Caduta di un rotolo d’acciaio all’ex Ilva, l’Rsu: “La fabbrica cade a pezzi, lavorare solo se ci sono le condizioni”
L'rsu: "Questo accade mentre l'azienda ci propone un assurdo premio, qualora non ci fossero più infortuni, come se il verificarsi o meno di questi ultimi dipenda dalla nostra volontà"
Genova. Ancora un’altra caduta di un rotolo, se pure in una zona interdetta, si è verificata nelle ultime ore. E’ l’ennesimo problema di questo tipo nello stabilimento di Cornigliano. “Sta diventando ormai la consuetudine” denunciano dall’Rsu/Rls di Acciaierie d’Italia Genova. L’incidente è avvenuto carretto automatico che evacua i rotoli dall’uscita zincatura 5. Ha ceduto l’impianto oleodinamico, spaccandosi un raccordo, spiegano i sindacati, “ed è la terza volta che accade in meno di 10 giorni allo stesso carretto, con sversamenti di olio idraulico, alle volte con grandi getti a fontana”. “Altre segnalazioni ci arrivano da tutti i reparti a dimostrare la precarietà delle condizioni impiantistiche in cui ci troviamo a lavorare – precisano dalla Fiom – questo accade mentre l’azienda ci propone un assurdo premio, qualora non ci fossero più infortuni. Come se il verificarsi o meno di questi ultimi dipenda dalla nostra volontà. In realtà l’indice degli infortuni sulle ore lavorate è in continua crescita”. “Stanno provando a contenerlo anche con sistemi repressivi, minacciando provvedimenti disciplinari per i colleghi che si fanno male mentre lavoravano. Il caso più clamoroso è quello del collega ferito agli occhi mentre lavorava vicino ad organi in movimento di un impianto, per sopperire alla mancanza di pezzi di ricambio. Questa attività veniva svolta dai colleghi da diversi mesi, mentre tutti ne erano al corrente, consapevoli del fatto che quello fosse l’unico modo di mandare avanti la produzione in assenza dei ricambi necessari. Ugualmente, nel cinismo più assoluto, il collega è stato minacciato di rapporto disciplinare per non aver indossato i dispositivi corretti di sicurezza. La cosa assurda è che tutti sanno che per quella attività, svolta a ridosso di organi in movimento, non potevano esistere adeguati dispositivi di sicurezza individuale. Semplicemente non poteva e doveva essere svolta in quelle condizioni! Vergonatevi!”, si legge nella nota sindacale. E ancora: “Tutti questi assurdi rimedi proposti dall’azienda non arrivano al nocciolo del problema. E cioè la carenza di pezzi di ricambio che è endemica in stabilimento, dato che ormai nessun fornitore è disposto a far credito a questa azienda. Nessuna prospettiva definita e definitiva. Sviluppo o fallimento? Per quanto tempo ci lasceranno in questa condizione? È possibile che nessuno decida, mentre si continuano a correre rischi per la nostra salute?” L’Rsu invita tutti i colleghi a non lavorare se non nelle condizioni ottimali di sicurezza che sono indicate nelle pratiche operative e nelle rispettive valutazioni del rischio. “Nel dubbio, esortiamo i lavoratori a contattare i delegati sindacali e/o i rappresentanti per la sicurezza (RLS). Rischiare la propria salute e la propria integrità fisica non ha senso. Non ne ha mai avuto. E sicuramente non servirà a superare questo lunghissimo periodo di incertezza che, il governo e il socio privato, non sanno o non vogliono risolvere”.
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