SEDE LEGALE E NAZIONALE TARANTO VIA LIVIO ANDRONICO, 47 tel 099/4792086 347/5301704 slaicobasta@gmail.com
martedì 30 settembre 2025
lunedì 29 settembre 2025
29 settembre - info solidale: SI COBAS, “ATTACCATO IL PRESIDIO FUORI DALLA SICPA DI VEROLANUOVA” (BRESCIA). 4 FERITI E 4 FERMI.
Cariche, feriti e fermi nel tardo pomeriggio a Verolanuova, nella Bassa Bresciana.
La denuncia arriva dal sindacato di base e conflittuale Si Cobas:
ATTACCATO OGGI IL PRESIDIO FUORI LA SICPA!!
Siamo a Verolanuova, provincia di Brescia. Al 5° sciopero degli operai per contrastare le politiche di licenziamento dei padroni, le forze dell’ordine hanno attaccato, provato a sgomberare il presidio e mandando all’ospedale 4 solidali fra cui 3 donne, e letteralmente ammanettato e arrestato altri 4 compagni, di cui uno in stato di fermo con accuse gravissime!
La presenza solidale dei compagni del coordinamento di Piacenza ha visto un’escalation criminale della repressione, figlia di tutte le politiche di guerra ai lavoratori/trici, di guerra agli sfruttati e di guerra interna condotta dalle istituzioni e dai datori!
Non possiamo non rispondere se non con la lotta e la solidarietà a questo disegno padronale che vuole i lavoratori/trici, silenti, licenziati e massacrati!
La lotta non si processa.
Solidarietà agli aggrediti e compagni in questura!
SUBITO LIBERI
Tocca uno, tocca tuttə!
Sì Cobas”.
Qui il video di quanto accaduto a Verolanuova nel pomeriggio di lunedì 29 settembre.
mercoledì 24 settembre 2025
24 settembre - CONTRO RIARMO E GUERRA - MOZIONE SOTTOSCRITTA E APPROVATA NELLE FABBRICHE, NEI POSTI DI LAVORO
Noi operai, lavoratrici, lavoratori diciamo un chiaro NO al piano di riarmo del 5%, deciso dagli Usa/Trump - Nato e fatto proprio dal governo Meloni.
E’ una scelta di guerra imperialista mondiale “a pezzi” (come diceva Papa Bergoglio), a cui i lavoratori e le masse popolari di tutto il mondo si devono opporre.
Siamo contro queste guerre tra banditi per il profitto dei padroni dell’energia e dell’industria bellica, per il controllo mondiale delle materie prime e delle vie geostrategiche del commercio mondiale.
Siamo solidali con le masse delle zone di guerra, bombardate, massacrate che vedono vita e futuro distrutti.
Siamo contro l’inaccettabile genocidio del popolo palestinese che resiste eroicamente al governo sionista di tipo nazista di Netanyahu, che ora spara anche su donne e bambini affamati in fila per un pugno di farina; finanziato, armato e sostenuto senza limiti dagli Usa-Trump, con la complicità dei governi imperialisti europei, con il governo Meloni in prima fila.
Siamo contrari ad ogni riarmo e all’invio di armi, droni, missili e soldati italiani nei territori di guerra.
Siamo contro l’uso delle Basi militari in Italia, come Basi di guerra e presenza di armi nucleari.
Siamo contro ogni scarico dei costi per la guerra sui lavoratori e le masse popolari, già colpite dalla crisi economica mondiale, dai dazi e guerre commerciali.
Lavoro non guerra. No miliardi per le armi. No all’aumento di benzina e bollette, no al carovita, fondi per il lavoro, i salari, la salute, la sanità, la scuola, i servizi sociali.
Noi lavoratori e lavoratrici chiamiamo tutte le organizzazioni sindacali, tutte le associazioni a scendere in campo con assemblee, manifestazioni, fino allo sciopero generale.
Adesioni - inviare a WA 3519575628
24 settembre - info solidale: A Prato Montblanc licenzia i lavoratori pakistani
Il comunicato-denuncia congiunto di Campagna abiti puliti, Public Eye e Sudd Cobas (*)
Foto: Campagna Abiti Puliti
Dopo anni di lavoro in condizioni disumane, tredici lavoratori migranti in una fabbrica che produceva accessori in pelle per il marchio Montblanc del gruppo Richemont hanno raggiunto, con il supporto del sindacato Sudd Cobas, un accordo che ha garantito loro condizioni di lavoro legali. Solo poche settimane dopo, Richemont ha terminato il contratto con la fabbrica, provocando di fatto il licenziamento dei lavoratori. Ali Hassan e Asghar Muhammad, lavoratori migranti pakistani, producevano borse di lusso in pelle per Montblanc in condizioni di lavoro illegali e di sfruttamento. Dovevano lavorare fino a 70 ore a settimana per circa 3 euro l’ora. Senza giorni di riposo e senza alcuna tutela sociale prevista dalla legge. Nel febbraio 2023, grazie all’intervento di Sudd Cobas, i lavoratori avevano finalmente ottenuto contratti regolari. Circa quattro settimane dopo la firma dell’accordo, Pelletteria Richemont – filiale italiana del gruppo – ha interrotto il rapporto con la fabbrica. Facendo perdere il lavoro ad Ali Hassan, Asghar Muhammad e ai loro colleghi. Invece di offrire un impiego alternativo o un risarcimento per il danno subito, l’azienda ha avviato una causa contro i rappresentanti di Sudd Cobas. La vicenda è stata documentata da Public Eye. Le proteste all’Assemblea generale di Richemont, filiera Montblanc
24 - Info - Il sale dell’India: l’oro bianco e gli operai-schiavi da 70 centesimi al giorno
Da articolo di Paolo Mossetti
L’India è oggi il terzo esportatore mondiale di sale, con oltre 50 Paesi clienti e un giro d’affari di circa 260 milioni di dollari l’anno. Ma dietro il successo economico si cela un prezzo altissimo: quello pagato dai 150mila lavoratori dei “salt-pan”, le distese di saline che punteggiano soprattutto il Gujarat e il Tamil Nadu.
Nel solo Gujarat, da cui proviene quasi l’87% del sale indiano, un chilo su dieci consumato nel mondo ha origine dal Rann di Kutch, un deserto salato che in estate raggiunge i 50 gradi. Qui, migliaia di agariyas, come vengono chiamati i lavoratori delle saline, affrontano condizioni estenuanti, che lasciano segni permanenti: piedi piagati, vista compromessa, malattie renali croniche e disturbi cardiovascolari... le alte temperature fanno perdere fino a un litro d’acqua l’ora, mentre i lavoratori spesso portano con sé solo una bottiglia per l’intera giornata, senza possibilità di rifornirsi. L’impatto è
devastante: infezioni urinarie diffuse, insufficienza renale progressiva e, nei casi peggiori, danni irreversibili.
Il salario resta misero: tra 600 e 1.700 dollari l’anno, con testimonianze di guadagni di appena 70 centesimi al giorno. Una paga che non permette nemmeno di affrontare le spese sanitarie, mentre i profitti si concentrano nelle mani dei grandi marchi come Tata Salt, ITC o Nirma, che dominano il mercato nazionale ed esportano in mezzo mondo.
Alle sofferenze fisiche si aggiunge l’isolamento sociale. Oltre il 50% dei lavoratori appartiene alle caste Dalit, tradizionalmente escluse dai lavori meglio retribuiti... Nel 2021, dopo mesi di proteste, lo Stato ha concesso un sussidio di 5.000 rupie (circa 58 dollari) nei mesi di inattività: un sostegno simbolico, che non compensa la precarietà.
..In Tamil Nadu, un ordine governativo del 2023 ha promesso la creazione di un Welfare Board dedicato, simile a quello già operativo per i lavoratori edili, con misure su orari, acqua potabile e servizi igienici. Ma la riforma resta lettera morta.
Quali sono i principali paesi importatori? La Cina, con oltre un terzo della torta. E poi a grande distanza la Corea del Sud, il Giappone e l’Indonesia. L’Italia, nonostante il crescente fenomeno del cosiddetto “sale rosa dell’Himalaya”, non è praticamente pervenuta".
martedì 23 settembre 2025
23 settembre - CHI SONO I VERI VIOLENTI? Operaio muore schiacciato da balla di juta nel Chietino. Un governo fascista che in nome dello sfruttamento selvaggio e l'impunità dei padroni
L’uomo aveva 52 anni. L’infortunio è avvenuto nella notte, intorno alle 3, a Torino di Sangro, all’interno della Prima Eastern, una ditta che si occupa di stampaggio a iniezione di materie plastiche. Il sacco conteneva una tonnellata di polimeri
Redazione
23 settembre 2025 • 09:20
Un uomo di 52 anni di Vasto è morto la notte scorsa a Torino di Sangro, in provincia di Chieti, schiacciato da una balla di juta contenente una tonnellata di polimeri. L’infortunio sul lavoro si è verificato intorno alle 3 all’interno della Prima Eastern, una ditta che si occupa di stampaggio a iniezione di materie plastiche. L’operaio è stato soccorso dal 118 ma per lui non c’è stato nulla da fare. La salma è stata portata all’obitorio del cimitero di Torino di Sangro. Accertamenti sulle cause dell'incidente sono in corso da parte dei carabinieri di Ortona.
domenica 21 settembre 2025
21 settembre - Scioperi per la Palestina - abbiamo fatto e sostenuto in fabbrica quello del 19 - ora sosteniamo quello del 22
Slai Cobas per il sindacato di classe - Cronache e immagini dai Cantieri navali di Palermo - Dall'appalto Ilva Taranto - Dalla Tenaris Bergamo del 19
Palermo
- 19 settembre al turno mattutino ai Cantieri navali
il flusso degli operai è stato più folto e abbiamo potuto fare un
buon volantinaggio del volantino fronte retro con riportato l'appello
dei sindacati palestinesi che sono finiti in breve tempo, solo
pochissimi operai non l'hanno preso e si sono fatti buoni capannelli
con gruppi di operai che hanno ascoltato esprimendo condivisione
sulla questione del genocidio da fermare e del massacro che sta
avvenendo in Palestina ma anche sul governo che mette sempre più
soldi per i piani di riarmo ponendo la necessità dello sciopero
generale ... molti operai hanno saputo da noi che ieri c'era lo
sciopero di 4 ore indetto da Fiom/Cgil dicendo che non sapevano nulla
e chiedevano a noi la modalità dello sciopero; un iscritto Fiom si
giustificava sul fatto che gli operai in generale non partecipano e
non è facile; noi gli abbiamo detto che proprio questo deve essere
invece il lavoro che si deve fare verso gli operai, che certamente è
difficile ma va fatto.
Attorno alla fabbrica abbiamo messo
pannelli e locandine.
A Palermo non vi è stata manifestazione Cgil che è stata a Catania dove c'era Landini
Per Taranto - Leggi post info del 20 settembre su questo blog: https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/09/pc-21-settembre-scioperi-dei-lavoratori.html
Ascolta gli interventi all'appalto Ilva a ORE 12 Controinformazione Rossoperai su questo blog -https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/09/pc-16-settembre-ore-12_19.html
Da Tenari Dalmine - vedi post su questo blog del 20 settembre https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/09/alle-fabbriche-per-la-palestina.html
Noi
dello Slai Cobas sc, come gran parte del sindacalismo di base, da
tempo siamo al fianco del popolo palestinese nel nostro paese e
animiamo manifestazioni, iniziative, denunce, per esprimere
solidarietà e sostegno e per denunciare il ruolo di complicità,
appoggio che l'imperialismo e il nostro governo hanno nel genocidio
in atto.
Per questo siamo intimamente legati alle
organizzazioni palestinesi nel nostro paese che stanno facendo di
tutto perché il popolo italiano in generale comprenda tutto questo e
scenda in campo a loro fianco in questa battaglia che è politica,
sociale, ma che è anche di civiltà e di umanità, e che mette in
luce come da una parte stanno gli Stati, i governi con le loro
guerre, genocidi, repressione, piani di morte e distruzione e
dall'altro stanno le istanze dei proletari e dei popoli che vogliono
un mondo in cui tutto questo venga cancellato.
Le
fabbriche, gli operai delle grandi fabbriche, l'universo dei
lavoratori metalmeccanici hanno fatto finora poco o niente su questo.
Non c'è giustificazione rispetto a questo silenzio della classe
operaia.
Sicuramente la condizione nelle fabbriche resta
abbastanza grave sul piano dei salari, delle condizioni di lavoro,
della difesa del posto di lavoro e c'è il dramma dei morti sul
lavoro, ma non riuscire a produrre un movimento reale che esprima la
solidarietà a fronte a quello che sta avvenendo in Palestina è una
macchia per i proletari, per la classe operaia del nostro Paese. In
questo senso ogni segnale che si muove in questa direzione solidale
lo salutiamo e lo sosteniamo.
Il 19 settembre abbiamo aderito, partecipato allo sciopero di 4 ore, che in alcune realtà è stato esteso a 8 ore, proclamato dalla FIOM all'interno di una campagna e di un'iniziativa presa dalla CGIL in generale che però non è quella dello sciopero generale né quello dello sciopero in tutti i posti di lavoro ma ancora una volta di iniziative essenzialmente verso le Istituzioni del sabato che non hanno altro senso che pura testimonianza.
Lo sciopero è importante e deve essere l'inizio; così come importante è lo sciopero indetto da alcuni sindacati di base di lunedì 22 settembre contro il genocidio e la deportazione, a sostegno della lodevole iniziativa per rompere l'assedio, far arrivare aiuti umanitarie rappresentata dalla Flottilla, dalle navi che stanno cercando di raggiungere Gaza.
Tutti questi scioperi domandano un vero sciopero generale, perché di fronte a questioni che riguardano i destini di un popolo, che rappresentano alla fine i destini dell'intera umanità, di fronte a un sistema che marcia verso la guerra e vuol riempire il mondo di crimini in nome delle leggi del Capitale e del profitto, i lavoratori devono svolgere un ruolo di prima linea.
Su questo però la chiarezza deve ancora venire. Occorre andare a fondo sulle ragioni di questo massacro, di questo genocidio, occorre comprendere che esso è il cuore, l'epicentro di una situazione mondiale che richiede ben altro che scioperi di solidarietà e di testimonianza. Per fermare la guerra, i genocidi e la ricaduta sulla vita dei proletari e delle masse popolari ci vuole ben più di un sciopero generale anche se senza lo sciopero generale questo “di più” non potrà venire.
sabato 20 settembre 2025
20 settembre - dal blog tarantocontro: Ex Ilva - L'incontro a Roma di ieri - La non azione, l'arrampicarsi sugli specchi di Urso/governo/commissari scaricati sugli operai
Dalla
stampa -
"Drammatico incontro sulla cassa integrazione al ministero. I
dirigenti: "I ricavi diminuiscono sempre più". A breve la
procura deciderà su Afo1: non è "del tutto compromesso"
come diceva il ministro.
Un “crescente squilibrio economico”
dovuto a “livelli produttivi non sufficienti” a garantire la
tenuta dei conti a causa dei “costi fissi”. Insomma, l’Ilva
ha troppi dipendenti rispetto a quanto produce in questo momento e
quindi deve aumentare del 50% i lavoratori in cassa
integrazione... Attualmente,
l’autorizzazione alla Cigs vigente scade nel febbraio 2026. Nel
corso del prossimo anno, quindi, il numero di lavoratori coinvolti
passerà dagli attuali 3.062 a 4.450".
*****
La conclusione di questa drammatica telenovela, di questa politica del "gambero" che invece di andare avanti va indietro e che dura da più di un anno, rendendo ogni settimana che passa a rischio la fabbrica, è che questa criminale politica deve essere pagata dai lavoratori, per ora con più cassa integrazione - in cui dovrebbe essere posto quasi il 50% degli operai - poi con esuberi/licenziamenti.
Urso/governo non se ne frega nulla della difesa del lavoro, come non se ne frega dell'inquinamento ambientale che in questa situazione di immobilismo non può che aumentare, perchè eventuali bonifiche, ristrutturazione dell'attività produttiva, tutto viene rinviato sine die, con tempi che si allungano all'infinito e con ipotetici compratori che via via si smarcano (vedi ultimo Jindal).
Così alla fine rimarrà sul tappeto una svendita quasi gratis, senza alcun obbligo per posti di lavoro e ambiente da parte del compratore; o, cosa più probabile, una vendita a spezzatino, in cui Taranto verrebbe considerata la rogna di cui chi si vorrà caricare lo vorrà fare a beneficio solo dei suoi profitti.
venerdì 19 settembre 2025
19 settembre - NUOVA STRAGE OPERAIA: Esplosione in azienda di rifiuti, operai morti e feriti
Nei primi sette mesi dell’anno, secondo il periodico report dell’Inail, le denunce di infortunio sono state 349.444. I casi mortali denunciati sono stati rispettivamente 607 contro 577 (+5,2%).
È successo alla Ecopartenope di Marcianise, in provincia di Caserta.
L'azienda dove sono morti operai per l'esplosione di un serbatoio di olii esausti
Tragedia alla Ecopartenope di Marcianise, azienda della provincia di Caserta specializzata nel trattamento dei rifiuti. A causa di un'esplosione, tre operai (Pasquale Di Vita, Ciro Minopoli e Antonio Diodato) sono morti mentre due sono stati feriti. Secondo le prime informazioni dei Vigili del fuoco intervenuti sul posto, i tre lavoratori sarebbero morti per l'onda d'urto causata dall'esplosione di un serbatoio di oli esausti. Tra le vittime, anche il titolare della ditta. Altri due lavoratori sono rimasti lievemente feriti. I tre deceduti stavano facendo manutenzione su un capannone aziendale e l'esplosione li ha sbalzati in aria per diversi metri. Un cadavere è stato trovato nelle vicinanze del silos dove si è verificata l'esplosione. In passato quel silos era stato chiuso per miasmi e irregolarità. È accaduto nel 2018 e il provvedimento era stato reso necessario per le «anomalie gravissime» riscontrate da Arpac e Vigili del fuoco.
Esplosione in azienda rifiuti del Casertano
A saltare in aria, un serbatoio di oli esausti. "Ha portato via tutto" racconta il sindaco. Davanti allo stabilimento, la disperazione dei parenti
Rabbia, disperazione, lacrime tra il via vai di familiari e lo shock dei dipendenti all'Ecopartenope di Marcianise (Caserta), dove oggi l'esplosione di un serbatoio di oli esausti ha provocato la morte di tre lavoratori, tra cui il titolare, sbalzati in aria di parecchi metri dalla potenza della deflagrazione, che non ha però provocato incendi ma solo una micidiale onda d'urto. I familiari dei deceduti, di cui non sono stati ancora resi noti i nomi, sono arrivati sul posto.
"Perché"? si chiedono. Ci sono anche i familiari degli altri due dipendenti rimasti lievemente feriti, in attesa di avere notizie. Un clima carico di tensione per un infortunio che è trai più gravi nella storia di un'area industriale enorme, come quella di Marcianise. A pochi chilometri, alla Frigo Caserta, che è nel comune di Gricignano d'Aversa, due operai sono morti ad inizio anno in diversi incidenti e proprio qualche giorno fasi è tenuto un sit-in fuori all'azienda.
19 settembre - info: PRATO, IN RISPOSTA ALL’AGGRESSIONE PADRONALE, OPERAI DELL’ALBA SRL E SUDD COBAS ANNUNCIANO UN CORTEO PER SABATO 20 SETTEMBRE
Dopo la violenza squadrista e padronale, martedì 16 settembre 2025 a Prato, contro gli operai in lotta e i sindacalisti Sudd Cobas fuori dalla stireria Alba srl, che lavora per conto di numerosi brand di alta moda del cosiddetto Made in Italy, lavoratori e sindacato hanno annunciato per sabato 20 settembre 2025 una manifestazione di piazza (appuntamento alle ore 15 in Porta del Serraglio, a Prato) dietro la parola d’ordine “Tocca uno, tocca tutti. Diritti e diginità nelle filiere del Made in Italy”. La decisione è stata presa durante una partecipata assemblea con lavoratori, sindacalisti e solidali.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuto Arturo Gambassi, sindacalista del Sudd Cobas. Ascolta o scarica.
mercoledì 17 settembre 2025
17 settembre - info solidale: Sudd cobas Prato Firenze , Montemurlo - L’ALBA SRL: VIOLENTA AGGRESSIONE AGLI OPERAI IN SCIOPERO
La titolare della fabbrica che distrugge i gazebi del presidio sindacale e prende a pugni e calci gli operai. Poi una macchina con dentro persone arrivate per picchiare gli operai dell'Alba Srl in sciopero a difesa dei loro posti di lavoro e dei loro diritti. Un lavoratore è rimasto a terra dopo essere stato colpito più volte. L’hanno dovuto portare via in ambulanza.
Ad un anno dall'assalto a bastonate al presidio di Seano, ancora scene di violenza contro chi esercita il diritto di sciopero.
Gli operai presi a cazzotti non lavorano per una confezione cinese, ma cuciono e stirano capi di abbigliamento di importanti brand della moda, quelli che in negozio arrivano a costare quanto un loro stipendio.
Diritti negati, società che chiudono e riaprono sotto altri nomi e violenza contro chi protesta: succede questo nella giungla di appalti e subappalti della moda Made In Italy.
I brand committenti non pensino di essere estranei. Quello che è accaduto all'Alba Srl li riguarda direttamente.
Prato non può più essere la citta dei diritti negati e della violenza contro chi sciopera.
Facciamo appello a tutta la cittadinanza, alla società civile e alle istituzioni a reagire. Siamo pronti alla mobilitazione.
e per la stampa serva diventa lite in linea con le politiche del governo al servizio dei padroni
Violenta lite al picchetto dei Sudd Cobas davanti all’azienda: la titolare colta da malore, soccorsa in codice rosso. Il sindacato: “Il territorio si ribelli alla giungla dello sfruttamento”
E' successo stamani in via delle Lame, al confine tra Prato e Montemurlo. Per riportare la calma necessario l'intervento di carabinieri, polizia e guardia di finanza. L'aggressione agli operai in sciopero da parte dei titolari de "L'Alba" dove è in corso da giorni un presidio: Le reazioni della politica
Momenti di tensione nella mattina di oggi, martedì 16 settembre, davanti all’azienda ‘L’Alba’, in via delle Lame, al confine tra Prato e Montemurlo dove da qualche giorno è in corso il picchetto del sindacato autonomo Sudd Cobas al fianco degli operai che rivendicano i loro diritti. I disordini hanno coinvolto i lavoratori in sciopero e la proprietà dell’azienda intenzionata a sciogliere il picchetto. Sono volati pugni e alla fine il bilancio parla di due persone finite all’ospedale: uno degli operai e la titolare della ditta soccorsa in codice rosso per un malore.
“Qui siamo nella filiera dei
brand della moda – le parole di Francesca
Ciuffi di
Sudd Cobas – qui si producono capi che arrivano a costare anche un
mese di stipendio di un operaio. A un anno dalle aggressioni di
Seano, di nuovo vediamo scene di violenza e aggressione contro chi
sciopera per difendere i propri diritti”.
Sul posto le ambulanze
della Croce d’Oro e i carabinieri in forze, con l’ausilio di
polizia e guardia di finanza, per riportare la calma. Entrambe le
parti ora potranno presentare querele ai carabinieri e sulla base di
questi si svolgeranno ulteriori accertamenti. Francesca Ciuffi ha
denunciato quando accaduto: “Distrutto il presidio sindacale e
preso a pugni un operaio – le sue parole – Prato deve dire basta
alla violenza contro i lavoratori, basta ai subappalti selvaggi,
basta alla giungla di sfruttamento che sta distruggendo il
territorio”.
martedì 16 settembre 2025
17 settembre - LA FIOM INDICE 4 ORE DI SCIOPERO PER FERMARE IL GENOCIDIO A GAZA
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe aderisce e partecipa con proprio materiale in particolare ad Acciaierie/appalto Taranto, Dalmine e altre fabbriche metalmeccaniche Bergamo, Marcegaglia Ravenna, Fincantieri Palermo e appoggia tutte le iniziative nel gruppo Stellantis
Comunicato della Fiom-Cgil nazionale 16 Settembre 2025
Fiom: venerdì 19 settembre sciopero di 4 ore nell’ambito della giornata di mobilitazione generale indetta dalla Cgil per fermare il massacro a Gaza
Nell’ambito della mobilitazione decisa oggi dalla Cgil nazionale di fronte all’escalation militare in atto in Palestina con i bombardamenti alla popolazione civile, già allo stremo per la fame e la carestia, e l’odierna invasione di terra a Gaza, la Segreteria nazionale della Fiom-Cgil dichiara lo stato di mobilitazione generale della propria organizzazione e la proclamazione di 4 ore di sciopero, da effettuarsi in coordinamento con le Cgil territoriali, nella giornata di venerdì 19 settembre prossimo, anche per favorire la partecipazione alle manifestazioni nei territori.
Si tratta di mobilitarsi e scioperare per: fermare il genocidio e salvare vite umane; raccogliere e garantire aiuti umanitari alla popolazione civile; chiedere al Governo italiano e all’Unione Europea di sospendere i trattati commerciali e militari con Israele e avviare un processo diplomatico che porti alla fine dell’aggressione israeliana con il riconoscimento dello Stato di Palestina; garantire alla società civile che si è organizzata nella Global Sumud Flotilla, al personale sanitario come ad esempio quello di Emergency e ai giornalisti, di poter svolgere in sicurezza le iniziative di soccorso alla popolazione civile.
Lo stato di mobilitazione generale della Fiom-Cgil si realizzerà anche attraverso una campagna di assemblee dentro e fuori i luoghi di lavoro e la partecipazione il prossimo 12 ottobre alla Marcia per la Pace Perugia – Assisi
Ufficio stampa Fiom-Cgil
Roma, 16 settembre 2025
lunedì 15 settembre 2025
15 settembre - SOLIDALI CON PALESTINA E FLOTILLA
Lo Slai Cobas scx esprime il massimo sostegno a tutte le iniziative di lotta a sostegno del popolo palestinese e chiaramente condividiamo la mobilitazione solidale con la flotilla
ma lo 'sciopero generale ' è un'altra cosa - esso è una cosa vera che vede i lavoratori fermarsi realmente sui posti di lavoro e/o promuovere iniziative visibili e incisive
su questo la nostra linea non coincide per nulla con quella dei sindacati di base
noi proponiamo una fermata generale di 1 ora che coinvolga il maggior numero di sindacati di base e tutte le realtà del sindacalismo confederale che vogliano promuoverla e partecipare
nelle fabbriche la proponiamo per il 7 ottobre e stiamo facendo i passi necessari per realizzarla. naturalmente pronti a confluire in un'altra data se ha le stesse caratteristiche
per il 22 settembre i lavoratori iscritti allo Slai Cobas aderiscono nelle forme possibili.. ma ripetiamo lo sciopero generale è un'altra cosa.
Slai Cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
slaicobasta@gmail.com wa 3519575628
domenica 14 settembre 2025
14 settembre - Palermo: Inizia la scuola ma non il servizio di assistenza igienico/personale specializzato per gli studenti disabili!
COMUNICATO STAMPA 14 settembre 2025
Lunedì 15 settembre incontro urgente alla Città Metropolitana di Palermo.
Il pesante attacco ai diritti degli studenti disabili e ai lavoratori e lavoratrici precari del settore dell’assistenza igienico personale specializzata nelle scuole ORMAI E’ UNA VERGOGNOSA NORMA per il governo regionale, con a capo Schifani, che al di là dei proclami non ha cambiato nulla per migliorare la condizione di vita dei lavoratori, dei soggetti sociali più fragili e della popolazione più in generale, così a seguire per gli enti locali, il tutto nell’ambito del grave silenzio/assenso del governo Meloni, con l’attuale ministra Locatelli che anche in dorati consessi internazionali si è allargata falsamente la bocca sulla garanzia dei diritti delle persone disabili, ma i fatti reali sono purtroppo ben altri, con questo governo (con tutte le ricadute a livello regionale) che avanza spedito nello stanziare sempre più soldi da un lato per i padroni e dall’altro per i piani di riarmo e l’economia di guerra, tagliando nella scuola pubblica, nella sanità pubblica, nei servizi sociali ecc. , mentre aumentano privilegi e poltrone d’oro nei palazzi del potere.
E mentre nelle scuole di primo grado in modo assolutamente contrario alle leggi vigenti, non ultima la legge regionale 10/2019 redatta proprio da Lagalla sul diritto allo studio, la giunta Lagalla del Comune di Palermo ha tolto tutti gli Assistenti specializzati, trasferiti negli uffici amministrativi comunali a coprire buchi di organico su cui non sono mai state fatte nuove assunzioni, un’operazione del Comune solo per risparmiare soldi sulla pelle dei bambini disabili, e mentre ci giungono notizie di altri comuni siciliani che non hanno intenzione di attivare il servizio o di tagliarlo pesantemente, è ALTRA GRAVE NOTIZIA che il servizio di assistenza igienico personale specializzato anche quest’anno non parte nelle scuole superiori, vedi Palermo e provincia, E IL 15 SETTEMBRE INIZIA UFFICIALMENTE LA SCUOLA!
La Città Metropolitana di Palermo, nello specifico, all’interno di una situazione che comunque riguarda tutte le città metropolitane siciliane, delegata dalla Regione per la gestione del suddetto servizio, ha fatto sapere che la Regione ha trasferito esigue risorse non bastevoli per la copertura dell’anno peraltro destinate solo ad una fetta degli studenti disabili, quelli in possesso di certificazione UVM, mentre per tutti gli altri studenti che ne hanno diritto da PEI, sarebbe tutto delegato al “buon cuore” del Consiglio Metropolitano che si dovrebbe riunire per approvare lo stanziamento di somme da destinare all’avvio del servizio per gli studenti non in possesso di UVM, così come ci fu comunicato dalla Città Metropolitana in un precedente incontro intercorso a luglio.
Questa imposizione dell’UVM da parte della Regione con la scellerata circolare e non LEGGE! dell’ex Assessore Scavone, come requisito per avere garantito il servizio, è assolutamente illegittima e continua a mettere in atto una gravissima discriminazione tra gli studenti disabili bollati come “UVM” e quelli non “UVM” , chiaramente rientra nell’azione della Regione che da anni cerca di tagliare sempre più le risorse per questo servizio considerato superfluo fino ad eliminarlo, contrastata sempre dalla lotta dei lavoratori e lavoratrici Assistenti in particolare di questa O.S. e dalle molteplici denunce di famiglie degli studenti.
Ancora una volta la vita degli studenti disabili, che abbisognano del servizio di assistenza igienico personale specializzato nelle scuole, la vita delle famiglie, la condizione di lavoro e di vita degli Assistenti specializzati, precari storici del settore che da anni, organizzati con questa O.S., lottano per difendere il loro lavoro e i diritti degli studenti, NON DOVREBBE CONTARE MENO CHE NIENTE per questi scellerati governi, e domani dovremo pure sentire gli ipocriti discorsi a partire, dal reazionario ministro Valditara, su una scuola che garantirebbe pienamente il diritto allo studio, quando invece DI NUOVO! tanti studenti disabili in Sicilia o non frequenteranno la scuola o avranno grandi difficoltà a farlo senza la presenza degli Assistenti, a fronte di una Costituzione e delle leggi anche regionali pienamente vigenti che per studenti disabili e lavoratori del settore sono più che carta straccia.
A fronte dei “nuovi” attacchi sferrati su studenti, famiglie e lavoratori Assistenti igienico-personale specializzati riprendiamo pertanto mobilitazione e lotta!
SLAI COBAS PER IL SC Palermo/Sicilia
14 settembre - Ex-Ilva: tragedia e farsa marciano insieme ai danni di operai e masse
da Ore12/Controinformazione rossoperaia dell'11.09.25
Le fabbriche in questo Paese ancora non si mobilitano, eppure sono gli operai, in ultima analisi, il bersaglio grosso dei governi e dei padroni che scaricano su di essi la crisi economica, la crisi sociale, in termini di salari, posti di lavoro, condizioni di sfruttamento, morti sul lavoro. Il futuro della classe operaia è a rischio e gli operai sono fermi, paralizzati dalle loro direzioni sindacali che, a parte qualche strillo, sono ferme ancora più di loro. I sindacati metalmeccanici non sono in grado di ottenere il contratto, i sindacati metalmeccanici al carro di padroni del governo ad elemosinare incontri a Roma per cercare di risolvere le vertenze aziendali, dalle più importanti, come la Stellantis, le Acciaierie, la siderurgia, a quelle minori che toccano una miriade di fabbriche sul posto di lavoro.
Eppure anche su questo si fanno inconcludenti incontri a Roma con le regioni che sono diventate la seconda stanza delle trattative a perdere, dove si discute solo di ammortizzatori sociali mai di difesa dei posti di lavoro, mai di allargamento dell'occupazione attraverso la linea della riduzione dell'orario di lavoro per lavorare meno/lavorare tutti, mai a tutela effettiva delle condizioni di lavoro divenute di massimo sfruttamento e di condizioni di sicurezza che mettono a rischio la vita dei lavoratori e degli operai, anche se ancora meno che nei cantieri e nei luoghi del lavoro nero dove muoiono giornalmente i lavoratori.
Ma anche lì nulla. FIOM e UILM, con la FIM che è diventata collaterale al Governo e ai padroni, sono sindacati impotenti a difendere gli interessi dei lavoratori e gli operai devono far da sé, devono ricostruire dal basso il sindacalismo di base di classe.
Partiamo dalle due vertenze più importanti del nostro Paese perché riguardano la classe operaia delle fabbriche più grandi di questo Paese, dall'ex Ilva di Taranto alle fabbriche del gruppo Stellantis.
La questione Ilva di cui abbiamo parlato diverse volte combina da tempo la tragedia con la farsa. La tragedia è la situazione delle fabbriche che è di non lavoro, di cassintegrazione e di attese infinite di una soluzione effettiva della crisi dell'ex Ilva.
La farsa perché l'azione del Governo dall'inizio alla fine è una farsa, lo abbiamo sempre denunciato.
Il passaggio da ArcelorMittal a vuoto, le promesse del Governo di unire lavoro e salute si sono rivelate del tutto inutili a risolvere a tutt'oggi la crisi dello stabilimento. L'ultima farsa è stata quella della Baku Steel, con una gara fatta per la Baku Steel, per i padroni azeri e il loro Governo che era obiettivamente il padrone effettivo. Una gara che aveva visto assegnare alla Baku Steel la nuova Ilva.
La Baku Steel ha messo subito sul tappeto il problema del gas, il problema della nave rigassificatrice, e il Governo gli ha confezionato una gara, una prospettiva e una discussione che è centrata sulla nave rigassificatrice che alimenterebbe i DRI e i DRI che alimenterebbero i nuovi forni elettrici concentrati a Taranto ma con la possibilità di un forno elettrico a Genova. Ma ben presto si è visto la Baku Steel aveva interesse innanzitutto al gas, al legame con l'oleodotto della TAP e al ruolo che questa multinazionale che è più del gas che dell'acciaio, perché come acciaio ha una fabbrica che è un quinto delle Accierie di Taranto, quindi assolutamente non centrale nella siderurgia mondiale e nazionale.
Tutto un dibattito, tutto un casino tra Governo e istituzioni che un giorno sì, un giorno no, dicono “sì, ma” al Governo sul piano, concentrando e raccogliendo le critiche ambientaliste che riguardano soprattutto la questione della nave di rigassificatrice, ma trascurando del tutto le richieste dei lavoratori di essere tutelati.
Nessun operaio deve uscire dalla fabbrica, dalla zona industriale, perché non c'è futuro, soprattutto a Taranto se questo dovesse avvenire.
Così come devono essere tutelati gli operai dell'appalto, così come si deve evitare che questa grande città industriale, perché tale è Taranto nel nostro paese, di diventare un deserto “alla Bagnoli” o, ancora peggio, un luogo di microaffari all'insegna di un tessuto lavorativo industriale precario e senza prospettive.
Ebbene, tutto questo casino si arriva alla nuova gara e la nuova gara ci dice che restano in campo Jindal e Bedrock.
Tutto ciò sarà ufficializzato probabilmente il 15 ma lo anticipa il giornale dei padroni: “Si ritirano gli azeri della Baku Steel”.
Quindi in sostanza tutto il lavoro che ha fatto il Governo in tutti questi mesi era fondato sul niente e i lavoratori hanno pagato ancor più con l'incertezza, con una situazione interna alla fabbrica, in particolare a Taranto, caratterizzata dalla cassa integrazione permanente.
E ora tornano in campo Jindal e Bedrock, ma all'interno di un piano e di una proposta di acquisto che è peggiore della precedente, perché è centrata ancora più sulla riduzione del peso industriale della siderurgia e degli stabilimenti, in particolare di quelli di Taranto. È centrata su una soluzione a spezzatino, è centrata su una soluzione che intende dare tutto ai padroni e nulla ai lavoratori e, per quanto riguarda la città, solo demagogia, con la sponda utile offerta dall'ambientalismo antioperaio, o almeno di quella parte dell'ambientalismo che è essenzialmente antioperaio.
Di conseguenza, che cosa succede secondo il sole24ore? “Sarebbero in campo due candidature per l'intero complesso, la società indiana Jindal Steel International e il fondo statunitense Bedrock Industries”. Poi però al loro caso vi sarebbero ancora una volta una serie di industrie italiane, in primo luogo la Marcegaglia, che vogliono in un certo senso la soluzione-spezzatino per singoli stabilimenti e pezzi degli stabilimenti separando e distruggendo il gruppo industriale e lasciando la patata bollente a Taranto.
Per gli americani finora non si è capito niente o quello che si è capito è fin troppo chiaro: Bedrock sin dall'inizio ha detto: “datemi lo stabilimento, non vi do una lira, lo rimetto in sesto, con i soldi con cui lo rimetto in sesto vi paghiamo, ma intanto datecelo”. Bedrock è un gruppo, è un fondo di investimento che già ha fatto operazioni di questo genere nel rapporto tra Canada e Stati Uniti e quindi è interno a quell'insieme dei fondi di investimento che hanno interesse agli affari finanziari e non certo allo sviluppo industriale e sicuramente secondo un'ottica internazionale che non è quella della siderurgia mondiale ma è quella della grande finanza mondiale.
Il giornale dice che “si lavora anche a un'alleanza tra indiani e americani” e in interno a questo alcune società italiane si sarebbero proposte, peraltro non del settore dell'acciaio, quindi sostanzialmente il core industriale di tutto il gruppo viene sottratto allo sviluppo effettivo industriale delle aziende con la ricaduta sugli operai.
Tutto questo ha il sapore di una farsa tenendo conto che l'ingegneria finanziaria che richiede tutto questo affinché possa venire a capo lascia intendere che i tempi ancora una volta saranno lunghi e in questi tempi lunghi si accentuerà la crisi degli stabilimenti, in particolare quello di Taranto, che viene scaricata sugli operai in cassa integrazione eterna - questa volta sì anticamera di effettivi esuberi - e sulle fabbriche dell'appalto che, pur continuando a lavorare per la manutenzione per tenere in piedi i due stabilimenti in una soluzione di ridimensionamento industriale, saranno poi colpiti sul piano dei licenziamenti e della riduzione dell’occupazione.
Questa è la notizia, l'approfondimento di essa la faremo alla luce dei fatti effettivi che si produrranno e delle carte che non siano un'anticipazione del stampa.
Torniamo però alle fabbriche. Noi in questi giorni stiamo insistendo in particolare verso gli operai e le loro organizzazioni sindacali che, come abbiamo detto, sono però una parte del problema e non certo una parte della soluzione per i lavoratori.
Stiamo insistendo che gli operai scendano in campo, non siano in eterna tese di chiari incontri romani inconcludenti, che sappiano già che i sindacati sono d'accordo e che il rinvio continuo della riunione sulla cassa integrazione ha il solo scopo di impedire che i lavoratori prendano coscienza diretta della situazione che si produrrà con i risultati della gara e con il piano del governo.
Gli operai devono scendere in campo con una piattaforma operaia che abbiamo in parte discusso e diffuso tra i lavoratori e che gode del loro consenso.
Seppure lo Slai Cobas è l'unica forma classista e combattiva di sindacato presente in questa fabbrica rispetto ai sindacati confederali e la loro ruota di scorta che è l'Usb, questa piattaforma operaia richiede che i lavoratori facciano sentire la loro voce autonoma attraverso lo sciopero, attraverso le manifestazioni, attraverso il blocco, perché tutte iniziative, anche quando accennate o che si esprimono in fuochi di paglia, non trovano né una prospettiva, un piano di lotta, né una piattaforma. Una piattaforma che sposerà le rivendicazioni ambientali giuste, quelle compatibili con il risanamento dell'Ilva e compatibili con la continuità della grande fabbrica, che poi significa della concentrazione operaia che oltre che il vero futuro di questa fabbrica è il vero futuro di questa città se si vuole rovesciare il tavolo contro la logica del profitto e dello sfruttamento che si è tramandata da Riva ad ArcelorMittal e che sicuramente sarà ereditata dai nuovi padroni.
Esistono le possibilità per “unire lavoro e salute” come si dice banalmente, vale a dire per unire a una piattaforma operaia una piattaforma ambientale che attraverso uno scontro prolungato metta i piedi sul piatto e imponga a padroni/governo/Stato che questa fabbrica continua se i lavoratori sono salvaguardati nel salario, nel lavoro, nella salute, nelle condizioni di lavoro e che la città abbia la possibilità di avere una fabbrica meno inquinante e, soprattutto, che ci siano le condizioni perché questo avvenga in un quadro in cui impazza la crisi siderurgica mondiale, la guerra commerciale, la politica dei dazi, ecc ecc..
A fronte ad una situazione in cui è difficile trovare gruppi industriali che facciano proprie le rivendicazioni operaie e ambientaliste sarebbe ragionevole la nazionalizzazione, non perché pensiamo che la nazionalizzazione in regime capitalista sia la soluzione, essa è una fase di transizione che permette agli operai la continuità lavorativa e alle politiche ambientaliste di avere una sponda e costruire un rapporto di forza differente in fabbrica a livello nazionale, dentro il contesto mondiale.
Ma il governo dice un NO secco alla nazionalizzazione, questo governo serve i padroni privati, serve il profitto degli industriali e lo Stato deve contribuire soltanto con la solita logica di aiutare i padroni a fare i padroni, aiutare i padroni a fare i profitti.
Per questo esiste il problema non solo della gara ma esiste il problema del governo, i lavoratori si devono schierare nettamente contro questo governo contro le sue soluzioni rivendicando con la piattaforma operaia e la piattaforma ambientale un'altra soluzione. E questo se richiede che sia lo Stato a prendere nelle mani lo stabilimento davvero anche con la forma della nazionalizzazione sarebbe uno spazio entro cui sviluppare questo tipo di conflitto.






















