COMUNICATO
AI LAVORATORI
La
minacciata insensata arrogante ricattatoria di ArcelorMittal, per
imporre immunità penale, cassintegrazione ‘permanente’, per
avere mani libere per massima flessibilità di sfruttare, usare le
ditte d’appalto al posto dei lavoratori diretti, non richiamare
nessuno dei cassintegrati ex Ilva AS – mentre si fanno dei corsi di
formazione farsa, non permettere miglioramenti dell’AIA e del piano
ambientale, non deve passare.
La
cassa integrazione non doveva neanche cominciare senza accordo
sindacale prima degli incontri del 4 e 9 luglio - farla cominciare
significa semplicemente avallarla poi a questi Tavoli.
Bentivogli
Fim si schiera apertamente con i padroni di Confindustria,
Federmeccanica, ArcelorMittal; altri sindacalisti seminano paura e
allarmismo tra i lavoratori per farli stare buoni o per addirittura
mobilitarli al fianco dei padroni, come sciaguratamente avvenne a
marzo 2012.
Chiariamo
a tutti che ArcelorMittal non può arrogarsi il diritto di chiudere
gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto il 6 settembre
prossimo nel caso il Governo confermi il Decreto crescita, in cui è
inserito il (mini)stop alla cosiddetta immunità penale. Questa
minaccia che non ha alcun senso, perchè ArcelorMittal non è ancora
il proprietario dell’ex Ilva ma ne è il gestore fintanto che non
si perfezionerà il contratto di acquisto con lo Stato italiano: ora
paga l’affitto.
Semmai, potrebbe fermare provocatoriamente e temporaneamente la produzione - che non è proprio la stessa cosa, assumendosi così la grave responsabilità sociale, sindacale, politica e penale di questo atto. E se ArcelorMittal decidesse di recedere dall’accordo – ed è l’unico percorso possibile per il gruppo -, lo stabilimento tornerebbe in qualche modo nelle mani dello Stato, nella forma dei commissari inizialmente e in una nuova vendita o nazionalizzazione.
Semmai, potrebbe fermare provocatoriamente e temporaneamente la produzione - che non è proprio la stessa cosa, assumendosi così la grave responsabilità sociale, sindacale, politica e penale di questo atto. E se ArcelorMittal decidesse di recedere dall’accordo – ed è l’unico percorso possibile per il gruppo -, lo stabilimento tornerebbe in qualche modo nelle mani dello Stato, nella forma dei commissari inizialmente e in una nuova vendita o nazionalizzazione.
A
fronte della arroganza e ricatto padronale, occorre il "ricatto"
operaio, l'organizzazione dello sciopero, del blocco della
produzione.
TA.
1.7.2019
Slai
Cobas per il sindacato di classe Taranto
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