Bisogna dare battaglia e attaccare frontalmente sindacalisti confederali/usb e istituzioni, alleati sulla pelle degli operai.
Consiglio di fabbrica ed Enti locali si sono riuniti oggi e hanno approvato un documento comune - che naturalmente esamineremo. La sostanza, però, è che:
Primo, ribadiscono che non vogliono il piano ‘corto‘ ma il "piano lungo" di prima; piano che non era stato approvato da nessuno, neanche ufficialmente da loro, e che per quanto riguarda la cig è rimasta quella di prima - senza il nuovo aumento ritirato dal governo - anch’esso non accettato.
Quindi non è passo in avanti ma un passo indietro senza alcuna garanzia ne sul piano industriale ne sul piano ambientale e meno che mai sul problema di riduzione degli esuberi, fine della cassaintegrazione ecc.
Secondo, vogliono l’intervento della Meloni; questa è una telenovela senza sostanza in quanto tutto quello che i suoi ministri stanno facendo è esattamente quello che vuole la Meloni.
Terzo, ripropongono un Tavolo unico - cosa che a furor di lotta e di applausi, non vogliono i sindacati di Genova, Fiom in testa e gli Enti locali di Genova con dietro i padroni dell’acciaio che sono d’accordo con loro.
Dopo di che, Emiliano e Bitetti continuano il doppio gioco per cui una cosa dicono al governo quando lo incontrano e un altra ai lavoratori.
Questo gioco delle parti sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari di Taranto deve finire - e la lotta urgente e necessaria deve prendere un‘altra strada, dato che ci sono aziende dell’appalto che stanno licenziando e gli operai diretti comunque sono in cassa integrazione non condivisa, penalizzati sul salario e sul futuro
Slai Cobas per il sindacato di classe - WA 3519575628
avevamo scritto nei giorni scorsi
“Nessuna
chiusura, nessun esubero - Nocivo è il capitale e non la fabbrica -
Sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di
governo, padroni e loro alleati, per fare della classe operaia punto
di riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito,
salute, sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali“.
Su
due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un
tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della
Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza e dia una
risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e
confermiamo che la linea della Meloni è esattamente quella che
stanno portando al tavolo, in premis il ministro Urso, in questi
giorni; e quindi il piano di cui si chiede il ritiro è già il piano
del governo Meloni rispetto a questa vertenza. Il punto è che se non
c'è il ritiro di questo piano non è possibile aprire una fase nuova
della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della
nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto contrasto con
la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in forme
ambigue viene sostenuta dai padroni. In forme ambigue perché una
parte dei padroni dice che è bene che la fabbrica la prenda lo Stato
e poi la consegni ai privati risanata – ma questo vorrebbe dire
esclusivamente socializzare le perdite per poter avere una fabbrica
pienamente in funzione per i profitti o, in maniera più sottile, far
passare attraverso la nazionalizzazione il piano che il governo
attualmente vuole far passare senza la nazionalizzazione.
Noi
diciamo nessuna chiusura e non per il feticcio
industrialista o per il feticcio della fabbrica, ma per un altro
“feticcio” che è il “feticcio”/l’arma della lotta
operaia. Senza la lotta operaia, senza che gli operai
scendano in campo, senza che gli operai siano il centro della
battaglia è assolutamente impossibile pensare a una soluzione
avanzata per i lavoratori sia sul terreno dei bisogni
immediati sia sul terreno delle prospettive.
Fare blocco
contro la chiusura è una condizione necessaria, tutti coloro che
sono per la chiusura sono antioperai, piccolo borghesi legati a
frazioni del capitale finanziario e parassitario e questo sia a
Genova sia soprattutto a Taranto.
L'altro concetto che diciamo
è “nocivo il capitale e non la fabbrica”. Questo
dovrebbe essere elementare non solo per gli operai ma per tutti
coloro che si ritengono di sinistra. Ma oggi la maggior parte della
sinistra sindacale non è anticapitalista, non si basa sulla lotta al
capitale e l'analisi di esso, riduce i problemi della nocività del
capitale, del modo di produzione capitalistica, che in questa fase
dilagano tutti i campi della società, al problema delle fabbriche
che evidentemente finché sono in gestione capitalistica sono la
pratica applicazione del piano del capitale; ma senza capire che
nocivo è il capitale e non la fabbrica non si può indirizzare la
lotta nel senso corretto né tantomeno si comprende quanto importante
sia la classe operaia e il suo ruolo.
E' chiaro che questa linea
ha bisogno di un sindacato di classe. I lavoratori quando
parli di sindacato di classe non capiscono esattamente cos'è o non
trovano la maniera per poterlo ricostruire. La ricostruzione del
sindacato di classe, di massa non è stata in nessuna maniera risolta
dal sindacalismo di base e di conseguenza è una battaglia tutta da
fare. E' nelle fabbriche, dove peraltro la presenza del sindacalismo
di base o è inesistente, o, vedi l'ex Ilva di Taranto, l'USB ha una
forza all'interno ma è un quarto sindacato sulla stessa linea del
sindacalismo confederale.
La ricostruzione del sindacato di classe
richiede un'altra rottura, una divisione fondata su piattaforme,
lotte e avanguardie, comunque siano collegate, che se ne assumano
la responsabilità, prima nella battaglia in corso, poi nella
battaglia più generale, lavorando per conquistare la maggioranza dei
lavoratori.
Il sindacato di classe e la piattaforma operaia
parlano di rivendicazioni che rispecchiano gli interessi effettivi
della classe operaia, sono due cose che vanno insieme. Senza
piattaforma non basta una sigla sindacale o un'altra organizzazione
sindacale. Senza un'organizzazione sindacale di classe nessuna
piattaforma ha le gambe, prima di avanguardie e poi di massa, per
potersi affermare. Quindi, la chiave sta in questi due elementi che
possono portare la classe operaia a riavere un ruolo nello scontro di
classe generale contro padroni a governo.
Per diventare essi
il punto di riferimento delle rivendicazioni dei giovani e
dei cittadini di Taranto.
A Taranto esiste il problema di
metter fine alle fonti inquinanti, ai livelli di insicurezza sul
lavoro, e su questo senza la trasformazione, ambientalizzazione della
fabbrica, senza che dalla fabbrica partano le proposte alternative, è
evidente che non si può andare da nessuna parte.
Il
movimento ambientalista di Taranto è formato da piccoli e
medi imprenditori o aspiranti tali, che travestiti da
cittadini vogliono cancellare non la fabbrica ma la classe
operaia e costruire una città a misura degli interessi
della piccola e media borghese del capitale parassitario che punta su
tutti i soldi che darebbe lo Stato per fare altre attività, per
proporsi come nuova classe dirigente a livello locale, e come parte
di questa battaglia a livello nazionale.
Questa impostazione
da un punto di vista delle opinioni è condivisa dagli operai ma non
è condivisa dalle loro avanguardie che sono inviluppate nella forma
sindacato, che è parte del problema e non della soluzione e
impedisce che si dinamizzi la lotta operaia all'insegna
dell'autonomia operaia, della lotta di classe e dell'essere parte
della battaglia più generale politica e sociale per rovesciare
questo governo fascio padronale più di ogni altro degli
ultimi tempi.

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