Dichiarazione a sostegno delle popolazioni delle Filippine colpite daltifone Hayan
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Lo scorso 8 novembre il tifone Hayan (conosciuto come Yolanda all'interno
del Paese) ha spazzato alcune aree delle Filippine a oltre 300 chilometri
orari, con onde alte 5 metri, uno dei più forti e disastrosi mai visti che
abbia colpito la terra.
Fin da subito si è capito che la devastazione di esseri umani e cose era
impressionate e, adesso, dopo oltre due settimane, i dati ufficiali parlano
di 5500 vittime, ma i feriti sono molti di più di quelli ammessi all'inizio:
oltre 26.000. Ancora migliaia sono i dispersi e alcuni esperti
internazionali dicono che per la completa ricostruzione potrebbero essere
necessari fino a 10 anni.
Ufficialmente nove milioni di abitanti, ovvero il 10% di tutta la
popolazione, sono stati interessati dall'evento, ma l'Onu porta la cifra a
13 milioni. Oltre quattro milioni i senzatetto.
Le aree più colpite dell'arcipelago sono le isole Leyte, Samar e Cebu
Negros, Visayas Orientale, centrale e occidentale, circa 5 regioni e 36
province, e in particolare la città di Tacloban, aree delle zone costiere e
montane tra le più povere in tutto il paese, dove la maggior parte sono
contadini poveri, lavoratori agricoli disoccupati, piccoli pescatori e
popolazioni indigene.
Davanti a questa tragedia le organizzazioni politiche e sindacali filippine
che si battono per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro del popolo
si sono immediatamente mobilitate portando sostegno e invitando alla
mobilitazione generale nel paese e all'estero per un coordinamento adeguato
al fine di distribuire opportunamente aiuto e materiali, acqua, cibo,
riparo, cure mediche e aiuti per ricostruire le case, recuperare animali da
fattoria, raccolta di tuberi alimentari a chi ha maggiore e più urgente
bisogno di aiuto a cominciare dai bambini e dagli anziani. E il Partito
comunista delle Filippine ha anche dichiarato un cessate il fuoco
unilaterale di due mesi per permettere e agevolare in ogni modo i soccorsi.
Appello al quale il governo non ha ancora risposto.
Il governo delle Filippine del Presidente Aquino, che nonostante le
informazioni e l'allerta diramata dall'Osservatorio di Manila che diceva
"Può essere necessaria una massiccia evacuazione di aree residenziali sui
terreni bassi entro 8 a 16 km del litorale" non ha preso le adeguate misure
(aveva dichiarato pomposamente "zero vittime") ed è poi intervenuto con
notevole ritardo nei soccorsi, da un lato stanziando fondi insignificanti
per una tale catastrofe e dall'altro riempiendo queste zone di mezzi e
bunker militari e check-point, invece di costruire immediatamente case e
aiutare le popolazioni colpite dalla tragedia in aree anche difficili da
raggiungere, ha di fatto aggravato le condizioni generali delle popolazioni
colpite, minimizzando tra l'altro costantemente il numero delle vittime. La
rabbia di queste popolazioni sta montando quanto più i ritardi diventano
fatali per salvare altre vite e dare risposte immediate ai bisogni del
momento. In alcune occasioni il presidente Aquino ha avuto il coraggio di
criticare i filippini perché si sono fatti trovare impreparati! e sta
facendo una sperticata propaganda populista ai fondi a sua immediata
disposizione, come il Fondo Sociale del Presidente e il Fondo per
l'Accelerazione degli Investimenti, che dice falsamente di aver usato per i
soccorsi, per avere la scusa di aumentarli.
Anche in queste terribili ore il governo Aquino non ha smesso un attimo di
continuare a militarizzare la campagne di Mindanao e in tutto il paese con
le sue operazioni, come quella definita "Organizzazione delle Comunità per
la Pace e lo Sviluppo" e a perseguitare, attraverso una vera e propria
guerra di sterminio, con l'operazione che porta il nome di "Oplan
Bayanihan" - aumentando sul campo la potenza di fuoco e distraendo soldi per
milioni di dollari e mezzi dello Stato - i militanti del Partito Comunista
delle Filippine che in queste zone è presente con diversi governi popolari
locali. Il governo, grazie anche ad una stampa asservita, ha continuato ad
utilizzare la farsa degli attacchi subiti e degli scontri con i combattenti
per denigrare la guerra popolare soprattutto in zone che sono state
praticamente abbandonate dal governo reazionario.
Questa militarizzazione degli aiuti, in stile Haiti, il governo la sta
portando avanti permettendo anche alle forze armate degli Stati Uniti di
intervenire direttamente nelle aree colpite. Gli imperialisti degli Stati
Uniti stanno ancora una volta approfittando della tragedia per intensificare
in maniera "legittima" la presenza nell'area che hanno inserito nella loro
strategia cui hanno dato il nome di "Asia Pivot" (l'Asia al centro). Infatti
hanno schierato nelle Filippine non meno di sei navi da guerra tra cui il
fiore all'occhiello degli USA, la portaerei George Washington che trasporta
almeno 80 caccia a reazione e elicotteri da guerra, oltre a 5000 soldati di
marina. La portaerei sarà accompagnata dalla USS Antietam, USS Coepwns, USS
Mustin, dall'incrociatore con missili guidati Lasses. Altri militari USA si
stanno spostando da porti nella zona come Hong Kong verso le Filippine e
stanno invadendo la capitale e hanno preso in consegna l'aeroporto di
Tacloban. L'imperialismo americano mantiene da tantissimi anni una
straordinaria presenza militare nella zona e considera le Filippine un altro
"cortile di casa propria".
Anche l'imperialismo inglese ha inviato la nave da guerra HMS Daring e un
Boeing C-17 da trasporto militare.
L'imperialismo coglie ogni occasione per rafforzare la propria presenza
militare e garantirsi il controllo delle aree strategiche per salvaguardare
i profitti delle multinazionali.
La potenza mai vista del tifone, causato anche dalla distruzione ambientale
in corso a livello mondiale, e in particolare nelle Filippine fatta di
disboscamento selvaggio per fare posto all'agroindustria e alle miniere che
arricchiscono i padroni del mondo e impoveriscono e lasciano in condizioni
inumane quantità impressionanti di popolazioni, ha messo in ginocchio
milioni di persone che adesso si devono risollevare, puntando sulle proprie
forze e su una genuina solidarietà internazionale che sappia indirizzare gli
aiuti nella ricostruzione di case e condizioni di vita.
La solidarietà che esprimiamo consiste nel sostenere la dignità di un popolo
cosciente che deve lottare per risollevarsi e liberarsi dei parassiti
nazionali e internazionali. Per questo sarà necessario impegnarsi in una
campagna di denuncia e informazione quanto più vasta possibile da portare ai
proletari dei paesi imperialisti e di tutto il mondo.
Esprimiamo una solidarietà capace di denunciare con forza l'interventismo
militare del governo Aquino contro le proprie popolazioni e quello
dell'imperialismo, Usa innanzi tutto.
È con questo tipo di solidarietà nel cuore che esprimiamo la massima
vicinanza, in questo particolare momento, alle masse Filippine che hanno
subito questa immane tragedia.
Atik Turchia/Europa
Slai Cobas per il sindacato di classe Italia -
Frap - Francia
Invitiamo ad indirizzare gli aiuti a: Ufficio internazionale del Fronte
Democratico Nazionale delle Filippine
Titolare del conto: NDF ST. INT. Informatie
Numero di conto: 39 45 70 642
Nome Banca: Rabobank
Filiale Banca: Utrecht, Paesi Bassi
IBAN: NL 70 RABO 0394 5706 42
BIC: RABONL2U
Si prega di indicare "Haiyan / Yolanda Relief Funds"
_______________________________________________
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martedì 10 dicembre 2013
Insieme a sostegno delle popolazioni delle Filippine colpite dal tifone Hayan
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