mercoledì 29 giugno 2016

28 giugno - DAVVERO OSCENO: i difensori dei padroni assassini al processo Olivetti parlano di accuse fragili e fantasiose, ma i morti sono veri!



  L'avvocato Cesare Zaccone ( a destra, in piedi) durante un'udienza del processo
(questo porco difende soltanto i più bastardi tra i quali: Juventus, Thyssenkrupp, Eternit, n.d.r.)

Ivrea, tra i 17 imputati gli imprenditori Carlo De Benedetti e Franco Debenedetti e l'ex ministro Corrado Passera

La filosofia di fondo della Olivetti, la centralità e la protezione del lavoratore, non è mai cambiata": a dirlo è l'avvocato Tomaso Pisapia, difensore di Carlo De Benedetti, in aula al processo per i morti da amianto alla Olivetti, ripreso a Ivrea. Pisapia censura il modo in cui la procura ha impostato l'accusa, che ha "sapientemente mescolato nel capo di imputazione accuse generiche e specifiche secondo una tesi applicabile all'amministratore di una ditta con 50 dipendenti, non con 60mila. Qui - ha aggiunto - stiamo processando un uomo che ha 82 anni e che ne ha spesi venti dedicandosi a questo territorio, prendendo un'azienda sostanzialmente decotta e portandola da mille a diecimila miliardi di fatturato, ed è un signore incensurato: eppure la procura non vuole nemmeno che gli si concedano le attenuanti generiche".

Quello di oggi è stato il primo giorno dei difensori nel processo contro i diciassette imputati per aver causato la malattia o la morte di 14 ex dipendenti. Nei confronti di Carlo De Benedetti e Franco Debenedetti le accuse più pesanti: la procura chiede rispettivamente 6 anni e 8 mesi (per 7 morti e due lesioni nel caso dell’ingegnere) e 6 anni e 4 mesi. Ammonta a 3 anni e 6 mesi la richiesta di pena per Corrado Passera e a 3 anni e 4 mesi per Camillo Olivetti, assolto dall’accusa di lesioni. Per Roberto Colaninno e Onofrio Bono è stata chiesta l’assoluzione mentre per Maria Luisa Ravera, ex capo del Servizio ecologia ambiente, c’è lo stralcio della posizione per gravi motivi di salute.
Le altre richieste di condanna sono per Renzo Alzati (2 anni e 2 mesi), Giuseppe Calogero (2 anni e 6 mesi), Filippo De Monte (1 anno), Roberto Frattini (2 anni), Luigi Gandi (3 anni e 8 mesi), Manlio Marini (4 anni), Anacleto Parziali (8 mesi), Luigi Pistelli (2 anni), Paolo Smirne (2 anni e 8 mesi), Pierangelo Tarizzo ( 2 anni e 8 mesi) e Silvio Preve (2 anni).
"Fragili e fantasiosi". Così Cesare Zaccone, per la difesa dell'ingegnere Paolo Smirne, ha definito le argomentazioni portate dai pm : "Come diceva Flaiano - ha detto - in certi momenti si hanno i piedi saldamente poggiati sulle nuvole". Anche Zaccone ha sferrato un duro attacco ai consulenti della procura, accusandoli di aver "inventato di sana pianta" i dati dell'accusa. "I consulenti della procura hanno basato le loro conclusioni su foto scattate nei capannoni dell'Olivetti 25 anni dopo i fatti di cui stiamo discutendo oggi - ha detto Zaccone - ha definito il capannone sud di Scarmagno una cattedrale dell'amianto senza tenere conto del fatto che erano trascorsi 25 anni dall'ultima volta in cui era stato abitato e utilizzato".
"Affermazioni denigratorie" da parte della pubblica accusa: questo l'esordio dell'avvocato Elisabetta Rubini, anch'essa legale di Carlo De Benedetti. I pm, per l'ingegnere, hanno chiesto sei anni e otto mesi di reclusione. La penalista si è riferita alla frase secondo cui "la Olivetti degli anni Ottanta (quando De Benedetti era il presidente, ndr) era diversa dalla Olivetti di Adriano". "Abbiamo invece dimostrato - ha replicato Rubini - quanto erano presi in considerazione, e quanto erano presidiati, i rischi per la salute dei lavoratori. L'avvocato ha elencato le deleghe e le 58 procure notarili con cui il vertice delegava la manutenzione degli stabilimenti attribuendo anche capacità di spesa ingenti, mantenuti negli anni e sempre incrementati. "E' risultato evidente a tutti - ha aggiunto Rubini - che l'istruttoria del pubblico ministero è stata molto carente e non ha scandagliato l'enorme mole di documenti che gli era stata messa a disposizione da telecom, e poi, in maniera sorprendente, non ha voluto tener conto neppure delle risultanze del dibattimento".
Tutti gli avvocati hanno chiesto l'assoluzione dei loro assistiti. La conclusione è toccata all'avvocato Tomaso Pisapia che ha chiesto l'assoluzione di Carlo De Benedetti "da tutti i capi d'accusa". Per Pisapia ci sono "dubbi enormi" sulle effettive responsabilità dell'Ingegnere e anche su "come si sono svolti i fatti".


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