… anche per bocca degli sfruttati (per disperazione o in “servitù volontaria”).
Gianluca Cicinelli per Diogene (*)
L’esercito degli odiatori, convinti di essere antisistema perchè, furbi loro, non credono a niente e non li si può fregare, ha trovato un nuovo bersaglio.
La storia della signora che fa la bidella a Milano, a cui Il Giorno ha dedicato mercoledì tre articoli è vera. Abbiamo verificato ieri mattina chiamando la scuola e parlando con alcuni colleghi della bidella.
L’unico infortunio vero tra le informazioni fornite nell’articolo riguarda il costo edulcorato del treno. Facciamo quindi un passo indietro e ricostruiamo la vicenda.
Giuseppina Giuliano, che vive a Napoli con i genitori fa la bidella a Milano presso il liceo artistico Boccioni di piazzale Arduino, ogni giorno va e torna dal lavoro in treno. Dieci ore in tutto.
Prima questione: il giornalista non ha verificato il costo del treno che secondo la bidella è più economico dell’affitto che pagherebbe a Milano.
Seconda questione: verificato che lo stipendio è di 1165 euro al mese, l’unica cosa che si può contestare alla signora Giuliano è se risparmiare qualche euro valga la pena di tanto strazio.
“Una bufala”, “notizia falsa”, scrivono sui social non soltanto gli haters ma anche chi vive in un mondo del quale il pendolarismo estremo, che riguarda migliaia di persone, non fa parte.
Qual è stato il problema? Chi ha tirato fuori la notizia – che c’è tutta e come detto l’abbiamo verificata, controllando anche che il treno costa molto di più – ha puntato sull’aspetto costi/benefici.
Non è quello il vero punto centrale della storia secondo noi di Diogene. La vicenda della signora Giuseppina può essere più estrema per il viaggio di 1600 km al giorno, ma non è affatto isolata.
L’Istat ci dice che In Italia ci sono 33 milioni di pendolari, 22 milioni sono lavoratori e 11 milioni sono studenti. 900 mila italiani prendono il treno tutti i giorni.
Quando si parla di pendolari si pensa sempre a operai, in prevalenza, ma il numero dei pendolari legati alla scuola raggiunge un terzo sul totale dei pendolari italiani.
Ma c’è di più.
Se avete la pazienza di andare sui blog degli operatori scolastici, docenti e non, non solo trovate storie analoghe a quella della signora Giuseppina, ma di chi si sposta senza certezza di lavorare quel giorno. Ovvero: numerosi supplenti raggiungono comunque il luogo scolastico dove sono in graduatoria senza certezza di avere la supplenza quel giorno ma per essere pronti nel caso si profili l’opportunità.
Il mercato delle bestie è più onesto. E almeno in quel caso le spese di trasporto sono a carico dei macellai. Ma la cultura dei padroni è ormai talmente diffusa che si punta l’indice sullo sfruttato.
Decenni di azzeramento dei diritti dei lavoratori hanno annientato anche soltanto l’idea che ci si possa ribellare alla disumanità del mercato del lavoro italiano.
Avere un lavoro significa ormai nel senso comune essere privilegiati. Anche se ti pagano una cifra che non ti permette di pagare casa, mangiare, far studiare i tuoi figli. Hai un lavoro, che altro vuoi?
Ecco, noi pensiamo invece di volere molto altro dalla vita. Un lavoro, certo, ma per poter pensare al futuro senza paura. Per avercelo quel futuro.
La morte civile come lavoro per poter soltanto continuare a respirare non è accettabile. La stessa signora Giuliano ha introiettato come giusto il martirio a cui si sottopone.
Lei sostiene di farlo per risparmiare qualche euro. Ragiona anche lei come il padrone. Ed è ancora più grave in questo caso che il padrone di cui parliamo sia lo Stato, che eroga stipendi ridicoli.
E non troviamo sollievo nella rete di solidarietà umana scattata intorno alla bidella napoletana. Alla fine qualcuno le offrirà un alloggio abbordabile, ma questo non cancella un dramma umano collettivo.
La beneficenza ha sostituito da tempo il welfare. Quella che fu la sinistra parla come la destra, anzi è stata la prima a spianare la strada al mercato del lavoro selvaggio.
Il pubblico ha guidato la restaurazione sotto dettatura dei privati, oltretutto restando inefficiente, anzi, aumentando i disservizi, proprio a cominciare dalla scuola.
Il coro dei padroni ha come voci soliste gli sfruttati. Che attaccano la signora Giuliano come se fosse lei la causa della loro miseria e frustrazione che si esercita sulla tastiera.
Il dito del padrone indica un diversivo e gli sfruttati sono ormai complici inconsapevoli di questo giochetto, che si esercita soprattutto sul piano della comunicazione.
Ricordate la signora finlandese scappata da Siracusa dopo due mesi perchè la scuola per i figli era rumorosa, fatiscente e soltanto autoritaria verso gli studenti?
In quell’occasione giornali e social scoprirono improvvisamente i problemi della scuola italiana. Evidentemente nessuno legge quanto ogni anno lo Stato destina alla scuola nel suo bilancio.
Più semplice puntare l’indice sugli sfruttati per mano degli sfruttati. Una magia. Proprio come la donna sparita nell’armadio, che in realtà è solo nascosta da un gioco di specchi.
Ma non sono i bambini a cascarci, sono gli adulti che non distinguendo più lo specchio dalla realtà pensano che il “mago” sia davvero un mago.
A noi resta soltanto una domanda. Se la vita è tornata a essere quella in cui tu servi solo a respirare e a produrre profitti per altri, non vale forse la pena di spaccare tutto e rivoltare come un calzino questo mondo di merda? A noi sembra proprio che valga la pena di ribellarsi.
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