lavoratori.
Finché non capovolgiamo questo punto di vista non potremmo mai raggiungere una soluzione che avvantaggia veramente l'ambiente.
Le crisi sociali, le crisi ecologiche, le crisi produttive che lascia il capitalismo non sono una conseguenza perversa del sistema, è il sistema.
Il capitalismo è saccheggio, arriva in un punto e fa fuori le risorse naturali, sfrutta il lavoro per il profitto di qualcuno. Allora, se non cambiamo punto di vista, le soluzioni noi non le troveremo mai.
Il governo/Urso dice di voler introdurre una produzione green, ma la produzione green dell'acciaio non esiste. Questo se lo immagina nella sua mente. Fa dei programmi vani, senza termini. Dice che in 12 anni si deve decarbonizzare, ma anche il concetto di decarbonizzazione è un errore, perché la decarbonizzazione non fa riferimento al carbone, ma al carbonio. E il carbonio, il gas, che è l'altro veleno che vogliono portare a Taranto, acquistato dall'America e pagato sette volte di più rispetto a quello che costa, anche il gas produce carbonio.
Da parte di alcune associazioni e stata fatta al Tar l'impugnazione dell'AIA. Ora, da un punto di vista strettamente giuridico, l'impugnazione non è peregrina, perché effettivamente non è stato assunto nella formulazione dell'AIA, quindi alla conferenza dei servizi, il parere del sindaco, il quale non deve essere un semplice sì come ha fatto, ma deve essere supportato dai test ambientali. E' una prerogativa proprio del sindaco, è la legislazione del 2006 che glielo concede. Quindi effettivamente quell'AIA è viziata nella procedura. Ma anche se otteniamo l'annullamento dell'AIA, se poi abbiamo un progetto di reindustrializzazione che dice che dobbiamo produrre sei tonnellate di acciaio, non abbiamo risolto niente. Perché dobbiamo produrre questo acciaio, visto che il mercato dell'acciaio è in crisi? Non serve, se non oggi in nome della grande produttrice di profitti, che è la grande madre, che è la guerra.
La guerra fa profitto, fa profitto altissimo, fa profitto per la costruzione, fa profitto per la ricostruzione successiva.
Per rompere e vincere sulla questione ambientale a Taranto, bisogna scardinare quel binomio salute/lavoro e bisogna mettere in evidenza che il problema è il profitto.
In questo sistema capitalista, i profitti devono essere privati, mentre i danni devono essere pubblici, perché poi i danni alla salute, i danni all'ambiente, si riversano tutti sul pubblico, con i soldi pubblici dobbiamo risolvere quei problemi. I dati statistici di Taranto sono veramente preoccupanti. Ogni tre giorni c'è una diagnosi di tumore a Taranto, non sempre mortale per fortuna, sennò saremmo tutti estinti. I costi sanitari per la cura di queste malattie, qualcuno si è preso la briga di valutarli, sono superiori ai costi per mantenere gli operai.
Noi dobbiamo ribaltare la questione. Basta usare come scudo i lavoratori, il lavoro non è il problema. Dobbiamo dire basta al fatto che i padroni si debbano arricchire sulle spalle dei lavoratori e delle masse.

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