sabato 26 maggio 2018

26 maggio - da tarantocontro: india, si spara contro operai e popolazioni in lotta -come a Taranto- contro l'inquinamento


Taranto/Puglia

mobilitarsi ora!
aiutateci nel far conoscere queste cose – realizziamo iniziative di ogni tipo di solidarietà e informazione.
Costruiamo un ponte con gli operai e le popolazioni che in India – ma anche in Brasile – vivono situazioni come Ilva a Taranto ma i cui governi gli sparano addosso quando protestano
Ecco il volto dei Padroni indiani, lo stato, il governo fascista indù di Modi e i governi locali antipopolari -
mentre altri padroni come Mittal Ilva e Jindal Piombino prendono in mano le fabbriche in Italia nelle martoriate città dell'inquinamento.
info campagna Slai Cobas per il sindacato di classe  via Rintone 22 Taranto slaicobasta@gmail.com 347-1102638
info materiali  video  - contatti diretti con le realtà in lotta -compagni che conoscono bene la situazione dall’india  per aver incontrato in diverse occasioni organizzazioni in india che sono impegnate in queste battaglie
csgpindia@gmail.com – Francesco Lomagistro Taranto
Sfocia nel sangue la lotta degli abitanti, che dura da vent’anni. E ora chi critica le forze dell’ordine finisce in carcere. Martedì 22 maggio decine di migliaia di persone che protestavano contro la riapertura di una fonderia di rame nei pressi della città di Thoothkudi (Tamil Nadu, India meridionale) sono finite sotto il fuoco delle forze dell’ordine, chiamate a sedare una protesta durata più di tre mesi.
I manifestanti da almeno vent’anni denunciavano livelli di inquinamento straordinari dovuti all’attività della fonderia operata dalla Sterlite Copper, società controllata dal conglomerato minerario britannico Vedanta Resources. Gli scarichi della fonderia, hanno documentato numerose associazioni per la tutela ambientale locale, hanno contribuito a un aumento vertiginoso di malattie legate all’apparato respiratorio e cardiaco, dermatiti e tumori. Nonostante la fonderia fosse stata multata dalla Corte suprema nel 2013 per una perdita di gas velenosi, ha continuato a lavorare a pieno regime tanto da annunciare, lo scorso febbraio, piani per un’espansione infrastrutturale. In tutta risposta, gli attivisti e la popolazione locale hanno organizzato una serie di manifestazioni pacifiche chiedendo la chiusura definitiva dell’impianto. Quando martedì i manifestanti hanno cercato di raggiungere la residenza del district collector di zona – la carica amministrativa che avrebbe dovuto rinnovare la licenza della fonderia, scaduta lo scorso mese di aprile – e hanno trovato a ostruire la strada le barricate della polizia, è partita una sassaiola contro le forze dell’ordine, mentre capannelli di manifestanti incendiavano automobili e autobus. La polizia ha risposto lanciando lacrimogeni e, come mai successo in Tamil Nadu nella storia recente, sparando direttamente sulla folla. Il bilancio mentre scriviamo è fermo a 13 morti e alcune decine di feriti. Le proteste sono continuate sia nella giornata di mercoledì che ieri, con le forze dell’ordine schierate dal governo locale, guidato dal partito tamil All India Anna Dravida Munnetra Kazhagam (Aiadmk), a protezione delle sedi dell’amministrazione cittadina e della fonderia. Il chief minister – il primo ministro del governo locale – del Tamil Nadu, Edappadi K. Palaniswami, difendendo l’operato della polizia nella giornata di ieri ha dichiarato: «Se qualcuno è attaccato, il corso naturale delle cose prevede che si difenda per proteggersi. Questo è ciò che ha fatto la polizia». Mercoledì scorso l’amministrazione locale ha staccato la corrente alla fonderia, in risposta a voci che indicavano una ripresa delle attività nonostante la nuova licenza non fosse stata ancora rilasciata.

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