giovedì 4 dicembre 2025

4 dicembre - info da Taranto: Ex Ilva - Sciopero e Blocchi sospesi da stamattina - Il CdF in riunione permanente deciderà prossime iniziative di lotta

 

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno

Fim, Fiom, Uilm e Usb: “Mobilitazione sospesa dal 4 dicembre, ma la lotta continua finché non verrà convocato un tavolo unico a Palazzo Chigi”

Mercoledì 03 Dicembre 2025, 20:09

Solidarietà da appalto Eni a lavoratori: domani sciopero (anche questo sciopero è momentaneamente sospeso - ndr)
Le due giornate di mobilitazione davanti all'ex Ilva a Taranto giungono al termine: i sindacati hanno annunciato lo stop allo sciopero in una nota. "Queste 48 ore hanno rappresentato il primo vero momento di conflitto diretto nei confronti del governo, accusato dai sindacati di aver scelto, attraverso la presentazione del cosiddetto piano corto, di avviare la chiusura degli stabilimenti dell’ex Ilva".
Le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb giudicano “inaccettabile” il silenzio dell’esecutivo, che – denunciano – continua a mostrarsi indifferente di fronte alla sofferenza di migliaia di lavoratori scesi in sciopero.
Allo stesso tempo, i sindacati riconoscono che le iniziative di protesta hanno creato inevitabili disagi in una città già segnata da anni di mancanza di risposte da parte dei vari governi che si sono succeduti. “Siamo consapevoli – spiegano – che non è certo la maggioranza della città ad essere contro i lavoratori”.
Per queste ragioni le sigle sindacali hanno deciso di sospendere momentaneamente lo sciopero a partire dalle ore 7.00 del 4 dicembre, rimettendo al Consiglio di fabbrica, convocato in forma permanente, la definizione delle prossime iniziative di lotta.
La mobilitazione, assicurano, non si fermerà: i sindacati continueranno a esercitare pressione finché non arriverà la convocazione di un tavolo unico a Palazzo Chigi, con l’obiettivo di ottenere il ritiro del piano di chiusura. 

IL RESOCONTO DELLA GIORNATA DEL 3 DICEMBRE
Davanti ai cancelli dell’ex Ilva di Taranto i lavoratori restano in presidio, al freddo e sotto la pioggia, mentre la vertenza entra nel suo punto più caldo. È una mobilitazione a oltranza: i blocchi proseguono nel capoluogo ionico, mentre a Genova si entra nel terzo giorno consecutivo di protesta. I sindacati parlano di una 'crisi senza freni', chiedono un solo tavolo, a Palazzo Chigi, e il ritiro immediato del piano a «ciclo corto», definito un percorso mascherato verso la chiusura dello stabilimento entro marzo.
A Taranto i delegati e gli operai hanno occupato le aree interne ed esterne del siderurgico, bloccando anche le statali 100 e 106 e l’area imprese. Una forma di resistenza che assume i contorni di una veglia collettiva. Fuochi e falò improvvisati hanno sfidato il gelo della notte; i presidi sono stati mantenuti anche nel pomeriggio, nonostante la pioggia battente. In caso di ulteriore peggioramento delle condizioni meteo, i sindacati valuteranno come proseguire le azioni di protesta. A Genova, intanto, è stato proclamato per domani lo sciopero per l’intero turno, con il concentramento dei lavoratori alle 9 ai Giardini Melis di Cornigliano.
La distanza con il governo resta, anche se il ministro delle Imprese Adolfo Urso, rispondendo al question time, ha ribadito che «non c'è nessun piano di chiusura... Fiom, Fim, Uilm e Usb confermano che non ci sarà alcuna smobilitazione: il piano commissariale resta per loro un «piano di chiusura» di un sito strategico nazionale. Il Consiglio di fabbrica annuncia una nuova escalation di iniziative, fino all’apertura di un tavolo unico con il governo e al ritiro del progetto.
SOLIDARIETÀ DA APPALTO ENI
I lavoratori dell’appalto metalmeccanico Eni, insieme alle Rsu Fim, Fiom e Uilm di Taranto, annunciano 8 ore di sciopero per domani, giovedì 4 dicembre, in solidarietà con i lavoratori ex Ilva.
«Esprimiamo nuovamente la piena solidarietà ai lavoratori ex Ilva - scrivono - e riteniamo inaccettabile il comportamento del governo, ritirato in un silenzio assordante nonostante le iniziative di sciopero». Nella nota, i lavoratori rivendicano il legame con il territorio e con la crisi in atto: «Ci sentiamo parte integrante della crisi e del territorio di Taranto e ci posizioniamo convintamente al fianco dei lavoratori ex Ilva e di tutti quelli dell’indotto».
Secondo le Rsu, «Taranto non merita di essere trattata con indifferenza», perché la questione ex Ilva riguarda la città "sia dal punto di vista economico che sociale». Da qui l'annuncio della protesta: «Il tempo delle attese è finito e non siamo più disposti a rimanere invisibili»



4 dicembre - LO SFRUTTAMENTO SCHIAVISTA SISTEMICO DEL CAPITALE: Caporalato nella moda, altri 13 brand nell’inchiesta: carabinieri da Prada, Gucci, Versace, D&G

 

Prada, Versace, Gucci e altri 10 brand nelle inchieste per caporalato: la Procura chiede i documenti sui fornitori
La Procura di Milano continua a indagare sul caporalato nella filiera della moda Made in Italy. A 13 brand è stato chiesto di consegnare i documenti relativi alla gestione dei fornitori e i modelli organizzativi.
A cura di Enrico Spaccini


La Procura di Milano ha notificato nella giornata di ieri, mercoledì 3 dicembre, 13 ordini di consegna documenti ad altrettante case di moda citate nei fascicoli sugli opifici cinesi clandestini ai quali avrebbero affidato la propria produzione violando le leggi sul lavoro e la sicurezza. I carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro hanno bussato alle porte di: Dolce & Gabbana, Prada, Versace, Gucci, Missoni, Ferragamo, Yves Saint Laurent, Givenchy, Pinko, Coccinelle, Adidas, Alexander McQueen Italia e Off-White Operating, ognuna delle quali sarebbero coinvolte a vario titolo nelle inchieste coordinate dal pm Palo Storaari sul caporalato lungo le filiere Made in Italy della moda. La richiesta, dunque, è quella di fornire spontaneamente i propri modelli organizzativi di prevenzione e gli audit interni necessari a impedire la commissione dei reati, in modo tale da concedere tempo ai marchi di eliminare i caporali dalle linee di produzione e ristrutturare appalti e subappalti senza incorrere nelle pesanti richieste di amministrazione giudiziaria.
Le indagini sullo sfruttamento del lavoro
Il primo provvedimento della Procura milanese nell'ambito della moda aveva riguardato Alviero Martini spa. Le indagini erano scattate nel 2023 quando un 26enne del Bangladesh perse la vita alla Crocolux, una ditta fornitrice cinese di Trezzano sul Naviglio. In teoria quello era il suo primo giorno di lavoro e, in seguito all'incidente mortale, i datori tentarono di regolarizzarlo presso l'Inps. Già nel 2024 il direttore del prodotto di Alviero Martini spa aveva fatto mettere a verbale che l'azienda sarebbe stata "appaltatrice anche di numerosi marchi del lusso mondiale".
Durante le ultime ispezioni condotte lo scorso novembre dagli investigatori dell'Arma in tre opifici toscani al servizio della produzione anche di Tod's sono state sequestrate borse di marchi diversi e nelle testimonianze agli atti di un anno e mezzo di inchieste più di una persona aveva riferito che nell'azienda dove lavorava si assemblavano "cinture" di vari marchi noti, tra cui appunto i 13 ora sotto la lente della Procura di Milano.
Le richieste della Procura alle 13 aziende di moda
Gli inquirenti hanno chiesto alle 13 aziende di moda di fornire i propri modelli organizzativi di prevenzione e gli audit interni o commissionati ad advisor e consulenti e necessari, almeno sulla carta, a impedire la commissione dei reati. Si tratta di una condizione che potrebbe evitare loro una richiesta di amministrazione giudiziaria, come già avvenuto appunto ad Alviero Martini spa (poi revocata nell'ottobre 2024), ma anche Armani Operation spa e Manufacture Dior (entrambe revocate nel febbraio 2025), Valentino Bags Lab e Loro Piana di Louis Vuitton.
Per ciascuna delle aziende coinvolte ci sarebbe stato almeno un opificio in cui sarebbero "emersi episodi di utilizzo di lavoratori cinesi in condizioni di pesante sfruttamento" e nei quali sono stati trovati "capi di abbigliamento a marchio" della casa di moda. Con la visione degli atti, la Procura potrà "appurare il grado di coinvolgimento" del brand "nell’utilizzo della manodopera sfruttata".
Intanto, Tod's e Diego Della Valle davanti al gip Domenico Santoro si sono detti disposti a collaborare con l'autorità giudiziaria per la "dignità" di tutti i lavoratori. La Procura ha chiesto nei giorni scorsi la misura di interdittiva pubblicitaria per 6 mesi, accusando l'azienda di aver agito nella piena consapevolezza propria e dei propri manager che certificano le linee di produzione degli appaltatori.




4 dicembre - Bergamo, operaio 27enne muore trascinato dentro un macchinario: stava facendo manutenzione al nastro trasportatore

 

di Redazione Cronaca

Il giovane era dipendente di una ditta esterna che stava svolgendo il proprio lavoro all'interno della Montello Spa di Montello, azienda specializzata nel recupero e riciclo di materiali plastici e organici


Si stava occupando della manutenzione di un nastro trasportatore quando questo si è azionato trascinandolo dentro il macchinario. È morto così, nel pomeriggio di mercoledì, un operaio 27enne dipendente di una ditta esterna che stava svolgendo il proprio lavoro all’interno della Montello Spa di Montello, nel Bergamasco, azienda specializzata nel recupero e riciclo di materiali plastici e organici. Sul posto è intervenuto il personale sanitario del 118, ma per il giovane non c’è stato nulla da fare, nonostante i lunghi tentativi di rianimarlo. Successivamente sono arrivati anche i Carabinieri di Bergamo e i tecnici di Ats.

Il ragazzo era di origine marocchina e si trovava in Italia da otto anni. Viveva a Pian Camuno, in provincia di Brescia, e da un anno si era sposato, con la moglie che lo aveva raggiunto appena due settimane fa. “Siamo profondamente colpiti e sgomenti per quanto accaduto al lavoratore e siamo vicini alla sua famiglia – si legge in una nota della direzione della Montello – Stiamo collaborando con le autorità per svolgere le più opportune verifiche ai fini di determinare cause e circostanze del tragico accaduto che ha coinvolto il dipendente di una società che da anni svolge attività di manutenzione all’interno del nostro stabilimento. Costernati, rinnoviamo la vicinanza alle persone colpite da questo lutto”.

Operaio di 27 anni morto schiacciato a Bergamo, la protesta dei colleghi: “L’azienda non ha fermato la produzione”


Il giovane operaio, 27 anni, è morto nel pomeriggio di oggi mercoledì 3 dicembre all’interno della Montello spa (Bergamo), dove da anni lavorava come manutentore esterno.

Bergamo, operaio di 27 anni muore schiacciato da nastro trasportatore: sciopero immediato in azienda

Incidente sul lavoro alla Montello: 27enne muore schiacciato da un rullo trasportatore

Il dramma mercoledì pomeriggio intorno alle 17,30: Mohssine Ghouati abitava a Pian Camuno. L’azienda: “Sgomenti per l’accaduto”. La Cgil dichiara uno sciopero immediato: “Produzione proseguita come se nulla fosse”

L’allarme è scattato intorno alle 17,30. Secondo una prima ricostruzione l’operaio, di nazionalità marocchina e dipendente di una società – la Sideral – che svolge attività di manutenzione all’interno della Montello, stava lavorando con un rullo trasportatore nel capannone di via Filzi quando è rimasto schiacciato dal macchinario per cause ancora in fase di accertamento.

Le sue condizioni sono apparse fin da subito gravissime. Il 27enne è morto pochi minuti più tardi all’interno della fabbrica: vani, purtroppo, i lunghi tentativi di rianimazione da parte dei sanitari. Alla Montello è tempestivamente arrivata la Croce Verde di Brusaporto con un’ambulanza e un’automedica. Sul posto anche il personale Ats e i carabinieri della stazione di Calcinate per i rilievi di Legge. Mohssine Ghouati era in Italia da otto anni, si era sposato l’anno scorso e solamente due settimane fa sua moglie era riuscita finalmente a raggiungerlo dal Marocco.

“Siamo profondamente colpiti e sgomenti per quanto accaduto al lavoratore e siamo vicini alla sua famiglia – la nota della Montello Spa dopo la tragedia -. Stiamo collaborando con le autorità per svolgere le più opportune verifiche ai fini di determinare cause e circostanze del tragico accaduto”.

Alla comunicazione della Montello è seguita quella dei sindacati, che denunciano come l’azienda “non abbia interrotto la produzione proseguendo l’attività come se nulla fosse”. “Siamo profondamente indignati di fronte a un atteggiamento che manca di rispetto verso la vita di una persona e verso tutti i lavoratori che ogni giorno entrano in quello stabilimento – dichiarano FiomFiltFilctem e Nidil Cgil Bergamo -. Inviteremo i dipendenti a scioperare e a partecipare all’assemblea (convocata per giovedì mattina, ndr): una morte sul lavoro non può essere trattata come un fatto ordinario. Serve fermarsi, capire, pretendere responsabilità e sicurezza reali”. La Cgil ha dichiarato uno sciopero immediato per il turno di notte.



mercoledì 3 dicembre 2025

3 dicembre - Info dai blocchi Ilva Taranto di questa mattina - Quali gli obiettivi della lotta?

 

Il blocco si è rinfoltito verso le10 di stamattina all'ex Ilva Taranto. Ad una presenza fondamentalmente di delegati e attivisti sindacali più stretti, si vanno aggiungendo operai ai blocchi, che attualmente superano le 200 persone. La fabbrica è materialmente bloccata e su questo lo sciopero ad oltranza, sta riuscendo. Ma il punto chiave è: qual’è l'obiettivo di questa lotta? 

Se a Genova si è capito che la lotta ha assunto obiettivi corporativi e interclassisti, dentro una linea di divisione dei lavoratori tra nord e Taranto, che serve gli interessi e i piani del governo, a Taranto non vuol dire che la linea che viene portata avanti corrisponde effettivamente alle necessità delle rivendicazioni operaie.
Su due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza e dia una risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e confermiamo che la linea della Meloni è esattamente quella che stanno portando al tavolo, in premis il ministro Urso, in questi giorni; e quindi il piano di cui si chiede il ritiro è già il piano del governo Meloni rispetto a questa vertenza. Il punto è che se non c'è il ritiro di questo piano non è possibile aprire una fase nuova della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto contrasto con la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in forme ambigue viene sostenuta dai padroni. In

forme ambigue perché una parte dei padroni dice che è bene che la fabbrica la prenda lo Stato e poi la consegni ai privati risanata – ma questo vorrebbe dire esclusivamente socializzare le perdite per poter avere una fabbrica pienamente in funzione per i profitti o, in maniera più sottile, far passare attraverso la nazionalizzazione il piano che il governo attualmente vuole far passare senza la nazionalizzazione. 
Gli operai leggono il titolo della Controinformazione rossoperaia ORE 12 e dicono che è buono: “Nessuna chiusura, nessun esubero - Nocivo è il capitale e non la fabbrica - Sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di governo, padroni e loro alleati, per fare della classe operaia punto di riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito, salute, sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali“.
E’ uno "speciale Ilva" che stiamo diffondendo anche in tutta Italia, perché consideriamo la lotta all'Ilva effettivamente una lotta di valore nazionale, sia perché riguarda la più grande fabbrica il Taranto è la più grande fabbrica in funzione che esiste in Italia sia come gruppo per l'importanza che ha comunque il settore siderurgico nel quadro dell'attuale composizione operai e in particolare delle grandi fabbriche.
Noi diciamo nessuna chiusura e non per il feticcio industrialista o per il feticcio della fabbrica, ma per un altro “feticcio” che è il “feticcio”/l’arma della lotta operaia. Senza la lotta operaia, senza che gli operai scendano in campo, senza che gli operai siano il centro della battaglia è assolutamente impossibile pensare a una soluzione avanzata per i lavoratori sia sul terreno dei bisogni immediati sia sul terreno delle prospettive. 
Fare blocco contro la chiusura è una condizione necessaria, tutti coloro che sono per la chiusura sono antioperai, piccolo borghesi legati a frazioni del capitale finanziario e parassitario e questo sia a Genova sia soprattutto a Taranto.
L'altro concetto che diciamo è “nocivo il capitale e non la fabbrica”. Questo dovrebbe essere elementare non solo per gli operai ma per tutti coloro che si ritengono di sinistra. Ma oggi la maggior parte della sinistra sindacale non è anticapitalista, non si basa sulla lotta al capitale e l'analisi di esso, riduce i problemi della nocività del capitale, del modo di produzione capitalistica, che in questa fase dilagano tutti i campi della società, al problema delle fabbriche che evidentemente finché sono in gestione capitalistica sono la pratica applicazione del piano del capitale; ma senza capire che nocivo è il capitale e non la fabbrica non si può indirizzare la lotta nel senso corretto né tantomeno si comprende quanto importante sia la classe operaia e il suo ruolo.
E' chiaro che questa linea ha bisogno di un sindacato di classe. I lavoratori quando parli di sindacato di classe non capiscono esattamente cos'è o non trovano la maniera per poterlo ricostruire. La ricostruzione del sindacato di classe, di massa non è stata in nessuna maniera risolta dal sindacalismo di base e di conseguenza è una battaglia tutta da fare. E' nelle fabbriche, dove peraltro la presenza del sindacalismo di base o è inesistente, o, vedi l'ex Ilva di Taranto, l'USB ha una forza all'interno ma è un quarto sindacato sulla stessa linea del sindacalismo confederale.
La ricostruzione del sindacato di classe richiede un'altra rottura, una divisione fondata su piattaforme, lotte e avanguardie, comunque siano collegate, che se ne assumano la responsabilità, prima nella battaglia in corso, poi nella battaglia più generale, lavorando per conquistare la maggioranza dei lavoratori. 
Il sindacato di classe e la piattaforma operaia parlano di rivendicazioni che rispecchiano gli interessi effettivi della classe operaia, sono due cose che vanno insieme. Senza piattaforma non basta una sigla sindacale o un'altra organizzazione sindacale. Senza un'organizzazione sindacale di classe nessuna piattaforma ha le gambe, prima di avanguardie e poi di massa, per potersi affermare. Quindi, la chiave sta in questi due elementi che possono portare la classe operaia a riavere un ruolo nello scontro di classe generale contro padroni a governo.
Per diventare essi il punto di riferimento delle rivendicazioni dei giovani e dei cittadini di Taranto.
A Taranto esiste il problema di metter fine alle fonti inquinanti, ai livelli di insicurezza sul lavoro, e su questo senza la trasformazione, ambientalizzazione della fabbrica, senza che dalla fabbrica partano le proposte alternative, è evidente che non si può andare da nessuna parte. 
Il movimento ambientalista di Taranto è formato da piccoli e medi imprenditori o aspiranti tali, che travestiti da cittadini vogliono cancellare non la fabbrica ma la classe operaia e costruire una città a misura degli interessi della piccola e media borghese del capitale parassitario che punta su tutti i soldi che darebbe lo Stato per fare altre attività, per proporsi come nuova classe dirigente a livello locale, e come parte di questa battaglia a livello nazionale. 
Questa impostazione da un punto di vista delle opinioni è condivisa dagli operai ma non è condivisa dalle loro avanguardie che sono inviluppate nella forma sindacato, che è parte del problema e non della soluzione e impedisce che si dinamizzi la lotta operaia all'insegna dell'autonomia operaia, della lotta di classe e dell'essere parte della battaglia più generale politica e sociale per rovesciare questo governo fascio padronale più di ogni altro degli ultimi tempi.



3 dicembre - ILVA GENOVA, "LOTTA DURA": MA SU UNA LINEA NEOCORPORATIVA INTERCLASSISTA DI DIVISIONE OPERAIA

martedì 2 dicembre 2025

2 dicembre - da Taranto: Ripresi scioperi e blocchi interni all'ex Ilva e sulla statale Appia - Ma nessuna illusione sulla Meloni

 

E' bene che siano ripresi scioperi e blocchi a fronte di un incontro sempre inconcludente di Roma.

Ma ogni nuovo eventuale incontro deve vedere PRIMA il ritiro del piano del governo, altrimenti sarebbe una nuova presa in giro. L'incontro deve servire a mettere sul Tavolo una piattaforma operaia che, comunque vada la vendita, deve vedere la difesa, con piani concreti, fondi, tempi, dei posti di lavoro, del salario, della salute/sicurezza e dell'ambiente.

Parlare di "tavolo permanente sull'ex Ilva presso la presidenza del Consiglio, con la presenza della presidente Giorgia Meloni" è buttare illusione; Meloni e Urso sono la stessa cosa.  

Sull'incontro unico per impedire spezzatini, trattamenti differenti Genova-Novi Ligure e Taranto, l'ostacolo principale sono i sindacati confederali di Genova che non lo vogliono e accompagnano la posizione del governo; i sindacati a Genova, e in primis la Fiom, vogliono la loro salvezza, parlano di salvaguardia del "Nord" (sembrano dei leghisti), non fanno un discorso unitario e in questo modo danneggiano gli operai dell'Ilva di Taranto. Vedi intervista: https://tarantocontro.blogspot.com/2025/12/sindacati-dellilva-di-genova-basta-che.html

Senza far fuori dalla moblitazione queste posizioni corporative, non ci sarà incontro unico.  

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Da GdM - Ex Ilva, sciopero a oltranza dei sindacati contro il Piano del governo. Bloccata la Statale 100 a Taranto, a partire dalle ore 12 di oggi e fino a nuova comunicazione,. 
Fim, Fiom, Uilm e Usb proclamano la mobilitazione dalle ore 12 di oggi chiedendo un tavolo unico a Palazzo Chigi per garantire diritti, sicurezza e futuro ai lavoratori dello stabilimento di Taranto. Usb chiede tavolo permanente a Palazzo Chigi.

La mobilitazione, spiegano le sigle in una nota congiunta, ha l’obiettivo di richiedere un incontro urgente per l’apertura di un unico tavolo a Palazzo Chigi, finalizzato a ottenere il ritiro del Piano e ad avviare "un confronto serio e costruttivo" sui diritti, sulla sicurezza e sul futuro dei lavoratori. Lo sciopero viene definito «un momento fondamentale per difendere i diritti di tutti i lavoratori e garantire stabilità e dignità».
Nello stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia in As (ex Ilva) di Taranto, oltre allo sciopero immediato proclamato dalle ore 12 da Fim, Fiom, Uilm e Usb, sono in corso blocchi e cortei di lavoratori. I blocchi riguardano strade interne e binari. Questo, spiegano fonti sindacali, sta comportando anche il fermo dei carri siluro.
La protesta è iniziata dalla direzione aziendale, con presidi all’interno e all’esterno del perimetro dello stabilimento ed è proseguita con il blocco dei binari nell’area compresa tra la zona ghisa e l’area acciaieria. «Il blocco - spiegano le sigle metalmeccaniche - ha determinato il fermo produttivo dell’Afo 4». Considerata la natura improvvisa dell’arresto e il rischio di possibili emissioni diffuse e fuggitive, le organizzazioni sindacali hanno deciso «di spostare il blocco nell’area spedizioni».
Alla luce «delle tensioni sociali esplose nei territori» dopo la presentazione del piano denominato «ciclo corto», Usb ha formalmente richiesto l'istituzione di un tavolo permanente sull'ex Ilva presso la presidenza del Consiglio, con la presenza della presidente Giorgia Meloni. Nel documento inviato alla presidenza, il sindacato chiede «il ritiro immediato del 'piano corto' e la sospensione delle operazioni di spegnimento delle batterie 7-8-9-12», oltre "all’invio dei coils a Genova, Novi Ligure e Racconigi da Taranto per garantire la continuità produttiva». Tra le altre richieste figurano il «no a ulteriore allontanamento dei lavoratori dalle fabbriche per effettuare formazione senza prospettiva lavorativa» e «l'avvio di un vero piano di manutenzione degli impianti».
Alcuni lavoratori dell’ex Ilva e delegati sindacali hanno attuato un blocco stradale sulla statale 100 Taranto-Bari nell’ambito delle iniziative di mobilitazione che erano partite questa mattina con la proclamazione dello sciopero e l’occupazione della fabbrica.
«Siamo qui - hanno dichiarato - per lanciare un monito alla presidenza del Consiglio. Urge convocare un tavolo unico a Palazzo Chigi perchè la vertenza è una e si tiene con tutti i lavoratori, che siano del Nord, del centro o del Sud. Va riaperto il confronto per l’intero gruppo».
Ribadiscono che «il piano presentato dal governo va respinto e ritirato perchè rappresenta la chiusura di tutti gli stabilimenti. Non si può continuare così. Il sindacato chiede un forte intervento pubblico perchè la vertenza deve garantire una decarbonizzazione piena, salvaguardare i livelli occupazionali anche attraverso strumenti straordinari.Alla transizione ecologica, digitale e ambientale - concludono - va garantita una transizione sociale per tutti i lavoratori e per le loro famiglie».
«I primi drammatici effetti del piano di chiusura dell’ex Ilva di Taranto decretato dal ministro Urso e dal governo Meloni si abbattono sui lavoratori»... nel pomeriggio la Semat Sud srl ha annunciato «la cessazione delle attività lavorative - riferiscono - con il conseguente licenziamento di 220 lavoratori edili, storicamente impegnati nell’appalto del siderurgico nelle manutenzioni e negli interventi di risanamento».
Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil di Taranto chiedono inoltre al presidente della Regione Puglia Antonio Decaro, al sindaco di Taranto Piero Bitetti, al presidente della Provincia Gianfranco Palmisano e a tutti i parlamentari ionici «di intervenire a sostegno delle mobilitazioni dei lavoratori e per scongiurare i licenziamenti annunciati da Semat Sud srl».
Il documento è firmato dalle segreterie territoriali: Ivo Fiore (Feneal Uil), Gianmarco Passiatore (Filca Cisl) e Francesco Bardinella (Fillea Cgil).



lunedì 1 dicembre 2025

1 dicembre - da tarantocontro: Dall'Ilva dei Riva danni all'ambiente e all'immagine per Taranto: confermata la sentenza in appello. Risarcimento da 20 mln - Per il processo "Ambiene svenduto" lavoratori, cittadini invece devono aspettare ancora tanti anni?

 Questa causa era stata fatta dal Comune di Taranto e il processo di 1° grado si era concluso con una sentenza di condanna nel 2022, poi vi è stato l'appello che ha confermato ora la prima sentenza.

Le migliaia di parti civili del processo "Ambiente svenduto" - ora ridotte a centinaia - invece si sono trovate con un Appello che non solo non ha confermato la sentenza di 1° grado contro Riva e complici ma ha, con una decisione criminale e vergognosa del Giud. De Coco, azzerato integralmente il primo processo durato ben 7 anni, accogliendo la volontà degli avvocati di Riva e complici di spostare il processo a Potenza. E quindi ora, siamo tornati indietro, il processo "Ambiente svenduto" si sta rifacendo integralmente di nuovo e, bene che vada, solo in questo mese dovrebbe finire la fase delle udienze preliminare col rinvio a giudizio.

Un processo che si sta tenendo in un silenzio e partecipazione ridottissima, anche da parte degli avvocati delle parti civili - ad esclusione dello Slai cobas.  

Tutto questo vuole dire che le parti civili di operai, lavoratori, cittadini dovranno aspettare ancora tanti altri anni per avere risarcimenti e giustizia. 

MA QUESTA NON E' GIUSTIZIA! 

Lo Slai Cobas appena di conclude la fase in corso delle udienze preliminari a Potenza con i rinvii a giudizio, terrà assemblee sia a Potenza, che a Taranto delle parti civili.

 Info di francesco casula GDM

La Corte d’Appello conferma la condanna a Fabio Riva e Luigi Capogrosso per le emissioni tossiche tra il 1995 e il 2014: oltre ai danni agli immobili e alle scuole, 18 milioni riconosciuti per lo sfregio all’identità e alla reputazione della città
Lunedì 01 Dicembre 2025, 22:11

Dall'Ilva dei Riva danni all'ambiente e all'immagine per Taranto: confermata la sentenza in appello. Risarcimento da 20 ml.

Non solo danni all’ambiente, alla salute e agli immobili, ma anche una percezione di «insicurezza, disagio e timore per il futuro» che spinge i cittadini a non riporre più fiducia nella capacità del Comune di Taranto di «salvaguardare i più basilari diritti dei cittadini. Questo è il danno all’identità ed all’immagine del comune di Taranto, ed il clamore mediatico è una delle sue conseguenze, che nello stesso tempo ne illumina le dimensioni». È quanto scrivono i giudici civili della Corte d’appello che hanno confermato la condanna per Fabio Riva (erede di Emilio Riva, ex patron dell’acciaio ionico) e l’ex direttore dell’Ilva Luigi Capogrosso e disposto un maxi risarcimento per l’Ente di oltre 20 milioni di euro per le emissioni velenose dalla fabbrica ionica tra il 1995 e il 2014.
Un verdetto che accoglie le richieste formulate dall'avvocato Massimo Moretti che ha difeso Il Municipio ionico in questa causa risarcitoria nata dopo le condanne definitive in sede penale nella vecchia inchiesta sulle Cokerie e i danni prodotti dalle polveri dell’Ilva negli anni di gestione Riva fino al 2014.
Nelle 58 pagine depositate dal collegio - presieduto dalla giudice Anna Maria Marra e a latere Michele Campanale e Claudia Calabrese – sono state confermate le ragioni che nel 2022 portarono il giudice Raffaele Viglione a condannare i vertici della fabbrica, ma questa volta aumentando l’ammontare del risarcimento...