“E'
proprio bello che i capitalisti, che gridano tanto contro il “diritto
al lavoro”, ora pretendano dappertutto “pubblico appoggio” dai
governi... facciano insomma valere il “diritto al profitto” a
spese della comunità”. (Marx ed Engels)
“Nelle
contraddizioni, crisi e convulsioni acute si manifesta la crescente
inadeguatezza dello sviluppo produttivo della società rispetto ai
rapporti di produzione che ha avuto finora. La distruzione violenta
del capitale, non in seguito a circostanze esterne ad esso, ma come
condizione della sua autoconservazione, è la forma più evidente in
cui gli si rende noto che ha fatto il proprio tempo e che deve far
posto ad un livello superiore di produzione sociale”. (Marx)
Per eventuali problemi
nel
collegamento telematico
tel a 3355442610
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Nell'incontro
telematico di oggi, 26 giugno:
1)
Sull'Ilva si gioca tuttora una partita di importanza mondiale, in cui
gli operai sono le pedine di un gioco che riguarda l'economia
mondiale.
Perchè
Mittal non andrà via da Taranto. Perchè la "soluzione"
non sta ne in un altro padrone, ne nell'intervento pubblico, ma nella
guerra di classe.
Mittal
è il 4° capitalista più ricco del mondo, e fino a poco tempo il
primo produttore mondiale di acciaio. Mittal rispetto agli altri
capitalisti è il “padrone vero”, che trae ancora buona parte dei
suoi soldi non tanto dalla finanza ma dalla produzione, quindi da chi
la realizza questa produzione, gli operai. Questo ci fa capire come
sono importanti gli operai dell'Ilva. Sul lavoro degli operai
dell'Ilva si costruiscono le fortune di uno degli industriali più
ricchi del mondo. Ma dobbiamo andare a vedere cosa è l'impero
Mittal, come Mittal se li è fatti i soldi, che succede nelle sue
fabbriche.
2)
Il problema della crisi della siderurgia, della riduzione delle fette
di mercato dell'acciaio a livello mondiale, viene usato da padroni,
governo, sindacati confederali per giustificare misure di taglio
dei posti di lavoro, ristrutturazioni che attaccano le
condizioni di lavoro degli operai e per scaricare le colpe su altri
paesi, spingendo gli operai a fare corpo unico con i padroni italiani
contro altri padroni e lavoratori. Su tutto questo, gli operai devono
invece avere una loro autonoma lettura, una visione di classe,
assolutamente necessaria per avere una chiara rotta della strada di
lotta da percorrere. La crisi non è neutra, non è qualcosa
determinata da cause tutte esterne o contingenti, non prevedibili, ma
è la "normale" conseguenza - come tutte le crisi - del
modo di produzione capitalista, oggi nella sua fase imperialista.
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