martedì 23 dicembre 2025

23 dicembre - Dall'assemblea di fine anno dei precari Palermo

 

Comunicato 19 dicembre 2025
Lunedi 15 dicembre si è tenuta una assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori, assistenti igienico personale specializzati, presso la sede dello Slai Cobas per il sc a Palermo per analizzare la situazione lavorativa, dopo avere riconquistato solo con la lotta il lavoro in questi mesi, in prossimità della scadenza del contratto di lavoro dal 22 dicembre inizio del periodo di sospensione delle attività didattiche fino al 7 gennaio.

L’assemblea è stata aperta da una breve panoramica sulla situazione internazionale e nazionale, concentrandosi su ciò che i governi dei paesi imperialisti in questo momento mettono in campo, e cioè la guerra e la politica economica (le leggi di bilancio):

La guerra imperialista per interposta persona e di ripartizione delle materie prime, territori ecc come quella in Ucraina è in corso da quasi 4 anni e si approfondisce, così il genocidio contro il popolo palestinese da parte di Israele sostenuto dall'imperialismo che va oltre i due anni, all'interno di un'oppressione e occupazione che durano da 75 anni, con al centro gli interessi al servizio del Capitale.

L’economia mondiale è in crisi e questa crisi viene scaricata sul lavoratori operai precari giovani donne e le masse popolari di tutto il mondo, dalla crisi gli Stati imperialisti i vogliono uscirne anche con la guerra, la tendenza è una nuova guerra mondiale che già c'è "a pezzi" nel mondo.

Nel nostro paese in particolare la legge di bilancio del governo moderno fascista Meloni al servizio degli interessi dell'imperialismo italiano attacca i lavoratori e le masse popolari, si accanisce contro i poveri mentre continua a dare sempre più soldi ai padroni e ai ricchi e mentre intensifica la politica volta alle spese militari/piani di riarmo da un lato e i provvedimenti repressivi dall'altro per imporre queste politiche di attacco alla condizione di vita di proletari e masse popolari.
Gli scioperi generali del 28 novembre dei sindacati di base e del 12 dicembre della Cgil e le manifestazioni
sono stati occasione per denunciare nelle piazze tutto questo, come Slai Cobas sc abbiamo portato in essi tra i lavoratori e lavoratrici in sciopero la necessità, condivisa da diversi lavoratori e lavoratrici, di lavorare e lottare per uno sciopero generale che ponga al centro l'unità dei lavoratori e che blocchi davvero i posti di lavoro e la produzione con al centro le fabbriche e ogni posto di lavoro per colpire i padroni e il governo al suo servizio, oggi il governo Meloni.
Per le lavoratrici e i lavoratori che in questa occasione hanno deciso di non scioperare e di non essere in piazza si è trattato di una occasione persa per far conoscere anche la propria vertenza, lo stato di precarietà in cui si vive, perchè niente è a se' stante o isolato da tutto il resto, e se non si comprende che la condizione di attacco sul posto di lavoro o di precarietà lavorativa che peggiora vedi ad esempio quella degli Assistenti igienico personale è strettamente inserita nell'attacco sempre più antioperaio e antipopolare di questo governo, i lavoratori vanno oggettivamente indietro, lo sciopero è una delle armi che padroni e governo odiano e che stanno cercando di toglierci con ogni mezzo, conquistata con le lotte, e che i lavoratori devono difendere oggi ancor di più con il governo Meloni sempre più repressivo.
I lavoratori che non vedono questo o pensano che basti limitarsi alla ristretta vertenza senza porsi il problema più ampio della lotta contro il governo sbagliano, e comunque anche nell'ambito della "normale" lotta sindacale essa chiaramente si lega anche alla lotta politica quando appunto si lotta come in questi anni si è fatto per esempio a Palermo contro i palazzi del potere ad ogni livello, cioè la politica borghese.
Su questo la chiarezza è chiarezza e non ci possono essere alibi.
Si è quindi fatto
il punto sulla vertenza, a cominciare dalla scadenza del contratto che è il 22 dicembre e quindi su quale sarà il futuro lavorativo da gennaio. Il servizio riprende o no? I fondi stanziati ulteriormente di recente all'Ars, ma non vi è mai una pianificazione delle risorse preventiva anzi nella nuova finanziaria regionale si prospettano tagli nell'area dei servizi piu generali per le persone con disabilità, per il servizio di assistenza igienico-personale sono destinati solo agli alunni con UVM, chiaramente il tutto resta illegittimo perché l'UVM non è una documentazione prevista per il servizio in questione, ma la Regione dai tempi di Scavone usa questo espediente per risparmiare fondi. Per gli alunni non in possesso di UVM occorre che il Consiglio Metropolitano approvi le nuove risorse per la copertura dda gennaio a giugno 2026.
Lo Slai Cobas sc chiedera' incontro alla Città Metropolitana per l'aggiornamento della situazione ma è chiaro che i lavoratori e le lavoratrici devono essere pronti a mobilitarsi se non vi saranno sviluppi sgombrando il campo da illusioni facili... in questo sistema dei padroni e del Capitale niente viene regalato o elargito da chi sta al potere borghese e i diritti si devono o si possono conquistare e difendere solo con la lotta e il protagonismo dei lavoratori e lavoratrici.

Altri punti affrontati: il disegno di legge presentato all'Ars che per alcuni aspetti sarebbe positivo, vedi la questione dell'eliminazione dell'Uvm, ma per altri non è chiaro, su cui interverremo nuovamente con una lettera alla Commissione Bilancio dove è fermo e probabilmente con un incontro da gennaio con la componente della Commissione lavoro Schillaci promotrice del disegno di legge sull'assistenza igienico-personale specializzata; così la necessità di incontri e azioni di lotta a livello regionale/Assessorato da pianificare da gennaio. Si sta lavorando all'esposto-denuncia verso il Comune di Palermo che ha tolto gli Assistenti dalle scuole di primo grado e la Città Metropolitana con gli avvocati.

La questione della strumentalizzazione delle mansioni di assistenza di BASE dei Collaboratori Scolastici prevista dal Ccnl scuola da parte di Regione Comuni e anche di deputati all' Ars di maggioranza che può diventare nuovamente un ostacolo serio al lavoro degli Assistenti specializzati nella logica peraltro di becera guerra tra poveri che in primis il governo Meloni porta avanti per attaccare i lavoratori stessi e tagliare sui servizi.

Il nuovo processo di un gruppo di precari denunciato solo per avere giustamente difeso lavoro e diritti da una ex funzionaria della Città Metropolitana poi licenziata e processata per fatti di corruzione all'interno del palazzo riprende il 20 gennaio, bene si affrontera' come sempre abbiamo fatto in lotta.

Il lavoro e diritti basilari o si difendono e si lotta o si perde comunque e oggi in questo paese migliaia di lavoratori e lavoratrici sono a rischio di perdere il lavoro, vedi gli operai dell'ex Ilva che pero' nonostante il duro lavoro, i problemi che tutti abbiamo, dinnanzi al serissimo rischio di perdita del lavoro hanno reagito bloccando le città a Taranto, Genova e il governo ha trovato subito delle risorse, certo si tratta di una misura tampone molto parziale ma gli operai hanno giustamente reagito e agito, ora si tratta di non cedere e di continuare a lottare su una linea combattiva e di classe contrastando le posizioni non volte ai reali interessi degli operai non solo degli altri sindacati ma anche tra gli stessi operai e lo Slai Cobas sc questo sta portando avanti...
Dopo Natale aggiornamento e decisioni operative.
Slai Cobas sc Palermo

sabato 20 dicembre 2025

20 dicembre - TARANTO: Slai Cobas avvia una nuova campagna sindacale all'ex Ilva. Sulla stampa

 Affissi materiali informativi in fabbrica e nelle portinerie. Al centro lavoro, occupazione e piattaforma operaia



TARANTO - Prende avvio dagli spazi interni ed esterni degli stabilimenti e dalle portinerie la nuova campagna sindacale dello Slai Cobas per il sindacato di classe, rivolta ai lavoratori delle Acciaierie di Taranto e delle ditte dell’appalto. L’iniziativa, avviata nella mattinata di ieri, si articola attraverso la diffusione di materiali informativi che riportano denunce, analisi e indicazioni politiche e sindacali sul futuro industriale e occupazionale del sito.

Nel documento affisso, lo Slai Cobas esprime una netta contrarietà alle attuali ipotesi di vendita e gestione legate al piano del Governo Meloni, ritenute responsabili di esuberi, precarizzazione del lavoro, cassa integrazione permanente e licenziamenti negli appalti, oltre all’abbandono dei lavoratori in Cigs in Ilva AS. Viene inoltre respinta l’ipotesi di uno spezzatino industriale, giudicata dannosa per Taranto e assimilata a modelli di deindustrializzazione già sperimentati in altri territori.

Il sindacato rivendica la nazionalizzazione dell’impianto, subordinandola però all’accoglimento reale delle richieste dei lavoratori in materia di occupazione, salario, sicurezza, diritti e tutela ambientale. Centrale, nella posizione dello Slai Cobas, è la costruzione di una nuova piattaforma operaia, approvata dalle assemblee e sostenuta da una mobilitazione prolungata sia in fabbrica sia in città.

Nel testo si ribadisce il rifiuto di esuberi e cassa integrazione strutturale, indicando come alternativa l’impiego dei lavoratori non utilizzati nella produzione in attività di ambientalizzazione e bonifica dell’area industriale. Tra le richieste figurano anche l’integrazione salariale durante la CIG, misure di prepensionamento, il riconoscimento dei lavori usuranti e quelli legati all’esposizione all’amianto, oltre all’istituzione di una postazione ispettiva stabile nella zona industriale per il controllo dei processi di riconversione e decarbonizzazione.

Particolare attenzione viene posta alla condizione dei lavoratori dell’appalto, per i quali lo Slai Cobas chiede il superamento dei contratti multiservizi e l’applicazione di un contratto unico metalmeccanico a tempo indeterminato, comprensivo di clausola sociale.

La campagna rilancia infine la necessità di riprendere scioperi, blocchi e iniziative di lotta, giudicati strumenti indispensabili per imporre la piattaforma operaia, e contesta il metodo delle trattative romane, sostenendo che il confronto sul futuro dell’ex Ilva e della città debba avvenire a Taranto. Lo Slai Cobas rivendica l’autonomia dell’organizzazione operaia e invita i lavoratori a organizzarsi nel sindacato di classe.



20 dicembre - da tarantocontro: Grave sospensione del servizio agli asili nido per lavoratrici ausiliarie

 

Abbiamo appreso pochi minuti fa che il servizio di ausiliariato e pulizia degli asili nido del Comune di Taranto dovrebbe terminare da domani - sabato 20 dicembre c.a.
Quindi per circa 65 lavoratrici e lavoratori il lavoro terminerebbe appunto domani, senza neanche sapere se e quando riprenderà il lavoro. 
A parte alcune giornate lavorative che dovevano fare anche in questo periodo estivo e che così invece perderebbero, le lavoratrici dovrebbero essere per il momento essere "sospese", e poi?
Il Comune ha semplicemente inviato alla Ditta una scarna comunicazione di termine servizio dal 20/12, senza chiarire neanche le motivazioni e comunicando solo che eventuali nuove notizie verranno eventualmente comunicate. 
Questo è molto grave e inaccettabile. Per le lavoratrici e lavoratori che si trovano improvvisamente senza lavoro e senza certezze.
Ma anche per i bambini e i genitori che dovrebbero rientrare a gennaio in asili sporchi.
Si parla che la motivazione sarebbe la mancanza di soldi. Ma è vergognoso che sempre i soldi mancano per servizi essenziali per lavoratori e cittadini di Taranto, mentre ci sono per spenderli in eventi, soprattutto in questo periodo estivo. 
CHIEDIAMO AL SINDACO BITETTI, ALL'ASSESSORE E DIREZIONE SERVIZI EDUCATIVI DI REVOCARE SUBITO QUESTA DECISIONE.
CHIEDIAMO UN INCONTRO IMMEDIATO, CON LA PRESENZA ANCHE DEL SINDACO. 
Slai Cobas per il sindacato di classe

dalla stampa locale


Asili nido, Slai Cobas denuncia lo stop al servizio di pulizia: «A rischio 65 lavoratori»

TARANTO - Lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto lancia l’allarme sulla possibile interruzione del servizio di ausiliariato e pulizia negli asili nido comunali, prevista a partire da sabato 20 dicembre. Una decisione che, secondo quanto riferito dal sindacato, rischia di lasciare circa 65 lavoratrici e lavoratori improvvisamente senza occupazione e senza alcuna certezza sui tempi di ripresa dell’attività.

Nel comunicato diffuso, lo Slai Cobas riferisce di aver appreso che il servizio affidato alla Ditta Servizi Integrati srl sarebbe giunto a termine senza che siano state fornite indicazioni chiare su eventuali proroghe o nuovi affidamenti. I lavoratori coinvolti, viene spiegato, si troverebbero così sospesi dal lavoro, perdendo anche alcune giornate che erano inizialmente previste nel periodo successivo.

Il sindacato segnala come il Comune di Taranto avrebbe trasmesso alla ditta una comunicazione formale di cessazione del servizio dal 20 dicembre, senza specificare le motivazioni del provvedimento e limitandosi ad annunciare che eventuali aggiornamenti saranno comunicati successivamente. Una modalità definita grave e inaccettabile, perché lascia i dipendenti in una condizione di totale incertezza.

La critica non riguarda soltanto la situazione occupazionale, ma anche le possibili conseguenze sul servizio educativo. Secondo lo Slai Cobas, la sospensione delle attività di pulizia rischia di creare disagi anche per bambini e famiglie, che dovrebbero rientrare negli asili a gennaio trovando strutture non adeguatamente sanificate.

Nel comunicato viene inoltre riportato che alla base della decisione ci sarebbe una presunta mancanza di risorse economiche, una motivazione che il sindacato contesta duramente, ritenendo inaccettabile che vengano a mancare fondi per servizi essenziali mentre, viene sottolineato, le risorse sarebbero disponibili per altre iniziative.

Alla luce di questa situazione, lo Slai Cobas rivolge un appello diretto al sindaco Piero Bitetti, all’assessore ai Servizi educativi e alla direzione comunale competente, chiedendo la revoca immediata del provvedimento e la convocazione di un incontro urgente, con la presenza dello stesso primo cittadino, per chiarire il futuro del servizio e tutelare i lavoratori coinvolti. Il comunicato è firmato da Margherita CalderazziVincenza Cavaliere e Aurora Fonn, rappresentanti sindacali dello Slai Cobas.



giovedì 18 dicembre 2025

18 dicembre - OGGI EX ILVA TARANTO

 parte da muri interni ed esterni e portinerie la nuova campagna sindacale di classe

Alle ditte dell'appalto e ad Acciaierie questa mattina - la denuncia e le indicazioni dello Slai Cobas

Occorre cambiare. Organizzare nell'appalto e in Acciaieria lo Slai Cobas per il sindacato di classe

            


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               
                                                                                                                                                                                                                                                                                 




18 dicembre - Siamo tutti Askatasuna! All'alba sgomberato il CS Askatasuna a Torino

 

Contro lo sgombero di Askatasuna solidarietà e mobilitazione nazionale.

Oggi massima denuncia - e poi ci disciplineremo secondo la mobilitazione che il centro deciderà.

Questa, lo abbiamo detto sin dall’inizio del governo Meloni, è la "madre" di tutte le battaglie in questo campo e come tale la condurremo - Siamo tutti Askatasuna! 
Questo sgombero non passerà e comunque governo, Stato del capitale, partiti parlamentari, stampa borghese devono pagare un alto costo politico e sociale per quello che stanno facendo.

La repressione non spegne ma alimenta la ribellione! - La repressione non ci fa paura la nostra lotta si farà sempre più dura!
Avete seminato vento raccoglierete TEMPESTA! - Il fascismo e lo Stato di polizia non passeranno - La guerra imperialista si deve fermare - Palestina libera dal fiume al mare
Ora è sempre Resistenza! 

proletari comunisti 
Slai Cobas per il sindacato di classe 
Soccorso Rosso Proletario 

18 dicembre 2025


mercoledì 17 dicembre 2025

17 dicembre - Contratto metalmeccanici - delegati uniti, o quasi, e compatti approvano il contratto - La valutazione dello Slai Cobas sc

 Di questi delegati non bisogna avere fiducia  - serve ripartire dal basso su basi di classe

Fim, Fiom e Uilm, delegati approvano il rinnovo del contratto nazionale metalmeccanici

Ora assemblee in tutti i luoghi di lavoro e il referendum

Si è appena conclusa a Roma l'assemblea nazionale dei delegati di Fim, Fiom, Uilm a cui hanno partecipato oltre 300 delegati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl, Uil provenienti da tutta Italia.

L'Assemblea - si legge in una nota dei sindacati - arriva dopo la firma dell'ipotesi di contratto nazionale dei metalmeccanici sottoscritta il 22 novembre scorso a Roma, dopo una no-stop di quattro giorni. Un contratto, come da tutti sottolineato, arrivato dopo 17 mesi di trattativa e di lotte, come non si vedevano da oltre 20 anni, con 40 ore di scioperi e con manifestazioni per ottenere il rinnovo.

Avevamo scritto

Prima valutazione del contratto metalmeccanico- Slai Cobas per il sindacato di classe 

Il contratto dei metalmeccanici è stato firmato nei giorni scorsi con reciproca soddisfazione dei padroni e dei sindacati confederali firmatari del contratto. Quando padroni e sindacati sono entrambi contenti, gli operai sanno che chi non sarà contento sono loro. Sanno che i risultati di questo contratto sono inadeguati rispetto non solo a ciò che serve ai lavoratori e ciò che i lavoratori avevano e hanno il diritto di pretendere dai padroni, ma anche rispetto alle stesse richieste sindacali che erano state avanzate nella piattaforma.

Da sempre le piattaforme sindacali dei contratti negli ultimi anni sono inadeguate alla tutela del salario,

dell'orario di lavoro, dei diritti. Da sempre le piattaforme presentate per i contratti negli ultimi anni non hanno garantito né i salari, né la continuità lavorativa, né contrasto l'avanzamento dell'intensificazione dello sfruttamento, della flessibilità, della riduzione dei diritti dei lavoratori, dell'attacco a salute e sicurezza. Sono stati contratti a perdere e sulla base di questo che oggi esiste una diffusa disaffezione rispetto all'organizzazione sindacale sui posti di lavoro e anche agli scioperi nelle fabbriche per difendere i propri diritti e realizzare nuove conquiste.

Se partiamo da questa premessa generale, si può dire che in questo contratto non c'è nulla di nuovo. L'aumento salariale è al di sotto dell'effettivo aumento del costo della vita e tutta questa storia dei riferimenti percentuali di cui parla il contratto lasciano il tempo che trovano. Tutti sanno e tutti vediamo che il salario degli operai è diminuito in forma assoluta e relativa rispetto al costo della vita e ai bisogni degli operai e delle loro famiglie.

Tutti sappiamo che sotto 300-500 Euro di aumenti, i lavoratori e gli operai sono sempre in perdita sul piano del salario. Tutti sappiamo che è avanzato un processo di intensificazione e di sfruttamento, di libertà di licenziamento, di estensione della cassa integrazione, di precarietà, cambi di contratto e

aumento di contratti a tempo determinato che hanno pesantemente indebolito i lavoratori nel rapporto con i padroni. Tra le due soddisfazioni, quella espressa dai padroni e quella espressa dalle organizzazioni sindacali, è evidente che quella che è ragionevolmente giusta è la soddisfazione dei padroni.

Sotto questo punto di vista questa battaglia contrattuale ha dato quello che la lotta poteva dare. La lotta che c'è stata, non quella che ci sarebbe dovuta essere. La battaglia contrattuale doveva essere il centro di tutta l'unità degli operai per cambiare i rapporti di forza con i padroni e ottenere risultati.

In realtà questo si è messo in mostra solo in uno degli scioperi generali, dove la partecipazione degli operai e dei lavoratori è stata rilevante e vi sono state forme di lotta incisiva che hanno fatto immediatamente paura a padroni e governo. Basti pensare al blocco dell'autostrada di Bologna, alle minacce che subito il governo per conto dei padroni ha fatto agli operai. Quella era la strada, ma chiaramente per strappare risultati migliori in questo contratto occorreva che quella giornata non fosse stata unica, perché parlare di 40 ore di scioperi è assolutamente generico.

Sappiamo bene che sono stati in generale scioperi rituali, senza alcuna effettiva incidenza nello scontro tra padroni e operai, a parte quella giornata. In essa noi abbiamo lanciato la parola d'ordine: questa battaglia non si può perdere. Oggi che dobbiamo dire? Che proprio persa non è, perché comunque sappiamo che i padroni non volevano dare quasi niente, sappiamo che i padroni non volevano neanche firmare questo contratto, perché vogliono la demolizione del contratto nazionale di lavoro e il rimando a una cosiddetta trattativa aziendale che è sempre stata in perdita per i lavoratori. MA...

L'aumento salariale di 205 Euro per di più diviso in 4 anni è una miseria rispetto all'effettivo costo della vita e rispetto all'effettiva intensificazione dello sfruttamento che i lavoratori. quelli che riescono a lavorare, subiscono sul posto di lavoro; con questa cifra di aumento salariale gli incrementi della produttività sono andati tutti ai padroni, e infatti i sindacati parlano esclusivamente del rapporto tra salario e costo della vita, chiaramente utilizzando dei dati che non corrispondono alla realtà, se non statistica, mentre non parlano del rapporto tra salario e aumento della produttività, di quanto lavoro viene dato dai lavoratori nell'arco della giornata lavorativa e che rapporto vi è tra questo lavoro, la parte che diventa plusvalore per i padroni è ciò che è ricostruzione della forza lavoro. Quindi su questo in realtà è un contratto in perdita sul fronte del salario. 

Una cosa che viene molto vantata è la questione dei contratti. In realtà su questo si è andati ad una sorta di legalizzazione dello stato di cosa esistente. Dire che dopo i 12 mesi per avere ulteriori contratti a tempo determinato, occorrono motivazioni, è una frase che non dice nulla, mentre sappiamo bene che le motivazioni dei padroni corrispondono a quelle stabilite nel contratto. Dire che una ulteriore proroga richiede un 20% di stabilizzazione, certo potrebbe essere un risultato, ma sappiamo che nella maggior parte delle fabbriche medie e piccole questo risultato è pressoché impossibile negli accordi aziendali che si realizzano poi tra padroni e sindacati. La cosa fondamentale è che viene in un certo senso definitivamente legalizzato che il passaggio a Tempo Indeterminato è in 48 mesi, cioè 4 anni. Tutto ciò corrisponde a ciò che hanno sempre richiesto i padroni grandi, medi e piccoli. Quindi questo non si può in nessuna maniera chiamare una vittoria operaia, neanche parziale, ma si tratta di una stabilizzazione di un risultato già conseguito nei fatti dai padroni.

Quindi è evidente che sulla precarietà, le condizioni di lavoro, il salario non ci siamo e invitiamo i lavoratori in occasione del referendum a votare no (purtroppo, per quello che vale). 

Sul fronte invece dei diritti la lettura dettagliata del contratto permette qualche risultato concreto, che sui posti di lavoro sono comunque sempre difficili da concretizzare, benchè il fatto che siano sanciti da un contratto aiuta ad ottenerli realmente.

Infine sulla questione dell'orario di lavoro, sull'orario in realtà non si è ottenuto niente di significativo, tanto per dire sulla flessibilità il quadro è piuttosto chiaro, il plurisettimanale passa da 80 a 96 ore annue e i par collettivi da 5 a 7 giorni con riduzione dei parti individuali; questo significa settimane più lunghe, maggiore possibilità di modulare i carichi produttivi e meno autonomia personale.

Quindi sul fronte proprio della produttività i padroni possono dichiarare con forza che questo risultato consolida la produttività e la competitività dell'azienda e ribadire che diritti, salari, condizioni di lavoro, orari di lavoro e sicurezza dei lavoratori sono subordinati come sempre alle esigenze di profitto aziendale che sono, ancora di più  oggi, una vera e propria gabbia per i lavoratori. 

Ma dobbiamo dire, però, che allo stato delle cose nessuno poteva sperare che si ottenesse di più; non si poteva sperare con l'attuale livello di coscienza e di organizzazione dei lavoratori, con l'attuale realtà di lotte nelle fabbriche e con l'attuale possibilità che piattaforme alternative possano ottenere risultati concreti. Su questo il contratto chiude una finestra e apre un portone, questo portone deve essere una nuova condizione dell'organizzazione sindacale dei lavoratori e delle condizioni di lotta dei lavoratori. Su questo evidentemente il lavoro è tutto da fare.



17 dicembre - da tarantocontro: Intervista ad un lavoratore della Leonardo di Grottaglie tra i promotori della petizione “Non in mio nome, non col mio lavoro”

 

L’Ordine Nuovo ha raggiunto per un’intervista uno dei lavoratori promotore dell’appello.

ON: Parlaci della genesi di questa iniziativa intrapresa da voi lavoratori della Leonardo. La vostra presa di posizione è stata improvvisa e “non preannunciata”, oppure è frutto di un percorso che come lavoratori avete intrapreso da tempo? Avete provato a coinvolgere i lavoratori degli altri stabilimenti della Leonardo?

Io personalmente sono sempre stato vicino alla causa palestinese, ho manifestato anche quando eravamo in 20 persone, ho sempre frequentato i centri sociali e gli ambienti antagonisti. Per me la petizione è stata una scelta obbligata, per come è fatta la mia coscienza, per voler provare a fare qualcosa. Voglio anche chiarire una cosa: noi nel sito Leonardo di Grottaglie abbiamo sempre fatto produzione ad uso civile, come aerei e fusoliere. Il sito è nato nel 2006 prettamente per il civile ed è ancora tale. Il rischio è che si militarizzi anche Grottaglie, quindi la nostra battaglia sta andando anche in questo senso.

Tornando alla petizione, con il rapporto di Francesca Albanese sono venute fuori tante cose sulla Leonardo che neanche io sapevo: lavoriamo molto a compartimenti stagni, come aziende separate, specialmente noi a Grottaglie che ci occupiamo solo di produzione civile e siamo fuori da tutti i discorsi del militare. Da quando abbiamo appreso i fatti venuti fuori dal rapporto, abbiamo capito che non potevamo far finta di niente: anche se non siamo direttamente coinvolti nella produzione bellica, lavoriamo comunque per un’azienda che sta facendo delle cose che non possiamo accettare per niente. Ho pensato quindi di buttare giù la petizione, ho poi coinvolto altri colleghi che sapevo essere sensibili all’argomento, purtroppo pochi.

Abbiamo pensato di coinvolgere in questa battaglia i sindacati: la FIOM ci è stata subito a fianco, la UILM purtroppo ha temporeggiato per un paio di settimane e alla fine ci ha detto di non essere interessata; anzi, poi ha approfittato del comunicato per una polemica strumentale contro la FIOM. La FIM, da cui non ci aspettavamo niente in quanto filo-governativi, hanno addirittura denunciato pubblicamente la petizione e i lavoratori che l’hanno lanciata, facendola passare come una petizione per dismettere l’intero settore militare della Leonardo, cosa che non è negli intenti di questo appello. Ci siamo infastiditi per la strumentalizzazione della nostra iniziativa, l’attenzione da parte dei media ad un certo punto è stata più sulla frattura sindacale che sulla petizione stessa. A parte queste cose, la petizione ha avuto molta risonanza: siamo arrivati a 21.000 firme, abbiamo anche sfruttato la notorietà di qualche influencer per rilanciarla.

Questa petizione vuole essere solo un punto di partenza, volevamo attivare un dibattito, rompere un silenzio, anche dall’interno, e ci siamo riusciti. Abbiamo attirato l’attenzione ad esempio di Fratoianni, che sta in campagna elettorale per le regionali in Puglia, che è venuto a Grottaglie e con cui abbiamo parlato del nostro impegno per evitare la militarizzazione dello stabilimento.

Con la FIOM stiamo lavorando in questo senso, e con altri colleghi stiamo preparando un dossier tecnico con l’obiettivo di dimostrare che il settore della produzione civile per la Leonardo, oltre che a livello sociale ma anche a livello aziendale, è molto più lungimirante rispetto al settore militare. Infatti, le commesse del settore civile durano 20-30 anni, riescono a saturare gli impianti e ad occupare il personale molto più di quanto possa fare il militare, che ha commesse molto più limitate (2-4 anni) e volatili, con pacchetti di lavoro più piccoli che assorbono un minor numero di lavoratori. Per questo vorremmo dimostrare con questo dossier che la scelta della militarizzazione è sbagliata.

ON: Come dicevi prima, il lavoro all’interno dell’azienda è molto compartimentalizzato, questa è una cosa comune a molti settori e a noi sembra proprio un metodo studiato affinché i vari settori della produzione, e quindi i lavoratori, non abbiano poi contezza del processo produttivo, e quindi abbiano difficoltà a comprendere – e contrastare – le strategie dell’azienda a lungo termine. Qual è il tuo parere a riguardo?

Non saprei dirvi se questa è una scelta strategica. La Leonardo ha parecchie divisioni, è molto estesa e complessa, inoltre ha una lunga storia di acquisizioni (noi all’inizio a Grottaglie eravamo Alenia Composite, un ramo separato di Alenia). L’azienda ha voluto unire tutte le divisioni sotto lo stesso ombrello, in un’ottica di One Company, ma è oggettivamente difficile avere la coscienza di tutti i processi produttivi così diversificati. Per fortuna però all’interno del sindacato c’è dialogo tra i diversi siti produttivi: anche noi, nel nostro piccolo, con questa petizione stiamo avendo contatti con gli altri siti… si sta iniziando a creare un minimo di connessione, che è un indispensabile punto di partenza per fare questa battaglia.

martedì 16 dicembre 2025

16 dicembre - TARANTO EX ILVA LOCANDINA Slai Cobas sc

 


Nessun esubero nessuna chiusura
Ritiro del piano del governo Meloni/Urso

No incontro separato nessun spezzatino

Trattativa e nazionalizzazione a partire dalle richieste dei lavoratori

Nocivo è il capitale e non la fabbrica
sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di governo, padroni e loro alleati

Per fare della classe operaia punto di riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito, salute, sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali

Slai Cobas
WA 3519575628 via Livio Andronico, 47
slaicobsta@gmail.com


lunedì 15 dicembre 2025

15 dicembre - PRATO: NUOVA AGGRESSIONE CONTRO IL PRESIDIO SINDACALE SUDD COBAS DAVANTI AL RISTORANTE “SCINTILLA”. SEI I FERITI. Massima solidarietà e denuncia

 

AGGIORNAMENTO DAL PRESIDIO, ORE 19 – Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Filippo, del sindacato Sudd Cobas; dopo il collegamento la notizia che il ristorante nel mirino delle rivendicazioni operaie è stato chiuso dalla Questura di Prato. Ascolta o scarica

AGGIORNAMENTO ORE 12 – Ennesima violenta aggressione a un presidio sindacale del Sudd Cobas a Prato, il quarto attacco da settembre e il terzo nell’ultimo mese. L’aggressione è avvenuta la sera di domenica 14 dicembre davanti al ristorante “Scintilla” di via Galcianese 77/17, a Prato che da dieci giorni è al centro di una vertenza contro i turni di lavoro di 12 ore al giorno e le condizioni di sfruttamento a cui i lavoratori sono sottoposti.

Sei persone sono rimaste ferite, tra cui un sindacalista e un delegato di fabbrica, entrambi colpiti alla testa con bottiglie di vetro.

“Eravamo in presidio contro lo sfruttamento e lavoro nero quando i titolari del ristorante hanno provato a trascinare una persona dentro il ristorante provocandoci così tutti, lanciandoci addosso dell’acqua e della birra fino a che la situazione non è degenerata e hanno cominciato a prenderci a bottigliate sulla testa” racconta a Radio Onda d’Urto, Arturo Gambassi del sindacato Sudd Cobas. “È un fatto gravissimo che arriva dopo le prime vittorie ottenute con scioperi e presidi fuori dai ristoranti, in un settore in cui prima non era pensabile organizzarsi sindacalmente e protestare contro condizioni di lavoro che denunciamo da anni.”

Il Sudd Cobas ha annunciato che per oggi, lunedì 15 dicembre, è previsto un nuovo presidio alle 18, sempre davanti al ristorante, per difendere il diritto di sciopero e protestare contro la violenza subita.

Su Radio Onda d’Urto Arturo Gambassi, del sindacato Sudd Cobas. Ascolta o scarica.


Bottigliate in testa ai lavoratori durante il presidio”, il sindacato scende in piazza

Sudd Cobas denuncia l’aggressione in seguito alla quale sei persone sono finite in ospedale: i feriti più gravi sono un sindacalista e un delegato di fabbrica. La polizia indaga sui fatti avvenuti durante la protesta in via Galcianese a Prato

Nuova aggreessione a un presidio dei Sudd Cobas impegnati negli ultimi giorni in particolare nella battaglia per i diritti dei lavoratori nei ristoranti.

"È la quarta aggressione da settembre, la terza solo nell'ultimo mese. Sono sei i nostri compagni ancora in ospedale”, È quanto denunciato, in una nota, dal sindacato Sudd Cobas nella quale si precisa che i feriti più gravi sono un sindacalista e un delegato di fabbrica e che: "A entrambi sono state spaccate in testa delle bottiglie di vetro”. L'aggressione è avvenuta nella serata del 14 dicembre durante “un presidio sindacale davanti al ristorante Scintilla di via Galcianese. Il ristorante da dieci giorni è al centro di un'agitazione sindacale contro turni di 12 ore al giorno e il solito copione di diritti negati che dal distretto moda sconfina anche nelle cucine e nelle sale dei ristoranti”, prosegue il sindacato.

"Nonostante l'ora tarda, subito dopo l'aggressione più di cento operai della zona hanno raggiunto il presidio in uno straordinario gesto di solidarietà. È un'aggressione che arriva proprio dopo i primi scioperi, a cui sono seguite le prime vittorie e i primi accordi sindacali, in un settore - quello delle ristorazione - dove finora la sindacalizzazione non era mai arrivata - prosegue Sudd Cobas - Nessun tentativo di intimidazione sarà tollerato. La storia di questi anni dimostra chiaramente che la violenza non potrà fermare la fame di diritti di chi da troppo tempo è sfruttato”.



domenica 14 dicembre 2025

15 dicembre - da tarantocontro: Ex ILVA - la posizione dello Slai Cobas per il sindacato di classe - unica speranza per i senza speranza - il 2026 è l'anno giusto per farla avanzare

 

RESPINGERE TUTTE LE ATTUALI PROPOSTE DI VENDITA DEL GOVERNO MELONI,GOVERNO DEI PADRONI CHE COMPORTANO MASSICCI ESUBERI, CASSAINTEGRAZIONE PERMANENTE, PRECARIETA' E LICENZIAMENTI NELL'APPALTO, ABBANDONO DEI LAVORATORI IN CIGS AS ex_ILVA, AMBIENTALIZZAZIONE AL SERVIZIO DEL PADRONE E NON DI LAVORATORI E MASSE POPOLARI DELLA CITTA'

NESSUN SPEZZATINO CHE VUOLE SALVARE LE FABBRICHE DEL NORD E LASCIARE TARANTO AL SUO DESTINO di disoccupazione, inquinamento, deindustrializzazione modello Bagnoli

NAZIONALIZZAZIONE a condizione che vengono raccolte e salvaguardate realmente le richieste dei lavoratori su lavoro salario, sicurezza, condizioni di lavoro, ambiente

Dobbiamo lottare su una nuova piattaforma operaia, approvata dalle assemblee e portata fino in fondo con la lotta prolungata in fabbrica e in città

No agli esuberi, no alla cassa integrazione permanente,i lavoratori, che non possono essere utilizzati nella produzione attualmente, devono e possono essere occupati nei lavori di ambientalizzazione e di bonifiche della fabbrica e della zona industriale.  

Integrazione salariale per operai delle Acciaierie e operai dell’appalto nei periodi di cassa integrazione.

Siamo naturalmente per tutte le misure che possano alleggerire anche in forma di risarcimento i problemi occupazionali, come ’estensione dei benefici per i lavori usuranti e per l’amianto

Postazione ispettiva dentro la zona industriale che sia di deterrenza e di controllo effettivo di come procede tutta questa riconversione/decarbonizazione. 

Nelle ditte d'appalto Acciaierie/ Porto no al contratto multiservizi si al contratto unico a tempo indeterminato per tutti con clausola sociale

Fuori dalle file operaie sindacati e sindacalisti complici e agenti di padroni e governo delle file operaie - su cui è importante fare nome e cognome

Autonomia operaia organizzazione lotta di classe salario salute OCCUPAZIONE

Slai Cobas per il sindacato di classe

via Livio Andronico 47 Taranto slaicobasta@gmail.com wattapp 3519575628


13 dicembre - Sullo sciopero generale della CGIL a Bergamo

Una manifestazione cittadina di circa 1000 persone con lo slogan “Diritti, non regali”  ha percorso le vie del centro e si è concluso alla prefettura.

Lo sciopero nei posti di lavoro e poi la manifestazione, gestiti come una scadenza da onorare non come una tappa di una battaglia aperta contro la finanziaria in Parlamento, contro i suoi effetti, contro il governo Meloni, il riarmo, la repressione...

Per tutta la durata del corteo non ci sono stati interventi dal camion di testa ma solo musica e solo alla fine si sono succeduti i comizi.

In primo piano sempre l'apparato di tutte le varie categorie e con presenza ridotta di lavoratori.

Lo spezzone della Fiom un centinaio di operai con qualche striscione di fabbriche tra cui Dalmine e Same senza slogan e qualche fumogeno.

In questa parte del corteo ci siamo collocati e siamo rimasti fino alla fine con il gruppo di operai della Belgravia che ha scioperato compatto, portando lo striscione del sindacato, contro finanziaria governo padroni per uno sciopero generale unitario, con la Palestina fino alla vittoria, unico e uniche bandiere palestinesi presenti a rivendicare l’importanza per la classe operaia di schierarsi a fianco delle lotte dei popoli oppressi.




Lo striscione è stato più volte fotografato, assieme a quello della lotta in fabbrica aperta con la denuncia del contratto agricolo imposto agli operai, con pesanti effetti sul salario, precarietà e diritti in generale. (fino a due anni fa questa categoria di operai non poteva neppure accedere alla Naspi). Uno striscione significativo vista la tendenza del capitale a schiacciare verso il basso i diritti della classe operaia.

Sul messaggio dello sciopero unitario ci sono stati apprezzamenti, come dire è giusto ed è riconosciuto come giusto. Anche la denuncia degli operai inquadrati da contadini ha scosso l’interesse di alcuni lavoratori. Fatto che mette in evidenza il problema centrale, di come non sia altrettanto spontaneo, nelle fabbriche, ragionare ed agire in autonomia, di pensiero e di lotta per la battaglia necessaria oggi contro padroni e governo. Per dire come sia giusto partecipare a questi scioperi e portare la battaglia nelle fabbriche, senza confusione sulla Cgil, che  è parte del problema e non rappresenta in alcun modo la soluzione.

È stato diffuso il volantino alla fine con una nota con uno scambio avuto con delegato della same che può riassumere la rappresentazione della giornata:

“Ho chiesto se oggi con questa giornata inizia o finisce la lotta contro la finanziaria del governo meloni della cgil? E non ho ancora avuto risposta”