Enzo
Pellegrin
avvocato
delle parti civili operai-lavoratori- cittadini processo Ilva Taranto
17/09/2016
"Nel paese della bugia, la verità è una malattia"
"Nel paese della bugia, la verità è una malattia"
Questa bella
frase di Gianni Rodari dovrebbe essere ricordata a coloro che si stupiscono e
si indignano per la veloce decisione della Procura di Piacenza di qualificare
l'uccisione di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, operaio della GLS logistica e
sindacalista, come "omicidio stradale".
Si potrebbe
chiosare: "Nel paese degli sfruttatori l'omicidio padronale è un
diritto"
Non si
tratta di fare riflessioni moralistiche.
Non si
tratta di indignarsi contro la "crudeltà" dell'impresa e dei suoi
dirigenti, o sulla poca sensibilità del "crumiro" che ha travolto Abd
Elsalam con il suo camion.
Non si
tratta neppure di adombrare malversazione, incapacità, connivenza dei pubblici
o privati poteri in gioco.
Tantomeno è
il caso di ripetere le solite infondate analisi sul capitalismo
"malato" di neoliberismo, sulla casta dei poteri corrotti in voga
nella sinistra o nell'opposizione che amano definirsi "alternative",
"progressiste" od in modo ancor più infondato
"rivoluzionarie".
Non è questo
il punto, non interessa, non serve a nulla.
Proprio in
questi giorni amari.
Una società
è fondata sempre su regole.
Queste
regole proteggono e "legittimano" gli interessi e gli obiettivi che
quel tipo di società, o meglio la classe dominante che la dirige, ritiene
condivisibili e perseguibili.
Nel
bilanciamento di interessi e nel giudizio delle carte sul tavolo del
Procuratore di Piacenza entrano in gioco anche quei "diritti di
impresa" che per la classe operaia significano sfruttamento, emarginazione
sociale, povertà, disoccupazione, schiavitù nei confronti di un lavoro salariato
sempre più, duro, precario, insufficiente a condurre una libera e dignitosa
esistenza per sé e la propria famiglia.
Sì, perché nel nostro capitalismo avanzato sono normali retribuzioni orarie al limite della fame, è normale assumere lavoratori con contratti a termine che spesso si minaccia di non rinnovare e altrettanto spesso non si rinnova per poter ricattare più facilmente il lavoratore.
Sì, perché nel nostro capitalismo avanzato sono normali retribuzioni orarie al limite della fame, è normale assumere lavoratori con contratti a termine che spesso si minaccia di non rinnovare e altrettanto spesso non si rinnova per poter ricattare più facilmente il lavoratore.
E se questa
è la normalità, a fianco cresce indisturbata una selva di richieste oscene:
straordinari in nero, ore gratuite, turni oltre il numero di ore consentite
dalla legge, riposi inesistenti, violazioni spesso tollerate o non
adeguatamente perseguite.
Per questo
Abd Elsalam Ahmed Eldanf ed i suoi compagni scioperavano, manifestavano e
picchettavano gli ingressi carrai della GLS, per ottenere il pattuito rinnovo
di contratti a tempo determinato che l'azienda voleva disattendere dopo essersi
impegnata in senso contrario.
Ma è la
normalità ad essere già sfruttamento.
I
consistenti profitti dei grandi gruppi multinazionali della logistica riposano
su questo sfruttamento, considerato nella nostra economia capitalista
assolutamente normale.
Sul medesimo
sfruttamento della classe lavoratrice riposano non solo i profitti di queste corporations,
ma anche i collegati profitti delle banche che le finanziano, degli azionisti
che vi speculano, soggetti finanziari che spesso detengono altrettanto il
potere di ricatto sulle economie degli stati, nominano i funzionari delle
banche centrali, dirottano le risorse pubbliche alla sola greppia dei profitti
privati.
La nostra società pone tutta questa fenomenologia economica nel campo dei "diritti".
La nostra società pone tutta questa fenomenologia economica nel campo dei "diritti".
La classe
lavoratrice non può che invece considerare questo sfruttamento barbarie.
Nella
dinamica della crisi abbiamo visto come le vane speranze o la malafede di
coloro che predicavano una "riforma" degli "aspetti
negativi" del capitalismo, si è scontrata con la vera natura del
capitalismo stesso: quest'ultimo funziona con il profitto dei capitalisti; i
proprietari dei mezzi di produzione e dei capitali hanno come obiettivo la
massimizzazione dei profitti, non la salute ed il reddito dei lavoratori
veri produttori, i pubblici servizi, la sanità l'istruzione, l'ambiente.
Non c'è
organizzazione istituzionale o politica che non possano influenzare a procedere
sui binari da loro tracciati.
Il
"dito medio" alzato dalla UE alle richieste del "fronte del
Mediterraneo" rappresentato dai Governi Tsipras, Renzi al
"verticino" di Atene ne è l'ultimo esempio lampante. Viene rigettata dalla
burocrazia europea la richiesta di sforare i parametri del deficit, ma la Francia - che del gruppo di
questuanti non faceva parte - continua indisturbata con il suo deficit al
4,2%: lo stock di debito francese, in dieci anni, è salito di quasi
trecento miliardi in più di quello italiano.
Quando
questa normalità barbarica fa parte delle condotte legittime e rispettate dalla
nostra società, diviene forse un po' meno significativo distinguere tra
l'omicidio volontario in cui possano aver concorso dirigenti senza scrupoli,
istigando il camionista a procedere verso il picchetto, accettando il rischio
di investire ed uccidere un manifestante, e l' "omicidio stradale".
Diventa meno risolutivo insorgere verso una Procura troppo debole nei confronti
degli interessi dei potenziali imputati.
Non è nella
cura di un immaginario malato che ritroveremo la nostra salute.
In questi
Tribunali non verrà mai risolta l'ingiustizia principale ed un nuovo omicidio
padronale affiorerà sotto altra forma, se non come investimento di uno
scioperante, come morte sul lavoro dell'ennesimo operaio.
Infatti
pochi giorni dopo la morte di Abd Elsalam, perde la vita Giacomo Campo, operaio dell'Ilva di Taranto,
schiacciato da un rullo, poi è la volta di Antonio Alleovi, capo elettricista dell'ATAC
romana, folgorato nella rimessa-deposito dell'Acquacetosa.
Il
capitalismo non è buono o cattivo: funziona così.
Nel paese
dello sfruttamento ogni omicidio padronale è un diritto, o al più un danno
collaterale.
E' inutile
sperare nella fine della barbarie se non si sostituisce il processo economico
che la genera, ponendo fine al possesso ed alla proprietà dei mezzi di
produzione da parte di pochi soggetti privati, ponendo fine alla legge
dell'anarchia produttiva e della concorrenza mortale tra operatori economici
che travolge le vite, le famiglie, l'ambiente, drenando tutti i vantaggi e la
ricchezza nelle mani di quell'uno per cento che ne possiede più del 99%.
Caro Abd
Elsalam, in questo dialogo con la tua memoria ti dobbiamo delle scuse.
Scusaci se
puoi, perchè la colpa è nostra. Perchè non ci siamo adeguatamente organizzati
per sostituire la barbarie che ti ha ucciso. Perché non ci siamo organizzati
per potere un giorno arrestare, imprigionare, rendere illegali ed eliminare gli
sfruttatori, gli usurai e i loro assassini, una volta per tutte.
Perché il paese della bugia possa diventare il paese della verità.
Perché il paese della bugia possa diventare il paese della verità.
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