Un incontro disastroso che conferma le peggiori previsioni il governo Meloni/Urso porta a compimento il lavoro dei precedenti padroni svuotare la fabbrica per consegnarla a nuovi padroni gratis con un piano di cassaintegrazione selvaggia che porti a una riduzione riduzione di 5000 lavoratori e senza alcun futuro reale - i sindacati del tavolo romano sono corresponsabili di questo percorso e di questo piano - respingere il piano ripartire dalla piattaforma operaia per una lotta generale a oltranza contro padroni governo e i loro servi (sindacalismo collaborazionista e ambientalismo antioperaio
Slai Cobas per il sindacato di classe
info stampa - da fatto quotidiano
Ex Ilva, dal 15 novembre scatta la cassa integrazione per 5.700 lavoratori. Da gennaio 6mila. I sindacati contro il governo: “È un piano di chiusura”
L'incontro a palazzo Chigi. Il governo, in una nota, esprime il "rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali"
ROMA – Delusione, rabbia e amarezza. È questo il sentimento che accompagna i sindacati metalmeccanici all’uscita da Palazzo Chigi, dove si è tenuto il vertice tra governo e rappresentanti dei lavoratori sull’ex Ilva. Un incontro atteso da mesi e che, nelle parole del segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma, si è trasformato in una “doccia gelata”. "La rimodulazione delle attività da qui a fine dicembre richiederà l'incremento del ricorso alla cig da 4.550 a circa Cassa integrazione per 5.700 lavoratori dell’ex Ilva di Taranto, da subito, e il numero salirà ulteriormente da gennaio per arrivare a 6.000. È quanto ha esposto ai sindacati il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel corso del vertice alla presidenza del Consiglio fra governo e organizzazioni sindacali. La riunione, presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, è durata 3 ore e mezza poi il confronto è stato interrotto dai sindacati. “Il governo ha presentato di fatto un piano di chiusura“, ha dichiara il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, al termine del tavolo. Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione. Abbiamo deciso unitariamente come Fim, Fiom e Uilm di andare dai lavoratori e spiegare che contrasteremo la scelta del governo con tutti gli strumenti possibili”, ha sottolineato De Palma. Sulla stessa linea Rocco Palombella, segretario generale della Uilm: “Abbiamo deciso consapevolmente e con senso di responsabilità di interrompere il confronto e di ascoltare i lavoratori. È stato un confronto duro ci hanno presentato delle proposte inaccettabili perché partono da un presupposto: utilizzare i lavoratori per fare cassa”, ha detto Palombella uscendo dall’incontro. “Aumentano in maniera esponenziale il numero dei lavoratori in cassa integrazione fino ad arrivare a 6000, non c’è una spiegazione sulle gare aperte né un piano industriale – aggiunge – questo è un piano che punta a portare a chiusura l’ex Ilva e noi non vogliamo essere responsabili di questo. Condanna i lavoratori a una chiusura inesorabile. Domani vedremo i lavoratori e decideremo insieme le iniziative necessarie”, ha concluso. Il governo, in una nota, esprime invece il “rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto sull’ex Ilva, anche relativamente agli aspetti tecnici emersi nel corso della discussione, non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali”. Palazzo Chigi, fa sapere che “l’Esecutivo conferma in ogni caso la disponibilità a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti e anche dei rilievi più controversi, sollevati dalle stesse organizzazioni sindacali alle proposte avanzate dal Governo per la gestione operativa dell’azienda in questa fase transizione”. Per il governo erano presenti all’incontro, oltre a Urso, la ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone e il consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caldoro. Oltre ai rappresentati di Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici, Usb e Federmanager, hanno partecipato anche i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e i commissari straordinari del Gruppo Ilva
da taranto buonasera
5.700 unità, con integrazione del reddito". Lo avrebbe detto ai sindacati il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, spiegando come dal 1 gennaio a causa del fermo cokerie per i lavori necessari alla de-carbonizzazione ci saranno invece 6.000 persone in cassa. “Il governo ha presentato di fatto oggi un piano che è un piano di chiusura – ha dichiarato De Palma – perché ci sono migliaia di lavoratrici e lavoratori che finiscono in cassa integrazione. Non esiste un piano con un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione. Per questo, come Fiom, Fim e Uilm abbiamo deciso di andare tra le lavoratrici e i lavoratori per spiegare che la scelta del governo, per quanto ci riguarda, è una scelta che contrasteremo con tutti gli strumenti possibili, perché è impensabile che il fallimento della gestione fino a oggi venga scaricato su di loro”. Secondo il segretario della Fiom, la proposta dell’esecutivo “non ha nulla a che vedere con il piano condiviso nei mesi scorsi con governo e commissari”, un piano che avrebbe dovuto puntare al rilancio e alla decarbonizzazione degli impianti tarantini. “Abbiamo chiesto al governo di ritirare il testo che ci è stato presentato – ha aggiunto De Palma – ma ci è stato detto di no. Ricordo che da mesi chiediamo un incontro per capire come stavano andando le trattative con i soggetti interessati, e invece oggi ci troviamo davanti a un testo che prevede di fatto la chiusura delle cokerie. È del tutto evidente che questo documento rappresenta un arretramento drammatico rispetto agli impegni presi”. De Palma ha definito il nuovo scenario “un colpo durissimo per tutti gli stabilimenti del gruppo”, con conseguenze “sociali e occupazionali devastanti”. “Se il governo non ritirerà la proposta – ha proseguito – andremo dai lavoratori per discutere con loro come proseguire la mobilitazione. Il testo presentato deve essere ritirato e il governo deve tornare a negoziare seriamente con la rappresentanza dei lavoratori”. L’incontro a Palazzo Chigi, che doveva chiarire le prospettive del sito siderurgico di Taranto e dei poli collegati, si chiude dunque in un clima di totale rottura. Le sigle sindacali annunciano che nelle prossime ore valuteranno iniziative di protesta e assemblee negli stabilimenti, decise a non accettare un piano che, a loro dire, “equivale alla resa industriale di un intero comparto”.
Le dichiarazioni di Ferdinando Uliano, Fim Cisl, dopo il vertice a Palazzo Chigi
Sulla stessa linea anche la Fim Cisl, che con il segretario nazionale Ferdinando Uliano ha contestato la decisione di aumentare ulteriormente la cassa integrazione, denunciando “la scelta di fare cassa con i lavoratori”. “Ci siamo presentati al tavolo – ha spiegato Uliano – aspettandoci proposte concrete per il rilancio dell’impianto, ma abbiamo appreso che tra 3 giorni altre 1.200 persone saranno collocate in cassa integrazione, quando nulla è cambiato rispetto al mancato accordo delle settimane scorse. Addirittura si parla di fermare le batterie e le cokerie, cancellando la prospettiva di ripartenza”. Il sindacalista ha sottolineato come il Governo, nonostante le promesse, non abbia più garantito la copertura finanziaria del piano. “Si erano impegnati a sostenere il rilancio, ora scopriamo che le risorse non ci sono più. È inaccettabile che si metta in cassa integrazione 1.700 persone, di cui 1.200 subito e altre 400 a gennaio, senza alcuna variazione delle condizioni di partenza. Lo Stato deve tornare protagonista del processo industriale, non spettatore passivo”. Uliano ha inoltre messo in dubbio la reale esistenza di nuovi investitori: “Ci parlano di un presunto terzo interlocutore industriale, ma non ci hanno fornito alcuna informazione sulle offerte presentate. Temiamo che non ci sia alcuna consistenza reale dietro queste ipotesi e che, di fatto, non esista ancora un piano industriale vero”. Per la Fim Cisl, il rischio è quello di una messa in discussione definitiva del futuro produttivo dello stabilimento: “Con 6.000 lavoratori in cassa su 10.000 totali, siamo di fronte a un colpo mortale per Taranto. Illustreremo ai lavoratori la gravità della situazione e valuteremo insieme le prossime iniziative”, ha concluso Uliano. Anche l'Usb fa sentire la sua voce e sono parole durissime. Nel comunicato diffuso al termine dell’incontro, l’Usb parla senza mezzi termini di “piano di chiusura e non di rilancio”, denunciando come la strategia governativa conduca alla gestione del declino e non alla transizione verso l’“acciaio green” più volte annunciata. “Si priva Taranto e l’intero sistema siderurgico nazionale di qualsiasi prospettiva industriale”, afferma l’organizzazione sindacale, che giudica “totalmente irricevibile” un progetto privo di garanzie politiche e soprattutto dell’intervento diretto dello Stato. Secondo l’Usb, il piano prospettato comporterà oltre 6.000 lavoratori in cassa integrazione e 18.000 persone coinvolte tra diretti, indotto e Ilva in amministrazione straordinaria, con conseguenze pesantissime anche su Sanac e sull’intera filiera dell’acciaio. Il sindacato ribadisce che “solo una politica pubblica dell’acciaio può salvaguardare occupazione, sicurezza e ambiente” e chiede la costituzione di un fondo straordinario di rilancio industriale. Se il Governo non cambierà rotta, l’Usb annuncia il ritorno alla mobilitazione dei lavoratori.
Pubblicato da tarantocontro alle 08:25 Nessun commento:
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martedì 11 novembre 2025
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Urso ha parlato di 4 soggetti potenzialmente interessati (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 11 nov - Per la vendita dell'ex Ilva, sarebbe in corso anche una trattativa "segreta" con un soggetto che fino a ora non e' mai emerso in maniera ufficiale. La circostanza, secondo quanto riferito da fonti sindacali, e' emersa nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati dei metalmeccanici. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, stando a quanto appreso, ha parlato di 4 soggetti potenzialmente interessati al gruppo siderurgico: ha citato ancora Baku Steel - che dopo il nuovo bando di gara non aveva ripresentato la sua offerta scelta come migliore alla tornata precedente - piu' i due fondi che si sono fatti avanti a settembre: Flacks Group e Bedrock, due investitori non industriali che hanno presentato piani che prevedono un forte ridimensionamento dell'ex Ilva. Senza fare ulteriori nomi, il ministro ha detto che c'e' anche un altro soggetto interessato che ha avviato una trattativa fino a ora coperta dall'estremo riserbo.
E' giusto ribellarsi!
RESPINGERE TUTTE LE ATTUALI PROPOSTE DI
VENDITA DEL GOVERNO MELONI,GOVERNO DEI
PADRONI CHE COMPORTANO MASSICCI ESUBERI,
CASSAINTEGRAZIONE PERMANENTE, PRECARIETA' E
LICENZIAMENTI NELL'APPALTO, ABBANDONO DEI
LAVORATORI IN CIGS AS ex_ILVA,
AMBIENTALIZZAZIONE AL SERVIZIO DEL PADRONE E
NON DI LAVORATORI E MASSE POPOLARI DELLA
CITTA'
NESSUN SPEZZATINO CHE VUOLE SALVARE LE FABBRICHE DEL NORD E LASCIARE TARANTO AL SUO DESTINO di disoccupazione, inquinamento, deindustrializzazione modello Bagnoli
NAZIONALIZZAZIONE a condizione che vengono raccolte e
salvaguardate realmente le richieste dei lavoratori su lavoro
salario, sicurezza, condizioni di lavoro, ambiente
dobbiamo lottare su una nuova piattaforma operaia, approvata
dalle assemblee e portata fino in fondo con la lotta prolungata in
fabbrica e in città
No agli esuberi, no alla cassa integrazione permanente,i lavoratori,
che non possono essere utilizzati nella produzione attualmente,
devono e possono essere occupati nei lavori di ambientalizzazione e
di bonifiche della fabbrica e della zona industriale.
integrazione salariale per operai delle Acciaierie e operai dell’appalto nei periodi di cassa integrazione.
Siamo naturalmente per tutte le misure che possano alleggerire anche in forma di risarcimento i problemi occupazionali, come ’estensione dei benefici per i lavori usuranti e per l’amianto
postazione ispettiva dentro la zona industriale che sia di deterrenza e di controllo effettivo di come procede tutta questa riconversione/decarbonizazione.
nelle ditte d'appalto Acciaierie/ Porto no al contratto multiservizi si al contratto unico a tempo indeterminato per tutti con clausola sociale
basta incontri inutili a ROMA e processioni la trattativa per ex ILVA TARANTO E PER TARANTO SI DE FA ...MA A TARANTO!
fuori dalle file operaie sindacati complici e agenti di padroni e governo delle file operaie
autonomia operaia organizzazione lotta di classe salario salute OCCUPAZIONE
Slai Cobas per il sindacato di classe
via Livio Andronico 47 Taranto slaicobasta@gmail.com wattapp 3519575628


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