domenica 16 luglio 2023

17 luglio - rassegna stampa

 LA VOCE DI NOVARA

Slitta a settembre lo sgombero delle 13 famiglie abusive dalle palazzine di Sant’Agabio

Slitta a settembre lo sgombero delle palazzine di Sant’Agabio nelle vie Bonola, Pianca e Della Riotta che dovranno essere abbattute e ricostruite attraverso un progetto di riqualificazione urbana finanziato con i fondi del Pnrr. La data ultima era stata fissata al 31 luglio, ma questa mattina, giovedì 13, durante il consiglio comunale l’assessore alle Politiche sociali, Teresa Armienti, ha comunicato che «i lavori per il rifacimento delle palazzine non sono ancora stati affidati, dunque lo sgombero sarà posticipato a settembre».

Una situazione che riguarda 13 nuclei famigliari, 22 adulti e 21 bambini, che vivono lì in modo abusivo.

L’annuncio è arrivato a seguito della mozione presentata – ma in seguito non discussa – dal capogruppo di Insieme per Novara, Piergiacomo Baroni, proprio sull’urgenza, a suo parere, di trovare una ricollocazione per queste famiglie. Nella conferenza stampa della scorsa settimana il consigliere aveva dichiarato: «Il Comune deve ammettere che da solo non ce la può fare e che deve farsi dare una mano dalle realtà del territorio in grado di accompagnare persone in difficoltà nei percorsi di reinserimento, quali Sant’Egidio, Liberazione e Speranza e altre cooperative della città che si sono anche già rese disponibili». (Leggi qui l’articolo completo)

Subito l’assessore Armienti aveva replicato: «Novara non lascia per strada nessuno ma niente sconti per gli occupanti abusivi». (Leggi qui l’articolo completo)

Dall’inizio dell’anno il Comune ha provveduto a traslocare in altri appartamenti circa novanta famiglie che abitavano nelle tre vie interessate dalla riqualificazione e che sono assegnatarie di alloggi di edilizia popolare.

CORRIERE DELLA SERA (TORINO)

 Mondo Convenienza, protesta davanti ai cancelli del magazzino di Settimo: lavoratori portati via di peso e calci

Sì Cobas: «Questo il trattamento riservato ai lavoratori di Settimo Torinese che da due giorni scioperano per chiedere condizioni di lavoro migliore»

«Calci e violenza contro i lavoratori di Mondo Convenienza in sciopero. Questo il trattamento riservato ai lavoratori di Settimo Torinese che da due giorni scioperano per chiedere condizioni di lavoro migliore». È quanto denuncia sui social Sì Cobas Torino a commento di un video in cui si vedono i lavoratori portati via di peso dal blocco davanti ai cancelli del magazzino di Mondo Convenienza a Settimo Torinese

Le forze dell'ordine hanno prima tentato di convincere i manifestanti a sciogliere il picchetto in maniera autonoma. Quando questo non è avvenuto le persone in sit in sono state portate via di peso, il video mostra anche calci ai danni dei manifestanti. 

Da due giorni circa una quarantina di lavoratori appoggiati dal sindacato Sì Cobas e alcuni attivisti del centro sociale Askatasuna avevano bloccato l'entrata e l'uscita dei mezzi di driver e facchini di Veneta Logistic, la società che ha in appalto le consegne per il mobilificio, per protestare per le condizioni di lavoro. Un presidio che però non aveva trovato l'appoggio di altri lavoratori i quali avevano manifestato ieri davanti alla Questura del capoluogo piemontese chiedendo un intervento per poter tornare a lavorare. La stessa richiesta era stata fatta alle amministrazioni comunali di Torino e di Settimo. 

«Lo sciopero non è un problema di ordine pubblico ma un diritto dei lavoratori, i lavoratori in sciopero non sono criminali ma esercitano la libertà sindacale», afferma in una nota il sindacato Sì Cobas Torino. «Criminale è questo sistema di sfruttamento e oppressione in crisi che fa pagare l'economia di guerra alla classe lavoratrice», aggiungono i lavoratori in lotta che chiedono «sostegno immediato con solidarietà concreta partecipando allo sciopero dai cancelli del magazzino e dando massima diffusione per questa loro prima protesta per migliorare le condizioni di lavoro e vita per tutti i lavoratori». Dopo che la polizia ha rimosso i blocchi i furgoni, dopo due giorni, sono potuti entrare e uscire dai magazzini di Settimo. 

 Settimo Torinese, sgomberati i lavoratori di Mondo Convenienza: «Noi, presi a calci»

Grimaldi: «Per l'ennesima volta si usa la forza. Basta, è intollerabile. I lavoratori chiedono semplicemente di non essere sfruttati»

«Per l'ennesima volta si usa la forza. Basta, è intollerabile. I lavoratori chiedono semplicemente di non essere sfruttati. Chiedono che ci sia un
fine turno, che vengano loro riconosciuti straordinari e indennità di trasferta se sono fuori città, che il salario sia dignitoso, che il lavoro sia sicuro. Le prefetture e le questure dovrebbero trattare come crimine lo sfruttamento, non la protesta. Le forze dell'ordine difendano l'umanità, non il diritto al profitto». Così il vice capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, dopo l'intervento della polizia ai cancelli di Mondo Convenienza dov'era in atto una protesta dei lavoratori, a Settimo Torinese.

Video qui: https://video.corriere.it/calci-ai-lavoratori-in-sciopero/5d5773b1-e55f-4313-91f9-642d817ffxlk

Affitti a Torino: contratti fasulli, prestanome e ricatti. Le onlus denunciano il caporalato abitativo: «Costruiamo una rete con il Comune»

Il fenomeno della precarietà abitativa tiene sotto scacco le famiglie obbligate a contratti vessatori e prestanomi

Capita sempre più spesso di trovare ai piedi dei contratti di locazione la firma di un’altra persona. Non di chi abita nell’appartamento, ma di un prestanome. A pagamento, si trova anche quello per le strade di Barriera di Milano o di Aurora. Magari su consiglio dello stesso proprietario dell’alloggio. Diventa obbligatorio trovare un intermediario se a cercare una sistemazione è una famiglia numerosa di origine straniera. Le difficoltà della lingua non c’entrano. A pesare maggiormente è la presenza dei bambini. I palazzinari che controllano il mercato immobiliare dei quartieri multietnici sanno bene che in caso di morosità l’esistenza di un figlio minore allunga i tempi per lo sfratto. Chi da decenni  approfitta della fame di abitazioni degli ultimi arrivati queste cose le conosce bene.

«La maggioranza delle famiglie che si affidano ai prestanomi per firmare i contratti di affitto non  immagina le conseguenze. In questo modo, le notifiche, anche degli sfratti, non arrivano a chi realmente abita nell’appartamento che così non può chiedere un aiuto, come l’emergenza abitativa». Ivano Casalegno è il presidente di Arteria. L’onlus lavora soprattutto nella Torino Nord dove il «caporalato abitativo» è una piaga. Gli operatori sociali e le associazioni impegnate in Barriera di Milano, Aurora e Borgo Vittoria lo denunciano da tempo: l’accesso bloccato delle persone straniere al mercato immobiliare, anche per il problema del razzismo, ha creato un esercito di disperati sotto scacco dei grandi e piccoli proprietari senza scrupoli. 

«Il caso dei palazzinari Molino non è l’unico. Esistono tanti Molino che traggono profitto da questa condizione di precarietà», aggiunge Casalegno. Arteria chiede al Comune — con una lunga serie di realtà sociali riunite in una «rete» partecipata dall’onlus Frantz Fanon, da Volere la Luna, da Comunet, Magazzino sul Po, dagli operatori di alcune Case del Quartiere e da Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) — di costituire un «tavolo sociale» (e non un progetto da finanziare per un tempo ristretto), dove gli amministratori possano discutere con chi conosce il caporalato abitativo per trovare una soluzione.

 «Che di sicuro — chiosa Casalegno — , non è sgomberare e chiudere lo stabile di corso Giulio Cesare visitato dal sindaco Lo Russo. Le bombole del gas e gli allacci elettrici irregolari non devono diventare il motivo per buttare altra gente in mezzo alla strada. Non dobbiamo condonare il palazzinaro, ma obbligarlo a risolvere il problema». A tutte le forze del Consiglio Comunale è stato presentato un appello, firmato da 136 associazioni, per domandare la modifica della legge per ottenere la residenza. Si chiede che questo diritto sia garantito anche a chi abita in subaffitto senza contratto o chi ha il contratto firmato da un prestanome.

Il caporalato abitativo molto spesso non è sinonimo di affitti in nero. In realtà, gli stranieri sono costretti a firmare dei contratti formalmente regolari con una serie di clausole vessatorie, accettate perché non si capisce l’italiano o non si ha alternative. «Prevedono, per esempio, conguagli aggiuntivi da pagare ogni mese. L’obbligo di occuparsi delle manutenzioni straordinarie, l’imposizione di un’assicurazione e una cauzione di molti mesi che spesso viene restituita con molto ritardo», dicono le associazioni. Nella maggioranza dei casi, si impone di non poter richiedere la residenza. Questo vuol dire che la famiglia sarà costretta a pagare la quota massima per il nido e non poter accedere ad altri servizi. Negli ultimi mesi Arteria e altre associazioni hanno provato a contrastare il caporalato abitativo stampando centinaia di volantini con un numero telefonico per chiedere aiuto. Così, i mediatori vogliono assistere gli stranieri a capire contratti e le trappole. Prevedendo anche un possibile servizio legale.

QUOTIDIANO PIEMONTESE (TORINO)

La protesta dei lavoratori di Mondo Convenienza di Settimo Torinese giunge alla Prefettura

I lavoratori denunciano condizioni di lavoro insostenibili e disumane

Torino – Dopo il violento intervento di sgombero da parte delle forze dell’ordine, avvenuto ieri a Settimo Torinese, la protesta dei lavoratori di Mondo Convenienza è oggi arrivata alla prefettura di Torino. Una delegazione di lavoratori, con il sindacato Sì Cobas e la sindaca di Settimo, Elena Piastra, sono stati ricevuti con l’obiettivo di creare un tavolo con le istituzioni per trovare una soluzione alla loro condizione lavorativa insostenibile.

I lavoratori, infatti, denunciano condizioni di lavoro insostenibile, con moltissime ore settimanali di straordinari non pagati. I problemi riguardano poi anche la sicurezza, in quanto le ore di lavoro continuato e senza sosta risultano dannose per i lavoratori, costretti inoltre a lavorare spesso con mezzi cui non viene fatta manutenzione.

Sgomberati con la forza i lavoratori in protesta di Mondo Convenienza a Settimo

La protesta è dei montatori, facchini ed autisti di Veneta Logistic

Settimo Torinese – Le forze dell’ordine hanno sgomberato ieri mattina con la forza i lavoratori che da tre giorni protestano davanti ai cancelli del magazzino di Mondo Convenienza a Settimo Torinese. La protesta è dei montatori, facchini ed autisti di Veneta Logistic, che hanno bloccato gli accessi al magazzino con un cordone non violento. Le forze dell’ordine sono intervenute spostando di forza i manifestanti.

“Quanto successo ai cancelli di Mondo Convenienza di Settimo Torinese è inaccettabile. – dice Sarah Disabato, Capogruppo regionale M5S Piemonte – Sgomberare con la forza un presidio di persone che scioperano e combattono contro lo sfruttamento non è tollerabile. Questo pomeriggio mi sono recata sul posto per incontrare i lavoratori, portare loro la mia solidarietà e approfondire la situazione. Non possiamo non sostenere con forza la lotta di chi da ormai tre giorni sciopera per rivendicare condizioni di lavoro più sicure e dignitose, dall’aumento dei salari al riconoscimento di straordinari e indennità di trasferta, dalla tutela della sicurezza di ognuno ad orari più equi e giusti. La Regione non può stare a guardare. Chiediamo alla Giunta Cirio e all’Assessora Chiorino di attivarsi per convocare subito un tavolo di mediazione tra azienda e lavoratori. La situazione è grave e vanno trovate soluzioni al più presto”.

“La protesta dei lavoratori di Veneta Logistic è l’inevitabile esito di una situazione che si trascina da troppo tempo e non trova soluzione nelle normali dinamiche di dialogo e confronto sindacale con l’azienda che sceglie di alimentare lo scontro tra chi vuole riprendere a lavorare e chi invece mette in atto la protesta. – aggiunge Francesca Frediani Consigliere Regionale Unione Popolare Piemonte – Siamo di fronte ad una sacrosanta lotta per vedere riconosciuti diritti fondamentali, a partire dall’applicazione del giusto contratto di lavoro, in sostituzione del più che abusato e poco tutelante multiservizi, dal riconoscimento degli straordinari, dal rispetto delle norme di sicurezza, dalla garanzia di un orario di lavoro sostenibile. Tutte questioni rispetto alle quali anche la committente, Mondo Convenienza, non può mostrare indifferenza. Serve urgentemente un tavolo dove istituzioni, lavoratori e aziende si confrontino nel merito. L’auspicio è che non si scelga la strada della repressione e che non si rivedano le terribili immagini del violento sgombero dei precari della Raspini di Scalenghe. Non possiamo accettare che il Piemonte diventi la patria dei diritti negati e della repressione delle legittime proteste dei lavoratori”.

Il vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi: “Per l’ennesima volta si usa la forza. Basta, è intollerabile. I lavoratori chiedono semplicemente di non essere sfruttati. Chiedono che ci sia un fine turno, che vengano loro riconosciuti straordinari e indennità di trasferta se sono fuori città, che il salario sia dignitoso, che il lavoro sia sicuro. Le prefetture e le questure dovrebbero trattare come crimine lo sfruttamento, non la protesta”.

“Piena solidarietà ai lavoratori di Mondo Convenienza di Settimo Torinese che da 3 giorni stanno scioperando per chiedere maggiori diritti, un aumento dei salari, che vengano riconosciute loro le ore di straordinario e il rispetto delle norme di sicurezza – ha dichiarato Silvana Accossato, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Consiglio regionale – L’assessora Chiorino intervenga e convochi subito un tavolo di mediazione tra azienda e lavoratori”.

Incornato da un toro fuggito da una stalla: allevatore di San Carlo in pericolo di vita

L’uomo è stato trasportato in elisoccorso al Cto di Torino, dove è ora ricoverato in prognosi riservata

SAN CARLO CANAVESE – Nel tardo pomeriggio di ieri (venerdì 14 luglio, n.d.r.), presso l’azienda agricola “Il Maiseto” di San Carlo Canavese, un allevatore di 74 anni è stato incornato da un toro fuggito da una stalla, rimanendo gravemente ferito al torace e all’addome.

Dopo l’incidente, l’uomo è stato trasportato in elisoccorso all’ospedale Cto di Torino, dove è attualmente ricoverato in prognosi riservata e in pericolo di vita.

Extinction Rebellion occupa la Mole a Torino: Clima Agire Ora

I manifestanti si sono incatenati al tempietto

Torino – “Clima: Agire Ora” è l’appello di Extinction Rebellion lanciato questa mattina dalla Mole Antonelliana, simbolo storico e artistico della città di Torino. Dopo aver comprato il regolare biglietto, una ventina di attivisti di Extinction Rebellion sono saliti in cima alla Mole per esporre un grande striscione e lanciare un messaggio diretto al governo, regionale e nazionale: Clima Agire Ora. Gli attivisti si sono legati con fascette da elettricista alla cancellata di protezione del tempietto della Mole.

“Il governo negli ultimi mesi ha portato avanti politiche di sostegno all’industria del gas fossile con l’obiettivo dichiarato di rendere l’Italia un “hub del gas”. È inaccettabile che questo stia avvenendo nonostante le indicazioni della comunità scientifica e nonostante il collasso climatico stia colpendo duramente il territorio italiano: è una violenza di stato nei confronti di tutte le persone che in questi anni hanno perso la vita” commenta Luca, una delle persone presenti.

I gravi effetti della crisi ecoclimatica, del continuo consumo di suolo e della cementificazione sono infatti ormai evidenti da nord a sud: dai danni all’agricoltura a causa della siccità, agli eventi climatici estremi che hanno contribuito a causare il crollo del ghiacciaio della Marmolada a luglio, l’alluvione nelle Marche in settembre, la frana a Ischia in novembre e le due alluvioni in Emilia Romagna di Maggio. Di fronte alle proteste degli ultimi mesi per la politiche climatiche del governo Meloni, recentemente il Ministro alla Cultura Sangiuliano ha presentato un disegno di legge – approvato ieri in Senato -, volto a inasprire le pene per chi imbratta le opere d’arte, aggravando le pene già previste dall’art. 518 duodecies e rendendolo un crimine punibile con pene fino a 5 anni di reclusione. Qualche mese fa, in Piemonte, la questura di Vercelli aveva già sfruttato le interpretazioni lessicali dell’articolo, che recita “chiunque renda non fruibile un’opera d’arte o il paesaggio”, per denunciare attivisti che hanno posto delle semplici bende di stoffa su alcune statue. “Srotoliamo oggi delle bende sul simbolo più importante di Torino, per invitare i governi a prendersi le loro responsabilità, ad ascoltare la cittadinanza e a smettere di alimentare e sostenere una continua criminalizzazione dei movimenti climatici” dichiara Aurelia, colpita a luglio scorso ingiustamente da un foglio di via dalla città di Torino (revocato poi perché illegittimo).

La nuova provocazione lanciata da Extinction Rebellion ha anche l’obiettivo di occupare simbolicamente lo spazio pubblico che nei prossimi giorni verrà utilizzato dalla Regione Piemonte per proiettare una grafica in occasione della “Festa del Piemonte”, iniziativa promossa dal Consiglio Regionale e fortemente voluta dalla maggioranza.

«Lo stesso consiglio che per mesi ha ospitato interventi negazionisti e ha approvato atti di indirizzo in netto contrasto con le indicazioni della comunità scientifica internazionale lancia una festa per celebrare le bellezze della regione, bellezze minacciate dalla crisi climatica che la giunta si ostina a negare o a minimizzare» aggiunge Luca. «Siamo cittadine preoccupate per il futuro del pianeta, per questo ci siamo prese oggi questo spazio: per ribadire che bisogna agire il prima possibile per fermare la crisi ecoclimatica in corso».

Foto qui: https://www.quotidianopiemontese.it/2023/07/15/extinction-rebellion-occupa-la-mole-a-torino-clima-agire-ora

PRIMOCANALE TV (GENOVA)

Riviera Trasporti, i sindacati: "Servizio inadeguato, non ci sono soldi"

Travolto dalle polemiche il servizio di trasporto pubblico gestito da Riviera Trasporti

IMPERIA - Travolto dalle polemiche dell'utenza, il servizio di pubblico trasporto dell'imperiese gestito dalla Riviera Trasporti: corse che saltano, aria condizionata non funzionante, guasti ai motori, pneumatici (vedi video ndr) che si commentano da soli. In merito, in rappresentanza delle sigle sindacali, è intervenuto Angelo Casella che, di fatto, ammette il servizio inadeguato puntando però il dito sulle cause che hanno portato a questa situazione. 

"Siamo arrivati a questo punto - spiega - perché non ci sono soldi. Siamo un'azienda senza soldi. Siamo un'azienda che non ha il contributo chilometrico adeguato ai costi di oggi. I dipendenti hanno già fatto quello che potevano, più di quello che potevano facendo straordinari e viaggiando con dei mezzi non adeguati.Abbiamo - prosegue Casella - bisogno di essere ricapitalizzati, abbiamo bisogno che il minuto dopo dall'omologazione del contributo, si facciano tutti i passaggi. Siamo travolti dalle polemiche, siamo consci del servizio inadeguato".

LA GAZZETTA DELLA SPEZIA

Il disagio dei lavoratori sugli autobus, una testimonianza della protesta

Un testimone dei fatti avvenuti il 14 luglio in viale San Bartolomeo ci racconta la sua versione

Un nostro lettore ha contattato la Redazione per raccontarci la sua versione dei fatti accaduti il 14 luglio all’altezza dei Cantieri Navali in viale San Bartolomeo, di cui è stato testimone mentre aspettava l’autobus alla fermata.

Questo il suo racconto:

"Mi trovavo alla fermata dell’autobus in viale San Bartolomeo intorno alle ore 15 per rientrare a casa dopo il turno di lavoro, come tutti i giorni, insieme a numerosi lavoratori dei cantieri navali che si trovano in zona. Per ben 3 volte sono passati autobus provenienti da Lerici in direzione La Spezia che non si sono fermati perché pieni, con la scritta “Completo”. Il tutto avveniva sotto il sole cocente, con la strada ad alta densità di traffico che rendeva l’aria ancora più irrespirabile, con la stanchezza di una giornata di lavoro appena conclusa e la voglia di tornare a casa.

Il quarto autobus si è regolarmente fermato alla fermata precedente, dando speranza di poter finalmente salire anche a noi. Ma a metà percorso tra la fermata precedente e la nostra, l’autobus si è inaspettatamente fermato, cambiando la scritta in “Completo”. Quest’azione ha fatto scattare la reazione di protesta dei numerosi lavoratori che, esasperati, hanno fermato l’autobus bloccando il traffico in entrambe le direzioni per dar sfogo alla loro esasperazione. In effetti, l’autobus non avrebbe potuto ospitare ulteriori passeggeri, in quanto già affollato di turisti e lavoratori. Il problema sta nel fatto che queste scene si ripetono giornalmente, e solo il 14 luglio ha dato luogo un’azione di protesta finita anche sulla stampa. Credo sia doveroso che qualcuno di competenza prenda atto del problema e che questo possa venire finalmente risolto, dando dignità a tutti i lavoratori, compreso me stesso, che hanno il diritto di rientrare a casa dopo il lavoro senza subire continui disservizi e attese estenuanti".

La Redazione di Gazzetta della Spezia si unisce all’appello del nostro lettore, auspicando un tavolo di lavoro tra le parti competenti, che possa arrivare ad una felice soluzione del problema, anche per evitare che la situazione possa degenerare e si trasformi in un problema di ordine pubblico.

I riders spezzini in stato di agitazione in solidarietà con i riders di Uber

Di fronte al McDonald's di Viale Italia c'è stata un'assemblea di solidarietà organizzata da Nidil, Filt e Filcams Cgil

Stato di agitazione per i riders spezzini; la piattaforma Uber ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 49 lavoratori a Milano ed oggi, di fronte al McDonald's di Viale Italia, c'è stata un'assemblea di solidarietà organizzata da Nidil, Filt e Filcams Cgil. Alla Spezia Uber non c'è più, i lavoratori che erano impiegati in Uber sono andati a lavorare per altre piattaforme.

"Oggi è un problema di Uber, domani potrebbe riguardare altre piattaforme, siamo qui di fronte al McDonald's, dove prima di casa Riders si riunivano i Riders spezzini, ad esprimere la nostra solidarietà, ci sono manifestazioni in tutta Italia. Qui a Spezia per i riders c'è il problema delle biciclette muscolari ed a pedalata assistita, ci sono vie in cui le biciclette non possono arrivare, come sui colli, e ci devono necessariamente andare i motorini; su questo tema, che riguarda le condizioni di lavoro dei riders spezzini, c'è una trattativa con Just Eat" dice Stefano Bettalli, Segretario Generale della Filt Cgil della Spezia.

Crescono le dimissioni volontarie alla Spezia nel 2022

Sono state 1000 in più rispetto al 2021, Carro (AST Cisl La Spezia) : “Fenomeno legato a qualità del lavoro”

Nel 2022 nella provincia della Spezia secondo i dati dell’INPS sono state 7898 le cessazioni del rapporto di lavoro a causa delle dimissioni volontarie del lavoratore, nel dettaglio 4121 riguardano contratti a tempo indeterminato mentre 1957 per quelli a termine. E’ interessante il confronto rispetto al 2021 quando le dimissioni totali sono state 6820. In particolare 3675 per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato e 1671 per quelli a termine. ‘’Sono dati quelli sulle dimissioni che devono far riflettere – spiega Antonio Carro, Responsabile AST Cisl La Spezia – è un fenomeno che anche nel nostro territorio sta crescendo e bisogna ragionare per capire le motivazioni. In particolare c’è un problema legato alla qualità del lavoro anche dal punto di vista della retribuzione e magari si intravedono minori prospettiva di crescita professionale. Questi fattori spingono i lavoratori a provare nuove opportunità lavorative magari con condizioni più ‘agili’ o migliori sotto il profilo economico’’

LIBERTA' (PIACENZA)

Comprò casa 16 anni fa, ma non c’è il rogito: arriva lo sfratto a un 86enne

Ha acquistato la casa in cui vive da 16 anni (in via Emmanuelli) per 369 mila euro. Dal prossimo 4 settembre, a causa di un ginepraio legal-burocratico, quella casa dovrà abbandonarla per sempre. E’ stata venduta all’asta e nei giorni scorsi è arrivato ufficialmente l’avviso di sfratto per colui che pensava di esserne legittimamente il proprietario. A rendere noto quello che al momento sembra essere l’amaro epilogo di una vicenda paradossale è la consigliera comunale di Fratelli d’Italia, Sara Soresi, alla quale lo sfrattato si è rivolto per chiedere aiuto all’amministrazione pubblica.

Sandro Groppi, un piacentino di 86 anni, sta per essere letteralmente buttato fuori dalla casa in cui vive da tantissimi anni e che ha regolarmente acquistato (e pagato) dall’impresa titolare della ristrutturazione”, scrive Soresi sul suo profilo social. E spiega che il punto è che non ha fatto in tempo a rogitare prima che l’impresa fallisse. Quella stessa impresa che aveva contratto un mutuo ipotecario sulla casa e non estinto con i soldi consegnati dal signor Groppi. E così la sua abitazione è stata messa all’asta ed è stata aggiudicata qualche settimana fa ad un nuovo acquirente.


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