Se Genova e gli impianti del nord se ne tornano a casa con una revisione dei numeri di cassintegrazione e la promessa di non fermata della produzione, comunque, o continuando a far arrivare i coils da Taranto (o da altrove); per gli operai dell'ex Ilva di Taranto non c'è proprio nulla di nuovo: le migliaia di lavoratori in cassintegrazione sono confermati, mentre va avanti il piano di parziale fermo di impianti; così come le promesse per nuovi investimenti per la città sono quelle dette e stradette - fermo restando che eventuali nuove possibilità lavorative alternative devono andare ai tantissimi disoccupati della città e non come contentino per operai cacciati dall'Ilva e dall'appalto. Il "piano corto", il cui ritiro era stato posto come condizione principale per sospendere scioperi e blocchi, non è stato per niente ritirato.
Quindi, gli incontri separati a Roma (che dovevano essere rifiutati anche dalle amministrazioni locali di Taranto) hanno confermato la volontà del governo di separare anche le soluzioni, le sorti degli operai degli stabilimenti del nord e di Taranto. Questo è inaccettabile.
Riportiamo la Controinformazione rossoperaia di ieri, le cui valutazioni critiche sono tuttora il vero problema da affrontare e superare per l'unità di classe degli operai, dal nord al sud.
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da ORE12 del 05.12.2
A Genova si è sviluppata una rivolta operaia organizzata, com’é giusto che sia, che fa leva sulla questione di respingere il piano del governo che è sostanzialmente una possibile marcia verso la chiusura degli stabilimenti. Una lotta giusta e necessaria che si è sviluppata in tutti gli stabilimenti dell'Ilva, da Taranto a Novi Ligure a Racconigi, con le forme di lotta necessarie per far pesare la forza operaia, tenendo conto delle condizioni organizzative, di coscienza e di proposta, presenti tra i lavoratori.
La rivolta operaia di Genova - rivolta organizzata, e questo è un merito, non un difetto - ha visto il blocco continuativo dello stabilimento, i cortei, il blocco delle strade fino alla marcia verso la prefettura che ha attraversato la città e ha trovato da un lato la partecipazione di altre fabbriche e di altri operai della realtà di Genova, dall'altro un diffuso sostegno da parte di settori ampi di cittadini.
Il corteo ha marciato diretto verso la prefettura e qui ha trovato uno scenario “tipo G8”, quindi il governo attraverso questo scenario ha già dato una risposta ai lavoratori: o si accetta il piano, sia pure con qualche modifica oppure la risposta del governo è la repressione della lotta operaia, repression fatta con gli strumenti di uno Stato del capitale che a Genova è ben conosciuto e tutti quanti abbiamo conosciuto all'opera nella sua forma più esplicita in occasione appunto del G8 del 2001.
Quindi su questo piano gli operai hanno risposto - giustamente - attaccando la barricata che la prefettura aveva messo davanti alla possibilità che gli operai raggiungessero proprio la prefettura e portassero a termine la loro iniziativa di lotta.















