La trasformazione del potere in una corte
Per comprendere ancora meglio la natura di questo governo, della sua politica, gli ultimi giorni sono stati di un certo interesse.
Tanto per cominciare la politica questo governo l’ha svolta in un residence, in una Masseria di Manduria in provincia di Taranto, di proprietà del sedicente giornalista Bruno Vespa. Qui ospitati come capi di Stato, alloggiati e rifocillati con cibi pregiati, si sono susseguiti la Meloni e i suoi ministri. Vespa ha preparato in questa occasione una specie di corte. In questa Masseria praticamente si è messo in mostra come questo potere è simile a quello di tutti i governi borghesi ma ha sue caratteristiche specifiche.
Queste caratteristiche specifiche sono state vissute in questa Masseria attraverso delle interviste farlocche, in cui, in realtà, il giornalista belante ha trasformato le domande e le risposte in una apologia della politica di questo governo.
Gli aspetti principali di questa politica sono di autovalorizzazione di questo governo e ha avuto come terreno alcuni dei temi principali: la guerra, i migranti, in cui i governanti hanno potuto esporre – senza alcun contraddittorio, anzi con spirito servile - quella che è la loro politica.
Pensiero unico, omologato
Questo modo di far politica, questa trasformazione del potere in una corte, è quello che caratterizza il
potere, l'arroganza e il tipo di gestione di questo governo. E Vespa è sembrato essere l'anello di congiunzione tra questa trasformazione e l'uso che si vuole fare dei mass media, della stampa, a cui il governo ha messo mani e progressivamente sostituisce direttori di giornali, direttori di telegiornali, conduttori delle varie trasmissioni, perché avanzi un pensiero unico, omologato a quello del governo.
Questa è una situazione già in atto e da un punto di vista democratico, informativo, costituzionale, è del tutto illegittima e illegale. Oltre il 70% - secondo uno studio dell'osservatorio di Pavia - dei TG sono a propaganda della politica del governo, la premier è onnipresente, surclassa i predecessori e altre figure istituzionali e i giornalisti diventano una corte che aiuta il governo a costruire questo consenso attraverso una narrazione, un'informazione che, nella maggior parte dei casi, è fasulla e falsa.Basti pensare alla oscena storia del cosiddetto “dirottamento” di una nave che avrebbero fatto dei migranti. A Napoli, su un cargo turco,15 migranti denutriti quando si sono resi conto che non ci sarebbe stato l'approdo e temevano il rimpatrio, si sono ribellati. Questo è niente di straordinario, una protesta del tutto legittima e necessaria se si pensa che, tra questi 15 migranti denutriti, quattro sono stati subito ricoverati e tra di essi c’è una donna incinta.
Ebbene, questa vicenda è stata utilizzata dal lurido ministro della Difesa, uomo dell'Industria bellica e grande padrino della Meloni, il Min. Crosetto, per dire che c'era stato un sequestro. Sono stati chiamati in campo le truppe speciali, gli uomini della Brigata San Marco sono intervenuti contro questi 15 migranti e hanno “ripreso il controllo della nave”. I giudici sono scandalizzati, gli inquirenti dicono che non c'è stato nessun dirottamento, dicono che praticamente è stata una legittima protesta e il cosiddetto blitz è stato ridicolo: questi para-marines, ultra-armati, hanno dato la caccia a questa nave, cosiddetta “sequestrata”, ai clandestini, il cui unico elemento era stato quello di nascondersi e scappare, non certo quello di aggredire l'equipaggio.
Ecco però come è stata gestita questa notizia: in prima notizia i migranti trasformati in pirati armati che dirottano una nave, blitz dei corpi speciali...
Questo livello di disinformazione è la dimostrazione organica del carattere di questo governo e, naturalmente, la caccia ai migranti e la guerra sono la cartina di tornasole della sua politica.
Tornando agli scopi del viaggio della Meloni in Tunisia
In questi giorni abbiamo assistito ai viaggi della Meloni in Tunisia. L'obiettivo è chiaro: trasformare la Tunisia in un campo migranti, in zona di lager per migranti tunisini ma soprattutto di tutti coloro che arrivano sulle coste tunisine attualmente e partono dalle coste tunisine, come fino poco tempo fa partivano dalle coste libiche.
La pretesa di questo governo è quella di costringere il governo tunisino a tenerseli, a rinchiuderli nei lager, il giornale la Repubblica per due giorni ci ha mostrato, con i suoi corrispondenti, le condizioni orribili dei migranti a Sfax, in Tunisia, che fanno il paio alle condizioni ancora più orribili che abbiamo visto in Libia.
E questa sarebbe la politica anti immigrazione: cioè impedire che arrivino, impedire che arrivano significa utilizzare i governi che hanno grandissimi problemi - perchè sono comunque paesi poveri, oppressi dai nostri paesi che li rapinano delle loro risorse naturali, dal petrolio al gas, e ne vogliono fare un avamposto neocoloniale rispetto alla situazione mondiale.
Ebbene questi governi dovrebbero prendersi i migranti loro, impedirgli di partire, bloccare i migranti che arrivano sulle loro coste, rinchiuderli in cambio di soldi. Soldi che andranno alle solite orde fameliche del potere corrotto che in questi paesi fa da pandant con le condizioni di povertà delle masse.
A livello europeo la Meloni svolge un ruolo di prima fila nello spingere l'Europa perché adotti questa politica: il viaggio della Meloni con la Von der Leyen e l’olandese Rutte è stato di questa natura: gli hanno offerto i soldi, soldi, più soldi in cambio di tenersi i migranti, di trasformare l'intero paese in un campo migrante.
Questa politica non può in nessuna maniera trovare il consenso dei proletari e delle masse popolari di questi paesi e quindi questi governi, via via che sposano questa politica dell'imperialismo e dei nostri governi, sono oggetto delle proteste e delle rivolte all'interno di questi paesi.
Esiste un legame oggettivo tra la lotta che noi facciamo nel nostro paese e la lotta necessaria in quei paesi perché si liberino dalla rapina, dallo sfruttamento, dal dominio dell'imperialismo. E in questa fase ogni anello di questo è dentro il più generale scontro mondiale che ci sta portando, tappa dopo tappa, alla guerra imperialista.
Ma, se la Tunisia è il paese di fronte, si vuole ripetere la stessa politica nei confronti del Senegal e sul fronte dei Balcani, della Serbia. In sostanza i governi reazionari di questi paesi, i governi anti popolari, vengano supportati e mantenuti non solo coi soldi ma anche con l'intervento militare diretto.
I migranti come l'occasione di rilancio di una politica neocoloniale che poi è quella che produce la povertà, la miseria, le guerre che spingono i migranti a venire sulle nostre terre.
Quindi sempre di più migranti, guerra e azione dei governi si vanno intrecciando ed è su questo fronte che è necessario che i poveri, i proletari del nostro paese, le masse popolari, comprendano bene la partita in gioco e trovino le forme per lottare contro questi governi, gli stessi governi che stanno togliendo il salario minimo, il reddito di cittadinanza, alle masse povere, gli stessi governi che rispondono con una montagna di soldi alle banche e ai padroni alle industrie del parassitismo e che non trovano i soldi per gli alluvionati, sono gli stessi governi che praticano questa politica razzista e neocoloniale nei confronti dei migranti e nei confronti dei Paesi da cui i migranti vengono.
Unità con i migranti e lotta contro la guerra
Per questo c’è un nesso tra la lotta sociale che facciamo e dobbiamo fare sempre di più nel nostro paese e la lotta, la solidarietà, l'accoglienza, l'unità con i migranti e i popoli oppressi e la più generale lotta contro la guerra.
Lottare contro queste governo per difendere le condizioni dei lavoratori, delle masse popolari, degli alluvionati come dei malati, per difendere gli studenti, il diritto allo studio e ogni tipo di oppressione, va unita alla lotta contro l'apparato dello Stato, la natura di questo apparato dello Stato nelle loro mani, oggi in quelle dei fascisti dentro e fuori che occupano le istituzioni e mass media e vanno, e considerano il loro luogo di vita il Vespa-siano di Manduria.
Contro questo sistema dobbiamo costruire una vera opposizione politica e sociale che non trova spazio né eco nel Parlamento, perché l'opposizione in Parlamento, oltre che essere minoritaria, non ha nessuna intenzione di combattere a viso aperto tutto questo. E quindi l'opposizione si costruisce, si sviluppa, fuori dal Parlamento, fuori dai Partiti parlamentari, ricostruendo gli strumenti necessari ai lavoratori per conquistare i loro diritti e, nello stesso tempo, mettere in discussione questi governi come ogni governo dei padroni, questo Stato in mano a moderni fascisti, reazione, padroni e finanze parassiti e, in generale per cambiare questa società.
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