12 persone - tutti braccianti
agricoli e migranti - sono morte in un incidente stradale avvenuto poco fa
sulla strada statale 16, nella località Ripalta, nel territorio di Lesina, nel
Foggiano. Nell’impatto sono rimaste ferite altre persone, il cui numero
non è stato ancora reso noto. A quanto si è saputo, l’impatto si è verificato,
per cause in corso di accertamento, tra un furgone con targa bulgara che
trasportava numerosi braccianti agricoli, tutti extracomunitari, che tornavano
dalle campagne dove avevano raccolto pomodori, ed un tir. Le vittime
viaggiavano, insieme ad altre tre persone, rimaste ferite, a bordo di un
furgone che si è scontrato frontalmente con un camion carico di
pomodori. I tre feriti sono stati ricoverati nell’ospedale di San Severo.
Al momento non si conoscono le loro condizioni
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Proletaria “G: Tagarelli” , Via
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Sesto San
Giovanni, 6 Agosto 2018 mail: cip.mi@tiscali.it
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La
strage infinita
Dopo i quattro migranti morti in un incidente sul
lavoro – che questo sia ben chiaro – sabato scorso, oggi ne sono morti altri
12, nelle campagne di Foggia. Anche questa è una strage di lavoro. 16 nostri
fratelli di classe, sfruttati peggio delle bestie nei campi per pochi euro al
giorno. Non sapremo mai i loro nomi.
Quello che sappiamo è che, dopo qualche indagine,
ci diranno che si tratta di una fatalità, al massimo verrà alla luce, come
negli anni scorsi, qualche squallida storia di caporalato. Come ogni estate. Ma
succederà di nuovo, perché nessuno ha interesse a fermare lo sfruttamento
bestiale che porta frutta e pomodori, insanguinati, sulle nostre tavole.
Così come si è ripetuta – sempre oggi – una
riedizione della strage di Viareggio (29 giugno 2009): questa volta sul
raccordo stradale di Borgo Panigale, Bologna. Un Tir carico di materiale
infiammabile, 2 morti e una settantina di feriti finora. Merci pericolose che
viaggiano senza alcuna misura di sicurezza, autisti costretti a guidare fino
allo sfinimento (tutti sanno che le schede che registrano il chilometraggio si
taroccano) perché gli affari, il mercato, non si possono fermare, le misure di
sicurezza sono un impedimento, sono i “lacci e lacciuoli” tanto deprecati negli
scorsi anni da industriali e politici, che frenano il “progresso”.
Qui l’unico progresso è quello dei capitalisti. Noi
possiamo solo sperare di non essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. E,
alla faccia di chi sbraita “prima gli italiani”, oggi si dimostra, una volta ancora, che non c’è
alcuna differenza, i padroni sfruttano e ammazzano italiani e stranieri,
bianchi e neri, senza alcuno scrupolo, perché, a loro interessa solo il
profitto.
Ma, per una volta, facciamoci una domanda: vogliamo
davvero – noi, i nostri cari, i compagni di lavoro, gli sconosciuti che
incontriamo tutti i giorni, qualunque sia il colore della loro pelle - essere
la carne da macello che permette agli sfruttatori di arricchirsi ancora di più
sul nostro sangue e sulla nostra vita?
Se la risposta è no, ricominciamo a pensare di
unirci, organizzarci e lottare per rovesciare questo sistema sociale, barbaro e
inumano, che si chiama capitalismo.
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