mercoledì 22 giugno 2016

22 giugno - Taranto: accoglienza con i parlamentari? NO GRAZIE!



i parlamentari locali  non sono l’altra accoglienza – sono questa accoglienza
lo Slai Cobas per il sindacato di classe non partecipa a questa iniziativa e impostazione
no all’hot spot – prepariamo la manifestazione

Slai Cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com



Sent: Tuesday, June 21, 2016 6:56 PM
To: cobasta
Subject: Comunicato babele

Comunicato stampa
Ascoltate le nostre proposte. L’appello dell'associazione Babele  ai parlamentari dell’area jonica.
con: Maristella Bagiolini Marina Luzzi Alessandra Macchitella Alessandra Congedo Alessandra Martellotti Alessandra Cavallaro Angelo Di Leo Michele Tursi Rossella Ricchiuti Nicola Sammali Raffaella Maria Cosentino Yasmine Yaya Giuseppe Manzo Erminia Rizzi Francesco Ferri Luca Contrario Emanuela Perrone  Giuliano Foschini Valentina Petrini Francesco Ruggieri Vincenzo Carriero Francesco Casula
                                                                                                                   Si terrà il 17 giugno nella sede provinciale dell’associazione Libera un incontro (non pubblico) tra le associazioni Babele, Libera, Arci e il
coordinamento del gruppo informale Campagna Welcome Taranto, a cui sono stati invitati a partecipare i parlamentari dell’area jonica, Gian Franco Chiarelli, Donatella Duranti, Michele Pelillo, Vincenza Labriola, Ludovico Vico e Alessandro Furnari; il consigliere della Regione Puglia Gianni Liviano e il consigliere comunale di Taranto, Dante Capriulo. Questi ultimi due sono anche tra i firmatari dell’appello promosso dalla rete sociale Welcome Taranto e sottoscritto da diverse altre realtà associative, finalizzata a costruire una rete di forze politiche, associative, sindacali e di movimento che prenda parola a partire dalla netta contrarietà alla procedura hotspot.
Dopo aver avuto a che fare direttamente con i problemi innescati dall’avvio del dispositivo hotspot (anche) a Taranto, dove è attivo da 2 mesi. Dopo averne visto gli effetti sulle persone in transito. Dopo aver visto donne e uomini, respinti, senza un posto dove dormire e mangiare, senza alcun tipo di orientamento psicologico, assistenza sanitaria e supporto legale, immersi in uno stato di estrema precarietà giuridica e sociale. Dopo aver visto rimpatriare decine di migranti in base alla nazionalità di origine che, a fronte di percorsi migratori lunghi e complessi, ricevono, come biglietto di ingresso per l’Europa tanto sognata, un posto in un Cie, o su di un aereo con la stessa destinazione da cui sono fuggiti, da osservatori privilegiati dei flussi migratori e operatori, vogliamo prendere parola. Ribadendo che nei luoghi hotspot dove è in atto un meccanismo di questo tipo è soltanto grazie al coraggio di tanti attivisti ed attiviste, è solo grazie all’intervento dei volontari che sono stati garantiti accoglienza, pasti, orientamento. Anche la città di Taranto è pienamente inserita all’interno del più ampio contesto di crisi umanitaria che si perpetua ormai dagli ultimi mesi del 2013 e che, in maniera certamente più grave, sta investendo la Sicilia, regione già sede di tre hotspot attivi, in cui sono emerse già gravi violazioni di diritti fondamentali. Quel che sta accadendo realmente, invece, nell’hotspot pugliese, sono in pochi a saperlo. Perché l’accesso è previsto soltanto ad alcune persone e il nostro ente di tutela non è tra questi. Perché l’accesso è vietato ai giornalisti, per motivi di sicurezza, e lì dentro c’è potuto entrare giusto qualche parlamentare. Sappiamo soltanto, o quasi, che all’interno ci sono dei container e delle tende di colore bianco. Non sappiamo, però, quali siano le condizioni delle strutture all’interno dell’hotspot e soprattutto quali tutele giuridiche ricevano gli ospiti. Esiste un problema di legalità delle procedure ed è quello a preoccuparci, in modo particolare. Perché in tal modo chi transita va incontro a incertezze legislative che rendono l’intero sistema di accoglienza incerto. Vi sono alla base diverse inadempienze, molto gravi, che il governo Renzi nega: le strutture sono ciclicamente sovraffollate e i tempi di valutazione delle richieste di asilo sono molto lunghi. I problemi della tutela per i richiedenti sono aumentati da quanto esiste il meccanismo hotspot. È altrettanto evidente che ci troviamo di fronte a un sistema che produce unicamente esclusione e marginalizzazione. Attualmente, in Italia, tra centri di accoglienza ordinaria e straordinaria sono presenti circa 140.000 persone, quasi tutte di origine sub sahariana. Al 90% di queste persone non viene riconosciuta alcun tipo di protezione internazionale, nemmeno umanitaria e al termine del periodo di accoglienza, dopo aver esaurito tutte le possibilità garantite dalla legge di opporsi ai dinieghi delle Commissioni territoriali, saranno messi per strada, aggiungendosi, così, ai respinti dal sistema hotspot a cui abbiamo già fatto riferimento.
Per tutto questo nelle ultime settimane, come associazione Babele, insieme a molti altri organismi associativi quali  Libera, ARCI, Ohana e a soggetti informali come Campagna Welcome Taranto abbiamo analizzato il quadro e cercato di ipotizzare alcune proposte tese a sbloccare il sistema italiano che in questo momento è sia in affanno nel cercare soluzioni di accoglienza e, nel contempo, mostra un crescendo di stranieri in grave difficoltà a seguito del mancato riconoscimento della protezione internazionale o umanitaria. Convinti che non esistano soluzioni semplici e a breve termine, ma ragionevoli e umanitarie, sì; chiediamo ai parlamentari jonici di ascoltare le nostre proposte, per poter ricercare strumenti di intervento condivisi. Di discutere dell’altra accoglienza possibile, in un incontro non pubblico il 17 giugno prossimo, alle ore 18,30, presso la sede di Libera, in via Aristosseno.

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