Livorno, 200mila tonnellate di
rifiuti pericolosi smaltite abusivamente in due discariche. Quasi 50 anni di
lotte contro Lonzi
da Livorno,
Cristina Vaglini
200mila tonnellate di rifiuti pericolosi o speciali
smaltite abusivamente in due discariche della provincia di Livorno solo tra il
2015 e il 2016. I rifiuti venivano certificati come “puliti” e spediti in
discarica. Due le aziende private livornesi coinvolte: la Lonzi metalli
s.r.l. e la Ra.ri s.r.l. che avrebbero dovuto fare smaltimento ma in realtà
miscelavano soltanto e a volte non facevano neppure questo. Lo scopo era
massimizzare i profitti e tra il 2015 e il 2016, a fronte di un guadagno
quantificato in oltre 26 milioni di euro, le due aziende avrebbero
“risparmiato” 4 milioni di euro solo di eco tassa da versare alla Regione
Toscana. In una intercettazione shock si parla di una Scuola Fattoria situata
vicino ad una delle discariche e dei bambini che la frequentano: «Ci
mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano i bambini. Non mi
importa che i bambini si sentano male. Io li scaricherei in mezzo alla strada i
rifiuti».
Le due discariche riceventi coinvolte, entrambe a
partecipazione pubblica, sono la REA di Rosignano Marittimo e la Rimateria di
Piombino. Tutto questo in Toscana ad appena poco più di un anno dallo
scandalo dei fanghi non trattati e interrati in campi coltivati a grano
in provincia di Pisa. Di nuovo nella democratica Toscana nel
Presidente “socialista” Rossi, del Segretario PD Renzi, delle tantissime
Amministrazioni egemonizzate dal PD e delle Aziende partecipate guidate in
larga maggioranza da dirigenti PD. In realtà è dal 1969, da quando cioè Lonzi
diventò proprietario di 40mila metri quadri in prossimità del piccolo borgo
mediceo di via Del Limone, che i residenti battagliano per lo spostamento di
quella attività inascoltati nonostante il Piano Regolatore prevedesse per
quell’area la destinazione agricola. La grande beffa arriva nel 1999
quando l’amministrazione del sindaco Gianfranco Lamberti, nonostante il
dirigente municipale nel settore Assetto del territorio scrivesse della
necessità di spostare l’attività perché insalubre e in contrasto con quanto
previsto dal Piano Regolatore, “supera tutte le pressioni” con una bella
variante al Piano Regolatore: l’area passa magicamente da destinazione agricola
a destinazione produttiva e così «si chiude la storia»! La storia però non si
chiude perché ci sono gli incendi che continuano al ritmo di un paio l’anno
lasciando sul terreno così tanta diossina da far salire al 20% contro il 5,5%
nazionale l’incidenza delle patologie tumorali. Un incendio oggi, una nube
maleodorante domani… e l’ARPAT niente: abbiamo scoperto così che esistono
«diossine buone, innocue», insomma mai nessun problema né per la salute
pubblica, né per la salute dei lavoratori e delle lavoratrici di quelle
aziende. Finalmente il vaso di Pandora è stato scoperchiato, grazie anche alle
segnalazioni e denunce che hanno affiancato in questi anni quelle ormai
storiche dei residenti: Medicina Democratica, di una piccola organizzazione
politica come Sinistra Anticapitalista, e di Senza Soste la sola testata
locale che abbia fatto attraverso giornalismo di inchiesta, controinformazione.
La soluzione è un nuovo modello di città dove ambiente, lavoro e salute non
siano in contraddizione ed è inaccettabile che la parte più delicata della
filiera dello smaltimento dei rifiuti, quella dei tossici e dei nocivi, sia
lasciata in mano ai privati come è inaccettabile che le partecipate guidate da
dirigenti che guadagnano fior di quattrini non siano dotate di adeguati
strumenti di controllo. «Anche in Toscana – ha detto Squillace
illustrando l’operazione nella sede della Procura di Firenze – ci sono
impianti di smaltimento circondati da mura altissime e piene di telecamere, da
fare invidia ai bunker superprotetti dei capi mandamento mafiosi in alcune aree
del sud Italia. Sono inaccessibili e io mi chiedo: perché tanta attenzione per
custodire la monnezza?». Di nuovo per il profitto di pochi si violentano i
nostri bisogni, il nostro ambiente e la nostra salute. Le responsabilità
politiche di chi ha governato e governa sono enormi. La gestione del ciclo dei
rifiuti deve essere totalmente pubblica.
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