sabato 15 luglio 2023

15 luglio - Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 14/7: Meloni servetta della Nato / Attacco al diritto di sciopero / Invece che aumenti salariali un... "buono caffè"

 In questa Controinformazione daremo risalto ad alcune notizie della stampa borghese e non, riguardanti la guerra e l’intervento del governo Meloni, l’attacco al diritto di sciopero, Pnrr e ritorno della tessera annonaria di fascista memoria da parte del governo.

Sulla guerra c’è da rimarcare il ruolo di servetta del capo del governo italiano Meloni, di un servilismo perfino imbarazzante, com’è stato chiaro soprattutto dalle immagini, quelle che la ritraevano mentre s’infila, non chiamata, tra Zelensky, Biden e Sunak al vertice NATO di Vilnius per le foto di rito e non viene presa in considerazione dai capi imperialisti, anzi, viene pure allontanata, immagine che più di mille parole è nettamente in contrasto con la propaganda ufficiale governativa.

C’è da aggiungere un altro elemento sul servilismo nei confronti della NATO del governo Meloni che non ha neppure aspettato che il vertice di guerra di Vilnius finisse per rispondere subito alle richieste di aumento delle spese militari per potenziare l’apparato bellico dell’esercito, settore verso cui non perde

neanche un minuto di tempo per trovare, e impiegare, i soldi pubblici, settore, quello del complesso militare-industriale, di cui la Meloni è la rappresentante assieme al ministro della guerra e delle industrie di armi, Crosetto.

Il quotidiano la Repubblica di ieri pubblicava un articolo: L’Italia comprerà i tank Leopard 2. La sottosegretaria Rauti annuncia: "Previsti nei piani del governo". È il primo programma di riarmo dopo la guerra in Ucraina. Ne verranno presi tra 100 e 200, con un costo superiore ai 4 miliardi (meno della metà aveva destinato alle popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna; finanziamenti che comunque vengono da ulteriori tagli dai fondi per i lavoratori, ndr).

L'Italia ha deciso continua il quotidiano - di comprare i tank tedeschi Leopard 2, dando via al primo programma di riarmo scaturito dal conflitto in Ucraina. La conferma è arrivata dalla sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, che - rispondendo a un'interrogazione parlamentare del M5S - ha dichiarato che l'acquisto dei Leopard 2 "verrà ricompreso tra quelli di previsto avvio nel DPP 2023-2025 di prossima emanazione”, ossia dal Documento Programmatico Pluriennale dove sono indicati i piani di spesa del ministero.

Vengono così ufficializzate le voci riportate da Rid, Rivista Italiana Difesa, sulla volontà del governo Meloni di potenziare le forze corazzate, rispondendo alle richieste della Nato sul miglioramento degli arsenali europei dell'Alleanza”.

Un’altra notizia che non ha avuto alcun rilievo nella stampa dei padroni, ma il nostro blog, proletari comunisti ne ha parlato, riguarda la questione - che mostra chiaramente chi comanda effettivamente in questo paese e chi decide, in unità con il governo Meloni, sulla guerra - dell’importanza del complesso militare-industriale che ha come punta di lancia la Leonardo.

Venerdì scorso 6 attivisti di Antudo, una realtà politica siciliana che è anche portale di informazione indipendente, sono stati colpiti da un provvedimento repressivo perché hanno manifestato davanti ad una delle sedi della Leonardo. Nel loro comunicato gli attivisti denunciano: “All'alba di venerdì scorso su mandato della "Direzione Distrettuale Antimafia", negli appartamenti di sei membri della redazione del portale siciliano, tra Palermo e Messina sono state effettuate altrettante perquisizioni dalle forze di polizia: le accuse sono di istigazione a delinquere e atto terroristico, correlate alla diffusione di un video e una nota stampa sul sito antudo.info lo scorso novembre. Nel video si intravede un'azione di protesta attuata da un gruppo di persone davanti a una delle sedi della Leonardo SPA sul territorio siciliano”.

Viene da chiedersi come sia possibile che per la diffusione di un video e di una nota su una pagina Facebook sia stato messo in campo un dispositivo giudiziario di tale entità, con pene che arrivano a 8 anni, volto a rintracciare i responsabili della pubblicazione del materiale informativo?

Ma per chi è a conoscenza di cosa sia il colosso Leonardo SPA, appare evidente come l'argomento sia oggetto di massima attenzione da parte degli organi repressivi.

Si tratta infatti di un'azienda a partecipazione statale dai profitti miliardari (932 milioni di euro il bilancio 2022) di importanza strategica per lo stato italiano, poiché tra i leader mondiali nei settori di difesa, aerospazio e sicurezza. In poche parole, produce e vende agli eserciti di tutto il mondo armi, mezzi, brevetti, tecnologie militari all'avanguardia.

Ci uniamo nella solidarietà verso gli attivisti perquisiti ed indagati, solidarietà che è stata portata immediatamente dai nostri compagni di proletari comunisti e dello Slai Cobas sc di Palermo. Il loro comunicato esprime, oltre alla solidarietà, un appello: “La repressione di questo Stato borghese della guerra imperialista al servizio del Capitale non fermerà la giusta e necessaria lotta che deve trovare una unità più ampia e che deve porre come urgente la costruzione di un fronte anticapitalista e antimperialista”.

Sempre di più questa unità deve avanzare nella lotta contro il nostro imperialismo, il nostro governo della guerra, e parte importante di questa lotta sono le iniziative davanti alle Basi militari, davanti alle fabbriche della morte.

Contro le lotte, da quelle contro la guerra alle lotte dei lavoratori, la risposta del governo è sempre la stessa: la repressione.

Un salto di qualità lo ha fatto Salvini come ministro dei trasporti attaccando il diritto di sciopero con la precettazione dei ferrovieri.

Le organizzazioni sindacali confederali dei ferrovieri avevano indetto da tempo uno sciopero per giovedì e venerdì per il rinnovo di 2 contratti nazionali scaduti, per nuove assunzioni, contro i turni massacranti. Uno sciopero nei tempi e nei modi della legge sulla regolamentazione del diritto di sciopero.

A queste questioni il governo non solo non ha risposto ma il ministro Salvini ha precettato i lavoratori con un'ordinanza dell'ultimo minuto che ha ridotto la durata dello sciopero. L’astensione dal lavoro era inizialmente prevista per le durata di 24 ore, a partire dalle 3 del 13 luglio, ma con l’intervento del ministro la durata è stata dimezzata. Lo sciopero avrebbe dovuto essere di 24 ore, che garantiva i treni a lunga percorrenza, così come i servizi ferroviari regionali su alcune fasce orarie: dalle 6 alle 9, dalle 18 alle 21, fasce di garanzia previste dalla legge 146 che già regolamenta – nel senso che riduce – il diritto di sciopero nei settori di pubblica utilità. La stessa legge prevede anche la procedura di precettazione nel caso in cui “sussista il fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati".

Salvini ha giustificato la sua ordinanza dicendo che è : "Impensabile lasciare a piedi milioni di pendolari in una giornata con temperature intorno ai 35 gradi in tutto il Paese". Certo, mentre tutto l’anno i pendolari possono tranquillamente subire disagi sui treni! E ora, il caldo di questi giorni non può essere certo un "pericolo grave e imminente".

Orgoglioso di aver restituito il diritto di lavoro a milioni di italiani”, dice Salvini. Ma questo governo non può attaccare il diritto di sciopero con la scusa di non voler lasciare a terra i pendolari.

E' un attacco alla stessa legge borghese che già lo limita, così come è un attacco all'art. 40 della Costituzione.

Dai confederali ormai i lavoratori non si aspettano più niente. Come minimo, di fronte alla gravità di questo attacco, avrebbero dovuto chiamare tutti i lavoratori a scioperare, a dare una risposta di forza a questo provvedimento fascista, invece, al solito, toni concilianti verso il governo: "Valuteremo in sede legale come rispondere all'iniziativa di comprimere un diritto costituzionale".

L'USB scrive che "Salvini non si smentisce mai, ma non è il primo ministro a tagliare gli scioperi", che non vedeva "l’ora di intervenire contro scioperi legittimamente indetti nelle ferrovie per farsi la solita pubblicità con i suoi modi approssimativi" e che molti governi ci hanno provato ad impedire questo diritto. Quest'ultima denuncia - quella dell'attacco dei governi precedenti - è vera, aggiungiamo anche i provvedimenti repressivi contro scioperi e picchetti organizzati dal SiCobas nei magazzini, da Piacenza a Prato, che hanno preparato il terreno a che questo diritto venga non solo maggiormente represso ma soppresso, così come la libertà, l’agibilità sindacale.

Ma noi torniamo a ripetere che questo non è un governo come tutti gli altri. E' fortemente al servizio dei padroni, attacca il diritto di sciopero nei trasporti per preparare ad estendere questo attacco nei confronti di altri lavoratori e contro le organizzazioni sindacali classiste e combattive, un attacco che è parte della politica fascista che questo governo persegue, quella di edificare una dittatura dei padroni.

Vediamo alcuni provvedimenti di questo governo di natura sociale, economica, che rivelano tutta la sua ideologia e la sua natura di “comitato d’affari” dei padroni.

Rispetto al Pnrr. il governo Meloni è in ritardo con il raggiungimento degli obiettivi. Così non è ancora riuscito a ottenere i 19 miliardi della terza rata e ora anche la quarta, da 16 miliardi, rischia di slittare al 2024.

Dei 27 obiettivi che l’Italia avrebbe dovuto completare entro giugno per la terza tranche di finanziamenti, il governo Meloni è riuscito a portarne a termine solo 10. Tra le scadenze non rispettate i contratti per investire 4,6 miliardi nella costruzione di asili nido e creare così 264 mila nuovi posti per i minori entro dicembre 2025 nella Scuola dove mancano strutture e personale, o anche l’assegnazione di borse di studio per i medici di base (“Pnrr e Salute? Speso solo lo 0,5% dei fondi”), il rinnovo dei trasporti regionali”.

 

Tra i provvedimenti di questo governo uno che i lavoratori devono fargli andare di traverso con le lotte: è il “caffè con la tessera”.

Ci mancava la Tessera annonaria di fascista memoria!

Dopo avere cancellato il reddito di cittadinanza, avere preso in giro i lavoratori e le masse sulla tassa sugli extra-profitti, mentre bollette e carovita colpiscono e peggiorano le condizioni dei lavoratori, dei disoccupati e delle famiglie, con l’aggiunta di tagli e privatizzazioni a sanità e trasporti, il governo persiste sulla linea del “siete poveri? Cazzi vostri!”, come affermano i padroni, cioè quella delle elemosine, dell’umiliazione, dell’insulto, che rivelano la natura di un governo che verso le masse e i lavoratori riprende l’aberrazione nazista e delle sue soluzioni verso chi giudicava «inadatti al lavoro e a vivere nella società».

Il tutto viene portato avanti con grande propaganda mediatica e con spot alla tv, strumento sempre più essenziale per questo governo per la manipolazione delle masse.

La nuova versione della Tessera annonaria di fascista memoria è una tantum di 382,5, una misura di sostegno contro la povertà che servirà espressamente a finanziare l’acquisto dei generi alimentari, erogata dall’INPS per il tramite dei Comuni di residenza e spettante ai nuclei famigliari di almeno 3 componenti, esclusi chi percepisce la cassa integrazione e le indennità di disoccupazione o di mobilità.

A presentare la misura nel corso di una conferenza stampa il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la ministra del Lavoro Elvira Calderone. Insieme a loro anche i Presidenti di Anci Antonio Decaro, di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli, il direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi, il direttore generale di Postepay Laura Furlan ed esponenti del Terzo settore. La carta sarà distribuita da Poste Italiane.

Meloni: "Tra le diverse misure che stiamo mettendo in campo per dare un concreto e incisivo sostegno alle famiglie maggiormente colpite dalla crisi, e in generale dal caro prezzi, oggi presentiamo la carta “Dedicata a te" per l’acquisto di beni di prima necessità. Il Governo c’è ed è pronto a fare la sua parte per aiutare al meglio gli italiani". Cioè meno di un caffè al giorno!

Verrebbe da dire “oltre il danno, la beffa!”

Ma per i lavoratori e le masse povere non c’è che una strada per rispondere all’insulto di questo governo: aprire la lotta vera, dura, combattiva, per forti aumenti salariali nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, per il salario minimo, e mettere in campo la forza per colpire questo governo e farlo cadere.


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