lunedì 2 novembre 2015

2 novembre - Fondo Vittime dell'Amianto, manifestazione a Roma



per i casalesi c’è troppa disparità tra i malati e ritornano a Roma per protestare
L’11 novembre un nuovo presidio davanti alla sede del ministero del Lavoro per chiedere altra giustizia e l’equo trattamento a chi si è ammalato di mesotelioma per esposizione ambientale e famigliare oppure professionale


Alcuni manifestanti e familiari delle vittime dell’amianto davanti alla Cassazione un anno fa

01/11/2015
silvana mossano
casale monferrato
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«Signor ministro, l’11 novembre saremo davanti alla sede del suo dicastero in via Veneto per manifestare il dissenso verso il decreto che lei ha emanato sull’accesso al Fondo vittime dell’amianto dei malati civili di mesotelioma». I casalesi l’avevano preannunciato che sarebbero tornati a Roma perché l’estensione dei benefici a chi si ammala a causa dell’amianto, anche se costituisce uno spiraglio innovativo e positivo (rispetto a 23 anni di silenzio) è assolutamente insufficiente e squilibrata. Nella lettera che l’Afeva (Associazione famigliari e vittime amianto), i sindacati nazionali Cgil, Cisl e Uil, l’Aiea (Associazione italiana esposti amianto) e l’Anmil (Associazione invalidi) hanno inviato ieri al ministro del Lavoro Giuliano Poletti si spiegano chiaramente i motivi del dissenso. Provvedimento insufficiente: «Le risorse dedicate non bastano per riconoscere adeguate risposte alle vittime civili e non sono chiare inoltre le modalità con cui sono stati ricostruiti i dati dei malati di mesotelioma attuali e futuri» spiega Bruno Pesce, portavoce del Comitato Vertenza Amianto di Casale.  E, poi, sperequazione tra le vittime: «Ai cittadini che si sono ammalati di mesotelioma per esposizione ambientale o famigliare viene riconosciuta una cifra una tantum di 5600 euro - spiega Nicola Pondrano, della Cgil, e attualmente presidente del Fondo vittime, istituito come ramo specifico dell’Inail -: in questo modo è evidente lo squilibrio rispetto a chi contrae la stessa patologia, ma per esposizione professionale, e che ha diritto a una prestazione economica modulata nel tempo, a sostegno del reddito dell’ammalato e, dopo, di quello dei famigliari».  A Poletti viene contestato, tra l’altro, di «non aver interpellato gli organi amministrativi del Fondo prima di emettere il decreto»: a dire che, se si fosse informato bene, gli sarebbe stato prospettato un quadro più chiaro e preciso, anche nei numeri e nelle proiezioni di casi di mesotelioma per i prossimi anni. Ricordiamo che, purtroppo, si è ancora in una fase ascendente verso il picco di malati individuato intorno al 2020 (se non intervengono, prima, delle cure adeguate a rallentare o debellare l’infausta patologia). Insistono Pesce e Pondrano, a nome di tutti i firmatari della lettera: «Crediamo sia necessaria una più dignitosa applicazione di una legge che dovrebbe rendere orgoglioso il nostro Paese quando lo Stato riconoscerà un indennizzo per la mancata tutela della salute e della sicurezza dei cittadini rispetto all’amianto». 

Appuntamento a Roma 
Quindi: mercoledì 11 novembre si va a Roma a fare un presidio al ministero, sintesi eloquente del messaggio che si vuole trasmettere: «Chiediamo un incontro urgente al fine di sanare le incongruenze contenute nel Decreto».  Sembra di tornare a venticinque anni fa, quando di manifestazioni nella capitale non ne bastò una soltanto. Alcuni di quei casalesi, che c’erano allora, tornano adesso, altri se ne aggiungono. Allora ottennero la legge (1992) che vietò l’amianto in tutta Italia. E più di recente, tra novembre e dicembre dello scorso anno, i casalesi sono tornati a Roma due volte: la prima a incassare quella che è stata definita sentenza choc della Cassazione sul maxi processo Eternit, la seconda, pochi giorni dopo, per chiedere allo Stato un «risarcimento» per quella sconfitta.
Adesso è ora di ripartire con la stessa tenacia.


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