domenica 15 giugno 2025

16 giugno - TARANTO: Acciaierie d'Italia - nessun incontro romano può cambiare lo stato di cose - O si fa la lotta o non c'è futuro per gli operai

 

Come abbiamo già detto, come un gioco dell'oca il governo, che non sa che pesci prendere, vorrebbe tornare alla casella di partenza: il fondo Bedrock potrebbe tornare in corsa per l’acquisizione dell'ex Ilva. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier a MF-Milano Finanza, in questi giorni è in corso una missione negli Stati Uniti per riportare in partita il veicolo di investimento privato americano.

La società Bedrock cerca attività già produttive o prossime alla produzione in grado di generare flussi di cassa e con una struttura dei costi favorevole (cosa che non è l'ex Ilva). Comunque deal che favoriscano la strategia diversificata a livello globale del fondo. Si sa che Beldrock è uno dei gruppi sostenitori di Trump. 
Il fondatore di Bedrock è Alan Kestenbaum, che vive a Miami, in Florida, e da settembre 2017 ricopre anche la carica di ceo del colosso siderurgico canadese Stelco. 

La Bedrock non è un'azienda, è un fondo di investimento. Questa - l'avevamo denunciato, all'inizio dell'avvio delle offerte per Acciaierie d'Italia. Bedrock allora disse sostanzialmente: datemi l’impianto, non vi do un centesimo, poi lo metto in sesto e solo allora vi darò qualcosa e poi lo rivenderò. 

E ricordiamo anche - siccome si è riparlato pure di ritorno in campo del gruppo Jindal - che questo aveva detto che non poteva tenere tutti gli operai, che ne volevano una metà, che però sarebbero stati attivi per trovare altre occupazioni a questi operai eccedenti. 

Baku Steel a sua volta, ha fatto l'ultima "offerta", consistente nel dimezzamento finanziario della precedente offerta, nave rigassificatore subito, e non più di 6mila operai in totale.

Quindi, più andiamo avanti, più si invocano incontri chiarificatori e "risolutivi", e peggio sta avvenendo.

Intanto, Acciaierie d'Italia vuole modificare la cigs per gli operai ampliandola a 4.050 (di cui 3.500 a Taranto) rispetto alle 3.062 unita' ad oggi autorizzate. 

In fabbrica a Taranto la situazione è pessima e va sempre peggiorando da tutti i punti di vista. 

Gli operai non hanno, giustamente, alcuna fiducia, anche se purtroppo troppo pochi sono realmente incazzati, benchè anche loro non si attivano e hanno sfiducia nella possibilità di una vera lotta.

La cassintegrazione sta mangiando gravemente i salari, si tratta di centinaia di euro in meno; e i criteri con cui viene fatta sono arbitrari e a volte "clientelari". La produzione è ai minimi termini e per gli operai dell'appalto può portare non solo a cassintegrazione, ma a non rinnovo dei contratti a termine (che via via stanno diventando la maggioranza) e a licenziamenti, fermo delle Ditte.

Il rischio di infortuni, anche gravi, aumenta sempre di più - L'incendio gravissimo di maggio poteva provocare una strage, non è successa solo perchè gli operai in quel momento erano in pausa - perchè la manutenzione, piccola, media o grande, non viene fatta.

In questa situazione non ci sono incontri che possano portare a cambiamenti per gli operai. 

Fiom, Uilm e Usb si arrampicano sugli specchi chiedendo anche nazionalizzazione o simil nazionalizzazione e ammortizzatori sociali che accompagnino alla pensione (ma la media degli operai è ancora molto lontana dalla pensione); ma qui ci troviamo con il governo che ha detto chiaro che di "statalizzare Acciaierie d’Italia è fuori discussione"; e che mette soldi per dare una boccata di ossigeno ai debiti che si accumulano, ma non intende mettere soldi per "fuoriuscite indolori".

Ma tra i sindacati, c'è chi gode - sulle spalle degli operai di Taranto e a livello nazionale. La Cisl ha avuto il premio dal governo Meloni per la sua "fedeltà attiva al governo e ai padroni" della nomina dell'ex segretario Sbarra a sottosegretario per il sud. Certo, soprattutto nella storiaccia sindacale di Taranto, non è una novità (tanti dirigenti, soprattutto Cisl, hanno fatto carriera in politica sugli accordi svendita), ma comunque fa rabbia e lo schifo aumenta e deve chiamare gli operai, anche quelli iscritti alla Cisl, a cacciare questo sindacato padronal/governativo dalle loro fila! 

Occorre subito cambiare strada. Solo la lotta prolungata degli operai uniti può farlo.

Gli operai con più coscienza comprendano che non è più tempo di lamentarsi, sfogare la loro rabbia; serve che si uniscano, perchè anche all'inizio in pochi possano porre all'ordine del giorno contro governo e padroni che gli operai ci sono e non ci stanno! 


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