Sia chiaro, tutti i rilievi negativi e contrari, come alcune proposte per una effettiva decarbonizzazione dell'ex Ilva, per esempio quelle fatte nei giorni scorsi nella conferenza stampa dal Dr. Giua, o da altri esperti, devono essere sostenute, e noi lo faremo, devono essere recepite, dal governo in primis, e portare subito a dei cambiamenti - questione dell'utilizzo dell'idrogeno verde prodotto da energie alternative, in alternativa all'uso del gas, quindi No alla nave rigassificatrice, nè a Taranto nè a Gioia Tauro, questione collocazione eventuali impianti Dri molto lontano dalle zone abitate; e ancora, Si a tutti i fondi necessari per la gestione dei forni elettrici, la fondamentale questione di ridurre di molto i tempi - non si può stare per altri anni 8/12? con gli altoforni e il sistema di produzione attuale dell'acciaio, il No all'Aia attuale targhettata per una produzione ancora a carbone per 12 anni, Sì ad una nuova Aia che risponde alle esigenze della salute, dell'ambiente, della sicurezza in fabbrica; ecc. ecc.
Su questo bisogna dare battaglia! Gli interventi per avviare una effettiva decarbonizzazione devono cominciare da subito, non da quando e se si conclude la (s)vendita dello stabilimento. Così come bisogna dare ora battaglia, con la lotta, gli scioperi sulla piattaforma operaia indicata dallo Slai cobas per il sindacato di classe e di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi più volte.
Ma occorre comprendere che centrale in tutto questo sono gli operai dell'ex Ilva, che invece anche per chi vuole entrare nel merito, restano invisibili, al massimo dei numeri da ricollocare in un futuro generico, in una cosiddetta "economia diversificata" - che dovrebbe essere attenta alla salute e non al profitto.
Gli operai non sono numeri! Non sono gente da collocare anche con proposte offensive (ultima, in attività di badanti, assistenti di anziani con demenza senile, o da distribuire 10 in un lavoro, 20 in un altro, ecc.); si tratta di proposte ripetiamo offensive (noi rispettiamo e stimiamo il Prof. Marescotti quando le sue ricerche, dati possono servire alla classe per ribellarsi e lottare con conoscenza, ma ora, onestamente, dice "stupidaggini"); o si sciorinano elenchi infiniti di proposte illusorie, che tra l'altro vorrebbero far credere che c'è un capitalismo cattivo/nocivo e un capitalismo buono/che rispetta la salute e i diritti dei lavoratori e delle masse; o, peggio, proposte che, se venissero attuate, dovrebbero creare nuovi posti di lavoro per i tanti disoccupati, per i precari e invece vogliono alimentare un inevitabile contrasto tra disoccupati, precari di Taranto che da anni aspettano lavoro vero, stabile, reddito - vedi i lavoratori ex Isola verde - e gli operai ex Ilva messi fuori dalla fabbrica chiusa.
Gli operai ex Ilva, dell'appalto, tutti, compreso i "dimenticati" 1600 operai in cigs dal 2018 in Ilva AS, sono una ricchezza di conoscenza, di esperienza, di professionalità, sono un bagaglio di "soluzioni" per la salute l'ambiente, sia in fabbrica che fuori, frutto del loro lavoro decennale in Ilva, "soluzioni" vissute sulla propria pelle. Sono una comunità, una forza che pesa se resta collettiva, unita; se non viene mandata a casa, o divisa/dispersa, se non viene messa per anni e anni in una cassintegrazione che alla fine corrompe.
Gli operai sono la "soluzione" insieme alla popolazione di Taranto, per l'opposizione, il freno, la barriera ai piani nefasti di governi e nuovi padroni.
Gli operai dell'ex Ilva - che tanti sono morti per tumore, ma di questi non si parla nelle assemblee degli ambientalisti - sono i primi che vogliono dire NO all'inquinamento, e l'hanno fatto in tutti questi anni, ma sono stati lasciati soli, dentro la fabbrica dai sindacati confederali e fuori dalle realtà ambientaliste. Andatevi a leggere le testimonianze operaie al processo di 1° grado "Ambiente svenduto", fatte anche da chi poi ha promosso i "liberi e pensanti". E, a proposito di dati, andate a scoprire le lotte che hanno fatto negli anni per la sicurezza e la salute, rischiando direttamente il posto di lavoro. Tutto questo viene taciuto e gli operai ex Ilva diventano o "poveri cristi" da vedere come sistemare o addirittura complici dei padroni e governi assassini.
Gli operai sono sfiduciati, stanchi di sentire da 14 anni e più parole. E chi fa "parole" sono i sindacati confederali, più l'Usb, che li tengono a freno; mentre, invece, quando sono stati chiamati allo sciopero in generale hanno risposto e bene.
Poi c'è un'altro aspetto. Chi attuerebbe le proposte costruttive, serie, che vengono da alcuni ambientalisti se non gli operai ex Ilva? a partire dal lavoro per le bonifiche in fabbrica e nell'area industriale. Ma devono essere parte di un'unica realtà operaia!













