Questa causa era stata fatta dal Comune di Taranto e il processo di 1° grado si era concluso con una sentenza di condanna nel 2022, poi vi è stato l'appello che ha confermato ora la prima sentenza.
Le migliaia di parti civili del processo "Ambiente svenduto" - ora ridotte a centinaia - invece si sono trovate con un Appello che non solo non ha confermato la sentenza di 1° grado contro Riva e complici ma ha, con una decisione criminale e vergognosa del Giud. De Coco, azzerato integralmente il primo processo durato ben 7 anni, accogliendo la volontà degli avvocati di Riva e complici di spostare il processo a Potenza. E quindi ora, siamo tornati indietro, il processo "Ambiente svenduto" si sta rifacendo integralmente di nuovo e, bene che vada, solo in questo mese dovrebbe finire la fase delle udienze preliminare col rinvio a giudizio.
Un processo che si sta tenendo in un silenzio e partecipazione ridottissima, anche da parte degli avvocati delle parti civili - ad esclusione dello Slai cobas.
Tutto questo vuole dire che le parti civili di operai, lavoratori, cittadini dovranno aspettare ancora tanti altri anni per avere risarcimenti e giustizia.
MA QUESTA NON E' GIUSTIZIA!
Lo Slai Cobas appena di conclude la fase in corso delle udienze preliminari a Potenza con i rinvii a giudizio, terrà assemblee sia a Potenza, che a Taranto delle parti civili.
Info di francesco casula GDM
La
Corte d’Appello conferma la condanna a Fabio Riva e Luigi
Capogrosso per le emissioni tossiche tra il 1995 e il 2014: oltre ai
danni agli immobili e alle scuole, 18 milioni riconosciuti per lo
sfregio all’identità e alla reputazione della città
Lunedì 01
Dicembre 2025, 22:11
Dall'Ilva dei Riva danni all'ambiente e all'immagine per Taranto: confermata la sentenza in appello. Risarcimento da 20 ml.
Non
solo danni all’ambiente, alla salute e agli immobili, ma anche una
percezione di «insicurezza, disagio e timore per il futuro» che
spinge i cittadini a non riporre più fiducia nella capacità del
Comune di Taranto di «salvaguardare i più basilari diritti dei
cittadini. Questo è il danno all’identità ed all’immagine del
comune di Taranto, ed il clamore mediatico è una delle sue
conseguenze, che nello stesso tempo ne illumina le dimensioni». È
quanto scrivono i giudici civili della Corte d’appello che hanno
confermato la condanna per Fabio Riva (erede di Emilio Riva, ex
patron dell’acciaio ionico) e l’ex direttore dell’Ilva Luigi
Capogrosso e disposto un maxi risarcimento per l’Ente di oltre 20
milioni di euro per le emissioni velenose dalla fabbrica ionica tra
il 1995 e il 2014.
Un verdetto che accoglie le richieste formulate
dall'avvocato Massimo Moretti che ha difeso Il Municipio ionico in
questa causa risarcitoria nata dopo le condanne definitive in sede
penale nella vecchia inchiesta sulle Cokerie e i danni prodotti dalle
polveri dell’Ilva negli anni di gestione Riva fino al 2014.
Nelle
58 pagine depositate dal collegio - presieduto dalla giudice Anna
Maria Marra e a latere Michele Campanale e Claudia Calabrese – sono
state confermate le ragioni che nel 2022 portarono il giudice
Raffaele Viglione a condannare i vertici della fabbrica, ma questa
volta aumentando l’ammontare del risarcimento...

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